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vono nella più lacrimevole indigenza, e durante alcune stagioni nel pericolo di morire di fame. E ciò avviene in una contrada alla quale la natura fu benigna dei più grati suoi doni: suolo fertilissimo e salvo da ogni fortunosa calamità di clima, popolo ingegnoso, ospitale, di animo forte ed intrepido, fedele ai principii ed alla religione dei suoi padri. Tanto possono le umane istituzioni quando dal fine loro sono deviate!

Se non che altri potrà dirmi che dall' esempio dell'Irlanda non si dee fare una ragionevole induzione contro il sistema degli affitti nelle altre provincie. Io so bene che alla miseria dell' Irlanda hanno gran parte speciali condizioni politiche e religiose, che da molti secoli la travagliano. Nondimeno aggiungendosi a quelle il sistema economico del quale abbiamo parlato, diviene una potentissima cagione della universale miseria. Ma lasciando questo esempio piuttosto singolare che raro, a me pare che ai vantaggi dell' affitto siano da contrapporsi gli inconvenienti, o difficoltà, che chiamar le vogliamo, sopraccennate: a mala pena il fittaiuolo indursi a creare miglioramenti sostanziali e durevoli sopra un terreno non suo, essere anzi tentato negli ultimi anni di locazione d'impoverirlo e dimagrarlo; ove pure non gli mancasse la volontà di perfezionare la coltura, mancargli sovente le cognizioni ed i capitali; essere arduo lo stabilire un' equa retribuzione che non torni in danno o del fittuario o del padrone e, stabilita, più arduo ancora il mantenerla; finalmente per questo contratto disgregarsi assolutamente la classe dei lavoratori da quella dei proprietarii, i quali nell' attendere ai loro beni troverebbero una occupazione utile a se medesimi ed allo Stato. Ma sono essi questi motivi di tal forza da concludere che

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i V. Gustave de Beaumont, L'Irlande sociale, politique et religieuse, part. I, cap. 2, sez. I, § 2, nota II.

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l'affitto non sarà mai da adoperarsi? No certamente, anzi noi crediamo che si possa, ma solo parzialmente e con certe condizioni. Praedium si domini praesentia cariturum est, censeo locandum, disse Columella, e noi volentieri a questa sentenza del sommo agricoltore ci accomodiamo. Pertanto potrà essere utile questo contratto nel caso che i possessi appartengano a Congregazioni ecclesiastiche, a Comunità, ad Istituzioni di beneficenza dove per l'una parte importa moltissimo assicurarsi di una rendita stabile e sicura, per l' altra manca la probabilità che la coltivazione sia sopravegliata e diretta come si converrebbe. Ma qui parimenti il patto dovrebbe essere regolato per due modi: 1° che il prezzo dell'affitto fosse equo, perchè il lavoratore potesse vivere con qualche agio, provvedersi per gli anni di minore fertilità, ed accumulare alquanto di capitale da investire nel fondo stesso; 2° che la durata ne sia lunga, cosicchè il fittaiuolo s'induca ad operare veraci miglioramenti che mantengano durevolmente ed accrescano la feracità del suolo. Ma nell' universale dei casi, nei quali il padrone colla sua presenza e co' suoi capitali può intervenire nell'opera della coltivazione, io sono d' avviso che questo contratto non debba essere ad ogni altro preferito.

La terza maniera di contratti è la colonia parziaria, nella quale il proprietario ed il lavoratore dividono fra loro i prodotti della coltura. Questa divisione però non ha per tutto la medesima proporzione e la rata dell' uno e dell' altro socio diversifica secondo certe condizioni del terreno, o secondo antiche consuetudini. Ma perchè la più comune è la divisione a metà appellata Mezzeria, a questa principalmente rivolgerò le generali mie osservazioni. Il Sismondi assegnava l'origine di questo contratto alla invasione barbarica, quando i soldati stranieri, re

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candosi a dimora presso gli antichi posseditori delle terre sotto il nome di ospiti, li sforzarono a dividere con essi le raccolte. Ma questa opinione sembra dilungarsi dal vero. Avvegnachè troviamo esempi di simile patto anche presso gli antichi Romani, e Catone col vocabolo di politoro partuarius significa e descrive il lavoratore nella colonia parziaria. * Vero è che in processo di tempo questo modo fu al tutto disusato quando la coltivazione dei Romani si faceva per affitti, e più universalmente era affidata agli schiavi; ma poichè venne meno il numero di questi, pare che da taluno si ripruovasse la mezzeria. Ed è in questo proposito degnissima di menzione una lettera di Plinio diretta all'amico suo Paolino,3 nella quale dopo gravi querele che i suoi fittaiuoli non curavano di aumentare i debiti, comechè di molti ne avesse loro fatta remissione, ed anche rapivano e disperdevano ogni cosa, conclude nessun altro riparo veder egli a tanta ruina fuorchè sostituire alla locazione in denaro una partizione dei prodotti, e forse in quel tempo un sì fatto costume in qualche parte potè essere seguito. Le invasioni barbariche poi non ispensero giammai del tutto nè le consuetudini nè il diritto romano, i quali anzi si conservarono in alcuni comunali, e nelle borgate, abbenchè nella generalità dei luoghi prevalesse il diritto germanico. Ma allorquando le città cresciute d' industria e di potenza si vendicarono in libertà, ed affrontando nelle ròcche loro i feudatari dominatori delle campagne, li costrinsero a sobbarcarsi alle comuni leggi, quando si compiè universalmente la emancipazione dei servi da gleba, di nuovo allora fu istituito il sistema della mezzerìa, siccome quello del quale duravano tuttavia le tra

