dell'uso fatto de' materiali affidatimi, e di sottomettere al di lei giudizio i risultamenti che credo di aver ottenuti. Ella poi saprà correggere ciò, che è erroneo, confermare il vero e giusto, giudicarne colla solita sua indulgenza. I. Da tutti quei, che hanno trattato sugli equiti singolari, fu riconosciuto, essere essi addetti al servizio presso la persona degl'imperatori; ed infatti non credo dover provarlo con ulteriori argomenti, indicandolo chiaramente il solo loro nome di equites singulares Augusti, imperatoris, domini nostri. Ma per quanto siano concordi gli scrittori su questo punto, altrettanto discordano sull'origine da attribuirsi all'appellazione di singulares, la quale, mentre secondo gli uni deriva da' singoli cavalli, di cui fecero uso, da altri vien riferita alla singolare virtù di quei cavalieri che in guisa di onorificenza così si fossero chiamati. Per me, mentre la prima opinione reputo priva di qualunque fondamento, essendo falsa l'iscrizione Fabrettiana (p. 359, 88 Or. 3086) che offre, presa dalle schede Barberiniane, la lezione equo singul., nè bastando, a parer mio, l'autorità di Giovanni Lido (de Mag. III, 7), che non parla più di singolari nilitari, alla seconda risponderò, esponendole ciò che a me è sembrato più probabile. A lei certamente non sarà sfuggito lo sbaglio, in cui finora tutti caddero, di non aver distinto le classi diverse di soldati che del nome di singolari si designavano. Credevano, leggendo il noto passo delle Istorie di Tacito (IV, 70) sull'ala singularium excita olim a Vitellio, deinde in partes Vespasiani transgressa, essere ivi discorso dei medesimi cavalieri, di cui essi trattavano. Non osservarono che quest'ultimi non diconsi officialmente se non singulares Augusti, imperatoris, domini nostri; che non erano distribuiti in ale, nè comandati da prefetti; che finalmente stanziavano in Roma, eccettuate certe occasioni, quando furono chiamati a servire anche fuori della capitale. Dovevano conoscere dall'altra parte, che i nomi di ale e di prefetti indicano la milizia ausiliare, dalla quale, ben chè in alcuni rapporti ad essa rassomiglino, differiscono però essenzialmente i singolari imperiali. Non sarà fuori di proposito, per isradicare interamente un errore sì fatale a simili investigazioni, di esaminare quì brevemente ciò che sulle ale di singolari è venuto alla nostra conoscenza. II. Sono le lapidi che anche qui formano quasi l'unico appoggio. C. Minicius C. fil. Vel. Italus dell'epoca de' Flavii, vien detto praefectus equitum alae I. sing. civium Romanorum (Marini, Arv. p. 5); C. Vibio Celere Papirio Rufo (Mur. 1038, 6; Kellerm. Vig. 272) comandò più tardi un'ala I. Ulp. singul., e nel titolo greco di C. Antonio Alfeno Arignoto a ragione fu riconosciuta dal Boeckh un' εἴλη σιγγλαρίων, che da quell'ufficiale fu comandata (C. I. Gr. 3497). Conosciamo poi un monumento ritrovato nell'odierna città di Pföring della Baviera, posto all'imperatore Antonino Pio dai soldati dell'anzimentovata ala 1. singular. civium Romanorum, che in esso s'intitola coll'onorevole nome di pia fidelis (cf. Hefner, monumenti romani della Baviera superiore II, p. 41. n. XXXVI); e non dubito di ascrivere al medesimo corpo militare l'epigrafe Gruteriana 87. 6, ritrovata nel medesimo paese. So bene, che il Donati (59, 5), il Frickio (Act. soc. Ien. vol. V, p. 212) ed anche l'editore più recente, il ch. di Hefner (1. c. p. 45, n XXXIX), ne presentano una lezione che al primo aspetto potrebbe a taluno sembrare più corretta, offrendoci essi ala I. sing. THR, o THRAC, laddove il Grutero mostra le lettere HPCR, che infatti hanno bisogno di emendazione. Quest'ultimo però prese l'epigrafe dall'Apiano, presso il quale (p. 442) le lettere HP sono messe in nesso (FP), colla quale lezione concorda anche il vecchio Aventino (Annal. Boior. p. III); di più, la lapide, ora perduta, anche al tempo degli antichi trascrittori pare esser stata assai corrosa, attestandolo bastantemente gli apografi divergenti fra loro; finalmente, se non volesse azzardarsi la facile emendazione in P. F. C. R, nel medesimo paese di Pföring un'altra ala di singolari dovrebbe aver stanziato, mentre poco frequenti erano siffatti reggimenti di cavalleria. Riesce perciò probabile che ambedue le iscrizioni all'ala I. pia fidelis de' singolari si rapportino, e che la lezione che vi indusse i Traci, non sia che congettura mal augurata. Arroge, che nessun'altra ala singularium porta il distintivo d'una certa nazionalità: oltre le iscrizioni anzimentovate ce lo confermano l'Orelliana 3510 (dal Murat. t. IV, app. p. 5, n. 1), che ci fa nota un'ala II. Flavia singularium, e la Notitia, che nella Rezia riporta un'ala seconda Valeria singularis. Pochi, è vero, sono questi documenti, ma sufficienti a mostrarci, qual genere di milizia siano stati siffatti singolari. La loro distribuzione in ale, l'essere comandate da prefetti provano che appartenevano alle truppe ausiliari, ma la circostanza che non si denominavano mai, per quanto ci è dato di giudicare, da nazioni, che solo ornavansi di cognomi onorevoli, oppure de' nomi degl'imperatori che le avevano istituite, aggiungendovi la nota della cittadinanza, se di essa godevano, tutto questo pare assicurare ad essi una certa distinzione fra le altre milizie de' socj. Non dobbiamo poi tacere che esistevano anche coorti sia singolari, sia di soldati singolari, ricordandoci di quel Q. Gargilio, che si dice prefetto coh. sing. et. vex. eqq. Mauror. in territorio Auziensi praetendentium (Maff. M. V. p. 463, 1; Donat. 