Proserpina gentil. Più altero scettro Per te si serba; e debbon lieta farti Teneri amplessi di non vil marito. lo quello son, che di Saturno figlio Dell'universo ha la gran mole in forza, E sul non mai da misurarsi voto Il suo poter distende. Erri se credi D'aver perduto il dì. Più vaghe stelle Dovrai, più lieto polo, aer più dolce, Luce più pura, e più ridente Sole Negli Elisi ammirar. Sede felice Troverai d'aurea etade e d'aurea gente: Possessori colà noi siam di quanto Meritaron gli Dei solo una volta. In molle suol di freschi letti erbosi Penuria non avrai . Tra fiori eterni, Ond' Enna tua produr più bei non puote Vaneggian zeffiretti assai più lieti. In selva opaca ricca pianta sorge, Che di verde oro i biondi rami incurva: Per farsi sacra a te questa si serba . Avrai felice autunno, e d'auree poma Dovizia eterna. Poco è quel ch'i dico. Quanto contiene il liquido aere, quanto Il suol produce, quanto l'onde salse Son d'ingojar capaci, quanto i fiumi Sanno rapir, quanto in paludi e stagni Nasce e muore, sarà sotto il tuo regno; Tal che il tuo giogo sentir denno tutti Gli animai sottoposti a quel pianeta, Che nel settimo loco in giro errando Gli eterei corpi da mortal divide, Ei porporati re, misti alla turba De' miseri pastor, spogliato il fasto,
Piegheranno al tuo piede il capo altero. Ogni disparità morte pareggia. Saran tue parti dar riposo ai giusti, Gastigo ai contumaci. Anzi al tuo seggio Saran costretti dell' indegna vita
Tremanti gli empj a confessar gli errori: E sul negro di Lete orrido smalto
Le austere Parche avrai tue fide ancelle. Sia destin ciò che vuoi. Così dicendo I corridor vittoriosi sferza,
E con alma più lieta in Tenaro entra. Tutte concorser l'ombre. Aride frondi Tante Austro mai dalle agitate selve, Tanti da' nembi mai rivi di pioggia Cader non fa, nè in tanti flutti il mare Frange, nè tante arene in aria aggira. Precipitose corron tutte in folla L'alme di tanti secoli, la sposa Di si gran fama per mirar. Contento Pluto entra, il volto in un piacevol riso Componendo, e dissimile a se stesso All'arrivata regal coppia assorge Lo smisurato Flegetonte. Aspersa L'ispida barba ha d'infiammati rivi, E in tutto il suo sembiante incendio scorre. Pronti ministri infra il reo volgo eletti Vengon d' intorno lor. Parte ricovrano L'altero cocchio, e da' lor freni liberi Riducono i cavalli a' noti pascoli.
Parte di ricchi arazzi i muri adornano. Questi alle porte vaghi serti intrecciano, Quelli di ricche vesti il letto coprono. La casta schiera delle madri Elisie Si aduna intorno alla Regina in circolo
I suoi timori con accenti teneri Cercando dileguar: ma in trecce accolgono La sparsa chioma, e al gentil volto aggiungono Un velo onde il color l'austera e timida Vergogna verginal nasconda e superi. Lieta si spoglia del color di morte La regíone, e la perduta gente All'amabile gioja or s'abbandona. Attendon tutte a ricrearsi l'ombre In geníal conviti, e assise stanno A liete mense incoronate l'alme. Da insolite canzoni i tenebrosi Silenzj rotti son, sedato è il pianto. Spontaneamente fugge o si nasconde D' Erebo lo squallor. L'eterna notte Si dirada; nè più le dubbie sorti L'urna fatal del Gnossio re ministra.. Son le pene intermesse; e di dolore Non s'odono e di sdegno e d'empietade Voci alte e fioche e suon di man con elle. Or non tormenta la volubil ruota
Il sospeso Issión. L'onda fugace Or non inganna Tantalo infelice. Infrante a quel son le catene; e questo Può il labbro dissetar. Tizio dal suolo Erge le membra gigantesche. Nove Gioghi scoperti ha di terren funesto, Sì grande egli è. L'inconsumabil fianco Di fender lassi i barbari avoltoi, Son or da non so qual fato costretti Dal fero pasto a sollevare i rostri, Dolenti pur che le limate fibre Non veggon rinnovarsi. Apprestan vasi, Immemori dell'ire e de' delitti
