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LITURGIA parola greca, secondo i grammatici significa opera, funzione, ministero pubblico &c. (Dufresne Cange - Glossar ad Scriptores mediæ et infimæ Latinitatis ) ma avendo l'uso consecrato questo termine principalmente per indicare il culto divino e le cerimonie che ne fanno parte, è più naturale derivarlo da altro vocabolo, che significa preghiere, supplicazioni, voti indirizzati alla divinità, da cui venne il latino litare porger preghiere, sacrificare &c.

Chi poi bramasse conoscere 1. l'antichità ed autorità delle Liturgie in generale. 2. delle Liturgie dei Cofti, o Cristiani di Egitto, a cui si devono riferire quelle degli Abissini, o Cristiani di Etiopia. 3. Delle Liturgie Siriache, seguite tanto dai Sirj cattolici chiamati Maroniti, che dai Giacobiti, ovvero Eutichiani. 4. Delle Liturgie dei Nestoriani e degli Armeni. 5. Delle Liturgie Greche. 6. Delle Liturgie dei Latini, seguite dalle Chiese di Roma, di Milano, delle Gallie, e della Spagna. 7. Conseguenze che risultano dal confronto de' suddetti monumenti. 8. Delle Liturgie de' Protestanti &c. &c. vegga BERGIER Dizion. Enciclop. &c. Trad. dal P. D. Clemente BIAGI dei Camaldolensi, Firenze 1820; e l'altra preziosa opera DICES SACRAMENTORUM NONGENTIS ANNIS VETUSTIORES quorum primus est Ecclesiæ Romanæ, reliqui Gallicanae. Prodiere cura studio Joseph Mariae Thomasii Congreg. Cleric. Reg. Presbyteri, &c. S. Roman. Ecclesiae Card. a Pio VII. F. M. in Beatorum mem. adscit.

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Cum Concil. Tridentinum mandet (de Sacrif. Missae sess. 22. cap. 8.) pastoribus et singulis curam animarum habentibus, ea frequenter inter Missarum celebrationem vel per se vel per alias ex iis, quae in missa leguntur, aliquid exponant atque inter cetera Ssmi hujus sacrificii mysterium aliquod declarent, diebus praesertim dominicis et festis propongono ai Parrochi le opere dell' immortale Lam

Si

BERTINI sulle feste, sul sacrifizio della Messa, non che la Spiegazione Teologica Liturgica o morale sopra la celebrazione delle feste di Gaetano Incontri Arcivescovo di Firenze.

MANIPOLO (1). Non si userà mai col Piviale e non lo assumeranno i Sacri Ministri, quando non lo userà il Celebrante, purchè non debbano cantar Epistola, ed Evangelio, come nella Benedizione delle Palme.

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S. MARIA IN SABBATO (2). I. Si fa il suo Uffizio (3) in tutti i Sabbati fra l'anno, fuori dell' Avvento, e della Quaresima, e purchè non occorrano le quattro Tempora, o Vigilie, o che non si debba fare Uffizio di qualche Domenica anticipati, come si è detto nella Rubrica delle Domeniche , o che non si faccia di qualche Festa di nove Lezioni (4), ovvero che non cada de Octava Paschæ & Pentecostes ; fuori di questi tempi sempre si fa Uffizio ad instar di una Festa semplice; la quale occorrendo in giorno di Sabbato, di essa si farà Commemorazione soltanto

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(1) Che da Sant' Amalarío, ed Alcuino si chiamava Sudario, perchè con esso il Sacerdote si tergeva la bocca, e le narici. Il Cardinal Bona (Lib. I. Rerum Liturg. cap. 24 §. 5.) ci assicura, che l'uso di questo Mantile, o Sudario durò fino al secolo decimo quando cioè in sua vece si sostitui come ornamento il Manipolo, il quale dev' essere tessuto di quella materia, della quale sogliono essere la Stola, e la Pianeta.

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(2) Questo giorno fu dedicato con culto particolare alla Beatissima Vergine per lo stupendo prodigio accaduto in Costantinopoli, cioè che la di lei Immagine coperta da un velo si scopriva da se stessa ai secondi Vesperi del Venerdì, e così rimaneva per tutto il Sabbato fino al tramontar del Sole, e da se sola di nuovo si copriva. (Durand. Lib. 4 cap. 1. Macri Hierolex. T. II. tit. Sabb.)

