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stanza saldi e che sarebbero fuori la nostra ipotesi, ma in quelli in cui son pure saldissimi quanto spesso non sono abbastanza chiari ! quanto spesso sono annebbiati da pregiudizi, usati ad illazioni sghembe, e certo non sempre applicati con quella ampiezza e con quella sicurtà onde pur si potrebbe! Ora a somiglianti bisogni ci studiamo di provveder noi cogli scritti che andiam pubblicando, i quali appunto perchè armonizzati con una tendenza oggimai universale, furono accolti con singolare indulgenza nel primo anno del loro natale, e seguiteranlo ad essere nel seguente che noi, senza ledere i diritti di alcuno, abbiam voluto noverare per nostro ANNO SECONDO.

E di tanti discorsi e di tante parole ci era uopo per far capaci i rostri lettori che il nuovo anno 1851 correrà prosperoso alla Civiltà Cattolica! Che se quei discorsi e quelle parole non bastano ad essi, diremo con tutta semplicità che bastano a noi; e ciò per la buona ragione che ci debbono assolutamente bastare, ammeno che non ci piacesse cessare bruscamente dalla impresa. Tant'è! questa fiducia, e dite pure se vi piace questa felice illusione ci è indispensabile per durarla in una fatica ingente, di sollecitudini piena, che non ha mai posa, e che per noi non ha altro conforto salvo la speranza di rendere un servigio alla società ed alla Chiesa. Toglieteci questa speranza, diciamo ancora toglieteci la balìa di aggrandirla col pensiero a nostro talento, e voi ci avrete non che inaridita la vena, ma strappata di mano la penna.

PRELIMINARI

ALL' ESAME

DEGLI ORDINI RAPPRESENTATIVE

SOMMARIO

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3. Verità dei fat

1. Esposizione del problema. Formola del problema filosofico. de' monarchici 2. Risposta de' democratici col Buniva ti: non legittima la conseguenza 4. Prova di fatto Statuti è speciale all' età — 6. In essa universale — 7. È yizio morale materiale ed organico 9. La causa debb' essere corrispondente 10. Moder

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5. Il vizio degli 8. Non

na, morale, sociale, universale - 11. Tal causa è il protestantesimo 12. Dottrina contro natura 13. Che dee snaturare i soggetti cui si applica - 14. Epperò distruggerli 15. Quando scende al pratico 16. Come naturalmente dee scendere 17. Si spiega materialmente la necessità di tal distruzione - 18. Per l'influenza dell'uomo sulla società 19. Testimonio della storia 20. Partizione 21. Vantaggi di tal trattazione.

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1. Riproduco nel principio di questi articoli il problema propostomi dall'anonimo Viaggiatore, il quale può ridursi in formola generalissima ai termini seguenti: DOPO LE LUTTuose sperienze d'ITALIA IL GOVER

NO MISTO DEVE EGLI DIRSI ESSENZIALMENTE PERNICIOSO ED ANTICATTOLICO?

Non mancano persone assennate e cattoliche che condannando assolutamente ogni governo che non sia puramente monarchico, risponderebbero un solennissimo Si, come voi sembrate accennarlo dubitando: e Vol. IV.

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se vi piacesse leggere le costoro ragioni, ve le suggerisce la sesta lettera li Beauséant, il cui l'autore sembra a un dipresso di codesta opinione, benchè la circoscriva entro certi limiti che la rendono più mitigata.

2.Altri all'opposto, non solo si rannodano a quelli che voi chiamate piacevolmente i costituzionali quand-même, ma giungono col professore Buniva ad una specie d'audacia greca nel narrare i fatti recenti 1 talmente eccedenti ogni limite, che sol la cortesia trattiene dal qualificarla l'impudenza. Essi vi dicono francamente, che la stampa non è nè empia nè licenziosa in Piemonte, che non mai cercò di far crollare le basi delle credenze religiose, che si occupò principalmente degli errori ed abusi di alcuni membri del clero, ma non menomò la religione 2 (pag.5). Yero è che alcuni membri del clero diventano alla pagina seguente il clero tutto, e le doglianze di abuso divengono accuse accumulate, e lagnanze innumerevoli contro il clero. Ma l'A. ci consola con un pari numero di proteste di adesione completa a' principii delle nostre credenze (pag. 6); nè possiamo negare, che queste proteste abbondino, giacchè incominciando da quel buco nero, che si chiama l'inferno, ove an Angelo ribelle protesta la sua riverenza a Dio ed alla Chiesa, e risalendo su fino alle altezze serenissime de' ministeriali, tutti si protestano cattolici, anche nell'atto di incarcerare i vescovi e di schiaffeggiare il Papa. Sopra del quale mentre il Buniva stesso rovescia la colpa li tutti gli eccessi repubblicani, spinge poi la derisione, la tracotanza,

sarcasmo a trattarlo di poco umano, perchè non ammetteva i figli devoti e supplichevoli, che si presentavano al padre in Gaeta affinchè faresse in seno dell'affettuosa famiglia (che l'aveva cacciato a cannonate) pronto ritorno (pag.7). Codesto pubblicista che ci fa gli elogi di coloro, che con senno e prudenza ressero la cosa pubblica negli Stati della Romagna (pare che l'A. volesse dire della Chiesa) e si astennero da quelle provvidenze estreme, che tant' odio ingenerano ne' buoni a' mutamenti politici (pag. 9) ardisce invocare la storia imparziale in difesa d'un tessuto di menzogne; quasi che fra 24 milioni d'Italiani, nessuno fosse stato te

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2 BUNIVA; 1 Superiori eccl. e gli Ordini rappresentativi. Torino, Paravia 1830.

