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sostanza molle e spugnosa, che da Medici in latino si dice Glandula.

LATESIÒL,

s. m. T. de Pesc. V. CIEVOLO

e PASSARA, pesce. LATESIOL, O SONCO, S. m. T. degli Erbolai, Cicerbita o Grispignolo e Sonco, Erba latticinosa da insalata, che piace molto ai Conigli, ed alle Vacche, detta da' Sistematici Sonchus oleraceus.

LATICINI, s. m. Latticinii, e dicesi anche Latticinio, e vale Vivanda di latte. LATIN, s. m. Latino, Linguaggio una volta parlato dagli Italiani e comune a tutto il mondo conosciuto, ora perduto nell'uso e imparato soltanto da chi lo Studia.

Latino, si dice a Composizione che si faccia in lingua latina. Fare il latino.

PARLAR LATIN COME UNA VACA SPAGNOLA, Parlar cuiusso, Dir una sentenza latina affettata--Tirar l'orecchie a Prisciano, vale Parlar malissimo il latino.

per

FAR BL LATIN A CAVALO, Fare il latino a cavallo, cioè Ridursi a far forza o contro il proprio genio una data cosa. FAR FAR EL LATIN A CAVALO, Farla bollire e mal cuocere, diciamo di Colui che con superiorità faccia fare altrui ciò che gli pare-Far frullare altrui, vale Violentemente spignerlo a operare.

SPUAR LATINI, V. SLATINAR.
V. VELA.

VELA LATINA,

LATINETO, s. m. Latinaccio; Latinetto, Composizioncella scritta in latino dai principianti.

LATOLA, s. f. T. Agr. Piantone o Pertica, Palone spiccato dal ceppo della pianta per trappiantare, che abbia tre anni.

LATOLE DE LA PERGOLA, Cornicelli o Cornetti, Quella traversa che si pone da capo de'bronconi, su per la quale si mandano le viti.

LATOLA DEL TORNO, Telaio, Pertica che col suo elastico fa girare il tornio.

LATOLA, detto a Uomo, Spilungone, Lungo assai.

LATOLÈTA, 6. f. Pertichetta, Piccola pertica.

LATON, s. m. Ottone; Oricalco; Rame giallo, Rame alchimiato, Metallo composto di rame purissimo mescolato colla zelamina. Lato e Laton sono voci barbariche registrate nel Du Cange, dalle quali è verisimilmente derivata la nostra. LATONER, s. m. Ottonaio; Orafo d' ottone, Che lavora in manifatture d'ottone. Lampanaio, si dice a quell' Ottonaio che fa lampadi; Borchiaio a Quello che fa borchie, scudetti, rosette etc. Bottonaio a Quello che fa bottoni d'ottone. LATONERA, s. f. La femmina dell' Ottonaio, la quale potrebbe dirsi Ottonaia. LATROCINIO

}

LATRONCINIOS s. m. Furto, Ruberia semplice. V. LADRONEZZO. LATÙGA, s. f. Lattuga comune o Lattuga a palla, Erbaggio comunissimo, che fa cesto e si mangia crudo e cotto, detto da' Sistematici Lactuca sativa. Si chiama Lattuca, perchè abbonda d'una specie di lattificcio. Se ne distinguono tresorta, cioè

Capitata; Tonda; e Riccia o Crespa o Broccolutu. La Crespa, detta da noi volgarmente RIZZA, fa le foglie crespe, simili a quelle dell'Endivia maggiore. La Tonda, detta da noi LATUGA, sparge le sue foglie egualmente al tondo. La Capitata poi, detta da noi CAPUCINA, fa le sue foglie poco differenti dalla tonda, ma que

ste si serrano così forte insieme, come fanno i cavoli cappucci, onde da molti è chiamata Lattuca cappuccina. Ve n'ha una quarta varietà, e si chiama anche da noi Lattuca Romana, la quale fa le foglie grandi che poi si dirizzano e stringonsi insieme, facendo un cesto lungo in cui le legano gli Ortolani in cima e tirangli la terra attorno, così in breve tempo non solamente si serrano le foglie insieme, ma diventano di dentro via bianche e tenerissime a mangiare, e fra tutte le varietà sono più delicate e piacevoli al gusto.

CATIVA LATUGA, Lattugaccia.

LATUGA D'ORTO NOVELO, Modo metaf. Giovanetto, cioè Quello di prima età, di verde età, di primo pelo. Essere ancora in erba.

LATUME, detto in vece di FRESCUZEne, V. LAVADA, s. f. Lavamento; Lavatura.