'V. Sismodi, Histoire des républiques italiennes, CXXVI.

" V. Catone, De Re Rustica, cap. 136 e 137.

Lib. IX, Epist. 37.

dizioni, e forse varii esempi, e che si parò innanzi come il più semplice ed il più acconcio alla piccola coltura. La mezzeria adunque rinacque insieme colla rinascente libertà, e fu originata da un sentimento di giustizia non disgiunto dal calcolo di utilità. Io verrò discorrendo i vantaggi di questo contratto, e mi sforzerò di risolvere. le obbiezioni date dai contradittori.

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In primo luogo è manifesto esservi un interesse sì nel proprietario che nel coltivatore di accrescere i prodotti perchè ambidue ne partecipano. Laonde è da credere che per questo impulso fortissimo e costante la produzione e la ricchezza si vengano moltiplicando. È manifesto ancora che, per la distribuzione che ne è fatta, rimanendo a ciascuno de' Soci una rilevante porzione della raccolta, non è favorito però alcuno di essi a preferenza dell' altro. E dove una famiglia di contadini sia bene appropriata al fondo, la metà della rendita è tale compenso non solo da soddisfare ai più stringenti bisogni della vita, ma da procacciarle altresì alcuna comodità. E notate che il lavoratore consuma le derrate del suo campo, e per quanto risguarda la propria sussistenza non dipende per alcun modo dal commercio: però se negli anni meno fertili è meno abbondantemente provveduto, non soffre per questo del variare dei prezzi e delle vicende del mercato. Laonde questa forma stessa di immediata consumazione si aggiunge alle altre utilità. E siccome nella piccola coltura un grandissimo numero di famiglie è impiegato nei campi, sicchè gli abitatori delle

V. i documenti pubblicati da C. F. von Rumhor. V. Capei, Origine della Mezzeria in Toscana. · Atti dei Georgofili, vol. XIV, trim. 1.

2. Fra quelli che scrissero della mezzeria sono da consultarsi principalmente De Gasparin, Sur le métayage. Lyon, 1832. Gino Capponi, Vantaggi e svantaggi della Mezzeria. - Atti dei Georgofili, vol. II, trim. 3, e vol. XII, trim. 3. Il primo di questi autori è più favorevole áll'affitto, il secondo alla mezzeria.

campagne formano la massima parte della popolazione, così ne viene, essere sommamente commendevole questa specie di contratto che assicura il buonessere materiale al più degli uomini. Ma si dirà che la parte del padrone è piuttosto esigua se non a confronto dell' affitto, certo a confronto della gran coltura. Al che rispondiamo che la sorveglianza dei campi non toglie al proprietario di attender ad altre occupazioni e di fare in altre industrie guadagno. Anche dalla mezzerìa sono da sperare miglioramenti all'agricoltura, perchè il padrone che dirige siccome più istrutto, agevolmente verrà in cognizione dei ritrovati delle scienze, e delle utili loro applicazioni, e sarà in istato di anticipare i capitali occorrenti a metterli in opera. Le quali cose, come abbiamo detto di sopra, molte volte difettano al piccolo fittaiuolo.

Nessun contratto poi a preferenza di questo giova al progresso intellettuale e morale sia della classe agricola, sia ancora dei proprietarii. I quali nelle rustiche faccende sono obbligati ad intrattenersi sovente col colono, ad usare con esso lui la persuasione, ad ammaestrarlo di utili precetti. E dall' assistere frequente ai suoi sforzi, e dallo scorgerne la buona volontà, pigliano disposizione a sostenerlo e a soccorrerlo negli infortuni. D'altra parte il lavoratore ben vede che dalla propria sollecitudine e dalla irreprensibile condotta dipende la continuazione e la perpetuità del contratto, laonde si rinfranca animoso nelle fatiche per la fiducia che i suoi figli gli succederanno nella coltivazione del fondo. Quindi si stringe fra le due classi una relazione pacifica e benevola di autorità senza violenza e di affettuosa soggezione. E da questo ordine di cose quanti beni non sono per ridondare a tutto lo Stato? Conciossiachè il proprietario ed il lavoratore, della pace e dell' ordine pubblico sono i più gelosi custoditori, e la generazione agricola robusta

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