L'ospite

Copertina anteriore
Lindau - 143 pagine
Chi è l'ospite? Presentato via via come tartaruga, come anemone marino, come gatto di casa, in certi momenti è una divinità: nostrana o esotica. D'altronde l'ospite ha un nome umano e alla fine della storia è detto di lui che «si ricorda della sua giovinezza». Dove è capitato l'ospite? Appunto presso chi ha visto in lui una bestiola da curare, ma anche un portatore di salvezza: e non per confusione mentale, semmai per un eccesso di lucidità. Il rapporto tra loro? Naturale, elementare; eppure insieme difficile: adorante ma inadeguato da una parte, supremamente libero – ora condiscendente ora distratto – da parte di «colui che è venuto di lontano». L'ospite è soprattutto apportatore di gioia; ma essendo la sua presenza – transitoria – intimamente legata alle ultimi radici, sommuove il senso della vita, crea nuovi legami fra le cose, le persone, i pensieri. Del resto forse nemmeno l'ospite, né la rete sottile delle rispondenze, è il libro; forse è un movimento, insieme fatale e semplice, scorrente sotto la staticità delle immagini, che sospinge il lettore: verso cosa o verso dove? Il libro stesso è questo "cosa" e "dove". -- Con uno scritto di Pier Paolo Pasolini e una prefazione di Giovanni Tesio

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Informazioni sull'autore (2016)

Lalla Romano nasce l'11 novembre 1906 a Demonte, in provincia di Cuneo. Durante gli studi letterari all'Università di Torino, si dedica in un primo momento alla pittura, frequentando la scuola di Felice Casorati. Esercita per vent'anni l'attività pittorica, accanto a quella della scrittura, mentre lavora come insegnante. Incoraggiata da Eugenio Montale, nel 1941 esordisce con la raccolta di versi "Fiore", seguita da "L'Autunno" (1955) e "Giovane è il tempo" (1974). Dopo il trasferimento a Milano, pubblica libri di narrativa, fra cui "Le metamorfosi" e "Maria" (1953, Premio Veillon), "Tetto Murato" (1957, Premio Pavese); ma è il romanzo "Le parole tra noi leggere" a renderla nota al grande pubblico nel 1969 e a farle meritare il Premio Strega. Seguono poi – fra gli altri – "La penombra che abbiamo attraversato", "Una giovinezza inventata", "Inseparabile", "Un sogno del Nord", "Le lune di Hvar", "Un caso di coscienza" e "Nei mari estremi". Ha continuato a scrivere fino agli ultimi anni nonostante la cecità progressiva. Si è spenta a Milano il 26 giugno 2001. "Diario ultimo", pubblicato postumo nel 2006 a cura di Antonio Ria, costituisce la sua estrema testimonianza narrativa.

Giovanni Tesio (1946), già ordinario di letteratura italiana presso l’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro, ha pubblicato alcuni volumi di saggi (l’ultimo, La poesia ai margini, nel 2014), una biografia di Augusto Monti, una monografia su Piero Chiara, molte antologie. Ha curato per Einaudi la scelta dall’epistolario editoriale di Italo Calvino, I libri degli altri (1991); recentemente la conversazione con Primo Levi, Io che vi parlo (2016), e più recentemente ancora, presso Interlinea, un altro volume di considerazioni su vita e opera di Levi, Primo Levi. Ancora qualcosa da dire (2018). Sempre presso Interlinea un pamphlet in difesa della lettura, della letteratura e della poesia, I più amati. Perché leggerli? Come leggerli? (2012), e un «sillabario» intitolato Parole essenziali (2014). La sua attività poetica, dopo esordi lontani, è sfociata nella pubblicazione di un canzoniere in piemontese di 369 sonetti, intitolato Vita dacant e da canté (Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2017). È stato per trentacinque anni collaboratore de «La Stampa», al cui inserto, «Torinosette», collabora tuttora.

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