287, 2); e, se questi pediti singolari rendono impossibile l'opinione sopra indicata, che da singoli cavalli voleva dedurre il loro nome controverso, pajono all'incontro confermare l'altra sentenza, l'origine del nome abbia da riferirsi alla singolare virtù di simili reggimenti (1). Saranno stati corpi di soldati scelti dalle ale o coorti, senza riguardo alla nazionalità, nella medesima guisa, in cui vedremo (1) Il sig. Hefner (1. 1. I, p. 32) cita ancor due altre epigrafi di pediti singolari, prese da Lehne, la cui opera quì non è a disposizione mia. Siccome poi in una di esse riconosco un evidente singularis consularis (di questi poco dopo ragioneremo), così non oso neppure ammettere l'altro senza ulteriore autorità. in appresso anche fra gli equiti singolari dell'imperatore ammessi dei cavalieri presi nelle file di diversi corpi di cavalleria. Se taluno vorrà oppormi i pedites singulares Britannici, che sotto Trajano stanziavano nella Dacia (Arneth, dipl. milit. VI), gli risponderò che questi fuori del numero delle ale e coorti vengono nominati, che non formavano adunque nessuna coorte, ma che nondimeno sarà difficile lo spiegarseli senza la supposizione che anch'essi formavano un corpo scelto di truppe ausiliari britanniche, delle quali alla medesima epoca una coorte era di guarnigione nella Dacia (1. 1.). Simili distaccamenti di scelti soldati saranno poi stati riuniti a formare delle ale e coorti di singolari. — In quanto all'istituzione di siffatti corpi, non possiamo dirne altro, se non che prima di Vitellio non ne abbiamo notizia, ciò che non esclude punto l'anteriore loro esistenza. Che poi i Flavii e Trajano ne componessero altri, ci vien indicato dai cognomi di Flavia ed Ulpia, recatici dalle iscrizioni soprariferite. Del resto, non era insolito ai Romani di dar anche ad altri corpi somiglianti denominazioni onorevoli, della qual cosa ci reca un esempio l'ALA . AVGVSTA. OB. VIRTVTEM. APPELLATA (Grut. 1006, 8; 9; 1007, 5). III. Oltre le ale, intanto, e le coorti di singolari esistevano nella milizia romana ancor altri singulares, che coi cavalieri singolari degli imperatori sonosi frequentemente confusi. Ne ho brevemente trattato nel Bullettino di Luglio scorso (p. 106 seg.), pubblicando il titolo di L. Gratius Verinus, che gli fu posto da un Q. Aemilius Marinus singular. leg. II. Aug. E mi era sfuggito allora il passo sopra citato di Giovanni Lido (de Mag. III, 7) che singularii chiama i corrieri mandati nelle provincie per affari di stato; i quali, mentre non devono reputarsi identici coi singolari nostri, servono almeno a spargerli di maggior lume. Devono certamente essersi impiegati a simili ufficj, ed erano perciò una specie di ordinanze addette agli ufficiali superiori (cf. Hagenbuch ad Or. 3590). Occupavano un grado diverso nella milizia, secondo il grado del capitano cui erano attaccati, nella stessa guisa che anche la dignità de' beneficiarii variava, se erano di servizio presso un tribuno, un consolare (cioè un legato consolare), oppure presso un prefetto del pretorio. Ho mostrato allora, seguendo le orme dell'Hagenbuch (Or. 3529), avere essi occupato il grado prossimo ai detti beneficiarii, recandone a prova concludente la circostanza, che un certo Luccio Sabino dall'ufficio di singularis progredì subito al beneficiato, mentre un altro singularis tribuni vien detto spe beneficiarius (Or. 3462. 3530). Oltre questi, di cui l'uno servì nelle coorti pretorie, nelle urbane l'altro, ne conosco in quelle Cecilio Massimo (Or. 3529), ugualmente addetto ad un tribuno, mentre come singolari del prefetto del pretorio si qualificano C. Romanio Italico (Kellerm. Vig. 103) e C. Arrio Clemente (Grut. 365, 4, Mur. 1073, 4, corr. Kellerm. Vig. 46). L'esistenza poi della medesima carica nella milizia legionaria mi dimostrava l'iscrizione anzidetta di Grazio Verino, nella quale non vien aggiunto, se Emilio era singolare del tribuno comandante una coorte, oppure del legato della legione. E siccome, oltre i tribuni ed i prefetti del pretorio, anche i legati consolari avevano i loro beneficiarii, così ne troviamo pure i singulares; ne cito Faustino detto mil. COHortis I. Flaviae Damascenorum PEDitatae SINGularis COnSularis (Steiner, iscr. del Reno 998, Hefner op. cit. I, p. 32, che diversamente spiegò la lapide), mentre d'un altro (Steiner 853; Or. 2003) non apparisce, se era preso dalle file d'una legione, oppure d'un corpo ausiliare. Quello peraltro, che presso il Marini (Arv. 477; Iscr. Alb. 112, dalle schede Barberiniane del Moroni) si legge, (Oc)tavius Dignus eq. ss. cos, sembrami poco degno di fede, non trovandosi nessun riscontro nè per la sigla SS nel significato di sing., nè per un eques singularis consularis. M. Acilio Ruga all'incontro (Bertoli, Antiqq. Aquilej. p. 151) dicesi semplicemente singularis, nè può deci |