Immagini della pagina
PDF
ePub

« On en cite un'autre de Florence, 1816, 2 vol. en 16a, avec les poésies inédites qui forment le 2 vol.» Non esiste, credo io; o se sì, è una ripetizione della presente. Nel primo vol. sono le Stanze secondo i testi cominiani, con innanzi una vita del Poliziano novamente compilata dal Ciampolini, non che una prefazione sul tempo della giostra e la narrazione tolta dal Roscoe; quindi l'Orfeo secondo la lezione dell' Affò con una breve prefazione rifatta su quella del dotto Parmigiano. Alle Stanze e all' Orfeo seguitano le note del Nannucci; per questo compilate ora la prima volta, riviste e corrette per quelle. Delle Rime propriamente dette contenute nel II vol. parleremo altrove.

1819. OPERE VOLGARI.... contenenti le elegantissime Stanze, alcune rime e l'Orfeo colle illustrazioni dell'Affò. Venezia, Vitarelli. Tomi 2 in un vol. in 18', con ritratto in acciaio. Alle Stanze precede la vita del Serassi: per l'Orfeo fu ristampata fedelmente l'edizione dell' Affò 1766 con tutte le illustrazioni.

1820. STANZE.... [con l'Orfeo e le altre rime] Pisa, Sebastiano Nistri. In 12o, con ritratto in legno. Séguita la frorentina del 14: aggiunge la Vita del Serassi e la Ninfa Tiberina del Molza.

1822. RIME.... Seconda edizione. Firenze, Marchini. In 8o, con ritratto inciso dal Giarrè su la pittura dell' Altissimo. È una ristampa, con qualche emendazione sol nelle Rime propriamente dette, della fiorentina 1814.

1824. LE STANZE E L'ORFEO ED ALTRE POESIE.... Edizione stereotipa. Cremona, De Micheli e Bellini. In 8'. Ristampa della ediz. milanese de' Classici 1808.

1825. POESIE ITALIANE.... Prima edizione corretta e ridotta a buona lezione. Milano, Silvestri, 1825. In 8', con ritratto in legno. Furon tirate 12 copie in carta velina, 2 in c. turchina di Parma, una in pergamena che il Gamba vide presso il marchese Fagnani in Milano. Per le Stanze, seguìti i testi cominiani, eccetto in pochi luoghi, ove parve al nuovo editore che i Volpi non avessero fatto uso di tutta la loro sagacità, furono ristampate anche le varianti dai Volpi raccolte; per l'Orfeo fu accettata la lezione dell' Affò, pur ristampando in fine le varie lezioni, salvo alcune poche rimesse nel testo di su la cominiana del 1749. Precede alle Stanze la Vita del Serassi, al

l'Orfeo la prefazione tolta dalla ediz. fior. del 1814. Ma il Betti l'anno di poi mostrò nel Giornale arcadico che nè pur questa edizione e nè pur nel solo testo delle Stanze potea dirsi perfetta; mostrò l'utile che un futuro editore avria potuto trarre dalla romana del 1804, e pubblicò assai belle varianti dal codice oliveriano. Delle quali si valsero in gran parte gli editori delle

1826. STANZE | E L'ORFEO.... Milano, Tipografia de' Classici italiani. In 18'; con una scelta delle rime e il ritratto.

Con la quale stampa può chiudersi il catalogo delle edd. dei due poemi di A. Poliziano; non essendo che riproduzioni dal più al meno corrette e di niuna fama le successive ristampe. A pena meritano di esser ricordate le Stanze e le Rime che fanno parte delle Poesie liriche italiane dal I sec. fino al 1700, in 4o [Firenze, Borghi, 1836; e Le Monnier, 1838], e dei Lirici del III secolo, in 4o e in 16o [Venezia, Antonelli, 1844 e 1846], scelte in questi secondo la ediz. Molinari, intiere in quelle secondo la ediz. del 1814 e del 22.

