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ORFEO

TRAGEDIA

DI MESSER ANGELO POLIZIANO

TRATTA DA DUE VETUSTI CODICI ED ALLA SUA INTEGRITÀ E PERFEZIONE RIDOTTA ED ILLUSTRATA DAL PADRE IRENEO AFFÒ MIN. OSS.

(Venezia, 1776, appresso Giovanni Vitto)

aggiunte le note

DI VINCENZO NANNUCCI.

POLIZIANO.

3

PREFAZIONE

DEL

PADRE IRENEO AFFO.

Non è di mestieri che io a lungo diffondami nel dimostrare quanto valesse in ogni maniera di lettere Angiolo Ambrogini da Montepulciano comunemente chiamato Angiolo Poliziano, crnamento e splendore del fioritissimo secolo XV; giacchè moltissime antiche e moderne carte ripiene vanno degli encomii a lui ben giustamente dovuti. Si sa abbastanza quanto valesse nel greco, quanto potesse nel latino, e quanto nel volgar finalmente a' suoi contemporanei non che agli antichi fosse maggiore.2 Laonde, tralasciando io di enumerare

1 Può vedersi quanto fosse stimato per questo da Emmanuele Adramiteno e da Aldo Manuzio. (Politian. Epist. lib. 7, pag. (mihi) 194, 195.) Egli tenne cattedra di lingua greca in Firenze a competenza di Demetrio Calcondila. (Jovius, Elog: doctor. vir. num. XXXVIII.) E Antonio Codro Urceo così, scrivendo al nostro autore, disse: « Angele mi observande, non tibi blandior, sed ex animo loquor: in aliis quidem non es Græcis inferior; in hoc vero etiam, ut sentio, superior. Quare non te tantum hortor ul edas quæ scripsisti, sed rogo et obtestor. Ede ede quam celerrime ; ut et tu gloria, et literarum studiosi tua doctrina frui possint. » (Polit. Epist. lib. 5, pag. 149.) Cosi parlava del libro de' greci epigrammi del Poliziano.

2 Giustifica tutto questo il celebre Giovanni Pico: « Rhythmis præterea hetruscis Franciscum Petrarcam et Dantem elegantia et vi poetica, nec scriptura tantum, sed pictura earum rerum quas exprimit, facile æquavit. »

e le opere e i pregi di lui, non ad altro rivolgerò per ora il pensiero ammiratore che a quella tenera età nella quale seppe divenir con raro esempio eccellente cotanto, laddove altri a stento giungono a perfezionarsi appena nell' avanzata virilità. E veramente l' aver egli quasi fanciullo tradotto dal greco in eleganti versi latini l' Amor fuggitivo di Mosco con tanta severità,' l'aver tessuto le sue bellissime Stanze per la Giostra di Giuliano de' Medici ne' suoi più verd' anni, 2 с l'aver tante altre poesie composte che sono tuttavia la rarità di poche biblioteche doviziose di pregiatissimi codici, ce lo rendono oggetto di maraviglia; sapendo che tutte queste cose si perfette e leggiadre furono le primizie del suo rarissimo ingegno.

3

Assai mi giova il considerarlo così provetto nelle scienze fin da' primi suoi anni, poichè favellar deggio d'un' opera che fu appunto una di quelle produzioni che commendano la sua gioventù. Parlo dell' Orfeo; che, sebbene sia stato moltissime volte stampato, non ha però mai ottenuto quella integrità c perfezione che diedegli l'autor suo; colpa di quella sorte in

(Oper. tom. 2, epist. lib. 3, pag. 1335.) Antonio Camelli detto il Pistoia cantò in un sonetto:

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Chi dice in versi ben, che sia Toscano?

Di' tu in vulgare? In vulgare e in latino.
Laurentio bene, e'l suo figliuol Pierino;

Ma in tutti e due val più il Poliziano. »

Rime de' Ferraresi, pag. 17.

1 Nel mandare il Poliziano questa sua traduzione ad Antonio Zeno, scrisse: «< Amorem fugitivum, quem pene puer adhuc e græco in latinum converti, non sententiis modo sed numeris etiam servatis ac lincamentis pene omnibus, cupienti flagitantique diu tibi mitto tandem. » (Epist. lib. 7, pag. 199.)