LAVADA DE PIATI, Rigovernatura.

DAR UNA LAVADA DE TESTA A QUALCUN, detto fig. Lavare il capo ad alcuno colle frombole o col ranno; Dare una buona mano di stregghia e una buona stregghiatura; Dare una canata; Fare un bel rabbuffo colle parole; Dare o Fare una sbarbazzata, una scopatura, un lavacapo, un rovescio.

vagna,

LAVAGNA, s. f. o PIERA DA LASTRE, LaLastra di pietra detta da' Naturalisti Ardesia, sopra di cui si disegnano ai principianti le figure geometriche. Si adopera principalmente ne' luoghi montuosi a coprire i tetti. Dicesi ancora Pietra lavagnosa; Argilla schistosa mensale o tabulare o tegulare.

LAVAMACHIE, V. CAVAMACHIB e CalzÈ

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po all' asino, vale Coltivar alcuno inutil

mente.

LAVAR I DRAPI, Imbucatare, Imbianchire i pannilini.

LAVAR I GOTI, e simili, Sciacquare; Risciacquare.

LAVAR I PIATI, Rigovernare. LAVAR LE PIAGHE, Detergere; Purgare; Nettare; Mondare; Lavare.

LAVARSE LA BOCA DE QUALCÙN, V. Boca. LAVAR LA TESTA A QUALCUN, V. LAVADA. LAVARSE CO L' ASEO, Inacetarsi.

UNA MAN LAVA L'ALTRA E TUTE DO LAVA LA FAZZA, Una man lava l'altra e le due il capo, Prov. dinotante che Un uomo ha bisogno dell' altro LAVARSE LB MAN, Lavarsi le mani d'alcuna cosa, dicesi del Non ne volere assolutamente più impacciarsi.

LAVATÌVO, s. m. V. SERVIZIÀL. LAVAURE, s. f. Rigovernature; Lavatura di scodelle - Sciacquatura, si dice l'Acqua in cui si è sciacquata alcuna cosa. LAVAURE PER EL PORCO, Imbratto, si dice Quel cibo che si dà al nel truoporco golo. Imbratto da porci. LAVAZZO, Erba. V. GRAPEGIA. LAUDAR,

V. Termine molto usato nel Foro sotto i Veneti, Laudare, Approvare: il Confermarsi dal Tribunale superiore una sentenza pronunciata dall'inferiore. Il suo contrario è TAGIAR, V.

LAUDÈMIO, s. m. Laudemio, T. legale ex Veneto, dal barbarico Laudemium. Specie di Gravezza o Contribuzione, cui era tenuto un nuovo Feudatario al caso dell'investitura del suo Feudo verso il Governo Veneto, di cui riconosceva il diretto dominio.

E Contribuzione non meno che il nuovo Enfiteuta è tenuto di pagare al padrone direttario del fondo enliteutico,quando ne riceve l'investitura o la conferma. Quindi Pagare il laudemio, vale Pagare la detta gravezza.

LAUDO, s. m. Corrotto da Laude, T. del Foro ex Veneto, vale Conferma, Approvazione della prima sentenza Lodo è propriam. la Sentenza degli arbitri.

DAR EL LAUDO A UNA FATURA, Dare il laudo, è maniera che usasi in pratica, che vuol dire Approvare; Omologare, ed è, per esempio, Quando l' Ingegnere destinato dall'Autorità competente, dopo aver veduto ed esaminato un'opera pubblica nuovamente compiuta da un appaltatore, e trovatala a dovere, la approva. V. Co

LAUDO.

LAVÈLO, s. m. (coll'e larga) (dal lat. Labellum) Lavamanio Acquaio delle sagristie, E quel luogo dove i Sacerdoti celebranti si lavano le mani.

GALETO DEL LAVÈLO, V. GALETO. LAVEZÈR, s. m. Voce ant. Calderaio, Ora si dice CALDbrèr, V. LAVÈZO ( colla z dolce) s. m. Laveggio, Vaso di pietra viva fatto al tornio per cuocervi entro la vivanda in cambio di pentola; ed ha il manico come il paiuolo. LAVINA, V. SLAVINA.

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LAVRETO, s.m. Labbricciuolo; Labbruc
cio, Piccolo labbro. Nel plur. Le labbric-
ciuola LAVRETI CREMESINI, Labbra di
rubino, cioè Rosse, vermiglie.
LAVRO, s. m. Labbro, e nel plur. Labbra
e Labbri, e poeticamente Le labbia, Estre-
mità della bocca con cui si cuoprono i den-
ti.

