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SUGLI EDIFIZI PALATINI

STUDI TOPOGRAFICO-STORICI

DI FABIO GORI

COLLA RELAZIONE DEGLI SCAVI ESEGUITI

NEL PALAZZO DE' CESARI

ROMA

TIPOGRAFIA DELLE BELLE ARTI
1867

52.6.9

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PROEMIO

Passati gli Orti farnesiani in proprietà di Napo

leone I imperatore de' francesi, ed apertesi quivi addì 4 novembre 1861 regolari escavazioni a spese di S. M. e sotto la direzione del cav. Pietro Rosa, è rimasta la curiosità pubblica eccitata in modo tanto straordinario, che in questi ultimi anni si può asserire con sicurezza, non essere capitato in Roma un distinto viaggiatore, il quale non si sia recato a visitare i detti scavi praticati, com'è noto, in un braccio del palazzo cesareo.

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Essendosi posteriormente schiusi altri scavi dal governo pontificio per ordine di N. S. papa PIO IX e per cura del ministro delle belle arti, nella vigna acquistata dal collegio inglese, le visite degli archeologi, de' letterati, degli artisti e delle persone doviziose si sono estese a quest'altra parte del palazzo stesso.

È chiaro che una moltitudine di visitatori non si sarebbe incomodata a recarsi colà, se non fosse stata attratta dalla imponenza delle fabbriche ri tornate alla luce e per soddisfare il desiderio di conoscere la forma degli edifizi chiamati SEDES IM

PERII ROMANI, perchè tra quelle mura si dettavano le leggi al mondo.

Fra le persone, le quali hanno assistito agl' indicati lavori con maggiore assiduità, crediamo di non essere stati ultimi noi che da ben 12 anni andiamo pubblicando le nostre riflessioni non solo sulle antichità dei dintorni della metropoli, ma anche su quelle scoperte in Roma stessa. Era naturale quindi che si facessero anche da noi alcuni studi allo scopo di scrutare la destinazione delle fabbriche visibili nel recinto del palazzo cesareo: quali studi veniamo umilmente e senz'alcuna pretensione a sottoporre al giudizio del pubblico.

Qualunque sia il risultato di tale giudizio, possiamo essere sicuri di non avere tralasciato di visitare personalmente e più volte ogni angolo del Palazzo anche dove si corre qualche rischio della vita. Così pure non abbiamo mancato di raccogliere in un libro tutti i testi greci e fatini relativi agli edifizi in discorso non che le memorie degli scavi in diverse volte effettuati sul Palatino.

Seguendo adunque il metodo usato costantemente nei libri da noi pubblicati, daremo prima la descrizione delle vestigia del Palazzo, delle vie ad esso dirette e de' tempii compresi in quello, nè dimenticheremo di dare la nota degli oggetti d'arte e delle iscrizioni ritrovate in vari punti. Esporremo dopo ciò francamente il nostro giudizio sulla primitiva configurazione e destinazione delle fabbriche.

CAPO 1.

Si descrivono gli Orti già Farnesiani ora spettanti a S. M. Napoleone III.

Q

uesta villa, nota sotto il nome di orti farnesiani, è accessibile al pubblico in ogni giovedì mediante la presentazione di un biglietto d' ingresso che si dispensa gratis dall' Ambasciata francese e dal cav. Rosa, a cui è stato dato il titolo di conservatore del palazzo de' Cesari.

Il recinto murato della villa colla gran porta d'ingresso sostenente una loggia fiancheggiata da due cariatidi e dominata dall' arma del fondatore Paolo III Farnese, fu architettato da Giacomo Barozzi da Vignola.

Il detto pontefice non tanto per lasciare alla sua famiglia un luogo ameno e dilettevole, quanto per adunare in esso le statue, i bassorilievi e le iscrizioni rinvenute nel palazzo de' Cesari o in altri luoghi, specialmente nelle. Terme Antoniniane, facendo uso dell' opera non solo del citato Vignola, ma anthe del Sangallo e del Buonarroti, costrusse la presente villa dopo l'anno 1536. È fama che in quella occasione qui fosse scoperta la celebre tazza o patera farnesiana composta di un sol pezzo di sardonica avente un piede di diametro e la quale presonta nell'interno sette figure con una sfinge e nell'esterno la egida.

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