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i divieti, le mercanzie inglesi. Or quando io veggo tante e sì straordinarie circostanze congiungersi insieme a favorire l'industria di un popolo, per se stesso operosissimo e appropriato singolarmente al lavoro; quando d'altra parte trovo gli inceppamenti al commercio, che potrebbero farle ostacolo e dar trionfo altrui, essere con pari tenacità mantenuti da tutti gli altri; io non ho più ragione di stupire ad effetti così portentosi, dico anzi che sono conseguenze naturali e necessarie di quelle cagioni. Rispetto poi all'avvenire, io credo che l'Inghilterra nulla abbia a temere della libertà del commercio. Vero è che la Francia e la Germania si sforzano di emularla, ma lunga pezza ancora peneranno a raggiungere l'eccellenza dei suoi prodotti. E posto ancora che i mercati d'Europa le mancassero, non le rimangono le nazioni dell' Asia e dell' America, e la maggior parte e la più fertile del mondo? Dalla quale se vorrà ritrarre grani e biade, e materie greggie, avrà opportunità di spacciarvi copiosissimamente le sue manifatture. Forse certe industrie artificiose, nate e cresciute all'ombra delle leggi proibitive, si vedranno basire e venir meno. Ma le vere, e naturali, e proprie della Gran Brettagna dureranno e maggiormente verranno in fiore, finchè la razza SassoneNormanna conservi la medesima operosità e mirabile attezza al lavoro, non disgiunta da provvide leggi.

Altri argomentano così: Io ti concedo la verità del principio stabilito. Ma non dicesti tu stesso esservi alcune considerazioni politiche e morali che modificano le sentenze dell' economia? Or questo è appunto il caso cospicuo e a tutti evidente. Perchè se nella essenzialissima materia dei grani, vogliam fidarci alla importazione estera, può avvenire che ci fallisca, e scoppiando una guerra il paese ne rimanga chiuso ed affamato. A que'V. Quarterly, Review., fasc. I, 1846.

sta difficoltà io rispondo, che il supposto di un assedio così rigoroso fatto all'isola da toglierle ogni comunicazione col di fuori, è al tutto contrario a probabilità. E ce ne dà testimonio il fatto stesso del blocco continentale, cui Napoleone solo potea tentare, e pur non vi riuscì. Non si dee dunque mantenere un abuso presente, e generatore di mali, sopra il sospetto di un pericolo remotissimo e difficilissimo. Il quale, se mai potesse avvenire, non basterebbe allora all' Inghilterra, perdendo tutti gli altri traffici, essere di grani provvigionata. Perchè una parte numerosissima della sua popolazione vive del lavoro delle manifatture, e venendole questo meno, sarebbe in una spaventevole miseria precipitata. Trovo qualche gran proprietario d'Inghilterra, il quale si sforza di spaventare la sua patria coll'esempio di Roma antica, e dice che il declinar dell' agricoltura e della grandezza romana ebbe principio colle importazioni dei grani dalla Mauritania e dall' Egitto. Ma l' importazione anche prima non avea alcun ostacolo, e nondimeno l'agricoltura era fiorente. Ed è strano veramente cercare in questi fatti le cagioni della decadenza dell'agricoltura romana, quando al primo aprir delle istorie leggiamo che i terreni eransi agglomerati in pochi traricchi, che una gran parte serviva all' ornamento ed al lusso, che non più da mani libere erano i campi coltivati ma sì dagli schiavi, che il popolo per dispensagioni gratuite e per sollazzi era corrotto, ogni dignità civile, ogni operosità spenta, negli eserciti licenza, negli imperatori efferata tirannide.

Finalmente v' ha chi in altri argomenti cerca sostegno alla opinion sua e vien discorrendo che l'Inghilterra ha potuto per lungo tempo, colla sola sua produzione delle biade, bastare alla popolazione ognor crescente. Pertanto si dice, che o il consumo rimarrà stabile, e l'importazione non è necessaria, o insieme col bisogno

crescerà la richiesta di grani, e si può estendere in pari tempo la coltura e il prodotto nazionale. Il fatto donde questo argomento si desume, è veramente grave e degno di tutta la considerazione. Imperocchè la Gran Brettagna avendo in un mezzo secolo triplicato il numero de' suoi abitatori, ha saputo in pari tempo, e colla medesima proporzione, aumentare i prodotti alimentarii, il che, dicon gli agricoltori, è gloria del passato e garanzia dell'avvenire. Io concedo il fatto, benchè si dovrebbe aggiungere per rigor di esattezza che ogni anno s'introducono in Inghilterra frutti, animali, e altri prodotti agrarii non pochi, e che l'importazione dei grani da un mezzo secolo appunto è andata sempre crescendo, ad onta della gabella. Ma siccome l'una e l'altra quantità sommate non formano che la minor parte del consumo, così lascerò stare questo appunto, e più volontieri indagando le origini del fatto, e seguendo quel che in tale proposito scrissero alcuni economisti, dirò che a tre principali cause si dee attribuire questo gradato proporzionarsi delle provvigioni alla popolazione. La prima è l'unione doganale dell'Inghilterra coll' Irlanda, e il commercio aperto con ogni franchigia fra loro. Avvegnachè prima del 1806 anche nelle stesse parti del regno eranvi gabelle separatrici, ed il signor Macculloch, la cui perizia in simili materie è riputata in tutta l'Europa, estima che siano dall' Irlanda mandate in Inghilterra annualmente derrate pel valore di quindici milioni di sterline. Ognun vede adunque che ricco emporio le si aprisse; ma fu per una sol volta, e non v' ha un' altra Irlanda che possa di nuovo vettovagliarla.