BUSETE DEI LAVRI, Filtro, Quel seno superficiale nel mezzo superiore delle labbra, che soggiace immediatamente al setto delle narici.

AVER I LAVRI SCORTEGAI, V. SCORTEGA. AVER EL DOLCE SUI LAVRI, Aver il mele sulle labbra, Aver maniere dolci. LAUTER, s. m. Liutaio, Artefice che fa liuti e strumenti analoghi, come violini, violoncelli, chitarre etc. Questo vocabolo Liutaio ha sempre continuato a tal sorta d'artisti, perchè il Liuto era una volta lo strumento più comune e da essi a preferenza fabbricato-Strumentaio dicesi l'Artefice che fa strumenti musicali. Fabbricator di chitarre.

LAUTÈRA, s. f. La femmina del Liutaio, la quale, seguendosi l'uso di simili voci così formate, potrebbe dirsi Liutaia. LAUTO,

s. m. Liuto o Leuto, Strumento musicale di corde, una volta assai conosciuto anche in Venezia, ma a' tempi nostri disusato. Leggesi nel Dizionario della Musica del Gianelli che questo strumento fu inventato da un Francese di casa Laut, da cui trasse il nome.

MAGRO COMB UN LAUTO, Allampanato; Magro arrabbiato; Munto; Lanternuto. Agg. ad Uomo secco a dismisura. LAZARETO, s. m. Lazzeretto, Spedale degli appestati; e anche Luogo dove si guardano gli uomini e le robe sospette di peste.

Nel libro sull' Origine delle Feste Veneziane, si pretende che la voce LazzbRETTO sia corrotta da Nazaret, perchè il primo de' nostri due Lazzeretti per la peste del secolo XIV. fu piantato nell' Isoletta ov'erano i Monaci di S. Maria in NAzaret. lo vorrei ad onore del Veneziano dialetto che questa erudizione fosse vera quanto quella che per esempio io riporto alla parola Fio; ma vi contrasta il sapere che Lazzeretto chiamavasi in origine lo Spedale destinato a curare i lebbrosi, e che Lazzari dicevasi appunto fin dal X. secolo ai Lebbrosi dal titolo d'una Chiesa ch'era piantata poco fuori di Gerusalemme, dedicata a S.Lazzaro protettore di tali infermi.

NOVA DA LAZARETO, Novella da Lazzeretto, detto met. e intendiamo Novella sospetta, della cui verità convien frattanto dubitare finchè non sia purgata, cioè av

verata. Quindi quando si sente raccontare una cosa di recente avvenuta, taluno dice MANDEMOLA AL LAZARETO, ch'è quan to dire Mandiamola allo spurgo, cioè Dubitiamone.

ESSER UN LAZARÈTO, Aver più mali che il cavallo della carretta, dicesi di Chi abbia addosso molte mascalcie e doglie. LAZARIOI, V. POMO LAZARIOL. LAZARO

LAZARON add. Sudicio; Malvestito Lazzaroni si chiamano in Napoli i poveri e la plebaglia.

LAZO (colla z dolce) s. m. Lazzo (pronunciato colle z dolci) Atto giocoso che muove al riso; e Qualunque azione che facciano i Comici per esprimere il lor pensiero. DAR LAZO IN TEL ZOGO, Dar pasto, cioè Lasciarsi vincere qualche cosa artificiosamente per tirar su altrui.

re,

FAR LAZI, V. FAR SESTINI, in SESTIN. Lazo, con una sola z, dicesi a Scaltro introducimento o ripiego, od altro accorto modo nel discorso; e quindi LazeggiaUsare scaltri introducimenti e curiosi ripieghi nel discorso. LAZZÈTO, s. m. Lacciuolo e Lacciolo o Laccioletto e Lacciuoletto, Piccolo laccio. LAZZETO DA OSELETI, V. in Lazzo. LAZZO, s. m. Laccio; Nodo scorsoio, Sorta di legamento che quanto più si tira più serra, e che scorre agevolmente volendo stringere o slacciare Accappiare, vale Legare o stringere con nodo scorsoio, e dicesi lo delle Some. per più

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LAZZO DA PICAR, Laccio; Capestro; Fune strozzatoia, Quel laccio con cui s'impiccano gli uomini per sentenza della giu

stizia.

LAZZO DA OSÈLI, Lacciuolo, e nel dim. Lacciuoletto e Laccioletto, Cappio scorsoio fatto di crine di cavallo, con cui si pigliano gli uccelli-Scalella, dicesi ai PicTacoli lacciuoli da prender colombi gliuolo, vale Laccio con cui si pigliano gli animali per li piedi.