(3) Fu composto, ed emanato per ordine di San Pio V., e Clemente VIII. lo confermò, mutando solamente la Lezione per il mese di Aprile, la quale era di S. Epifanio, ed ora è di S. Girolamo. (Gav. Sect. 8 cap. 6. п. 3.)

(4) E può essere impedito anche da un Uffizio pure di nove Lezioni concesso semel in Hebdomada, specialmente se in tutta quella Settimana non si sia potuto recitare, come dichiara il presente Decreto: Officium semel in Hebdomada concessum recitari potest die Sabbati, si tota Hebdomada sit impedita, et in tali casu omittendum est Officium Beatce Marice in Sabbato. (S. R. C. 27 aprilis 1697. In Panormitana, n. 3279 ad 2. )

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II. Quando poi nei sopraddetti giorni non si può fare il detto Uffizio, non si farà nemmeno Commemorazione per ragione del Sabbato: ma soltanto nei Semidoppj (quando non si dica l' Uffizio piccolo della B. V.) (1) si farà la solita Commemorazione, che si fa fra l'anno, posta cogli altri Suffragj nel Salterio dopo i Vesperi del Sabbato .

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III. Il di lei Uffizio incomincia dal Capitolo della Feria sesta (2) a guisa della Festa semplice, e termina a Nona del Sabbato. Se poi nella detta Feria sesta occorrerà una Festa di nove Lezioni, nei Vesperi si farà Commemorazione soltanto di Santa Maria, coll' Antifona, Versetto, ed Orazione, che si trovano nel di lei Uffizio in Sabbato; purchè questa Festa non sia de eadem B. M. V., perchè in allora non si farà alcuna Commemorazione.

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IV. Al Mattutino dopo l' Invitatorio e l' Inno dicesi un solo Notturno con dodici Salmi feriali (3).

(1) S' intende quando si dica per consuetudine, giacchè nei Semidoppj non si dice mai questo Uffizio. Consuetudine però da doversi continuare, come dichiarò la Sacra Congregazione de' Riti, ( 1 sept. 1607 n. 20g.). E S. Pio V. nella Bolla del Breviario ha quanto segue: Sine præjudicio sanctæ consuetudinis illarum Ecclesiarum, in quibus Officium parvum B. M. V. in Choro dici consueverat, ita ut in prædictis Ecclesiis servetur ipsa laudabilis consuetudo celebrandi more solito prædictum Officium. Dice more solito: dunque anche nelle Domeniche e nei Semidoppj, se vi sia la consuetudine. Finalmente Urbano VIII di consenso colla Sacr. Congregazione decreto (2 januarii 1627.) che mutato il proprio Breviario, e accettato il Romano, sono tenuti eziandio alla quotidiana recitazione dell' Uffizio di M. V. tutti quelli, che innanzi lo recitavano per consuetudine. ( Gav. Sect. 9. cap. 1. n. 6.)

(2) A Compieta poi di detta Feria sesta, quantunque si sia detto l' Uffizio di nove Lezioni, e che perciò non si abbia fatta che la Commemorazione della B. V. soltanto; pure dice il Gavanto, (Sect. 8 cap. 6 n. 5.) che nel fine dell' Inno si dirà: Jesu tibi sit gloria; purchè non occorra in quel giorno la Trasfigurazione del Signore, la quale ha propria la conclusione di tutti gl' Inni, ed è una Festa del Signore.

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(3) Si ommetterà però il Salmo Jubilate e in sua vece si dirà Bonum est ch'è nelle Laudi del Sabbato; a fine di non ripeterlo. due volte, nel Mattutino civè, e nelle Laudi, che costituiscono un' Ora medesima soltanto.

Il Versetto sara di S. Maria, la prima e seconda Lezione saranno de Scriptura del Tempo che occorrerà ; la terza poi, e tutto ciò che va appresso, tanto nel Mattutino, quanto nelle Laudi, ed Ore, si trova assegnato ut in Officio S. Mariæ in Sabato

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V. Si diranno le Preci Domenicali a Prima, e a Compieta, e si faranno i soliti Suffragj, e nel Tempo Pasquale non si farà che la sola Commemorazione della Croce, che si trova nella Feria seconda dopo la Ottava di Pasqua. Dopo Nona non si farà più di questo Uffizio, senonchè la solita Commemorazione cogli altri Suffragi, quando si debbano dire perchè si fa Uffizio della Domenica " ( Rubr. gen. Brev. Rom. Tit. 8),,.

