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vi lavori dall' infaticabile nostro Scrittore di recente intrapresi per cagione ed impulso del genio veracemente Italiano, che solo riempie il core di Lui, e ne guida la penna Certissimo all'opposto, qual sono, di piacevol mente trattenerla con siffatto argomento, non intendo ciò non pertanto di parlarle in questa mia di tutti gli scritti ultimamente dettati dal Cav. Napione, ma di quel solo tra essi, la cui notizia può essere più particolar mente utile od a Lei, od al Pubblico, od all'uno ed all'altro ugualmente.

Non meno di cinque sono gli scritti del N. A. inseriti nell'ultimo volume delle Memorie dell' Accademia di Torino. Di due tra essi, che sono i più lunghi, Ella ne avrà contezza per altra via; di due altri non farò parolą per non oltrepassare i confini d'una lettera; e mi ristringo a quello che in modo speciale mi ha messo, dirò cola penna in mano.

Già fin dall'anno 1803 il Cav. Napione avea letto all'Accademia, ed inserito nelle Memorie di essa un suo scritto intitolato -- Notizia de' principali Scrittori d'arte militare Italiani, nel quale parlando delle Memorie del gran Generale Montecuccoli egli esclamava, che se di un' Opera si gloriosa per l'Italia non era venuto insin allora in pensiero ad alcun Italiano di farue una buona edizione, era quella una fatalità, un fenomeno, di cui difficile gli riusciva il trovare spiegazione,

Finalmente cinque anni dopo uscì alla luce in Milano la splendidissima edizione di quelle preziose Memorie illustrate dal rinomato Professore Ugo Foscolo, di cui però, com' Ella certamente sa, si sono tratti soli cento settanta esemplari.

Quanta fu la soddisfazione provata dal mio Amico nel l'ammirare in quei due grandiosi volumi raccolto ogni fregio esteriore veramente degno » Di rivestir sì nobile tesoro «, altrettanta fu la sollecitudine sua nel confrontare l'intrinseco dell'edizione con un MS. delle Memorie del Montecuccoli, ch'egli già possedeva; e tale confronto fu quello, che fece nascere lo Scritto, di cui le parlo, nel modo, e per le cagioni, ch'io non so meglio spiegarle, che colle parole dell' A. medesimo, il quale

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dopo renduto all' ingegnoso illustratore di quell' Opera il debito tributo di onore e di lode così soggiunge » Sic■ come però la magnificenza dell'impressione, la forma • del libro, ed il ristretto numero degli esemplari che « se ne sono tratti, mostrano palesemente, che per pom

pa piuttosto di poche signorili biblioteche, che per << uso comune siasi fatta quella stampa, si dee perciò a supporre che quanto prima si penserà a riprodurla in un sesto più maneggevole, cosicchè trovar possa luogo nella picciola e spedita militar biblioteca degli Uf⚫ficiali studiosi. Nella supposizione adunque che non • si debba differir molto a por mano a questa impresa tipografica, ho creduto buona cosa il dar notizia al ◄ Pubblico di un pregevole MS. delle Memorie del Montecuccoli da me posseduto, il quale stimo, che giovar potrebbe non poco a rendere più compita e perfetta ◄ la nuova edizione che se ne facesse, e forse anche ani• mar ad intraprenderla a comune vantaggio.

