del così detto Campo vaccino, non bene ora può determinarsi con le memorie che ci furono tramandate: ma sarà sempre un tale metodo di sostruire i tempj antichi, degno di considerazione. Fu anche determinato dalle stesse scoperte la estremità posteriore del medesimo secondo tempio, che viene definita dal pilastro angolare, ancora superstite, in modo tale che viene esclusa la continuazione del portico nella parte posteriore del tempio, ed essere stato così esso stabilito in forma di perittero senza il postico, come precisamente era quello dell'Onore e della Virtù architettato da Muzio, che venne citato da Vitruvio per esempio dei tempj dell'indicato genere perittero. Si prese anche cura che fossero meno danneggiati i capitelli che rimangono del peristilio laterale dello stesso tempio unitamente al suo intero sopraornato per esservi stato appoggiato il tetto che cuopre la nave laterale della chiesa. E simili cure si ebbero per la maggior conservazione possibile delle poche colonne che rimangono dall'altro lato del tempio nelle adiacenti case. Così in egual modo del tempio di mezzo si trova questo secondo tempio determinato in tutta la sua architettura dalle recenti scoperte. Facendo progredire gli sterramenti sotto la nave orientale della chiesa, si scoperse per intero il lato del piccolo tempio dorico, di cui già si conosceva la sussistenza per alcune colonne superstiti; e si rinvennero molte parti del suo sopraornato incorporate nel muro che chiude la chiesa verso la stessa parte. Si procurò eziandio che fossero scoperte anche dalla parte esterna le stesse colonne superstiti con il mezzo di un piccolo ambulacro che dalla piazza mette al cortile della casa annessa alla medesima chiesa. In fine nulla fu tralasciato per rendere ostensibili tutte le preziose reliquie dei medesimi tre tempj, che possono considerarsi per i più importanti esempj che ci siano rimasti degli edifizj sacri eretti nel tempo della repubblica romana. L. CANINA. 357 TESSERE. (Tav. d'agg. M.) Il sig. Enrico Tolley, gentiluomo inglese e possessore d'una scelta collezione di anticaglie, ci ha favorito i disegni d'alcune tessere da lui raccolte, che formano un bell'appendice alla ricca serie di simili monumenti pubblicati negli Annali 1848 (p. 273 sgg.; Mon. vol. IV, tavv. LII. LIII). Riferendomi a quanto allora fu detto intorno a siffatte anticaglie, mi ristringerò quì a poche osservazioni sulle classi, a cui appartengono i singoli esemplari. Primeggia fra essi la bella testa barbata presentante sul rovescio, scritto in greco ed in latino, il numero XV e la terminazione KOYC d'un nome frammentato (n. 1.). Questa, come altra tessera comunicatami dal cav. Gerhard, con testa barbata rassomigliante ad Ercole, col nome BAXYAOC ed il numero VIIII in greco e latino (n. 2.), spetta, secondo la classificazione stabilita negli anzicitati Annali (1848, p. 274-281), alle tessere teatrali, alle quali vuolsi pure attribuire altro monumentino con graziosa testa elmata, pare di Roma, e col numero XII, benchè sprovvisto di nome (n. 3.), tessera da confrontarsi con quelle descritte alla p. 281, n. 9-12. Ma più curiosa si è certamente quella insignita, nel diritto, d'un gran serpente a smisurata testa umana, accovacciato in guisa da prendersi facilmente per una sfinge, il di cui rovescio porge il numero VII (Z) e l'iscrizione AгAOOCAM (n. 4.). Sul confronto delle solite rappresentanze dell'Agatodemone a foggia di serpente, non esito di supplirvi ATAOОCAMwv. Di minor rilievo è un'altra tessera priva di scultura, ma segnata col nome EPMIAC (n. 5.), la quale non so a qual classe debba ascriversi, mentre a quella delle pittacia, delle sortes convivales oppure delle missilia vuolsi aggiungere una testa d'animale col n. XIV (n. 6.). E non dispiacerà, spero, di veder aggiunta a' riportati monu mentini una lastrina di bronzo, che anch'essa difficilmente ad altro uso può aver servito. Riconosciamo in essa da un lato l'Ecate triforme con accanto la cosidetta cista mistica, da cui il serpente sta per uscire, e vicino ad essa un Fauno ballante; dall'altro Bacco colla pantera e vicino una Baccante (n. 7.). Più importante però di tutte queste si è la tessera gladiatoria posseduta dallo stesso raccoglitore (n. 8.), di cui il ch. Borghesi ha ben voluto fornirci la seguente dottissima illustrazione: >> Le tessere gladiatorie per la ragione che sono costanti nel notare i consoli, i quali erano effettivamente in carica nel giorno, di cui portano la data, sono grandemente benemerite dei fasti, e di un tal pregio non va priva la seguente acquistata