L'Eumenidi temute; e in dolce aspetto, E di minacce ignudo, a tazze colme Di Bromio umore accostan le canute Consanguinee ceraste, e ad altro lume Vanno ad accender le festive tede. Poteste allor del pestilente Averno Sul mite dorso, o passeggeri augelli, Senza offesa volar. Gl'infetti fiati Ansatto mitigo: tacque il fragore Del torrente infernal: con altri gorghi Corse Acheronte e mutò in latte il pianto. Di Cocito fama è che, verdeggiante D'ederosi corimbi, il tristo lido
Inondasse di vin. Stami di vita
Lachesi non troncò. Di mesti accenti I sacri cori rimbombare i nostri
Tempj non fan. Morte tra noi non erra. Madre alcuna non piange il figlio estinto. Nelle salve Città chiusi i sepolcri
Stanno: I guerrieri non distrugge il ferro, Nè l'onda irata i naviganti uccide. Di verde canna imprigionò le inculte Tempie il vecchio nocchier; co'remi in mano Ozioso canto. Vedea l'Inferno
Omai l'Espero suo. Guidar le donne Al talamo la sposa. Accanto a questo Sta la notte di stelle il manto sparsa; Con l'atra man le molli piume palpa Pronuba e sposatrice, i fausti auguri Recando fuor delle promesse eterne. Cantando giubilar le anime pie Della regia di Dite; e tal fu l'inno Che s'intuonò fra replicati applausi : O madre nostra o nostra Giuno, o nostro
Duce, fratello e genero di Giove! Or l'unanimità de' comun sonni Imparate a gustar. Desio concorde Gl'innamorati ordisca alterni nodi Delle braccia felici. Inclita prole Già già nasce da voi: ne aspetta lieta Natura tardi Iddii, Nuovi alle cose Numi aggiungete; e Cerere la lunga Bramata serie di nepoti acquiste.
Ricerche sulle pupille artificiali o sia del modo di restituire la vista mediante uu nuovo foro nell' iride per dar passaggio alla luce trovandosi la prunelle o la pupilla naturale chiusa o vélata.
Questo lavoro fu già comunicato dall' Autore all'Istituto di Francia l'estate scorsa Vedi il Bollettino delle scienze mediche di Parigi del mese di luglio 1810, ove si legge :,, Il sig. Assalini ha letta una memoria interessante sulla pupilla artificiale nella seduta delle classi delle scienze fisiche e matematiche dell'Istituto del giorno 15 giugno 1810. Egli ha inventato uno stromento che riunisce i vantaggi del coltello di Chesselden, degli aghi curvi e degli uncini, col quale si può ristabilire la pupilla uaturale o farne un artificiale. Noi ci proponiamo di dare un estratto di questo lavoro interessante ec.,,
Quest'opera è dedicata al sig. cavaliere Scarpa il quale ha veduto in casa dell' Autore con quanta facilità si può staccare l'iride dal legamento ciliare e tagliarne un pezzetto col mezzo degli stromenti immaginati dal sig. Assalini.
Essa contiene 19 la storia de' processi operatorj dei diversi Autori che si sono occupati delle pupilla artificiale; 2. vi ha aggiunto alcune riflessioni che ha credute indispensabili 39 è entrato in qualche dettaglio intorno alle maniere di operare da lui cseguite ed immaginate. Vi ha aggiunto col disegno degli stromenti da lui usati e preferiti, cinque tavole incise o colorite al naturale, onde meglio esprimere lo stato delle parti suscettibili di operazione, ed indicare anche con maggior precisione i processi che convengono. Finalmente in quest' opera il sig. Assalini parla del modo di curare le ottalmie ed ottalmoblennoree che attaccano sovente gli adulti ed i neonati, senza ricorrere a cataplasmi nè a bagni dannosi, sorgente frequentissima di lesioni organiche incurabili o che rendono indispensabile l'operazione della pupilla artificiale.
Questo libro esce dai torchj della Stamperia Reale e si vende in tutto
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