ba 12). Quindi rivolgendoci a' monumenti, vi è frequente la menzione di Germani custodi del corpo, i quali devono ritenersi per identici con quei mentovati dagli scrittori, come lo prova già la circostanza che se ne trovano molti dell'epoca de' primi Cesari, nessuno dopo Nerone; ciò che concorda a maraviglia collo scioglimento del corpo per mezzo dell'imperatore Galba. Fra essi poi oltre alcuni Frisj (Grut. 600, 12= Fabr. col Traj. p. 183), Frisaeoni (=Frisavoni Grut. 600, 13= Donat. p. 311, 4= Fabr. 1. c.), Peucceni (Mur. 922, 28= Doni. VII, 134 = Reines. IX, 31), Suevi (così avrà da leggersi presso Fabr. p. 691, n. 119 Cardinali, mem. d'art. t. III, p. 244 = Gori I, p. 397), Veji (Murat. 922, 31 = Doni cl. VII, n. 130 = Reines. IX, 7, e Grut. 602, 11 = Mur. 922, 37 = Doni cl. VII, n. 126) anche Batavi sono mentovati, l'uno del tempo di Tiberio, gli altri dell'epoca di Nerone (Mur. 922, 44 = Doni cl. VII, 125 Reines. IX. 47 Steiner, Iscr. del Reno 977; Fabr. p. 687, 97, 98 col. Traj. p. 183 = = = = = = Doni cl. VI, 100, 101, Donat. 232, 4, 5 Reines. IX, 73, 74; Gud. 161, 2; Mur. 523, 5). Considerando adunque che Batavi militavano tra i Germani, e che almeno una parte di quest'ultimi constava di cavalieri (1); e ricordando che, come prima abbiamo veduto, gli scrittori parlano ora di Batavi, ora di Germani, quando fanno menzione delle guardie barbare degli Augusti, credo che ella, signor conte, converrà con me nella supposizione, i Batavi cavalieri di Dione non essere diversi dai Germani guardie del corpo degl' imperatori, cosicchè forse alla cavalleria, ascritta a quel corpo, si sia di preferenza dato il nome di quella nazione, equestre per eccellenza. Questi Germani però sarei tentato di chiamare una 1 (1) Non dubito punto che quel Felice, che vien chiamato Ti. Claudii Germanici eques (Mur. 922, 35 Doni 300, 131 = Reines. VIII, 24) non sia stato del loro corpo, il suo sepolcro essendosi trovato nell'identico sito con quello di Bassus Drusi Caesaris Germanus (cf. Mur. 922, 31 ecc.). 42 = specie di guardia privata, che anche i principi della casa imperiale potevano formarsi. Chè, oltre i Germani di Ti. Cesare Augusto e Nerone Claudio Cesare Augusto (Mur. p. 922, 44 ecc.; id. 523, 5 ecc.; Fabr. 687, 97 ecc.), conosciamo i custodi del corpo di Ti. Germanico (Grut. 602, 8; 603, 1 = Mur. 922, Don. VII, 129; Reines. IX, 30), di Ti. Cesare figlio di Druso (Grut. 602, 11 Mur. 922, 37 Doni VII, 126), se in quest'ultimo non è piuttosto indicato lo stesso Tiberio Augusto; di Nerone figlio di Cesare Germanico (Grut. 600, 12, 13 = Donat. 311, 4 = Fabr. col. Traj. p. 183; Mur. 922, 28 Doni VII, 134 = Reines. IX, 31); di Druso Cesare figlio di Tiberio Augusto (Mur. 922, 31 = Doni VII, 130 = Reines. IX, 7); di Ti. Claudio Germanico che dopo fu imperatore (Mur. 922, 35 = Don. VII, 131 = Reines. VIII, 24). Non pochi poi de' Germani vengono chiamati Germaniciani, per lo che s'indica, essere essi passati dall'eredità di Germanico Cesare a Tiberio Augusto od il figlio suo Druso (Grut. 602, 11, ecc.; Mur. 922, 28, 31, 44, ecc.) Erano adunque di condizione servile que' che non erano stati donati di libertà dal padrone (cf. Fabr. 687, 97 ecc.). In ultimo, benchè Suetonio parli di un numero e di una coorte di Germani, ne' monumenti non troviamo menzionato se non il collegium Germanorum (Mur. 523, 4 = Doni VI, 102; Fabr. p. 687, 97 col. Traj. 183 = Gud. 161, 2 Doni VI, 101 Donat. 232, 5= Reines IX, 74; Or. 3538, dove v. gli altri); nè sulla guisa di militi erano distribuiti in centurie o turme, ma piuttosto, come i collegj e le famiglie servili, in decurie, di cui conosciamo quelle d'un Albano, Montano, Spiculo, Cotino (v. le iscr. sopra citate), mentre come decurioni vengono menzionati Ti. Claudio Ducto (Grut. 603, 3) e Proculo (Mur. 922, 42 ecc.). Un altro loro ufficiale nominavasi curatore, qual'era Ti. Claudio Actio Honorato liberto del Divo Claudio (Or. 2909 e 3539 dal Mur. 119, 1). Il prefetto però di una coorte di Germani (Mur. 771, 3) che dal Marini vien creduto aver comandato ANNALI 1950. = = 2 le guardie germaniche (Arv. 472, a), apparteneva piuttosto alla milizia ausiliare. Di tutte queste particolarità nessuna ritrovasi negli equiti singolari che erano militarmente organizzati, e benchè peregrini, non erano però di condizione servile. Siccome adunque abbiamo creduto di poter identificare i Batavi di Dione coi Germani sì degli altri scrittori, e sì de' monumenti, e non accordandosi le notizie su questi con ciò che sappiamo sui singolari, così ne consegue, l'origine di questi non essere da riportare a quel corpo di Batavi; e con questo cade l'unico sostegno, di cui potrebbero farsi forti quei che vogliono riferirli ad Augusto. Osservo ancora che le guardie, sciolte da Galba, non