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de Rohr observations sur la culture du coton. Paris 1807 8! Rollin Traité des Etudes. Paris 1808 vol. 4 in 12.°

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7

24

66

histoire ancienne des Egyptiens etc. Paris 1777 vol. 14 in-12° maniere d'etudier les belles lettres Paris 1736 vol. 4 in 12° rel. usé. Roquefort Glossaire de la langue Romaine etc. Paris 1808 vol. 2 gros in 8°.

Roscoe Vie et Pontificat de Leon X. Paris 1808 vol. 4 in 8.°
Rousseau J. J. la Botanique. Paris 1802 in 12.°

83

la nouvelle Heloise. Lyon 1783 vol. 4 in 18°. Oeuvres. Lyon 1796 vol. 33 in 12o.

18

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18

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Contrat social. Lyon 1792 in 120

la nouvelle Helosie. Paris 1808 vol. 4 in 8.°

120

30

Oeuvres. Paris 1788 vol. 38 in 8° fig, dont un de musique gravée et

un autre de fig. bot. color.

idem rel. doré filets.

Nouvelle Heloise: Paris 1788 vol. 4 in 8° fig.

240

400

40

Roussel Systeme de la feinme. Paris 1805 in 8.

Roustan abregé de l'hist. universelle. Paris 1890 vol.
Rozier Cours d'Agricolture par Sonnini, Tollaid etc. Paris 1809
in 80 g.

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1

Cours complet d'Agricolture. Paris 1791 et an. suiv. 12 vol. fig.

le Roy Ruines de la Grece. Paris 1758 in folo max. fig. rel. Royaumont hist. du vieux et du nouveau Testament. Saint-Brieux 1802 in 8° fig.

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Royou hist. Romaine. Paris 1809 vol. 4 in 8.°

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hist. des Empereurs Rom. Paris 1808 vol. 4 iu 8o

hist. du bas Empire. Paris 1803 vol. 4 in 8!

de Rubeis les Portraits. Paris 1809 4° fig. Ital. et Franc. Ruelle traité des arbitrages de la France. Lyon 1793 8.9

Art de tenir les Livres en parties doubles. Lyon 1805 4.° Rumford Mem. sur la chaleur. Paris 1804 8.°

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les Ruses des filous et escrocs devoilées. Paris 1811 vol. 2 in de Sade vie de Petrarque. Amst. 1764 vol. 3 in 4° rel. Saint-Evremond sur les Génies du Peuple Romain. Faris an. 5 16°. 2 1/2 Saint-Lambert oeuvres mêlées. Paris Didot 1795 in 16° pap. vel. Saint-Pierre Paul et Virginie. Franc. Angl. Paris 1805 vol. 2 in 12° 7 1ƒ2

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Etudes de la nature. Paris 1804 vol. 5 in 80

Paul et Virg. Ital. Franc. Florence 1795 vol. 2 in 18.0 de Saint Ursin l'ami des femmes . Paris 1805 in 8° fig.

Manuel populaire de Santé. Paris 1808 8.0

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de Sales Eponine ou la Republique. Paris 1793 vol. 6 in 8. Philosophie de la nature. Paris 1804 vol. 10 in 8° fig. Salgues des Erreurs et des préjugés repandus dans la Societé. Paris 1810

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Sealdaferro la Mythologie. Vicence 1808 80
Scarron nouvelles ocuvres Tragi-Comiques. Amst. 1675 in 120
Schade Grammaire nouvelle Allemande. Leipsic 1898 8.0

( sarà continuato)

Salvage Anatomie pour les Peintres, fol. Paris 1 a 4 Livrais se cont. 80 Savant petit de Societé, ouvrage dedié a la Jeunesse. Paris 1811 in 24 fig.

vol. 4

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4

Continuazione della Storia Letteraria d'Italia di Guinguené ec. T. 3. in 8. V. Num. 30. pag. 168. (*)