FILAR EL LAZZO, V. FILAR.

METER EL LAZZO AL COLO A UNO, detto fig. Mettere la cavezza alla gola o al collo ad altrui, si dice dell'Obbligar con forza o Violentar alcuno a far una cosa. LEA, s. f. Limo; Limaccio; Mota; MelMelmetta, Fango attaccaticcio e terra ch'è il fondo delle paludi, de' fossi e de' fiumi.

ma;

IMPIANTA IN TE LA LBA, Ammelmato, Fitto nella melma. o Ammemmato;

LEAMA, add. Letamato; Concimato; Letaminato; Governato, dicesi delle Terre ingrassate col letame.

LEAMAR, v. Letamare; Alletamare; Letaminare; Concimare; Conciare; Stabbiare, Governar le terre col letame per ingrassarle.

LEAME O LOAME, s. m. Letame; Litame, Fime; Fimo; Stabbio; Sugo; Stallatico; Concio, Le immondezze che si ricavano dal regno animale, per uso di concimare le terre.

Concio ben macero o stagionato, dice

si Quello ch'è stato bagnato ed inzuppa« to dalle pioggie. V. GRASSA. DEVENTÀR LEAME DE SAGRA, Essere seppellito.

Stagionar el lEAME, Maturare lo letame, vale Infracidare. LEAMER, s. m. Letamaio; Mondezzaio Concimaia, Deposito di spazzature che si raccolgono per uso di concimare le terre -Sterquilinio o Sterquilino, si dice al Luogo dove si fa adunanza di letame Verminaria, dicesi in Toscana ad un Monticello di sugo fatto ad arte nella bassa corte perchè vi nascano moltissimi vermi per nutrimento delle galline e de' pollastrini che raspando se gli procacciano. LEANDRO, s. m. Oleandro; Nerio; Rododendro; Alloro-rosa o Alloro indiano Arboscello che si coltiva anche ne' vasi d'un verde perpetuo, che fa i fiori rubicondi alla maniera delle rose, odorosi, e che si chiamano Fiori di S. Giuseppe. Fu detto Nerio dal Mattioli, e da Linneo Nerium Oleander.

LEATICO, V. LIATICO. LECAR, V. LICAR e i suoi derivati. LECO (coll' e larga) s. m. Ecco sust. Voce che mediante il ripercuotimente in alcuni luoghi atti a renderla, ti ritorna alle orecchie. Scrivesi anche Eco.

CANTAR DA LECO, V. CANTAR. LEGALITA, s. f. Legalità e Legalizzazione, Autenticazione di qualche carta che si fa col mezzo d'un pubblico uffizio. LEGALIZA, add. Legalizzato, Autenti

cato.

LEGALIZAR, v. Legalizzare, Autenticare, Render degno di fede; e dicesi delle Scritture acciò riconosciupossano essere te come legali. V. REGALIZAR. LEGATIN, s. m. Legatuzzo, Piccolo le. gato, di poco LEGE O LEZE, s. f. Legge.

valore.

Le

LEGE CHE STA E VIVE, Legge vigente; Legge imperante; Legge attuale. DAL DISORDINE VIEN LE LEGI, Da' catle buone leggi, tivi costumi vengono leggi nascono dai casi che insegnano a provvedervi. 1 pat

LA LEGE NO TIEN CONTRO I PATI,

ti rompon le leggi, si dice A chi adduce una legge contro una cosa pattuita.

LA LEGE VENEziana dura UNA SETIMANA, dicevasi ai tempi del Governo Veneto, Fatta la legge, pensata la malizia, e vale che Il popolo procura sempre di eludere la mente del Legislatore.

LA NECESSITÀ NO GA LBGB, La necessi tà non ha legge, Prov. che si dice del Farsi lecito per necessità ciò che per legge illecito.

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No aver ne lege nè fede, Esser gente di scarriera, Uomini presti al mal fare. Non aver diritto nè rovescio, Non aver

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LEGNO SANTA MARTA, Altro legno che ci viene per via di commercio dall' Isola di S. Marta dell'America meridionale, con cui si tinge color di rosa È detto in sistema da Persoon, Cesalpinia Sappan.

LEGNO SANTO, Guaiaco o Legno santo, Sorta di legno che ci vien dall' America e serve agli usi della medicina e della tintura. È detto da'Botanici Guaiacum officinale.

LEGNO VERZIN, Legno Verzino o Brasiletto, Legno Americano, detto da' Sistematici Casalpinia Echinata, che si trasporta in Europa e si adopera per tingere in rosso.