eransi ancor rimesse a tempo di Tacito, che, parlando della spedizione di Druso anzimentovata dice espressamente de' Germani, qui tum custodes imperatori aderant, escludendo così l'epoca sua. In tempi posteriori tornarono gl'imperatori a servirsi di simili guardie del corpo (cf. Herod. IV, 13; Iul. Capit. Max. et Balb. 13; 14). VII. Ritornando ora agli equites singulares, dobbiamo contentarci, per fissarne la data della istituzione, de' soli loro monumenti. Questi per disgrazia nostra, sono, benchè numerosissimi, nondimeno per la più gran parte d'un valore esiguo, essendo quasi tutti lapide sepolcrali perfettamente uniformi, dandoci nome, patria, grado del defunto colla sola aggiunta degli anni che militò, e che visse. Non rimane adunque altro se non l'esaminare gli stessi loro nomi, se pure possiamo trarne delle conclusioni confacenti, giovandoci a tal effetto il costume, frequente fra' soldati romani, di adottare, quando s'arruolavano, il nome dell'imperatore allora regnante; della qual cosa ragionò ampiamente il Marini (Arv. p. 435 segg.), ed avremo anche noi più tardi da farne discorso. In fatti troviamo che, quantunque nelle iscrizioni di singolari non manchino i Claudii e Giulii, pochissimi però fra essi lasciano in dubbio, se al primo, o piuttosto al secondo o terzo secolo abbiano da riferirsi. Prescindendo dalla forma de' caratteri e dello stile dei bassorilievi, ambedue poco convenienti al gusto del primo secolo, ma di cui non può giudicare se non chi ha sott'occhi i monumenti stessi, faccio osservare che quasi sempre insieme coi Giulii o Claudii vengono nominati o Elii o Aurelii, i quali prima dell'avvenimento al trono degli imperatori Elii ed Aurelii difficilmente si troverebbero negli eserciti romani; altresì citansi due Augusti, ciò che accenna la medesima epoca, attesochè prima di M. Aurelio e L. Vero non presiedettero mai due Augusti all'impero romano. Avviene altra volta che la turma del singolare si comanda da un decurione che è noto aver vissuto in età posteriore al primo secolo, come p. e. Giulio Vigile militò nella turma di C. Lepidinio (Mur. 824, 4), il quale dal titolo di T. Fl. Rufino vien riconosciuto come posteriore almeno all'epoca de' Flavii (Donat. 290, 7 = Fabr. 357, 73). Un altro, Giulio Proculo (Kellerm. vig. 233), dicesi nativo della provincia Pannonia inferior; ma la provincia pannonica, secondochè ella, signor conte, provò nel Giornale Arcadico (vol. VIII), fu divisa in due dall'imperator Trajano; laonde il detto milite non può aver vissuto prima di questo. Possiamo adunque sostenere che non abbiamo monumenti di singolari del tempo degli imperatori delle genti Giu→ lia e Claudia, e considerando il grandissimo numero di siffatte lapidi di epoche posteriori, non essere probabile, che tutte le anteriori siansi perdute. Se quest' è vero, è provato che sotto l'impero de' Giulii e Claudii non vi erano equiti singolari. Quindi, perlustrando i titoli di epoca evidentemente posteriore, rinveniamo, oltre moltissimi Elii ed Aurelii, non pochi Ulpii, che fanno presumere che già sotto Trajano la guardia de' singolari abbia esistito. E non vale quì l'argomento adoprato da me contro i Giulii e Claudii; imperocchè pochi degli Ulpii vengono nominati in compagnia ad Elii ed Aurelii, mentre anche gli eredi di molti sono ugualmente Ulpii (della qual cosa trovandosi facilmente gli esempj, per amor di bre vità non li citò); altri servono in turme comandate da Ulpii (Mur. 871, 9 ecc.; Fabr. 358, 81; Grut. 569, 5). Mi permetta ricordarle quì una lapide soltanto, comunicatale, anni sono, dal dott. Braun, perchè in essa il defunto, l'erede ed il decurione sono tutti Ulpii: D. M M. VLPIVS. AVITVS EQ. SING. AVG. TUR VIX.ANN.XLV.MIL.ANN.XXV M. VLPIVS. FIRMVS E se quest'argomento non è concludente del tutto, m'appoggio sulla Muratoriana 872, 3, posta ad un M. Ulpio Longino dal padre L. Sentio Forte, negando che il figlio d'un Sentio possa chiamarsi Ulpio, se non che a motivo della sua ricezione nella milizia fatta dall' imperator Ulpio; oppure sulla Gruteriana (569, 10) di M. Ulpio Viatore, che forse è più rilevante ancora, chiamandosi il fratello di esso M. Ulpius Aug. lib. Dorus. Se il fratello fu donato della libertà dall'imperator Trajano, ragion vuole che anch'esso abbia militato sotto il medesimo Augusto. Resta adunque provato che al tempo di Trajano esisteva il corpo degli equites singulares Augusti. Meno certo si è il giudizio sui Flavii. Fra i monumenti che ci attestano equiti di questo nome, molti sono esclusi dall'epoca degli imperatori Flavii, gli uni a motivo di Aurelii menzionati in essi, gli altri per la sigla FL, usata in tempi più recenti per esprimere il nome Flavio. Nessun titolo almeno è così condizionato che con certezza possa ad essa attri |