il combattimento intorno il corpo avvenne necessariamente, cosicchè il gruppo raffigura Ettore uscitone vittorioso, riportante corpo salvato dal nemico, come Ajace ed Ulisse quello di Patroclo. Sembra egli incedere con passo trionfante, e la maniera con cui porta il lieve peso del cadavere, benchè calcolata artisticamente, vien giustificata colla terribile veemenza del combattimento testè terminato. Vuolsi aggiungere che il cadavere non è qui mutilato. Come mai uno scultore di fino sentimento, quale in questo corpo si rivela, poteva pensare a seguire gli esempj più antichi in questo proposito? Può supporsi, il corpo d'un Priamide, segnatamente in questo primo tempo dell'assedio di Troja, non esser rimasto preda di cani e d'uccelli: il fatto dunque da noi supposto in questo gruppo, deriva spontaneamente da' dipinti vasculari più antichi, e questa spiegazione è tanto più probabile, inquantochè nella gran poesia, donde gli artisti di questo genere suolevano prendere i loro soggetti, non si conosce altro, che potesse supplirvi. L'artista non ha trattato Ettore come figura principale, ma il giovane infelice, subordinando nell'esecuzione quello a Troilo e richiamando su questo l'attenzione, secondo la regola degli artisti greci, accennata già da Klotz, il vano e superficiale avversario del Lessing. Può essere che quel capo d'opera stasse nella stessa relazione col Troilo di Sofocle, come il celebre gruppo di Laocoonte colla tragedia omonima dello stesso Sofocle, e come il Toro Farnese coll'Antiope d'Euripide. Tutte queste opere appartengono ad un'epoca, in cui tutti e specialmente l'arte avevan dovunque, e sopra tutto in Rodi, esperimentato l'in Cavaler. Stat. I. 29, anche in Jac. Gronov. Thes. I. Nnnn; Winckelmann accetta questa spiegazione contro quella ricevuta nel palazzo Farnese, di Commodo in abito di gladiatore, Storia dell'arte XII, 2, 15. dove H. Meyer osserva, l'opera essere ben disposta, di movimento vivace, e probabilmente copia posteriore d'un bellissimo originale antico. La testa è riportata. fluenza della poesia tragica e del teatro. Una ripetizione della figura spiegata per Ettore, ristaurata come Ulisse, dicesi esistere, od essere stata nel Palazzo Grimani. Se dopo questo esame delle opere d'arte rivolgo lo sguardo all'epopea, dalla quale l'uccisione di Troilo ci vien narrata, mi si offre spontanea la congettura, che tutte le circostanze principali erano date nell'epopea tali, quali le vediamo espresse nella serie delle immagini, di maniera che queste servono per completare le Kypria al pari di qualunque altra opera d'arte. La venerabile antichità di parecchie delle primarie composizioni ci rimanda ad un'epoca, dalla quale la tradizione dell'epopea omerica (e che ad Omero furono attribuite le Kypria, lo sappiamo da Pindaro ed Erodoto) fu accettata per istoria, ed in parte per istoria sagra. Cose secondarie, che non erano narrate, potevano aggiungersi, o se erano menzionate come non essenziali e dal poeta poste ad arbitrio, potevano cambiarsi con altre, od essere abbellite; mentre le fondamenta della narrazione e le persone principali sempre rimanevano, appunto come le storie bibliche furono trattate dall'arte. Troilo vien ucciso, il che, a motivo della sua età immatura, non può esser avvenuto se non per sorpresa nella vicinanza della città. Questa non ha nessun luogo più significante, più frequentato che la fontana. Presso i vicini rivi crescevano, come ancor oggi, nel suolo fertile, alberi magnifici per darle ombra ed adattati all'imboscata. Ad un giovane Priamide, che non può ancor combattere, ben s'addice nella sua impazienza, esercitare un pajo di cavalli ai movimenti del carro bellico, sia nella notte, sia di buon mattino, quando la città vien provveduta d'acqua. Apparisce anche Polissena alla fontana, secondo la complicazione delle storie, menzionate già al n. 38. Polissena, sagrificata nell'Iliupersis ad Achille, poteva benissimo esser cagione d'un altro mito, forse anteriore a Stasino, mito che già nella prima parte, cioè nella poesia di Paride ed Elena, raccontava Polissena perseguitata da Achille. Se peraltro Stasino l'aveva introdotta come fuggente dinnanzi ad Achille insieme con Troilo, non può recar maraviglia, se la ritroviamo quasi sempre nelle pitture più antiche. Troilo, non chè Ettore, non dovea diventar preda de' nemici; imperocchè questa sarebbe stata un'atrocità, mentre simili atti terribili dovevano riserbarsi per la catastrofe. Quindi il combattimento d' Ettore con Achille intorno il corpo di Troilo può credersi in ispecie descritto anche da Stasino. Sul vaso François si osserva anche Priamo, al quale Antenore annuncia la spaventosa sorpresa del Pelide, e ciò