LEGNO ZALO D'OLANDA, Brasiletto Giallo? o Sandalo giallo? Altra specie di legno che ci viene in grossi pezzi dall'America, il quale serve non solo per tingere in giallo, ma per lavori d'impiallacciature. Questo legno è dell'albero nominato da Linn. Morus Tinctoria.

LEGNO ZALO D'INGHILTERA, detto da’Negozianti SGODANO DE LA GIAMAICA, Altra sorta di Legno che ci viene per via di commercio e serve a tingere in giallo. Questa pianta fu nominata da Miller Moras Zanthoxylum, ma fu poi riconosciuto esser la stessa del Morus tinctoria di Linneo sopra indicata.

LEGNOSO, add. Legnoso; Tiglioso, Che ha della qualità del legno.

e

Stopposo e Alido, dicesi delle Rape dei Ramolacci qnando il loro sugo è inaridito.

LEGORIA, s. f. Allegoria.

LEGREZZA, Voce antiq. Allegrezza.
LEGUME
LEGUMO

}

vigorosa a far che che sia

LENA,

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Oggi non ho voglia, non ho estro, son pieno di mal umore, di lasciami stare. LENA, (coll' e larga) s. f. Elena, Nome proprio di Donna,

SANTA LENA, S. Elena, Titolare d'una Chiesa e Isola presso a Venezia. LENCA, T. de' Pesc. V. ENCA. LÈNDEGO, s. m. Indaco, Sugo rappreso che si trae dalla Pianta chiamata da' Sistem. Indigofera argentea, col quale si tigne in colore tra turchino e azzurro. Il miglior Indaco dicesi Guattimalo. LENGAIZZO, add. Lenguacciuto, V. SLBNGUAZZÒN.

LENGUA, s. f. Lingua, Membro del corpo con cui si forma la voce. Limbello, dicesi per simil.

Lengua che la par una buràta, Lingua di frullone, Che parla a salti é a intoppi.

LENGUA CHE TAGIA E CHE CUSE O CHE PORTA VIA LA Pble o Lengua DA VITUPERIO > Lingua che taglia e fora o che taglia e fende; Lingua lunga; Lingua tabana; Forbicione, Lingua fracida; Lingua serpentina; Lingua nocina; Lingua più tagliente de' forbicioni, dicesi d' Uomo maligno e maldicente.

LENGUA DA DO, Bilinguo, Che ha due lingue, Fallace, Susurroni, diconsi Coloro che tra gli amici seminano discordie. LENGUA GROSSA, Lingua impacciata, Dicesi a cagione del vino.

LENGUA O BRAZZO DE MAR, Cala; Seno, Braccio di mare fra due capi o punti di

terra.

Lingua, dicesi per Idioma, LinguagPopoli unilingui, si dicono quelli che parlano la stessa lingua.

gio s. m. Legume o Civaia, Nome generico di tutti i grani che nascono co' baccelli, come delle fave, de' piselli, fagiuoli, ceci, lenti, vecce e cicerchie, e che servono a nostro cibo.

LEGURO O LANGURO, S. m. o LUSERTA VER-
DE, Ramarro o Lucertolone, Specie di
Lucerta con coda verticillata alquanto lun-
ga,
con isquame acute e il corpo verde. I
Sistematici la chiamano Lacerta agilis va-
rietas viridis.

LEMENTO, V. LAMENTO.

LEMO, s. m. (coll' e aperta) Lagno, Lamento senza espressione di parole, voce inarticolata significante lamento compassionevole, che anche dicesi Mugotamento- Lagnio o Mugolio è il Lagno conti

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AVER PERSO LA LENGUA, Aver lasciato la lingua a casa o al beccaio, Si dice di Chi sta senza parlare in compagnia di altri.

GUA,

AVER SU LA CIMA O SUL PICEGO DE LA LEN-
V. PICEGO.

CATAR FORA LA LENGUA,

Cavar fuori il limbello; Dar fuoco alla bombarda, Incominciar a parlare. Il suo contrario è Lasciar la lingua a casa o al beccaio.

EROR DE LENGUA, Discorso o Trascorso di lingua.

ESSER BETA DA LA LENGUA SCHIETA, BETA.

V.

LIBRO COMPOSTo de più lengub, Poliglotto.

Libro

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TUTI PARLA LA 80 LENGUA, Ciascuno parla il suo latino, cioè La sua lingua.

TUTO EL SO FORTE STA IN TE LA LENGUA, Aver il suo in contantinella lingua, Aver tutto quanto il suo maggior capitale nelle chiacchiere.

