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quando il Prof. Carmignani, parlando d' Alfieri, lo ha paragonato a Corneille, a Racine, e a Voltaire (cioè a quanto in generale vien riguardato di più perfetto nell'arte tragica) niuno di buona fede potrà sostenere che egli ha voluto denigrar la di lui fama. I gradi del merito sono infiniti: lo spirito di parte con ammirazione cieca e inconsiderata tutto vuol concedere allo scrittor favorito: la buona critica soltanto insegna ad ammirare i pregi, e a notare i difetti con giudizio e severità.

Resta a parlarsi delle nostre Cinforniate (vocabolo che significa se taluno nol sapesse e non amasse di prendere in mano la Crusca, Intrigo, Guazzabuglio, Azionė lunga tediosa è spiacevole, in Lat. ambages); e quantunque avessimo promesso di non rispondere alle insolenze, vi rimetteremo per questa più sotto all'articolo IX.; e in quanto alla profezia sulla storia d'America, noi stessi avevamo detto qual sarebbe stato il suo destino, se (come Alfieri rimondò le sue tragedie dai modi aspri, duri, oscuri, e difficili) il Sig. Botta rimonda l'avesse dalle frasi plebee, dai modi che fan ridere (giacchè non volete che chiaminsi ridicoli) e da varj altri vizj notati nelle nostre Cinforniate.

IV.

• Perciocchè quando comparvero per la prima volta in luce quelle Tragedie, si dissero e quanto alla condotta, e quanto allo stile loro, le stesse e stessissime co«se, che ora si dicono dal giornalista fiorentino, e dai « suoi pari intorno alla condotta, ed allo stile dell'opeમ ra, di cui trattiamo.

RISPOSTA

Rispondiamo in due modi 1.° È falso che Alfieri fosse biasimato per la bassezza de' modi, è delle vocí: e in nessuna delle sue tragedie s'incontra un Erge di rinomea, l'operar di straforo, e un Re testereccio, o imbecherato, e un Ministro che dà i bocconi e le Dicetie, e simili cose, ricercate dal Sig. Botta, e poste in łuce, come tanti gioielli: fu biasimato bensì per la durezza e per l'oscurità de' modi.... e quindi (riprenderete voi) chi biasimò ebbe torto, e.... e QUINDI (jo 2. luogo, riprendiamo noi) l'AUTORE EBBE LA MODESTIA DI

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CONFESSARE ch' AVEVA ERRATO TOLSE I TANTI T' HAI TU; MIGLIORÒ QUEL FAMOSO VERSO I'LO TENGH'IO QUEL CHE NON VUOI TU TRONO, e ben cENTO E CENT'ALTRI SIMILI (come può vedersi confrontando l'edizione data in Siena delle sue Tragedie con quella di Parigi): e ad onta di questa modestia, ad onta di quanto scriveva a Cesarotti (1) (ch'era pur uno di coloro che l'aveano più d'ogn' altro biasimato) lo stile per general consentimento di tutti coloro che hanno anima, cuore, ed orecchio, è rimasto la parte meno perfetta delle sue sublimi Tragedie.

V.

« Il signor Ardirebbamo di nuovo salta fuori contro il « Botta con due articoli stampati ne'numeri 22, e 23 « del giornale enciclopedico di Firenze (ottobre, e novembre), criticando con una buona fede uguale a quella de' biasimatori d'Alfieri lo stile della storia d'A<<merica.

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RISPOSTA

Qui si contengono due falsità e un'inezia. Inezia, poichè noi stessi avevamo notato l'indiotismo sfuggitoci: ma quando mancano le ragioni, si ricorre ai pretesti: Si fa tanto chiasso per un idiotismo perdonabile alla fretta di chi detta un articolo per un Giornale, che si stampa nel giorno stesso in cui si scrive: senza avere almeno la buona fede di ricordarsi che al Sig. Botta è sfuggito pure -- UNA NAVE CHE TRAPELò; e gli è sfuggito in un'opera ch'è scritta per la posterità, ch'è stata nove anni, secondo il Precetto d'Orazio, sotto chiave; e che in conseguenza è permesso di giudicare più seve-ramente. Falso è indi in 1. luogo che i nostri articoli inseriti nei N. 22 e 23 siano contro il Sig. Botta, essi il primo in risposta al Subalpino, il secondo in

sono,

(1) În una lettera a quel celebre Letterato, del 18' Settembre 1803 gli dice se avrò il suo suffragio, poco m'importerà dell' altrui, se mi manca quello, CREDERÒ DI NON AVERNE NEPPUR UNO. Si confronti questo periodetto con quanto fu scritto rapporto a Cesarotti, in Parigi nel Giornale del Sig. Malte Brun, e si vedrà cosa debbano pensare gli uomini istruiti.

risposta a voi stesso. Ed è strano, che dopo averci costretti a scrivere, quegli che n'è causa ce ne faccia poscia un rimprovero: ma vi è nulla che debba far maraviglia, quando mancano ragioni? Si confrontino i nostri articoli colle vostre risposte, e si vedrà, che voi per servirvi d'un trito proverbio saltate il fosso, ove non avete non diremo ragioni, ma neppur sofismi da opporre ; mentre noi, al contrario, riportiamo parola per parola le vostre difese, alle quali replichiamo nel modo che ognun vede, con chiarezza, con moderazione, e senza lasciar lacune nelle accuse. Le sole insolenze son rimaste indietro; ma non crediate che ciò sia per sola generosità: esse sono come la camicia di Nesso, avvelenano sempre quelli a cui rimangono.

