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avec tous les changemens survenus jusqu'à ce jour: avec gravures et frontespice en taille-douce. Prix: 2 fr., et 2 fr. 50 c. par la poste.

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Etudes sur la Théorie de l'avenir, ou Considérations sur les Merveilles et les Mystères de la Nature, relativement aux futures destinées de l'homme, par F. C. T....., avec cette épigraphe :

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A Paris, chez Maradan, libraire, rue de Grands-Augustins, au coin de celle du Pont-de-Lodi, n.o 9.

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Traité des Etudes, par Rollin. Nouvelle édition stéréotype d'Herhan, précédée de la vie de l'auteur, accompagnée de notes historiques, et suivie d'une table des matières. Cette édition est publiée par MM. Gʻ de M* et AR, inspecteurs-généraux-conseillers de l'Université impériale. Quatre vol. in-12 Prix: 12 fr., et 15 fr. par la poste.

A Paris, chez H. Nicolle, libraire, rue de Seine, no 12. Mémorial dramatique, ou Almanach théâtral, pour l'an. 1811, con. tenant l'analyse raisonnée et critique de toutes les pièces jouées aux différens théâtres de la capitale, en l'an. 1810; les noms de leurs auteurs et la date des représentations; les noms et demeures des administrateurs; actrices; les débuts, les événemens arrivés pendant l'année, des anecdotes dramatiques, etc.; précédé d'un calendrier. Cinquième année. Un fort vol. in-24. Prix: 1 fr. 50 c., et 1 fr. 75 c. par la poste. A Paris, chez Hocquet et comp, imprimeurs, rue de faubourg Montmartre, no 4; Barba, libraire, Palais-Royal, no 51.

acteurs,

De l'Etat des Beaux-Arts en France, et du Salon de 1810; par Fr. Guizot. Prix: 2 fr., et 2 fr. 50 c. par la poste.

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Préparation à l'étude de la Mythologie, par Edmond Cordier. Un vol. in-80 Prix: 3 fr., et 4 fr. par la poste.

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Les Etrennes à la Jeunesse et la Lyre d'Anacréon. Un vol. in-18. Prix: 3 fr., et 3 fr. 50 c. par la poste.

A Paris, chez Demonville, rue Christine, no 3.

Riflessioni intorno ad una Lettera Anonima riguardante il Libro Della Patria di Colombo inserita nel Monitore Francese 4 Ottobre 1810 N. 277

Que

uel medesimo zelo per la verità, che affetta l'autor dell'articolo riguardante l'opera intorno alla patria di Colombo inserito in forma di lettera nel Monitore (N. 277), avrebbe dovuto suggerirli, secondo tutte le regole della equità e del buon senso, di leggere il libro censurato, prima di tacciar di errore la verità sostenuta in esso libro e di accusare il Signor Senatore Lanjunais come colpevole di dar credito al supposto errore mediante l'Estratto pubblicato nel Monitore medesimo 27 Maggio 1810 N. 147.)

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Se l'affrettato e poco avveduto Censore avesse avuto la sofferenza di leggere il Libro Della Patria di Colombo stampato in Firenze nell'anno 1808, e di cui leggesi l'Estratto sotto il 9 del mese di Settembre 180g; steso parimente dal Signor Senator Lanjunais, che neppur sembra noto al Censore, avrebbe trovato, che non pochi sono gli Scrittori, i quali attestano che l'immorale scopritore del nuovo Mondo uscì dalla Famiglia dei Feudatarj di Cuccaro in Monferrato; che questi Scrittori già antichi sono 9 e non aspettarono a sostener tal verità (secondo che egli non teme di asserire) soltanto nell' ora scorso secolo; avrebbe veduto, che oltre agli Scrittori Piemontesi, il Donesmondi storico Mantovano (nato nel secolo XVI), non solamente dice la cosa medesima, ma di più, al pari dell' Alghisi, storico Monferrino di que'tempi, attesta positivamente, che Colombo nacque in Cuccaro; avrebbe veduto che lo storico Spagnuolo Errera, da' più dotti Critici tenuto il principe degli storici delle Indie occidentali, come quegli, che attinse ai fonti, ad alle originali memorie Tom. III.

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contemporanee, l'Errera, dico, dopo di aver recato le tre diverse opinioni, e quella in ispecie di Colombo, fosse disceso da' Signori del Castello di Cuccaro in Monferrato, soggiunge, che quale sia la più vera discendenza si sarebbe deciso dal Consiglio Supremo delle Indie, avanti a cui pendeva allora la lite.

Se l'autor della Lettera inserita nel Monitore avesse letto il libro, che intende di censurare non avrebbe fatto uso nessuno, nè si sarebbe lasciato ingannare dalla voce Genovese, adoperata dal Mariana, e da quelli altri Scrittori, che parlando dello scopritor del nuovo Mondo, il dissero or Ligure or Genovese: poichè mostrasi come in diversi tempi, ed anche a noi vicini, massimamente presso gli autori che scrissero in lingua Latina, il nome di Liguria si estendeva a dinotare, non che il Piemonte, ma eziandio gran parte della Lombardia, e come la voce Ligur dal Latino, ed anche dal Greco, traducevasi Genovese, di tal fatta che da un Traduttore Italiano di Strabone Genovesi furono in tal senso detti gli stessi antichi Popoli Taurini; e per ultimo come Genovesi chiamavansi tutti coloro, che dalle circonvicine regioni venivano a trafficare, e ad esercitar l'arte marinaresca nella riviera di Genova. Non avrebbe poi neppur detto l'Autor di quella lettera (se avesse letto il libro della patria di Colombo) che e poeti, ed artisti consecrarono l' opinione, che Genovese fosse Colombo, dacchè ligure, e non più, lo dice il Tasso, che vale per tutti; e la mancanza appunto di antichi monumenti, di statue erette in Genova alla memoria di di un eroe si grande, e di pitture antiche somministra un argomento di più contro l'opinione di chi il vuol Genovese.