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Riferite distesamente queste parole come quelle che dichiarano ad un tratto e le ragioni che ebbe Napione di dettare lo Scritto, e quelle che ho io di darne a Lei la notizia, eccole ora un picciol saggio della sostanza di esso. Prima di ragionare del suo MS. premette l'A. le notizie seguenti intorno all'epoca in cui fu dettata l'Opera, e intorno alle prime edizioni di essa. Compì il Montecuccoli le sue Memorie nell'anno 1668. Non solamente egli le dedicò all'Imperator Leopoldo suo Signoma gliele lasciò per testamento come pegno della sua fede, e destinandole alla sola privata istruzione dei Principi e Generali Austriaci, nè molti anni trascorsi dal 1668 al 1681, in cui egli morì, non volle mai che vedessero la pubblica luce. Passarono eziandio più di ventidue anni dopo la morte sua prima che si pensasse di darle a stampa; ma intanto, uscitane qualche copia a penna, o dalla biblioteca Imperiale, o dalla casa stesşa di Lui, se ne sparsero molti esemplari, ma, come interviene, mancanti, guasti, e scorretti per l'imperizia degli Amanuensi Tedeschi nella lingua Italiana. Il primo editore delle Memorie fu il Tedesco Arrigo di Huyssen, Consiglier di guerra di Pietro il Grande, che le

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pubblicò in Colonia nel 1704, in 12.o Di poi nel 1711 Bernardino Barbieri ne fece in Ferrara una ristampa, anzi che nuova edizione. Quindi l'unica edizione Ita«liana che si avesse di quest' Opera insigne prima della « recente splendidissima di Milano, propriamente parlando, si è cotesta meschina, informe, scorrettissima «<e mancante, di Colonia, del 1704. « Infatti, e Tiraboschi, e il già Bibliotecario della Magliabechiana Perini, e il fu Professore d'Architettura militare in Bologna Casali assicurarono tutti il N. A,, ch'essi non conoscevano edizione Italiana delle Memorie di Montecuccoli anteriore a quella di Colonia. Ma come ciò, quande sappiamo dal Ch. Sig. Foscolo, che sin dall'anno 1693 fu stampata in Milano, tradotta in lingua Spagnuola, una parte del libro pubblicatosi in Colonia nel 1704? Plausibilissima congettura (dice Napione) per supporre, come fa il Sig. Foscolo, una edizione anteriore a quella di Colonia, ma congettura che si dilegua e scioglie dalla esistenza di un altro libretto, per quanto io sappia, affatto sconosciuto. Fu questo stampato in Torino nel 1692, col titolo L'ATTIONE BELLICA DEL CONTE MONTECUCCOLI ec. ec., e dedicato al Duca di Savoja Vittorio Amedeo II, Principe guerriero, come ognun sa, e grande ammiratore del Montecuccoli. Il libro non contiene sostanzialmente altro che le Tavole dell'arte della guerra, quelle stesse che si son pubblicate nel secondo volume della magnifica edizione di Milano, le quali furono scritte dal Montecuccoli prima delle Memorie, quasi come primi lineamenti di esse. Ciò posto, è molto verisimile che il libro Spagnuolo stampato in Milano nel 1693 altro non sia, che la traduzione di questo libretto stampato l'anno precedente in Torino. Senzachè potrebbe anch'esser quello una traduzione di uno degli esemplari MSS. delle Memorie medesine, che andavano attorno; come fu appunto il caso della prima traduzione Francese. Questa, pubblicatasi in Parigi nel 1712, è pregevole assai perchè tratta da un MS. del Principe Carlo di Lorena, molto più ampio, e più corretto di quello, su cui si fece l'edizione di Colonia, Il Sig. Fo

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colo poi rammenta una edizione Latina eseguitasi in Vienna nell'anno 1718.

A tali premesse aggiunge l' A. questo importantissimo fatto, la cui notizia ci viene dal Sig. Foscolo stesso, cioè: che egli, per risarcire i luoghi del testo Italiano, mancanti nell'edizion di Colonia, e per trarne la lezione meno spuria, dovette quasi sempre giovarsi o della traduzione Latina stampata in Vienna nel 1718, o della Francese lavorata sul MS. del Principe Carlo di Lorena: e che sebbene egli abbia inoltre avuto sott' occhio varj Frammenti MSS. copiati in Roma dall' Ab. Serassi nella biblioteca de' Massimi, questi stessi frammenti, egli scorrettissimi li rinvenne, sì mancanti, che per supplire alla prima ben lunga lacuna dovè ricorrere alle tradu zioni Francese e Latina.

