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sive preferendo di spiegare un poco più largamente le leggi posteriori al 1814 e 1815. La pace universale d'Europa aveva allora arrecato i suoi naturali effetti, e notabilmente diminuito anche in Inghilterra il prezzo dei grani. I nobili si levarono animosi, e l'interesse proprio colorando di patrio zelo, gridavano: « Noi abbiamo sostenuta una guerra atroce e lunga per venticinque anni, e difesa la patria con ogni sacrificio; non ci spaventarono le minacce e i rigori dello straniero, ma impiegando i capitali nelle migliorìe agrarie, dissodando terreni, otténemmo di poter sopperire al bisogno della nazione. Tante fatiche, tante spese saran dunque rimunerate da un ingrato abbandono? Convien forse alla dignità e alla sicurezza di un popolo lo stare a balìa d'altrui pei prodotti necessarii alla vita? E chi ci assicura che i pericoli, onde a gran pena siamo liberi, non si rinnovino? Non sapete voi che ancora vive Napoleone, e dal fondo della sua deserta isola turba il riposo dei re e dei popoli? » Queste parole commovevano forte il Parlamento, nè valse il clamore di molti che non fosse vinto un partito severissimo, pel quale l' importazione era assolutamente proibita, finchè il prezzo non eccedesse 80 scellini il quarter. Ma non tacerò come anche nella Camera dei Lordi la voce generosa di Lord Grenville e di pochi suoi compagni al voto quasi universale opponesse i principii più equi della libertà commerciale.1 In questa legge fidando gli agricoltori, dissodarono e coltivarono a cereali molti maggesi; ma poco appresso l'effetto non rispose ai loro disegni, e dopo alcuni anni di carestia, venne dal 1819 al 1822 tale abbondanza, che i grani caddero a 49 scellini il quarter, quando la legge da noi in

1 V. la Protesta che fu pubblicata nel Giornale della Camera dei Lordi di quel tempo. La riferisce anche il Macculloch nell'opera più volte citata, The literature of polit. econ., p. 76. Ediz. di Londra, 1845.

MINGHETTI.

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dicata avea per fine di mantenerli al prezzo di 80. Il trambasciamento fu grande, sovrattutto nei fittaiuoli che aveano preso a pagare grossi affitti sull'aspettativa del caro, e fu ancora aggravata la condizione loro dalle leggi testè emanate, che cessavano il corso obbligatorio della carta monetata, mentre la Banca inglese ricominciava a mettere in giro il contante. Avvenne allora quello che già ho accennato di sopra, che l'oro e l'argento che prima per penuria erano in alto pregio, poscia per copia ne scapitarono, il che è quanto dire che i prezzi di tutte le merci sbassarono. E questo aggiunse gravezza al male. Ma la severità già esorbitante della legge tolse di poterla anco accrescere, e nonostante le piu strane e veementi declamazioni e proposte del partito degli agricoltori, cominciò allora l'opinione pubblica a modificarsi, e a cercare altrove le cagioni e i rimedi dei mali della nazione. E già fino dal 1820 è da notare la petizione fatta dai mercanti della città di Londra nella Camera dei Comuni in favore della piena libertà del commercio.1 Quindi nel 1822 il ministro Huskisson, entrando nella via delle franchigie, intraprese di moderare tutte le gabelle, e per conseguenza ancora quella del grano, benchè leggiermente, e più proponeva di fare Canning nel 1827, ma provò vigorosa ancora troppo e potente la opposizione. In questo tempo, cioè nel 1828, ci si presenta Sir Roberto Peel, siccome uno dei difensori più acerrimi degli interessi agrarii. L'aristocrazia inglese che con profonda sagacità sa indagare i sorgenti ingegni, e a se medesima attirarli, lui giovane ancora e di popolare schiatta aveva coi suoi voti ed onori inalzato ai primi seggi. Venne egli proponendo una nuova legge sui cereali alquanto men grave di quella del 1815, ma nondimeno assai rigo

↑ Macculloch, Lit. of. polit. econ., p. 57.

rosa. Era il fine di questa legge di mantenere un prezzo medio di 66 scellini il quarter: a tal punto l'importazione estera era permessa, ma con un dazio di 20 scellini, Crescendo il prezzo corrente, scemava ragguagliatamente il dazio per una serie progressiva di mutamenti, e viceversa; cosicchè se il valore del grano passava da 51 scellini a 73, il dazio con pari grado da 36 scellini e mezzo veniva scemando sino a un solo scellino. E questi erano i due termini, al di là dei quali o l'importazione era libera del tutto, o del tutto era proibita. Ed ecco ciò che chiamasi scala mobile o proporzionale (sliding scale) e fu vantata molto come provvidissima perchè corregge, dicevano, e compensa gli effetti inaspettati della varietà delle stagioni e dei raccolti. Ma per contrario le fu opposto che era difficilissimo di stabilire i prezzi correnti esattamente, che giammai da lontane regioni non sarebbe venuto il grano, sendo così incerto all' arrivar nei porti d'Inghilterra il prezzo e la gabella, che s'incitavano le speculazioni, le usure, e lo spirito aleatorio anche nel commercio: insomma, che alla naturale incostanza della stagione, e alla inevitabile disegualità dei raccolti si aggiungeva un nuovo argomento d'incertezza e di disordine. Per questo da alcuni si preferiva un dazio fisso, qualunque fosse il prezzo corrente. Molti poi desideravano, e facean voti che o nell' uno, o nell' altro modo la gravezza fosse alquanto rallentata. Libri, giornali, discorsi pubblici si tenevano intorno a questa materia: ma non era ancora l'opinione pubblica a tal grado venuta, da chiedere imperiosamente l' abolizione totale della tariffa, e per dodici anni il decreto del 1828 durò inal