di fresco in Roma dall'Inglese sig. Tolley, e comunicatami dai sig. Henzen, e Capranesi: CARVS SP. VII. K. APR CAM. ARR. CN. DOM I loro nomi compendiati nell'ultima riga debbono supplirsi CAMillo ARRuntio, CNaeo DOMitio, ed esprimono gli ordinari dell'anno Varroniano 785. Hanno questi lungamente esercitato l'ingegno degli eruditi per le contradizioni, che falsamente si credeva di trovare nelle vetuste memorie che ce ne sono rimaste, talchè la loro descrizione non è ancora pienamente emendata nei fasti comuni. E cominciando dalle antiche collettanee, furono essi preteriti da Prospero, da Cassiodoro, e dai fasti di Oxford, mentre Aruntio ed Enobarbo si dicono dall'anonimo Norisiano, da Idatio, e dalla Cronica Pasquale, la quale però li posticipa di un anno. E fuori di luogo si collocano pure dai due anonimi riferiti dal Roncalli (t. 2. col. 108, e col. 145), i quali di più antepongono Enobarbo ad Aruntio. All'opposto si chiamano Enobarbo e Vitellio dai fasti Siculi, e Furio Camillo e Cn. Domizio da Mariano Scoto. Fra gli scrittori Tacito (An. VI, c. 1), e Dione, (L. 58, c. 17) si accordano in domandarli Cn. Domizio e Camillo Scriboniano; ma da essi sembrava allontanarsi Svetonio (Oth. c. 2), quando ci disse che l'imperatore Ottone venne alla luce IV. Kal. Maias Camillo Arruntio, Domitio Aenobarbo cos. Lo stesso Dione poi ci racconta (L. 58, c. 20), che fra i consoli di quest'anno il solo Domizio padre dell'imperator Nerone ritenne i fasci per l'intero suo corso, atteso che avendo in moglie Agrippina figlia di Germanico era congiunto di affinità colla casa regnante; e da un altro canto il medesimo Svetonio afferma (Vitel. c. 2) che A. Vitellio, zio dell'imperatore di questo nome, in consulatu obiit, quem cum Domitio Neronis Caesaris patre inierat. Fondato su quest'ultima testimonianza, il Panvinio creò consoli ordinari Cn. Domizio Enobarbo per tutto l'anno, ed A. Vitellio pei primi sei mesi, il quale ritenne che prevenuto dalla morte non compisse il tempo assegnatogli, onde gli sostituì pel rimanente del semestre M. Furio Camillo Scriboniano, confessando poi d'ignorare chi subentrasse in suo luogo alle calende di luglio, e niun conto facendo dell'Arruntio memorato dagli antichi fasti. Egli fu seguito dal Pighio, dal Petavio, dal Mezzabarba, dall'Almeloveen, e da altri, se non che il Pighio sospettò che a Camillo fosse suffetto Arruntio, e che per un errore di Svetonio da quei due consoli se ne sia fatto un solo. Ma contro l'opinione Panviniana insorse il Noris nella prima epistola consolare, alla quale tutti hanno poscia aderito, stabilendo che gli ordinari furono realmente Domizio Enobarbo e Camillo Scriboniano, primieramente perchè Dione nel luogo citato attesta espressamente che sotto di essi i senatori rinnovarono alle calende di gennaro il loro giuramento a Tiberio, dipoi perchè Tacito non ha mai fatto uso dei suffetti per distinguere la successione dei tempi. Ed avvalorò il pro prio detto producendo l'autorità dei fasti marmorei di Nola (Grut. p. 1087. 1), nei quali i consoli di quest'anno così vengono registrati: CN. DOMITIVS. AHENOBARBVS . COS | SVFF. KAL. IVL. A. VITELLIVS. COS. Spiegò poi l'ommissione del compagno di Enobarbo coll'esempio dell'anno precedente, nel quale lo stesso marmo nolano ricordò il solo quinto consolato di Tiberio, perchè il nome del suo collega Seiano fu cancellato dai fasti, e provò che la ragione n'era stata la medesima, citando la Gruteriana p. 113, 2, che serbasi tuttora nell'atrio del palazzo comunale di Terni, nella quale ho riconosciuto anch'io evidenti traccie della rasura: Sappiamo infatti dalla storia, che Furio Camillo Scriboniano nel 795 si ribellò nella Dalmazia di cui aveva il governo; ma che non essendo stato secondato dalle sue legioni dopo cinque giorni o fu ucciso da un soldato secondo Tacito, o si diede secondo altri volontario la morte, la quale però non impedi che l'imp. Claudio punisse severamente i complici di quella sollevazione. Non può dunque dubitarsi, che in quell'occasione fosse proscritta la sua memoria, e quindi la cassatura del marmo di Terni porrà fuori di controversia, che il console del 785, e il ribelle di dieci anni dopo si hanno da confondere insieme. Osservò in seguito lo stesso Noris null'altro essersi asserito da Svetonio, se non che Vitellio amministrò il consolato in compagnia di Enobarbo, il che resta egualmente vero, se il secondo vi perseverò per tutto l'anno, e se il primo non l'ottenne se non che al cominciare di luglio, dal che ne verrà, ch'egli passasse da questa vita sul punto che doveva |