INDICE. DELLE POESIE TOSCANE DI M. ANGELO POLIZIANO. Pag. VII CLXIII LA FAVOLA DI ORFEO [secondo la lezione dei codici chigiano e riccardiano 3 71 95 97 115 133 163 191 196 203 Egregia e tanta, che mai non ci manca Destinata a gran fatti nome e pruove, E stagni e terme non più visti altrove, Non han potuto conservare in fine Ciò che mai fatto fu ne'sette monti, Fiorisce sempre pollulante e verde; Al monte ove tu ancor potrai ascendere : So che tu ardi ancor tuo conio spendere. Altro già non sperava questa gente Di te. Dimostra dunque tanto ardore la famiglia dei Medici. v. 93. Sciupa il magnifico verso del Petr. a proposito di Cammillo, . Di viver prima che di ben far lasso.. -v. 105. E MANCA: e vengon meno. Le st., Nè mancan. - v. 111. Ben finisce con conio il panegirico da conio. III.1 Morte crudel che in questo corpo venne! Che dopo morto, il mondo andò sossopra: Mentre che visse, tutto in pace tenne. Questo epitaffio mostra essere stato scritto qualche anno dopo la morte del Magnifico, quando la concordia fra' signori italiani era disciolta, e la ruina barbarica sovrastava al bel paese. Non la vide, come non vide la cacciata di Piero de' Medici, M. Angelo Poliziano, morto quasi due mesi innanzi all'entrata di Carlo VIII in Firenze. E qui, dopo cinque anni di studii, più 3 d'una volta interrotti dalla trepida aspettativa e dal tumulto di maravigliosi avvenimenti, non ultimo de' quali la cacciata da Firenze della signoria straniera succeduta alla medicea, levando finalmente la mano da queste povere il lustrazioni, oggi 31 maggio 1863, non senza un sentimento come di dolore, mi congedo da te, o glorioso padre del gloriosissimo rinascimento. |