La

LA LENGUA TRÀ DOV' EL DENTE DIOL, lingua batte dove il dente duole, Prov. Sempre si ricade sulla cosa che preme. LENGUA DE VACA, s. f. Lapazio, detto in Toscana Ramice o Rombice, Erba che fa le foglie lunghe e larghe della figura d'una lingua vaccina, e che cresce ne' luoghi incolti; detta in sistema Rumex patientia.

per

LENGUA DE VAGA, detto ingiuria di Lingua mordace, Lingua tabana o fracida; Lingua serpentina. LENGUAGIO, s. m. Linguaggio, La propria favella di ciascuna Nazione.

TEGNIR UN CERTO LBNGUAGIO, Tener un certo parlare o discorso; Parlare in certa guisa, cioè Un certo modo di discorrere o equivoco o sardonico o simile; e dicesi per lo più in mala parte. LENGUAL, s. m.

Linguale, Chiamasi una specie di salsiccia in cui racchiudesi colla carne di porco tritata anche la lingua. LENGUAZZA, s. f. Linguaccia; Mala lingua; Lingua nocina. LENGUAZZÒN, V. SLENGUAZZON. LENGUELA, s. f. Striscetta di cuoio; Cinturino, Pezzetto lungo di cuoio, che serve a varii usi.

Lengubla de la BALANZA, V. BALANZA. LENGUBLA DEL SALTARELO, Linguetta del salterello, Pezzettino di legno tagliato a ugnatura e adattato al salterello degli strumenti da tasto e da corde. Linguetta negli Organi sono piccoli pezzi d'ottone flessibile ed elastico di cui si cuopre il cannello d'ottone degli organi.

Lenguela de le BRAGHESSE, T. de' Sarti, Coda, Quella con che altre volte si affibbiavano i calzoni al codino (CENTURON) per di dietro.

LENGUETA, s. f. Linguetta, Piccola lin

gua.

V. AGO DA REDE,
Lengueta da REDE,

LENGUIN, s. m. Linguino, Dimin. e Vez-
zeggiativo di Lingua.
LENTARINE, s. f. T. Agr. Lente o Len-
ticchia palustre o Erba Pulla, detta da'
Sistem. Lemna gibba e Lenticula palu-
stris. Pianticella acquatica di fogliette
tondeggianti e polpose, simili alle len-
ticchie, la quale si vede sovente coprire
in forma di tappeto composto d' infini-
te foglioline verdi chiare la superficie de'
stagni e delle paludi. Le Anatre ed altri
uccelli di simil razza se ne cibano volen-
tieri.

LENTE, s. f. Lente; Lenticchia; Lenta; Civaia, e Lente civaia, Legume noto prodotto da una Pianticella detta da Botanici Ervum Lens.

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Vetro o Cristallo di figura simile alla Lente. Se il vetro è con

vesso da una parte sola, dicesi Mezza lente.

LENTE DEL PENDOLO, T. degli Oriolai, Lente; Lente del bilanciere.

LENTE, detto per LENTIZENE, V. LENTISCHIO, s. m. Lentisco e Dentischio, detto da Linn. Pistacia Lentiscus, Albero da cui cola quella resina che dicesi Mastice. Le sue foglie odorose ponno essere impiegate nella concia de' cuoi, come praticavasi in Venezia al tempo del Mattiolo. Dai piccoli odorosi suoi frutti si cava olio per espressione, il quale è adattatissimo per ardere nelle lucerne spandendo grato odore, come pure per i saponi che rende odorosi. Questo legno è stimato buono fortificare le gengive, per de se ne faceva steccadenti, da' quali è venuto il nome di Dentischio e poi di Lentesco.

on

LENTİZENE, s. f. Lentiggine; Lintiggine, e Litiggine o Letiggine. Macchiette che si spargono particolarmente sul viso, simili alle lenti.

PIEN DE LENTIZENE, Lentigginoso o Letigginoso. V. PANE.

LENZA, s. f. (colla z aspra) Voce ant. che significa Acqua. E ancora usata però come furbesca dagli Osti, con che indicano l'Acqua ch'essi meschiano col vino per allungarlo.

BOLA DE LA LENZA, V. BOLA. LEONORA, s. f. Eleonora, Nome proprio di femmina.

LEPA, pesce. V. TÊNCA DE MAR. LEPRA, s. f. Lebbra, Specie di Scabbia in sommo grado, che fa bruttissima crosta in sulla pelle.

LEPROSO, add. Lebbroso, Pien di lebbra. LERIGION, s. f. Voce bassa, detta per Religione.