terato.

Qui, prima che io passi a raccontare gli avvenimenti successivi e a noi prossimi che dieder luogo alle presenti riforme, mi pare conveniente di dimostrare come

il principio della libertà di commercio che abbiam già predicato utile in generale, utilissimo poi ed opportunissimo sia nella sua applicazione all' Inghilterra, e in ispecie al traffico dei grani. Alcune gravi difficoltà potranno essermi affacciate in questo proposito, che formano veramente il nerbo delle argomentazioni dei nostri avversarii. Dicono essi in primo luogo: Ond' è che l'Inghilterra, essendo in vigore le leggi proibitive, pervenne a sì grande potenza e ricchezza, alla quale nè Tiro mai, nè Cartagine, nè Venezia eran salite? Non vedete voi le sue navi correre tutti i mari, approdare a scali, a fattorie, ad isole che le son tributarie, soggiacerle una latissima regione, e fertilissima dell' Asia? E non è questa una prova che le nostre leggi sono di prosperità e di grandezza, efficacissimi strumenti?

È questo, o Signori, il trito sofisma cum hoc ergo propter hoc. L'indagare le vere cagioni di quella prosperità e grandezza, sarà un rispondere al medesimo. E prima di tutto io credo che non si possa far paragone fra l'Inghilterra, e le antiche nazioni commercianti, i traffici delle quali si racchiudeano quasi interamente entro il Mediterraneo. Laddove l' America scoperta, e l'Oceania, e le colonie sparse in tutte le parti d' Affrica e d'Asia, e tante isole ignote agli antichi, e dai moderni visitate, offrono un campo vastissimo all' attività commerciale. E veramente dopo che i navigatori ebbero svoltato il Capo di Buona Speranza, e l'Indie orientali e occidentali divennero i più doviziosi mercati del mondo, la posizione geografica dell' Inghilterra era a ciò quanto ogni altra opportuna. In secondo luogo è da notare il beneficio della tranquillità interna durata ivi per un secolo e mezzo, se ne eccettuiamo gli ultimi e meschini sforzi dello Stuardo, mentre tutte le altre nazioni erano travagliate da intestine discordie. Un' altra cagione di

prosperità e di grandezza, a mio avviso, principalissima, furono le buone leggi e le istituzioni politiche ond' era ed è governata tuttavia l'Inghilterra sotto la casa di Brunswick; imperocchè la Costituzione britannica assicura mirabilmente i diritti della persona e della proprietà, libera concede la parola, la stampa, lo aggregarsi e riunirsi pubblicamente per deliberare delle faccende di Stato, stabilisce l'eguaglianza civile, vuole che le imposte e le leggi siano decretate da' Parlamenti eletti dalla nazione. Cooperarono sommamente alla prosperità pubblica le comunicazioni agevolate per tutto il regno: strade, canali, ponti, vie ferrate aperte in ogni parte, e tanto ben fornite da disgradarne ogni altra regione d'Europa. Taccio i profitti che gli Inglesi sepper trarre, per solerzia loro, da certe pesche copiosissime, dalle cacciagioni dei barbari, e i guadagni che fecero in ogni contrada ove poser fattorie. Ma le miniere di che il suolo della Gran Brettagna è abbondevolissimo, apportarono una gran sorgente di ricchezza, dopo che i ritrovamenti delle scienze fisiche e chimiche ebber mostrato tanti metodi migliori di estrazione e di lavoragione. Il ferro, il rame, il piombo, il carbon fossile dier vita a mille e mille officine. E da ultimo i progressi che l'arte meccanica fece in Inghilterra verso il finir del secolo passato, tengono del prodigioso. Di tanti e sì novelli trovati io toccherò solo quelli di Watt e di Arkwright, cioè l'applicazione del vapore come forza motrice, e le macchine per filare il cotone, dette con vocabolo di quella lingua mull-jenny. Si può francamente asserire che queste due sole invenzioni rimutarono interamente l'industria, e diedero ai prodotti inglesi supremazia di perfezione e di buon mercato sovra quelli di tutti gli altri popoli. Arroge che il contrabbando, sempre e dovunque attivissimo, deluse i rigori delle dogane, e portò anche in Europa, malgrado

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