Di gran peso in vero sarebbe l'autorità del Tiraboschi citato dal Censore del libro della Patria di Colombo ma il Tiraboschi non pretese mai di decidere magistralmente come fa il Censor predetto, questa com'ei chiama oscura questione. Dichiarò bensì, che rispetto a Monferrini non avea trovato scrittore che ne avesse po sto in luce le ragioni; e sebben propenda dal canto

de' Genovesi e procuri di conciliare i monumenti loro con quelli dei Piacentini non nega però che trovar si potessero più certe prove in favor de' Monferrini; e per ultimo si professa pronto ad arrendersi a chi con monumenti più certi si facesse a sostenere qualche altra opinione diversa. Del resto non solamente questo celebratissimo scrittore venne consultato dall'Autor del libro della patria di Colombo (che che sembri volerne dire in contrario l'Autor della Lettera inserita nel Monitore) ma dopo trovati i Monumenti Monferrini, si protestò, che per giudice inappellabile lo avrebbe riconosciuto, se fosse stato ancora in vita; più che sicuro, che non avrebbe egli proferito sentenza, salvo che dopo di avere avanti ogni cosa esaminati i documenti, ponderate le ragioni de' Monferrini, e letto attentamente il libro che le contenea.

Ma come mai uno, che avesse letto quel libro avreb be potuto dire (come fa l'autor della Lettera), che la pretensione di Cuccaro nel Monferrato di esser la Patria dello scopritor del nuovo mondo non ebbe altra origine fuorchè la vanità del figlio di Colombo Ferdinando che ingegnavasi di far comparir la famiglia sua come illustre mediante una pretesa origine da Marchesi di Monferrato, mentre ogniun sa, e ne resulta dal libro della Patria Ji Colombo ad evidenza, che Ferdinando e parlò oscuramente della origine paterna, e non volle proferir nulla intorno alla residenza, ed alla professione de' genitori di lui? I veri ed inconcussi fondamenti della opinione, che Colombo sia uscito dalla famiglia de'signori di Cuccaro non sono già le storie di Ferdinando suo figlio, ma gli atti autentici della lite agitatasi in Ispagna per la successione al dovizioso e splendido maggiorasco instituito dallo scopritor medesimo del nuovo mondo, gli alberi genealogici autentici della famiglia in essi inseriti, i dol 'cumenti, le scritture i testimonj esaminati che li comprovano, i consulti de' giuristi ed in specie quello del Sord, l'acquiescenza de' collitiganti nel riconoscere Don Baldassarre Colombo de' signori di Cuccaro, che litigava in Ispagna, come Agnato di Cristoforo Colombo, e

sopra tutto la sentenza del Consiglio Supremo delle Indie a cui (anche prima che si proferisse) intendea di riferirsi, com'è detto sopra, l'Errera; fondamenti tutti esposti partitamente nel libro della patria di Colombo, ma ignorati da chi non l' ha letto. Che se il Duca di Veragua, conosciuto dall'autor della lettera di cui si tratta in Ispagna, non avea cognizione della verà origine della sua famiglia, ben avrebbe dovuto averla l'autor della lettera inserita nel Monitore, se, prima d'impugnar la penna con tanta franchezza contro il Libro della Patria di Colombo, avesse durata la fatica necessaria di leggerlo. L'Indice stesso delle cose particolari contenute nelle giunte gli avrebbe accennato il Memoriale del Duca di Veragua, presentato nell'anno 1671 alla Regidocumento, che in quell'Indice si dice a buon diritto quasi bastante a provar da se solo la vera Patria di

na,

Colombo.

Non è da farsi meraviglia peraltro se non vide l'autor della lettera ciò, che prese egli tutte le precauzioni necessarie per non vedere, posciachè per poter recar giudicio, anzi censurare un libro, stimò doversi prescinder dal leggerlo; bensì è cosa meravigliosa, che abbia trovato in un libro, che dice aver sotto gli occhj, ciò che realmente non vi esiste. Ne' Comenti sopra Tacito del Salinerio ( da lui detto Sabineri, suppongo per error di stampa) stampati nell'anno 1602 dic'egli di aver trovata la fede di battesimo di Colombo trascritta parola per parola; Or questa fede di battesimo nessuno che abbia letto quel libro l'ha rinvenuta mai; di questa fede di battesimo nessuno di coloro che scrissero in fa vor della opinione de' Genovesi se n'è prevalso mai, nè prevaler se ne potea, atteso che è falsissimo che vi si trovi. Che diremo di un Critico della specie dell' autor della lettera, il quale mentre ha l'ardimento di chiamar senza esitazione veruna errore una opinione, intorno a cui prima eziandio che venissero alla luce i documenti decisivi de' Monferrini, non ardì di pronunciar sentenza un Tiraboschi, e che, mentre si protesta campione, a dir così, della verità, non

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