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Dallo stato vero, e certo, qual si è descritto, sì delle precedenti edizioni, che della recentissima di Milano, ne inferisce il Cav. Napione quanto possa giovare per una nuova edizione il suo MS., e lo dimostra poi colla descrizione di esso, della quale darò qui i cenni principali. La forma de' caratteri, e l'ortografia mostrano chiaramente essere stato copiato da amanuense Italiano verso il fine del 1600. È di perfetta integrità nei sentimenti e nelle parole dell'Autore. Non vi ha neppur una delle tante lacune dell' edizion di Colonia. Perfine (cosa importante assai) moltissime Varianti di questo MS. giovan mirabilmente a chiarir il senso, e varie parole aggiunte forniscono singolari notizie. A tutto ciò si aggiungon poi le quattro seguenti particolarità che lo distinguono. Primieramente vi si trova la materia divisa, non solamente in Libri, e Capitoli, ma anche in Titoli, Paragrafi, e Numeri, cosa più conforme al gusto dell'A. e al costume de' tempi, e che di fatti si è serbata nella prima edizion di Colonia. In secondo luogo, vi si leggono Giunte e Note fatte negli anni 1669 e 1670, le quali non vedonsi nella recente edizione Milanese, e che perciò convien dire non essersi trovate ne' MSS che ser. virono alle versioni Francese e Latina, colle quali si è ristaurata quella edizione. E l'esistenza di tali Giunte dimostra che questo Codice fu ricopiato da un testo non

solamente perfetto, ma ritoccato dall'Autore stesso dopo il 1668. Inoltre, vi si citano in margine parecchie figure apposte per ischiarimento delle materie; non esistono le figure nella copia, ma il citarle dimostra che il testo ricopiato ne era fornito. Finalmente sono qui intiere e compite la Dedicatoria e la Prefazione, amendue tronche e mancanti nell'edizione di Milano; e vi si leggon pure molte citazioni di classici antichi, Cesare, Livio, Tacito, Vegezio, ed altri, che fanno prova della vasta erudizione di quel moderno Fabio, o Scipione Italiano. Termino il mio ragguaglio con dirle, che in piedi dello Scritto del Cav. Napione si leggono stampati i supplementi originali alle lacune delle Memorie del Generale Montecuccoli; e che tali supplementi giungono sino al numero di venti. Or, che ne dice, Sig. mio gentilissimo? Non pare a Lei che una nuova edizione di Opera si insigne ampliata mediante un MS. siffatto abbia ad essere impresa gloriosa per l'Italia, utile al pubblico, e vantaggiosa a chi l' eseguisse? Per tutto l'intiero scorso secolo ( osserva Napione) si sono affaticati i critici Italiani per riprodurre emendate tante rime e prose di cinquecentisti e trecentisti, se ne togliamo la purità della lingua, di poco o nessun rilievo rispetto alle cose, con grande amore se ne cercarono i primi testi e più corretti; studiate Dissertazioni, non sempre importantissime, si dettarono sopra punti Bibliografici, o Grammaticali; e non sarà degna, nonchè giusta ed util cura il riprodurre nella maggior possibile ampiezza ed integrità gli scritti del più grand' uomo di guerra che forse l'Italia abbia avuto giammai? E tale dunque esser deve il tristo destino d'un Italiano sì grande, e delle dotte Opere sue, che ora s'ignori perfino, o si mostri d'ignorare oltremonti ch' esse dettate fosser da Lui nella lingua nostra (come osservano e Foscolo e Napione), ora che si spargano dubbj sul vanto a Lui dovuto della gran vittoria di S. Gottardo, ora ch'ei sia tacciato perfino di poca fede verso il suo Sovrano, senza che sorgano in folla ed a gara gl'Italiani a vendicarne l'onore ed illustrarne gli scritti? Già ci han datu l'esempio un Paradisi, ed un Foscolo; seguiamolo in ciò che ancora a

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