ci permette di supporre, che già il poeta si fosse approfittato del vantaggio di rendere più commovente la rappresentazione del pericolo e dell'infortunio, dei fatti terribili e commoventi, riproducendoli, come in uno specchio, nell'animo paterno per mezzo d'una narrazione diretta a Priamo. Sofocle pare essersi prevalso del medesimo motivo, giusta il verso seguente che indica un discorso indirizzato al re e padre: πρὸς ναρὰ δὲ κρηναῖα χωροῦμεν ποτά. La casa di Priamo non può per il solo motivo di simmetria esser posta dirimpetto alla fontana, bastando a ciò la porta della città; ma il racconto venne prima della sortita d'Ettore che da quello ne ebbe impulso. La composizione perciò è ordinata con tutta la libertà, che in riguardo al luogo ed agli oggetti era compatibile colla semplicità di quest' arte primitiva. F. T. WELCKER. 1 109 LE NOZZE DI PLUTONE E PROSERPINA. (Tav. d'agg. G.) Questa rappresentanza d'una kylix vulcente, esistente nell'Instituto Städeliano di Francofurto, è molto importante sì per il soggetto figuratovi in tre scene consecutive, e sì per la peculiarità dell' invenzione e della composizione molto ingegnosa. Un lucido, posseduto da me fin da più di sei anni, rimase inedito soltanto per negligenza mia. Intanto la kylix fu pubblicata dal Gerhard, Tazze e vasi del R. Museo di Berlino, I, 1848, tavv. d'agg. A. B, p. 20-22; ma l'importanza delle immagini di essa, che meritano essere raccomandate all'attenzione generale degli archeologi, nonchè il disegno più fedele che lor posso offrire, giustificheranno, credo, un'edizione reiterata. Osservansi al piede della tazza i segni 188 e NA. L'iscrizione BPYAOS ENOIESEN manca nel disegno Gerhardiano. È probabilmente lo stesso Brylos, il cui nome leggesi anche in altra kylix con una rappresentanza bellissima e molto peculiare della distruzione di Troja (Bull. 1843, p. 71), non che nell'interno d'una terza menzionata dal Gerhard (Vasi scelti, I p. 217), e che nel fondo rappresenta delle Amazzoni, all' intorno Trittolemo e di rimpetto Menelao ed Elena. Nel fondo della nostra tazza scorgesi Plutone che perseguita Cora: questa, fuggendo, come lo indicano i piedi, rivolgesi indietro. Il movimento delle mani, in ispecie della destra, mostra che risponde a Plutone, il quale dall'alzata sinistra vien dichiarato come parlante. Il pittore adunque ha voluto rappresentare un momento anteriore a quello, figurato sul fondo d'una kylix del Museo Gregoriano (83, 2), dove Plutone sulle braccia porta via Proserpina, e ne' lati della quale è due volte ripetuta la rappresentanza di Plutone sul trono, a cui due vergini offrono una corona ed una melogranata di sfoggiata mole, per mezzo della quale egli riporterà la vittoria. — Plutone vien indicato dal bidente, che pare voglia rammentare il tridente di Nettuno; alla lancia, cioè, s'applica da un lato una punta un po' incurvata, la quale, ripetuta dall'altro lato, formerebbe il tridente nelia sua foggia più elegante. Ed è importante la nostra kylix anche per ciò che, siccome a motivo delle tre rappresentanze connesse non vi può esser dubbio sulla persona di Plutone, così quì gli vien dato per la prima volta il detto attributo in modo significativo ed indubitabile. Sembrami chiaro peraltro, che il bidente così foggiato, mentre nè potrebbe servire nè riferirsi a nessun uso della vita (1), non può neppure avere un significato metaforico, tratto da esso. Ma verrà in ajuto d'una spiegazione del tridente, che anche per la poca probabilità delle altre interpretazioni conosciute saremmo pressochè costretti ad accettare, voglio dire alla relazione del tridente con Zevs rpíras, ossia colla parte terza dell'universo formata dal mare (cf. Plut. de Iside 75). Anche l'indico Siva come dominatore del triplice mondo detto Triphalas nel Ramayuna, -Siva triophthalmos à guisa di Giove triophthalmos, - porta il tridente (trisula), ed Odin, congiunto con Hâr e Jafnhâr (l'alto e quello d'eguale altezza) vien cognominato Thridi, il terzo (2). Si confronti il nome di tertús delle tre phratrie attiche. — La statua di PlutoneSerapide del Museo pioclementino (II. 1) porta un bidente che da Visconti vien qualificato come una invenzione del restauratore, senza confronto in nessuno de' monumenti che rappresentano Plutone. Sarebbe essa di fatti una mera invenzione d'uno scultore romano? Però anche Raffaelle nel consesso degli iddii della Farnesina ha dato un bidente a Plutone (3), (1) Come δίκελλα, ο δίκροος άρδες (αιχμή) Schol. Pind. Nem. VI. 85; Schol. II. XVI, 142. (2) Grimm, mitologia germanica p. 110; cf. p. (XVII); ed. 2. P. 148. (3) Nelle rappresentanze della favola di Psiche, Roma presso di Lazari, 1814, questa figura è ommessa. |