« Ma fra tanto studio che intorno vi hanno posto i migliori nostri, fra tante cure di tipografi eziandio diligentissimi, è poi vero che le Stanze del Poliziano vadano affatto scevre da errore? Io non vorrei che mi facessero reo di presunzione confessando sinceramente che a me non pare. » Questa dubitazione del chiariss. Betti per la disamina dei vari testi da me fatta parmi avvalorata e levata al grado di certezza. Che se il Betti aggiunge << Chi dopo la morte del poeta abbia francamente osato por mano nelle elegantissime Stanze, nol so;1» anche qui la risposta è in pronto: il corruttore fu mess. Tizzone Gaietano da Pofi. Chiarito dunque come messer Tizzone avesse nel 1526 corrotto la lezione genuina del Poliziano, e come le più accreditate edizioni dall' aldina in poi non sieno che una vergognosa riproduzione dei concieri del Tizzone con altri di giunta; chiarito come le stampe anteriori al 1526 concordano mirabilmente ai due codici riccardiani, e con questi concorda quasi sempre e nei luoghi di maggior rilievo il cod. chigiano 2333 riprodotto nella stampa romana del 1804 e

1 S. Betti, Giornale arcadico, XIX, 1. c.

l'oliveriano le cui principali varianti furon pubblicate dal Betti nel Saggiatore e nell' Arcadico; chiarito tutto questo, non v'era più dubbio del modo da tenere in una nuova edizione delle Stanze. E fu; prendere a fondamento i codd. fiorentini e le stampe anteriori al 1526, la ediz: romana del 1804 e le lezioni oliveriane; riportare in nota le poche discordanze di questi testi fra loro, e le molte e arbitrarie e turpi della lezione corrotta e comunemente accettata. Per l'Orfeo poi; sebbene ci aggradisse e per l'antichità dei mss. ci paresse autorevole assai la nuova lezione in cui lo dètte il p. Affò nel 1776; pure non potevamo tenere l'opinione di lui esser quello il solo legittimo Orfeo qual fu dal suo autore composto. Onde ristampammo e il primo Orfeo quale dal cod. chigiano lo ripubblicò nella cominiana del 1765 il Serassi, aggiungendo in nota le varianti delle vecchie stampe e del cod. ricc. 2723; e il secondo quale fu dato dall' Affò, con le varianti de' due codd. reggiani da lui riportate, omettendo le altre dell'ediz. comin. e della vecchia lezione già da noi riprodotta poche pagine innanzi. Ma ristampammo e la prefazione e le osservazioni del dotto parmigiano; inserendo nelle note a piè di pagina quelle che toccano lo stile e l'interno congegnamento della favola, lasciando in fine e da sè le più lunghe e di più larga e varia erudizione. E all' Orfeo e alle Stanze sottoponemmo il comentario onde Vincenzo Nannucci adornava queste nel 1812 e quello nel 1814. L'edizioni di codesti due anni tenemmo innanzi ambedue pel comentario alle Stanze, giovandoci specialmente della prima di cui possediamo un esemplare con qualche postilla e aggiunta di mano del comentatore. Sfrondammo un poco, della dicitura più che dei confronti e delle citazioni: i passi greci voltammo in fedelissima prosa italiana: qualcosa anche correggemmo, non per presunzione di maggior dottrina, ma ove la critica dei testi o altra simil ragione lo esigeva; e qualcosa aggiungemmo dal Fornaciari' dal Betti2 e da altri, e, distinguendo sempre con asterisco, anche del nostro. Qui i filologi e i critici alla moda, che i lunghi comentari disprezzano, avran ca

1 Annotazioni agli Esempi di bello scrivere in poesia.

2 Cit. memoria nell' Arcadico.

gione di ridere alle nostre spalle: ma noi, pure ammirando e venerando i critici e i filologi e la moda quanto meritano, oseremo umilmente osservare, che, se il signor Sainte-Beuve desiderava pel moderno Andrea Chénier un comentario a uso di quei del Boissonade intorno ai greci1 e se il sig. Becq de Fouquières ha ultimamente adempiuto i voti del critico illustre, dovrebbe a me perdonarsi lo aver ristampato e accresciuto un comentario alle Stanze del Poliziano, padre del rinascimento e della poesia d'imitazione. E qui il nome di Chénier mi fa tornare a mente quei suoi versi elegantissimi :

α

Ami, Phoebus ainsi me verse ses largesses.