LERIGIOSO, add. Religioso. LERIQUIA, s. f. Reliquia. LEROA, s.m. Chiamasi comunemente una Medicina purgativa e curativa, introdot ta ed accolta con qualche fanatismo popolare fra noi l'anno 1825; stata proposta ed insegnata dal Chirurgo parigino Le Roi, donde trasse il suo nome volgare. Le regole di comporla e di usarla cautamente in pratica, sono prescritte in un libro divulgato per tutta Italia colle stampe in tante edizioni, al quale può ricorrere chiunque avesse curiosità d'informarsene. LEROGIO, s. m. Voce degli idioti, V. RË

LOGIO.

Vendi

LESCA, s. f. Esca, Quella materia, che preparata o conciata col sal nitro purificato, serve a batter fuoco. QUEL DA LA LESCA, Escaiuolo, tore di esca, zolfanelli e pietre focaie. BARÈTA DE LESCA, V. BARETA. LESCA, detto in T. de' pescatori, Esca dicesi al Cibo con cui si allettano i pesci per farne pesca.

LBSCA pure, in T. de'Valligiani, diconsi quelle piante erbacee, fra le quali specialmente la Tifa (PAVÈRA) e la Carice (CARESINA),che sono tagliate ne luoghi paludosi, affastellate, seccate al sole e vendute ad uso di fuoco in mancanza di cannuccie. Quest'erbe sono poi chiamate LE

SCA, divenendo per la loro leggerenza facilmente arsibili, quasi Esca. LESCADURA, s. f. T. Milit. Polverino, Polvere da guerra o stacciata o che non è stata aggranellata o che non lo è più. Nel secondo caso chiamasi più propr. Polveri no verde; nel terzo Polverino vecchio o Polveraccio. Il polverino come più fino della polvere serve a Dar l'innescatura al pezzo, quando non si usa lo stoppino. LESCAR, v. T. de'Cacciatori, lo stesso che INESCAR, V. questa voce al terzo sign. LESCHE, Sorta di Pianta. V. Ìnros. LESEGNO (coll' e stretta) s. m. Pennecchio o Lucignolo, Quella quantità di lino, ĥcanape etc, che si mette sulla rocca per lare.

LESSA, s. f. e per lo più LESSE in plur. Succiola; Ballotta; Balogia; Tiglia; Tigliata, Castagna cotta nell'acqua colla sua

scorza.

CALDE LE LESSB, Calde tiglie. LESSADA, f. Lessatura, Il lessare. LESSADINA, s. f. Bislessatura, Leggera

lessatura.

S.

DAR UNA LESSADINA, Bislessare. LESSAR, v. Lessare; Allessare, Cuocere che che sia nell'acqua.

LESSO, s. m. Lesso e Allesso, La cosa che si lessa, e per lo più s'intende della carne o simile.

LESSO, add. Lesso e Allesso, Bollito e cotto nell'acqua.

MAL COTO LESSo, Bislesso.

OMO LESSO, Grullo e Mogio, Che sta ottuso, contrario di Desto-Ebete, Fiac-. co, debole, pigro, che ha gli spiriti morti-Cencio molle; Pulcin bagnato o Gallina bagnata, vale Di poco spirito, timido, freddo--Lonzo o Floscio, direbbesi di Chi è lento, pigro o tardo per grassezza. LESTIR, v. Allestire; Ammannire, Pre

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TOLA.

FERMAR LE LETERE, Intercettare, Sorprendere; arrestar lettere missive o simili per iscoprir qualche disegno etc. E quindi Lettere intercette e Intercezione di lettere.

No savÈR DE LETERA, Non saper leggere; Esser uomo senza lettera; Essere illitterato.

SCRITOR DE LETERE, Letterista. LETERATO, s. m. Letterato; Scienziato nelle lettere, Che ha lettere o dell' erudizione.

GRAN LETERATO, Letteratone-Letteratissimo è il Superlativo.

LETERATO MINCHION, Letteruto, Letterato da poco Scioperalibrai, Letteratuccio ch'è d'impaccio a' librai. LETESIN, s. m. Letticello; Letterello; Lettino; Lettuccio; Letticciuolo, Piccolo let

to.

LETIÈRA, s. f. Lettiera o Cassa del letto. Intelaiatura di legnami in cui sono poste le assi che reggono il saccone e le materasse del letto.

LETO, s. m. Letto, Quell' arnese su cui si dorme. V. TOLE, CAVALETI, Letiera, TESTIERA, STRAMAZZO, PAGIÒN, CavazZAL, CUSSINI, NIZIOLI, FILZADA, IMBOTIA, COVERTOR, SPONDA, CALESELA, etc.

