Che resta incatenato ove si suole. Non mi vedendo; e pur son teco ogni ora: Mi terranno prigion per fin ch' i' mora : Seguendo suo' crudel disavventura Contro a cui non mi vale o 'ngegno o arte, V. 9-16. Si noti la somiglianza che con questa e in parte con le antecedenti stanze hanno i seguenti versi d'un montanino pistoiese pubblicati dal chiarissimo prof. Giuliani per nozze benchè ne' versi del montanino parrà ad alcuni di trovare maggior gentilezza d'affetto e di numero. Eccoli: << Benchè lontano sia, benchè distante Dagli occhi vostri questo cor dolente, La lontananza non sarà bastante Ch'io mi scordi S 16 24 di voi, stella luciente: Beuch' io nou cor, Ch' a pena il può far libero la morte. Quando penso, amor mio, che 'l giorno è presso Che prender mi convien sì lunga via, E che il ben che speranza m' ha promesso Ch'i' vo con pena e 'l cor sta con tormento. Mentre te, donna, sospirando chiamo; Tal che per manco mal la morte bramo: E certo i' non sarei vivo quest' ora, V. 40. E lui riman tuo servi tore, ediz. fior. 1814. La dizione tuo servitore leggesi in margine del cod., ma d'altra mano, forse di qualche sopracciò in grammatica, cui pareva sconcordanza il signore riferito a donna. Il grammaticale Silvestri legge Ed ci riman tuo servitore. -v. 48. Nè pur questa volta accettiamo la correzione marginale POLIZIANO. 32 40 48 56 del cod. che porta resta in tormento, perchè è evidente che sta con tormento è detto per contrapposizione a vo con pena ma l'accettarono le altre stampe. - v. 49-52. I montanino sopra citato: « Alla mattina appena fatto giorno Mi venne l'ora di dover partire: La notte non potei dormire un sonno, Chè la mia vita sentivo languire. v. 53. indebolite, le st. 14 Poi che in pianto in sospir passo il di tutto, V. 63. e'l grave fuoco ov'ardo, le st. 1 Queste ottave stanno nel cod. ricc. tutte di séguito, si veramente che sono unite all' ultime due del componimento antecedente: che è manifesto errore di chi molto dopo al tempo in cui il cod. fu scritto volle e non seppe distinguere i ri 16 spetti copiati da prima senza niun segno distintivo. V. 4. Non so come gli edd. fior. del 1814 leggessero Non s'accendi l'ardor dell' empio foco. Il Maggi indovinò la vera lezione del codice. che fu ammessa nella stampa del Silvestri. v. 19. Accettammo la correzione del Silvestri: il cod. e El viver mio sarà doglioso e corto. De' tuo' begli occhi, i' mi sarei già morto: Dal collo il giogo tuo molesto e grave; Di lei son vivo e suo voglio esser morto. Ma perchè a torto uccidere un subietto Ov' io non seppi ancor trovar merzede, le st. fior. del 1814 leggono Che so 24 32 40 Silvestri riparava ai danni del metro ma non del senso, correggendo Ma se prima. E pur la lezione nostra bella e chiarissima è quella del codice. — v. 34. Il cod. legge Tu risultassi commodo et onore: gli edd. fior. 1814 stamparono Tu risultassi con modo ed onore: onde le querele della Critica in quella farsa del Monti che è uel vol. III, parte II, della Proposta. Fermo son di servire in sino a morte. Poter l'aspra catena all' alma tôrre, 49 53 VI. Da poi ch' io vidi el tuo leggiadro viso, V. 50. l'aspre catene, le st. Questa e la stanza 2a del presente componimento trovansi con qualche varietà anche fra gli Strambotti, dell'Aquilano. 1 Queste ottave, che furono prima pubblicate dagli edd. fior. del 1814, le troviamo così di séguito tanto nel cod. laurenz. 44 come nel riccar. 2723: se non che nel laurenz. innanzi alle ultime due ne sono interposte due altre (Io ho sentito el tuo duro lamento e lo benedisco ogni benigna stella) che non legano colle precedenti. L'ordine nel quale le diamo noi è quello stesso del riccardiano; salvo che ivi si aggiunge un'ottava in fine, ch'è fuor di materia (Allor che morte arà nudata e scossa). A questa serbiamo luogo più opportuno fra i Rispetti spiccioluti: le due del cod. laur. le vedremo al suo posto nel seguente componi mento. Notiamo anche che le st. 2 e 3 sono le stesse che la 13 e 14 della Serenata o Lettera in istrambolli ripetute con qualche piccola varietà; e lo stesso è della terza. che abbiamo già trovato ultima nei Rispetti d'amore. Ma ambedue i codd. fiorentini le hanno, e noi le riproduciamo fedelmente. Nulla di più facile che l'autore trattando un argomento consimile, per servire alle richieste e agli spassi de' suoi giovani amici, senza nessuno intento letterario, si giovasse del gia fatto altra volta. V. 1-8 Questa stanza è anche nel cod. Vanzolini: il quale al v. 3. ha la var. E de' begli occhi. v. 4. Il Laur. e gli edd. fior. del 14 leggono Altra dolcezza: ma il cod. ricc. e quello del sig. Vanzolini hanno Ch' altra dolcezza, insieme col Trivulziano cit. nell' Append. |