I

ARTICOLO TERZO

vero restauratore delle moderne lettere in Europa è il Petrarca: e converrebbe passare i limiti prescritti ad un articolo per accennare anco la minor parte de' suoi meriti per questo lato. Dopo le Memorie dell' ab. de Sade molti Italiani si diedero, quasi vergognosi d'essere stați prevenuti da uno straniero, ad illustrare ampiamente la vita del Petrarca; e l'Elogio scrittone da Bettinelli, e la vita latina di M. Fabroni, e l'opera più lunga e di tanta maggior importanza del Baldelli mostrano il zelo degl' Italiani onde purgarsi dalla taccia data loro dagli stranieri di poco curar le cose proprie. Munito di si fatti ajuti, non è meraviglia se il sig. Guinguené ha fatto di questa parte della sua storia letteraria uno degli squarci che recano maggior diletto: terminandola poi con delle osservazioni sulle poesie erotiche degli antichi, che meriterebbero d' esser qui riportate per intie ro, se lo spazio il permettesse.

Il Capitolo XI si apre col quadro generale dell'Italia letteraria e politica al principio del secolo quarto decimo. Le arti rinascono nel tempo stesso delle lettere, ma con diverso fato però; giacchè Giotto era dotato di tutto quell'ingegno ch' era necessario per imitar la natura, e farsi ammirar dal suo secolo; ma non di quella tempra di mente che fa superare gli ostacoli che si oppongono ai progressi dell'arte, ed elevandosi molto al di sopra del proprio secolo, costringe all' ammirazione i più

(*) Vendesi presso Molini, Landi e Comp. in Venezia, Pisa e Firenze, al prezzo di paoli 58 toscani.

Tom. 11.

lontani nepoti. Senza parlar di Dante, che di mente

per altezza

.sopra gli altri com'aquila vola, il Petrarca riman sempre il modello del genere suo, mentre Giotto, e Simone, a cui giunse l'alto concetto, che sulla tavola espresse in colori, sono stati agevolmente superati non solo da quei primi quattro grandissimi posti in schiera da Mengs (Leonardo, Rafaello, Correggio e Tiziano) ma da moltissimi altri di molto inferiori a que' primi.

Ma per quanto il talento avesse un'influenza diretta negli studj; non per anco la filosofia bandite ne avea le inutili ed astruse dottrine; e le Università, e gli studj teologici, e la medicina, erano ravvolte fra le ricerche dell'astrologia, tra gli aberramenti della scolastica, e le follie dell' alchimia. La Poesia sola, l'erudizione, e la storia campeggiano in mezzo alle dispute clamorose della scola; e se moltissimo, e pressochè tutto per quelle si deve al Petrarca, non può negarsi una porzione di lode a M. Cino da Pistoja che lo precedette (1).

(1) Il ch. Autore che mostra di far gran conto delle Memorie di Cino distese ed illustrate dal nostro Sig. Professor Ciampi, forse per mostrarsi informatissimo dei confronti di molti luoghi nelle poesie di Cino e del Petrarca ne aggiunge alcuni che non vorrebbe essere stati tralasciati dal Sig. Ciampi. Per altro il Professor Ciampi non volle andadare in traccia nelle rime dell'uno e dell' altro d'ogni luogo dove questa imitazione apparisse per non rendersi troppo minuto e per non caricare inutilmente di troppi esempi il suo libro, limitandosi, come più volte se ne dichiara a quei soli fra i molti che erano bastanti pe' lettori eruditi a rammentarsi di quanto potevano aver da loro stessi bene spesso

osservato..

Ma quello che farà più maraviglia è il vedere disapprovato dal Sig. Ginguené il giudizio dato dal Sig. Ciampi sulle rime di Cino (pag. 93 ); giudizio nella sostanza conforme a quello del Quadrio, e dei nostri principali precettori d'arte poetica; ed è che Cino nel suo verseggiare ha dolcezza di vocaboli e metafore, quanto leggiadre e vezzose, tanto facili e naturali, senza intralciamenti di versi e di periodi, senza

L'A. impiega tutto intiero il Cap. XII diviso in due sezioni a parlar delle vicende del Petrarca: mostra la parte ch'egli ebbe nel rinascimento delle lettere; e riserba il Cap. XIII per trattare delle sue opere latine, delle quali si desidera da tanto tempo, inutilmente sempre una nuova nitida, e corretta edizione.