ANDAR IN LETO, Allettarsi, Coricarsi. ANDAR IN LETO COME I POLASTRI, Andar a letto o a riporsi come i polli o all' ora de' polli, cioè A buon'ora.

ANDAR IN LETŐ Senza CENA, V. CENA. ESSER IN LETO, Giacere o Essere in letto e dicesi per riposo. Essere decumbente, per male.

ESSER SEMPRb da la careGA AL LETO Essere, Stare o simili, tra'l letto e'l lettuccio, vale Sempre malazzato. V. Soros

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ANDAR ZO DE LEVA, Bellissima frase met. tratta dal troppo lievitare del pane, e vuol dire Perdere la freschezza della gioventù: il che si dice per lo più delle Donne. LA XE ANDADA ZO DE LEVA, La merla ha passato il Po o Il merlo è passato di là dal rio, prov. che si dice di Chi già vecchio è scaduto di forze, e per lo più Del mancare il fiore dell'esser suo in che che sia, v. g. la bellezza nella donna e simili.

ANDAR ZO DE LEVA, dicesi non meno fig. del Perdere la voglia, la lena, il brioSo 20 DE LEVA, Sono svogliato; Non ho lena; Son pieno di lasciami stare; Non ho voglia di ridere, e simili. LEVA, add. Levato, da Levare.

OMO LEVA, Elevato, Superbo, altiero. COVERTA LEVADA, Sollalzata, Alquanto alzata.

e

PAN LEVA, Pane lievito o Lievitato; contrario di Azzimo. V. PAN E LEVA sust. LEVADOR, add. Levatoio, Da potersi levare, come Ponte levatoio. LEVAI DE MAR, s. m. T. de' Pescatori, che varrebbe in buona lingua Lieviti marini. Sorta di produzione marina, un tempo ereduta animale e posta fra gli Alcionii, stata poi dal celebre Abbate Olivi di Chioggia conosciuta vegetabile e conseguentemente separata e posta a un nuovo genere di Piante crittogame, detto da esso Lamarkia. Il suo carattere è una figura globosa, depressa e caval Sta attaceata per

mezzo de' suoi filamenti a' fondi duri del mare o a qualche pezzetto pietroso. LEVANTE, s. m. Levante; Oriente; Est, Quella plaga della Terra dalla quale leva il Sole.

VENTO LEVANTE, V. VENTO. ARIA DA LEVANTE, V. ARIA. LEVANTERA O LEVANTARA, S. f. T. Mar. Scilocco - Levante, ovv. Est- Sud-Est. Vento forte, specialmente se sia accompagnato da estuazione, che viene dalla parte del Levante.

LEVANTINA, s. f. Chiamasi fra noi una Stoffa di seta liscia d'uso moderno, di cui si servono specialmente le Donne per farsi degli abiti; ed è stoffa che si fabbrica da' nostri Setaiuoli ad imitazione di quella portataci in origine dall'estero, e probabilmente dal Levante.

AVÈR UNA GAMBA LEVANTINA, Aver buo na gamba; Aver gamba leggiera, svelta. In questo secondo sign. LEVANTINA è addiettivo.

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Levar da parto, Levare, Assistere uña dorna mentre partorisce e raccogliere il parto.

LEVAR DEL VIN, Levare in capo, dicesi Quando per lo bollire manda su la vinaccia.

LEVAR, parlando d'una stadera, Gettare, si dice della Quantità del peso che accenna la stadera o la bilancia.

LEVAR EL BOGIO, Levar il bollore, Cominciar a bollire: dicesi delle pentole o simili.

LEVAR EL CONTO, Rilevare il conto, La somma — LEVÅR LA COPIA DEL CONTO, che anche dicesi LEVAR EL CONTO, Levare un

conto.

LEVAR EL PELO A ÚNO, V. PELO.
LEVAR LA PELE, V. PELE.

LEVAR EL LIEVRO, T. de Cacciatori, Levare la lepre; Cacciar dalle macchie o dalla siepe.

LEVAR LE CARTE, Alzare le carte, T. di Giuoco. Taglia, chiamasi l'Atto stesso di alzarle. Far la taglia.

LEVAR LE PAROLE, Rilevare o Compitaré, L'accoppiar delle lettere che fanno i fanciulli quando cominciano ad imparar a leggere.

LEVAR MERCANZIE, Levare mercanzie, vale Comperarle.

LEVAR POLVERE, detto fig. Stuzzicare il calabrone, il formicaio, il formicolaio, il vespaio; Svegliare o Destare il can che

dorme. V. POLVERE.

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