2 Federigo Ottone Menkenio, il quale ha scritto diffusamente Historia Vite et in literas meritorum Angeli Politiani stampata in Lipsia nel 1736, dice che tal giostra fu fatta nel 1468 (sect. 2, § 1, nota (a), pag. 492). Allora il Poliziano aveva quattordici anni. L'abate Serassi nella Vita del Poliziano osserva che, quando scrisse le Stanze, non era ancora entrato in grazia e in corte de' Medici; laonde era ancor giovine. Onde non è forse iperbole se il signor di Varillas (Anecdot. de Florence, lib. 4) dica che d'anni dodici il Poliziano maravigliosamente poetava.

3 Nella biblioteca Chisiana molte rime del Poliziano videro il Crescimbeni ed il Serassi. Io ne ho vedute altre inedite in un codice della Laurenziana di Firenze. Se ne trovano pure nella Riccardiana ed altrove.

felice che corrono l'opere altrui, quando sono pubblicate senza saputa di chi le scrisse.

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In Mantova ei lo compose a requisizione del cardinal Francesco Gonzaga in tempo di due giorni e fra continui tumulti, com' egli stesso saper ne fece: e se dell' anno preciso richieggasi, il signor abate Saverio Bettinelli ba già molto probabilmente conchiuso che ciò fosse nel 1472. Imperciocchè quel degnissimo porporato, che l'anno avanti avea con gran pompa fissata residenza in Bologna speditovi dal papa in qualità di legato, volle in allora venire alla sua patria dove ancora era vescovo, onde farsi riconoscere per quello ch'egli era; seco guidando gran comitiva di cortigiani, tra' quali pretendesi avessero luogo Galeotto e Giovanni Pico della Mirandola per altro assai giovinetti, e tra' quali non ripugna punto che si ritrovassero Baccio Ugolino che mostreremo a suo tempo essere stato suo famigliare, e Carlo Canale suo cameriere; i quali ebbero, come vedrassi, ad essere chi attore chi testimonio dell' Orfeo colà composto. Aveva in allora il Poliziano diciott' anni: e fu a quel tempo che tra esso e l' Ugolino si strinse quel vincolo d'amicizia che fino alla morte stretti li tenne, e che stima e rispetto concependo verso il Canale trovossi poscia disposto a raccomandargli l'Orfeo, come or or si vedrà. Entrò in Mantova il cardinale a' 22 d'agosto, e vi si ritrovò sino a' 9 d' ottobre, come per docu. menti autentici si è raccolto: laonde in quel tratto di tempo tiensi l'Orfeo ivi composto, ed in teatro rappresentato.

1 Veggasi la Lettera del Poliziano al Canale, che precederà l'Orfeo. * La mettemmo innanzi all' Orfeo della prima lezione: non la riportiamo innanzi al secondo Orfeo, non essendovi differenza integrale di lezioni nella edizione del Padre Affò. [Edd. fiorentini.]

2 Nelle note al primo Discorso Delle Lettere ed Arti Mantovane, (pag. 34 e 36), impresso in Mantova nel 1774.

3 Cronica di Bologna. (Rer. Italic. tom. 18, col. 787.)

Certamente Giovanni Pico non aveva quell'anno che undici anni, e Galeotto suo fratel maggiore non poteva essere molto avanzato. Sono informato da buona parte che il signor abate Bettinelli ha tolta questa notizia dalla Storia ms. di Mantova dell'Amadei. Se fossero questi due giovani in compagnia del cardinale si o no, altri sel vegga.

5 Che Carlo Canale fosse camerier del cardinal Francesco, l'abbiamo tratto dal testamento di esso cardinale, il qual si trova originale nell'archivio regio ducale segreto di Guastalla.

6 Se ne veggono citati dal padre Donesmondi, Istor. Eccl. di Mantova [P. 2, lib. 6, pag. 42 e 43, e nella Storia ms. dell'Amadei.

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