MARTIROLOGIO (1). ,, Si legge quotidianamente in Coro a Prima innanzi al Versetto Pretiosa, eccettuato il Triduo innanzi Pasqua, nei quali giorni si omette,,.

Si legge poi sempre nel giorno precedente quella Lezione, che contiene le memorie de' Santi del giorno che segue, preponendo le Calende, le None, e gli Idi, e la quantità della Luna del giorno seguente

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Il Lettore non chiederà la Benedizione, incomincierà assolutamente dalle Calende come sopra : il quale eziandio leggerà la Lezione breve all' Assoluzione del Capitolo,,

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Si porranno sempre in primo luogo le Feste, delle quali in quel giorno si farà Uffizio (2), ciò che eziandio si osserverà nelle Feste mobili, le quali si debbono pronunziare come sono descritte in principio

(1) Ossia Catalogo, che anticamente spettava di formarsi ai Notai della Chiesa per instituzione di S. Clemente Papa. (Macri Hierolexic. T. I. tit. Martyrologium.

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(2) Anticipata una Vigilia nel Sabbato, quando cioè la Festività occorra nella Feria II. non si anticiperà la Lezione della Vigilia nel Martirologio, quantunque si anticipi l' Uffizio col digiuno. (Colti Diction. Liturg. par. 2 tit. Martyrologium).

del suddetto Martirologio, e nei Santi propri delle Chiese particolari, che non sono posti nel detto Martirologio (1), i quali si trovano in quelle Chiese, e in quei luoghi soltanto, dove specialmente è celebre la di loro memoria; e si potranno leggere in primo luogo, se si faccia di loro Uffizio (2), altrimenti si porranno dopo i Santi nel suindicato Martirologio descritti, coll'ordine loro proprio, cioè prima i Martiri, poi i Confessori, dopo le Vergini. Nel fine di qualunque giorno sempre si aggiungerà: Et alibi aliorum plurimorum Sanctorum, Martyrum, & Confes sorum, atque Sanctarum Virginum. E si risponderà dal Coro: Deo gratias,, ( Martyrologium Roman. ). Solennità con cui si canta il Martirologio nella

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In Vigilia Nativitatis Domini, in sacrario parentur pluviale violaceum (3) cum stola ac superpelliceo, incensum et duo candelabra cum cereis accensis; is autem, cujus officium erit cantandi, sit in ordine sacerdotali constitutus, opportune prædictis vestibus induatur. Consentaneum autem esset, ubi sit consuetudo recitandi Primam in Aurora per annum, ut hodie cantaretur ante Tertiam.

Cum igitur dicuntur responsoria brevia in Prima, eat cantaturus chorum versus, præcedentibus Acolythis

(1) Qui conviene notare il presente Decreto: Festa, quae perpetuo in alia die translata sunt, et remissa, pronuntiari debent in Martyrologio eo ipso die, quo celebrantur, non eo, quo notantur. (S. R. C. 2 septemb. 1741 In Aquen. n. 3970 ad 9)

(2) Parimente si dovrà annunziare il giorno ottavo delle Feste proprie, purchè di esso si faccia l' Uffizio nel giorno seguente (Cærem. Monast. Lib. 2 cap. 7 §. 3, et Bissus Lit. M n. 101 §. 4.)

(3) Pluviale pro canendo Martyrologio in vigilia Nativitatis D. N. J. C. debet esse coloris violacei. N. 4377. ad 8. Hic notari potest, quod præter usum universalem principum præsertim orbis Ecclesiarum, ratio ipsa suadet non alium adhibendum esse colorem tum quia sequitur officium Vigiliæ, licet ob proximanı solemnitatem. quæ annunciatur a Laudibus fiat duplex; tum etiam quia, ut notatur in Martyrologio, et Elogium, quod pertinet ad Nativitatem

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Domini N. J. C. canendum est in tono Passionis

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