Falso è ancora in 2o luogo, come abbiamo mostrato luminosamente, che le cose biasimate nell'opera del Sig. Botta, ei modi da noi tenuti possano paragonarsi alle parodie fatte sullo stile d'Alfieri e nel Socrate, e in altri scritti e in quanto alle censure fatte per la durezza dei versi e dello stile del Tragico esposte da Cesarotti, Bettinelli, Pignotti, Arteaga, ed altri, si è veduto che l'Autore stesso convenne del suo torto, e quanto potea si corresse.

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vf.

E questo signor Ardirebbamo è sì minuto nelle cose «sue, e tanto la guarda nel sottile, che ha trovato in « detta storia (udite gran caso) il nome di Giovanni a scritto Gioanni.

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RISPOSTA

Da noi si noto questa leggerissima cosa, a solo effetto di mostrare, che non basta studiare una lingua nel Vocabolario e negli Scrittori, giacchè anche nelle minuzie si cadeva dai non Toscani in qualche mancanza contro l'uso; or voi prendete animo da questa onde scatenarvi, come si trattasse di cosa somma. Ma è vostro stile di fermarvi sulle minuzie, e di passare in silenzio le cose importanti.

VII

Voi vi lagnate d'essere stato tocco con troppa amarez

za dal signor Caliepofilo. Ma non vi ricordate voi def vostro primo scrivere? Non vi piaceva lo stile del signor Botta? E non vi piacesse. Per questo bisognava chiamarlo ridicolo, ed indecente? Non vi piacevano alcune espressioni di lui? Non vi piacessero. Per quiea sto bisognava chiamarle sconcie, bernesche, buffonesche? Il suo stile, e le sue espressioni non vi sembravano degne della storia? Sia con Dio ec.

RISPOSTA

Lo stile del Sig. Botta in molte parti fa ridere: e sfidiamo Eraclito stesso ad astenersene in alcuni tratti. Ánzi (e potrebbero citarsene i testimoni) quando si ebbe in Firenze quell' opera, e che leggevasi in qualche letterario convento, taluno alzandosi, andò a verificar sulla stampa le gozzaje, la carità pelosa, il Repubblicone, e altre simili cose, sospettando che quelle voci e quei modi si coniassero a bella posta, onde prendersi beffe degli ascoltanti, dal buon umore, di colui che leggeva. Come dunque potea chiamarsi una cosa che fa ridere, altrimenti che ridicola? Orazio ha caratterizzato quello che conviene e quello che non conviene in uno scritto, con le parole, quid decet, quid non: e quanto a noi sembrò che convenir non potesse, lo appellammo secondo l'espressione d'Orazio non decente. Le altre parole che sono affatto dello stil bernesco, come diversamente chiamarle se non bernesche, o buffonesche? e rapporto alle sconcie, ch'è il titolo il più grave da voi citato, dovevi aver la buona fede di riportar la frase intera, che sta così: e uomini sommi maravigliati si sono che sotto sì sconcie vesti comparisse sì dignitosa matrona: il pubblico inparziale pesa la lode e il biasimo, indi giudica da sè dell'intenzione di chi scrisse; ma voi, riportando il biasimo e non la lode, fate supporre che tutto siasi biasimato, e nulla lodato. E questa è la tattica consueta di chi manca dell'armi necessarie per combattere. Ma cosa direbbero per avventura coloro, che letto non avessero i nostri articoli, sapendo, che tanta è stata la nostra generosità in fatto di lode rispetto a quest'opera, che da taluni è stata tacciata perfino di prodigalità? Quando sa

«

pranno aver noi detto che « tanti encomj merita l'Au«tore per aver dato all'Italia un corpo intero di storia luminosissima, sparsa per entro di utili riflessioni, «condotta con ordine, esposta con chiarezza? (N.° 19. pag. 193) e in altro luogo » opera che commnendiamo altamente per la disposizione delle parti e pel metodo, non che per l'altezza de' sensi co' quali è dettata « (N.° 20 (p. 225); e più sotto «< meravigliati fummo della profonda filosofia e della grandezza colla quale è « trattato il soggetto « (N.° 22 pag. 293) e quest opera è eccellente per le tre parti, Piano, Condotta, e Concetti « (id. pag. 295): cosa diranno mai, questi`tali riconoscendo tanta ingiustizia dalla vostra parte? e, sia pure il dirlo permesso, tanta moderazione, e tanta generosità dalla nostra?

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VIII.

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Voi dite che siete stato tacciato a torto di mala fede, perciocchè avete lodato il fondo della storia d' Ame. «rica. Ma non per altro motivo vi fu data quella taccia << se non perchè avete affermato quello, che non è. Või << avete detto, che l'autore ha sempre scritto maestrati in vece di magistrati, sempre fundazione invece di fondazione, sempre pecunia per denaro, sempre tente per tentativi sempre tolte per rapine, ec. ec. Il che non è vero, anzi è vero tutto il contrario, e voi stesso << sapete bene, che così è. Ora giudichi il lettore, se voi « siete stato un uomo di buona, o di mala fede.

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RISPOSTA

Voi mentite per la gola. Nelle prime 95 pagine del 1. tomo, poichè di queste sole si parla in quell'articolo (1), per una sol volta che incontrasi Magistrati alla pag. 5, trovasi poi sempre Maestrati alle pag. 13, 17, 26, 64: e per due o tre volte al più che vi si legge danaro, bisogna sgozzar la pecunia alla pag. 5 per ben due volte; e sette versi più basso, alla pag. 6 pecunia nuova mente: pecunia alla pag. 41, pecunia iù cima, pecunia

(1) Cose tutte, che non nella intiera storiá ma nel solo primo Libre abbiamo incontrate. N.° 19. pag. 197:

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