Souvent des vieux auteurs j'envahis les richesses.
Plus souvent leurs écrits, aiguillons généreux,
M'embrasent de leur flamme, et je crée avec eux.
Un juge sourcilleux, épiant mes ouvrages,
Tout à coup à grands cris dénonce vingt passages
Traduits de tel auteur qu'il nomme; et les trouvant
Il s'admire et se plait de se voir si savant.
Que ne vient-il vers moi? Je lui ferai connaître
Mille de mes larcins qu'il ignore peut-être.

Mon doigt sur mon manteau lui dévoile à l'instant
La couture invisible et qui va serpentant
Pour joindre mon étoffe une pourpre étrangère.
Je lui montrerai l'art ignoré du vulgaire

De séparer aux yeux, en suivant leur lien,

Tous ces métaux unis dont j'ai formé le mien.3 >>

Quel che Chénier verso il suo critico, potrebbe il Poliziano adoperare verso i suoi comentatori: da' quali anche per ciò niuno deve aspettarsi e ripromettersi un lavoro intiero perfetto rispondente a tutte le voglie. Del resto l'opera del Nannucci si raccomanda da sè: io per la parte mia ho fatto quel meglio che m'è concesso.

1 Vedasi il Sainte-Beuve, Portraits littéraires, Paris, Garnier, 1862; tomo I.

2 Nella édition critique delle Poé

sies de André Chénier, Paris, Charpentier, 1862.

3 A. Chénier, Epitre IV, à Le Brun: cit. ediz. pag. 315.

RIME VARIE.

IV.

- RISPETTI CONTINUATI E SPICCIOLATI. BALLATE.

Che il Poliziano riprendesse e continuasse nell'arte la tradizione del Boccaccio, ci par vero anche rispetto alle liriche. Le quali son tutte d'amore, dovendosi rifiutare le poche rime di vario argomento col nome suo pubblicate e a pena far conto della lauda attribuitagli. Ed è l'amore naturale è dei sensi quello cantato e descritto o vòlto in burla dal poeta della Giostra, talvolta con l'accendimento di passione che regna nella Fiammetta, tale altra con la grazia e la ingenuità del Ninfale e del Decameron ove è comico, ed anche con la fine ironia e col sarcasmo del Laberinto. E qui specialmente torna in acconcio il paragone, da altri già fatto, del nostro poeta con Valerio Catullo. Al quale non assomiglia soltanto per la copia di leggiadre immagini, per la eleganza e purità delle forme del dire, per la nativa schiettezza dello stile,' » ma più ancora per questo. Che Valerio Catullo, mentre con Teti e Peleo con la Chioma di Berenice con l'elegia ad Allio derivando la poesia greca nella lingua romana serbava a questa l'ingenuità propria e gittava l'esametro nel grande stampo di Omero non nei moduli di Alessandria che piacquero ai poeti più culti dell' età susseguente, rimaneva a un tempo tutto romano negli endecasillabi negli epigrammi e forse negli epitalamii, così per la guisa del sentire e per la qualità degli scherzi e dei sali, come per lo stile e la versificazione; onde il numero di lui parve poi rotto ed aspro a cui s'era accostumato con Properzio ed Ovidio, e la lirica perdè al confronto della finissima ma un po' trasmarina eleganza di Orazio. E il Poliziano, trapiantando le bellezze greche e latine nella Giostra e nell'Orfeo con varietà di numero che fastidì a chi nacque dopo il Tasso e con la lingua del tempo suo che parve mista e li

1 Bonanni, prefaz. a due Canz. a b. di A. P., Firenze, Barbèra, 1858.

« IndietroContinua »