Ephemeris dacoromana: annuario della Scuola romena di Roma, Volume 2

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Libreria di scienze e lettere, 1924

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Brani popolari

Pagina 86 - Quasi tutta la strada soleva farla a piedi col mio bell'andaluso accanto, che mi accompagnava come un fedelissimo cane, e ce la discorrevamo fra noi due; ed era il mio gran gusto d'essere solo con lui in quei vasti deserti dell'Arragona; perciò sempre facea precedere la mia gente col legno e le mule, ed io seguitava di lontano.
Pagina 87 - Spagna; e precedendomi poi di qualch'ora mi facea trovare di che sfamarmi alla posata del mezzogiorno, e così a quella della sera. Disgrazia mia (ma forse fortuna d'altri) che io in quel tempo non avessi nessunissimo mezzo né possibilità oramai di stendere in versi i miei diversi pensieri ed affetti : che in quelle solitudini e moto continuato avrei versato un...
Pagina 96 - né i Francesi, né gli Spagnuoli, né gli Italiani nostri medesimi, ma fissando «la meta nella varietà e nella ragione, mi sono condotto per quella via dove «la natura mi ha trasportato».
Pagina 181 - La conclusion de ces quelques remarques, c'est que l'espagnol du romancier semble d'origine livresque, un fruit de ses lectures ; tout au plus pourrait-on admettre, en outre, l'intervention d'un Espagnol peu instruit et médiocre .connaisseur des idiotismes de sa langue, que Manzoni aurait consulté.
Pagina 153 - Com'io gli ho canticchiati, scrivendoli, questi versi; e tu pure, leggendoli, applica loro una qualche cantilena, che te ne rinforzi l'effetto sull'animo e supplisca alla cantilena straniera; dacché il sussidio di una tal quale melodia, come di recitativo, è condizione indispensabile per qualsivoglia poesia popolare.
Pagina 74 - Ma voi pochi sublimi animi che solitarj o perseguitati, su le antiche sciagure della nostra patria fremete, se i cieli vi contendono di lottare contro la forza, perché almeno non raccontate alla posterità i nostri mali? Alzate la voce in nome di tutti, e dite al mondo : Che siamo sfortunati, ma né ciechi né vili ; che non ci manca il coraggio, ma la possanza.
Pagina 167 - Chi gli ponga freno e sella, Pur ch'ei sia di nostra fé, Sarà sposo d'Isabella, Sarà genero del re. --- E da sei mesi correva questa voce per le contrade di Granata, della Castiglia, di Cadice, e di Siviglia, dell...
Pagina 125 - Ma questa è appunto la proprietà dei popoli meridionali, famosa presso gli scrittori filosofici moderni, massime stranieri. Somma disposizione all'attività, ed al riposo: egualmente atti a guerreggiare valorosamente e disperatamente, ed a trovar piacevole e cara la pace, ed anche abusarne, ed esserne ridotti alla mollezza, e all'inerzia. Tante risorse trovano questi popoli nella loro immaginazione, nel loro clima, nella loro natura, che la loro vita è occupata internamente, ancorché neghittosa...
Pagina 102 - Dopo aver letto alcune commedie spagnuole, per conoscere alcun poco il carattere teatrale di quella nazione, mi piacque moltissimo una comedia di Calderon, intitolata La luna della Siena; e, prendendo da quella la parte isterica e una certa pittura de...
Pagina 150 - Alcuni anni fa un amico mio partì di Parigi per visitare la Spagna. S'era fitto in mente che in Ispagna i mariti fossero tutti Otelli. Era giovine, bello, gentile, tale insomma da esser l'odio d'ogni sposo. A Madrid, a Cadice, a Valladolid e da per tutto ebbe accoglienze ed ospitalità dalle donne; e da per tutto colla propria hermosura sconfisse hidalgamente l'altrui castitad, e non incontrò mai né veleni né coltelli né spade né visi arcigni. Tornò a Parigi, e scrisse e stampò che in Ispagna...

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