La seconda cagione è il dissodamento e lavoragione

'V. in ispecie i due bellissimi articoli del signor Cavour: De la question relative à la législation anglaise sur le commerce des céréales. - Bibliothèque univers. de Genève, n. 109 e 110.

di molti terreni incolti e dei pascoli comunali. Questa operazione fu già molto estesamente praticata sotto il reame dei tre Giorgi, ma più ancora in questo secolo, e si può calcolare essere avvenuta intorno a 8 milioni di acri fra Inghilterra e Scozia, che è quanto dire il quarto o il quinto di tutto il terren coltivabile di queste contrade. E il prodotto medio annuo si estima di 40 milioni di sterline circa; nuova e abbondevolissima sorgente di derrate, ma oggi quasi al tutto esausta, poichè pochissimo è il terreno che non sia con diligenza e solerzia mirabile coltivato.

E finalmente la terza cagione dell' aumento dei prodotti cereali fu il progresso dell' agricoltura teorica e pratica, sul quale m' intratterò alquanto più, parendomi che possa tornare a voi grato il conoscerne alcuno dei particolari, e ciò mi sarà scusa dell' omai troppo lungo discorso. Dico adunque che le terre furono messe in miglior sistema di scolo, e gli avvicendamenti regolati con bell' ordine, nella qual parte gli Inglesi erano un secolo fa al tutto sori e grossolani. Molti nuovi ingrassi furono usati che prima non erano, come gli avanzi di animali, il panello, le ceneri e le ossa. E di queste ultime sole si reca ogni anno in Inghilterra una quantità corrispondente a un milione e duecento mila sterline, e si attribuisce loro stupenda efficacia. Del guano, che noi sperimentammo a minime dosi, è già esteso commercio e uso nell'isola. Ancora si adoperano prodotti chimici, come nitrati e altri sali, ed io mi ricordo a Glascow di aver udito nell'immensa manifattura chimica del signor Tennant che una parte considerevole dei prodotti davasi all' agricoltura. Nè tacerò del calcinare e marnare i campi colla calce e col margone, opera di gran prezzo, ma ad aggiungere fecondità a quei terreni convenientissima. I prati artificiali, le piante erbacee largamente diffuse, migliorato in alto

grado l'allevamento degli animali domestici. Chi non ha veduto la bella razza bovina di Durham, e quella dei montoni Dishley può a mala pena credere tanta pinguedine. Perchè, oltre il lasciare oziose le bestie da macello, e il pasto succolento, pare che quella razza ritragga dal medesimo cibo più nutrimento che non le altre, ed abbia perciò maggior forza assimilatrice e riproduttrice; forse effetto delle cure onde si cerca di svolgere in essa. gli organi digestivi e nutritivi, anche a detrimento degli altri. E le strade ferrate vennero acconce ai mercati loro, perchè il farle camminare anche a breve distanza non era senza rilevante pericolo, ed ora portate per lunghissimi spazii dalle veloci macchine, si vendono, si permutano, si propagano per tutta l'isola con molta facilità. Ed infine è di qualche riguardo degna la perfezione maggiore degli strumenti, come le correzioni fatte all'aratro, le macchine per battere il grano, le marre, gli erpici, i seminatoii nuovamente adoperati in Inghilterra. Egli è chiaro adunque che tali progressi dell' agricoltura debbono avere accresciuta la produzione in modo assai rilevante. Mal si apporrebbe colui che dal passato argomentasse senza più l'avvenire, conciossiachè per questo che la coltivazione è ad alto grado venuta, si può prevedere che i miglioramenti ulteriori saranno più scarsi e più lenti. E si può con sicurezza affermare che non mai l'agricoltura inglese potrà, come ha fatto negli ultimi cinquant' anni, triplicare i suoi prodotti. Imperocchè la naturale fertilità del terreno, aiutata ancora dai mezzi agrarii, ha un certo limite, oltre il quale trapassare non può.

Raccogliendo quindi in breve le sparse cose, ci dimostra il fatto che la popolazione inglese è aumentata e aumenta notabilmente. Egli è vero che in proporzione

Secondo i calcoli di Lord Morpeth, la popolazione in Inghilterra aumenta di mille anime il giorno. V. Seduta del Parlamento del dì 12 febbraio.

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