stimonio in Roma delle chiese profanate, de'conventi disertati ed espilati, de' sacerdoti imprigionati o scannati. Sappia il sig.Buniva che de' soli miei conoscenti potrei citargliede otto o dieci, che hanno meritato l'aureola di codesto martirio; e pure io non son Romano. Io voglio credere, che il sig. Professore sia più tosto ingannato che bugiardo: ma in fattī si notori, l'esser zimbello a quel fiore di virtù ch'è il Mazzini, e lasciarsi uccellare dalle dichiarazioni con cui egli (egli, il giudice di Lazzareschi e compagnia, il vecchio della montagna i cui sicari fanno tremare i monarchi di Europa) egli attesta con tanto sussiego o piuttosto con sk svergognata sfacciataggine, che in Roma tutto fu legale e mansueto, non può scusarsi almeno da una enorme più tosto stupidezza che dab benaggine.

Lasciam dunque a costoro la libertà dell'inganno e del tradimento, qual che egli sia, o attivo o passivo, e lasciamo ala storia veridica il sacro suo diritto di segnalar gli assassini ed i sicari alla esecrazione della posterità ed i loro panegiristi o mentitori o stupidi al suo disprezzo. Ed accettando i fatti, esaminiamo qual valore aver possa il problema da. voi proposto alle nostre ricerche.

3. Sono verissimi i fatti da voi accennati: Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, tutt'i grandi centri della civiltà italiana hanno presentato i fenomeni morbosi da voi indicati, lo scapestrar della stampa, lo spogliamento delle chiese, il bestemmiar contro la religione ec, a proporzione dell' ingrandirvisi e dominare che fecero le istituzioni costituzionali. Sembra dunque essenziale a codeste istituzioni quell'effetto che vedemmo si costantemente ed universalmente ripro dursene. Questa è la conseguenza che a voi sembra inevitabile, ma che con buona pace vostra io prendo ad esaminare. A legittimarla ci vorrebbero almeno due elementi, che qui non ravviso, cioè 1o che niun governo temperato avesse mai schivati codesti eccessi, anche ne secoli passati, giacchè le proprietà essenziali non possono cangiarsi con secoli; 2o che non si trovassero nelle presenti condizioni della società altre ragioni di codesti effetti, fuorchè l'essenza delle libere istituzioni

Or io non vegge nè l'uno nè l'altro di codesti supposti. E quanto a' fatti o alla storia de' secoli trapassati nessuno ignora che vi ebbero

geverni misti, ossia monarchie temperate, ove la religione nulla ebbe a soffrire da codeste istituzioni: anzi la storia anteriore alla ribellione Juterana ci dimostra un qualche temperanento in quasi tutte le monarchie europee 1. Per lo che gli autori scolastici, tacciati come ognun sa Bon d'irreligione ma di soverchio cattolicismo o papismo, giudicarono ottimo fra i governi il temperato, ed a' governi temperati annoverarono quello della Chiesa 2. Non andiamo dunque a cercare la causa di no

1 « Cet état de choses, dans l'application toujours fort peu satisfaisant, a assez « subsisté dans le moyen-âge, et même au-delà, par exemple en Angleterre.» (Beauséant lettre sixième pag. 142). « Quando Giacomo I d'Inghilterra, per sostenere « la facoltà di imporre gravezze senza il consenso del Parlamento, allegava l'esem« pio dei principi del continente, il cav. Owen potè ritorcere l'argomento sostenen«do la tesi contraria. E per non uscire dalla Toscana » ec. Leopoldo Galeotti; › Considerazioni politiche sulla Toscana, Firenze, Le Monnier 1850. pag, 9. Come vedete sono qui d'accordo due pubblicisti dei partiti estremi uno legittimista l' altro costituzionale fervente.

2 L'Anonimo bolognese a cui accennammo nel fascic. XIII, pag. 9 e pag. 342 ci risparmia la fatica di cercar citazioni, arrecando egli stesso il testo di S.Tommaso: Circa bonam ordinationem principum in aliqua civitate vel gente duo sunt attendenda. Quorum unum est ut omnes aliquam partem habeant in principatu: per hoc enim conservatur pax populi, et omnes talem ordinationem amant et custodiunt, ut dicitur in II Polit. (c. I.) Aliud est quod attenditur secundum speciem regiminis, vel ordinationis principatuum; cujus cum sint diversae species, ut Philosophus tradit in III Polit. (c. V.) praecipuae tamen sunt regnum, in quo unus principatur secundum virtutem; et aristocratia, idest potestas optimorum, in qua aliqui pauci principantur secundum virtutem. Unde optima ordinatio principum est in aliqua civitate vel regno, in quo unus praeficitur secundum virtutem, qui omnibus praesit ; et sub ipso sunt aliqui principantes secundum virtutem: et tamen talis principatus ad omnes pertinet, tum quia ex omnibus eligi possunt, tum quia etiam ab omnibus eliguntur. Talis vero est omnis politica bene commixta ex regno, in quantum unus praeest; et aristocratia, in quantum multi principantur secundum virtutem; et ex democratia, idest potestate populi, in quantum ex popularibus possunt eligi principes, et ad populum pertinet electio principum. ET HOC FUIT INSTITUTUM SECUNDUM LEGEM DIVINAM. L'Anonimo veneto ricorre a codesto testo per antenticare coll' autorità del gran Dottore D'Aquino gli Stati ammodernati secondo il principio della sovranità del popolo, avrebbe dovuto riflet tere alla gran diversità della espressione usata dal santo Dottore quando parla del popolo dopo aver toccati gli altri due elementi di governo. Nei primi due .egli suppone la possibilità e realtà del governo (principantur); per riguardo al popolo

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