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troppo ricercate figure del favellare mostrandosi sempre facile amabile e chiaro. Bisognava rammentarsi di unire questo periodo col precedente che pare sfuggito all' attenzione del Sig. Ginguené; dove dicesi che niuno avanti Cino avea saputo togliere dalle italiche rime liriche la rozzezza, asprezza e l'oscurità, sostituendovi la dolcezza dei vocaboli, le metafore quanto laggiadre e vezzose, tanto ec. Da queste parole ed altre più nel Testo è chiaro che quella lode non è assoluta ma relativa al confronto con gli antecedenti poeti.

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Ma prescindendo da questo (che è il sentimento ovvio e naturale di quelle espressioni) non sarebbe poi cosa da far maraviglia il dire che in molte rime di Cino esistono letteralmente que' pregj, sebbene alcune, sia per scorrezione di scrittura, sia per la poca nostra intelligenza dei vocaboli antiquati, restino oscure in tutto e in parte. Peccato che al primo aprire del libro delle Rime di Cino (come ci fa sapere essergli accaduto il Sig. Ginguené) gli desse davanti uno de' sonetti più oscuri (quasi che tutti fossero d'una tempra!). Poteva pure essersi imbattuto in qualcuno dei non pochi che presentano per noi Italiani tanta chiarezza quanta ne possiamo incontrare nei chiarissimi del Petrarca, e d'altri più moderni stimati poeti.

Lasciamo al Sig. Ciampi la cura di vendicare con maggior corredo di argomenti la gloria del suo Cino sul merito che egli e gli altri Italiani riconoscono nelle rime del medesimo, limitandoci a fare la riflessione seguente che,, quando uno scrittore ha superato i suoi predecessori ed ha recato nella materia che tratta un pregio che lo distingue particolarmente; di qui debba prendersi il soggetto speciale della lode che gli è dovuta, e non, tacendo questa, prendere occasione di biasimarlo dai difetti che può aver avuti in coinune con tutti gli altri,, .

Sappiamo che il Sig. Ciampi si propone di darci un'Appendice alle Memorie di M. Cino, ed allora potrà prendere l'opportunità di compiere quello che aspettiamo da lui.

Come di sopra si è detto il Cap. XIV, meriterebbe d'esser riportato per intiero .

Vi si analizza con molto criterio il genere erotico quale ce lo hanno lasciato i Greci e i Latini, se ne mostra la differenza colle poesie del Petrarca, che debbono il principio direm così della forza di sentimento alle illusioni della Cavalleria.,, Il platonismo, dice l' A. combinandosi colla dottrina de'Cristiani, le prestò un carattere di fervor contemplativo e di affetto estatico, che somigliando talvolta per l'espressione all'amore terreno, lo avvezzò insensibilmente ad esprimersi con un linguaggio mistico e religioso.,, Da qui nacque l'estrema differenza tra le poesie del Petrarca e quelle dei Romani e dei Greci, nelle quali i sensi troppo forse influivano come in quelle del Petrarca influendo forse troppo poco, han fatto del Canzoniere la lettura prediletta di quelle anime soltanto che capaci son di gustarle. E qui sia permesso di richiamare a memoria un fenomeno straordinarissimo: Vittorio Alfieri, che nelle sue tragedie l'unico sembra aborrire direm così le dolcezze Petrarchesche, è forse fra gl'Italiani, che siasi accostato talvolta ne'suoi versi lirici a questo gran modello, e sia riuscito ad esprimere quella commozione di animo che si versò sulle carte, che inutilmente tentarono tutti gl'imitatori del Petrarca. Ma la ragione è la stessa; l'effetto si partiva dal medesimo principio; e basta legger le Memorie della sua vita scritte da esso per vedere in qual religiosa venerazione ei tenne quella gentil Persona ch'ei chiamò sempre sua Donna. Ora passando la selva nera, si ricorda che pochi giorni innanzi vi era dessa passata, ed esclama

Per questi monti stessi, or son due lune,
Passava il raggio, la cui striscia aurata
Or vo seguendo; e fea di sè beata
Quest' aspra terra delle selve brune.
Or tornando in Toscana, solo, e senza di lei
Ad ogni colle ( ei dice )

Ad ogni colle che passando miro,

Cui pingue olivo, o allegra vite adorni,
Dico tra me: beati almi soggiorni,
S Ella qui fosse! E in così dir, sospiro.

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