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perchè preferirono il ben pubblico agli studi di parte, e il trionfo di una legge sì rilevante alle querele secondarie e ai rancori che dividono gli animi loro. Però si ritiene generalmente che dopo una lunga discussione di partito sarà vinto nella Camera de' Comuni per cento voti favorevoli di maggioranza.

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Queste, o Signori, sono le riforme inglesi che hanno eccitato al presente l'attenzione di tutta quanta l'Europa. Abbenchè elle non ci risguardino direttamente, pure stimai che non fosse disdicevole lo esporle alquanto per disteso a questa Società agraria, prima perchè esse hanno attenenza coll'agricoltura, poscia perchè mi pare che certi fatti e certi principii essendo ben conosciuti, ed entrando a persuadere gli animi possono recar dovunque non lieve utilità. Ne io, comechè

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'Il bill fu approvato nella Camera dei Comuni con la maggiorità di 93 voti. Recato poscia alla Camera dei Lordi il 16 maggio, dopo lunghe disamine, non ostante le dilazioni e i sotterfugi, ne uscì vittorioso il 27 giugno. Infine sanzionato dalla Regina, diventò legge dell'Impero. Questo avvenimento fú celebrato in tutta l'isola, con feste, banchetti, illuminazioni, dal popolo. E la Lega raggiunto il suo fine si disciolse. Si può fin d'ora affermare che le sinistre previsioni degli avversarii circa l'invilir dei grani, e lo scader degli affitti furono smentite dal fatto; che sebbene l'importazione fosse grandissima, nondimeno il prezzo de' grani rimase alto, nè meno furono cercati o a minor interesse i terreni. Così l'esperienza ha confermato le teoriche del Ministro e i voti della moltitudine. lo ho toccato nel Discorso la parte commerciale di questi ordinamenti; ma non posso eziandio passare sotto silenzio una parte politica, che può avere effetti notabilissimi sull' avvenire della Gran Brettagna, e che nella discussione delle Camere o fu taciuta o non convenientemente svolta. Il partito tory o aristocratico eletto principalmente dai voti delle campagne, ha sempre rappresentato e difeso gli interessi territoriali. Era come un tacito convegno di sostenersi a vicenda contro il partito degli industriali, che voleano la libertà del commercio, e piegavano a democrazia, Oggi che la legge de' cereali è abolita, la ragione precipua dell'alleanza fra gli agricoltori ed il partito tory viene meno, e noi crediamo che que sto fatto apporterà un mutamento rilevante nelle elezioni; e per conseguenza nella condizion dei partiti, e nella tendenza politica del Parlamento. Nola posteriore al Discorso,

mi allontani un poco dal mio subbietto, potrei dar termine a questa parte del discorso senza pregarvi a considerare ancora l' esempio di dignità civile che l'Inghilterra ci vien porgendo. Conciossiachè la storia ci mostra che le Caste e i Senati ereditarii perdettero il potere e se medesimi, perchè troppo tenacemente vollero serbare i beneficii senza partecipare ai doveri e ai carichi verso la società, avere in somma, come diceva quell' antico sapiente, munera non onera. Così invilì e cadde il Patriziato romano, così quello di Venezia. Ma d'altra indole per vero ci appare finora la nobiltà britannica, la quale fu partecipe sempre di ogni nazionale grandezza, spesso entrò la prima nei progressi, o almeno li diresse. Ben vede ella al presente, ogni contrasto esser vano a certe irresistibili tendenze del secolo, e solo potersi temperarle con ordiñe, e a buon fine condurle. Però non rifiutò fino dal 1832 di spogliarsi di molte prerogative politiche, ed ora rinuncia ad una viril parte dell' interesse in favore della moltitudine. È bello ancora vedere un Ministro, che s'intitola conservatore, confessare gli errori passati, e farne larga e generosa ammenda. Che se d'altra parte riguardiamo all' andamento del popolo inglese, troveremo pure onde rallegrarci. Imperocchè non per frode o per violenza, non per macchinazioni di sètte, nè per impeti di rivoluzione, non per stragi e ruine si sforza di levarsi a più alto grado; ma con equabile e temperato moto procede, si richiama all' opinion pubblica, mette in aperto i proprii mali, e i proprii bisogni, nè si disparte giammai dalle forme che le leggi comandano. Questo a me pare un grande argomento di civiltà matura, ed un esempio degno di esser meditato da altri principi ed altri popoli.

Rimane che io brevemente discorra l'ultima parte del mio assunto, cioè gli effetti che possono derivare al

l'Italia dalle riforme che ho divisate. Se noi avessimo ben fatte statistiche, dalle quali ritrarre notizie precise sulla quantità dei prodotti cereali, sul consumo interno, e sulla esportazione, il nostro argomento avrebbe fondamento di certezza. Ma perchè questi dati o mancano, o sono inesatti e non compiuti, è forza in via di probabilità e di congetture ragionarne. Nondimeno, egli si pare che l'Italia posta in così felice plaga di cielo, privilegiata da natura d'un fertilissimo terreno, debba produrre maggior copia di cereali di quel che al vivere dei suoi abitanti fa mestieri. E lo conferma anche il fatto. Imperocchè incominciando collo Stato pontificio, dal porto d'Ancona fu quasi ogni anno inviata una quantità notevole di grano indigeno in Inghilterra, circa 50 mila rubbi, e tal fiata oltre cento mila. E il Galli assicura che lo Stato nostro esporta per 700 mila scudi annui di cereali. Dalle tavole dell'isola di Sardegna vedesi che il grano entra come valor considerevole nell' esportazione, e Trieste trae anche dalla vicina Venezia e Lombardia una parte dei grani che spedisce di fuori. Nel regno di

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Napoli di qua dal Faro l' avanzo del grano raccolto oltre il consumo è di due milioni e mezzo di tomoli ogni anno, e ad un incirca il medesimo del grano turco. In Sicilia poi il grano forma il più abbondevole prodotto di quell'isola feracissima, e vuolsi che la metà delle terre da lavoro siano messe a tale cultura, di che ne consegue quello dover essere ancora il più importante oggetto di

IV. Galli, Cenni economico-statistici sullo Stato pontificio. - Bilancio di commercio. Questa medesima cifra risulta ancora dal Prospetto approssimativo del Commercio marittimo nelle Esercitazioni dell' Accademia agraria di Pesaro. Anno I, semestre 1, 1829.

"V. Bowring, Statistica della Toscana, di Lucca, degli Stati Pontifici e Lombardo-Veneti e specialmente delle loro relazioni commerciali.

V. Serristori, Statistica d'Italia. Regno delle due Sicilie. 7 dispensa.

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traffico. Se vi fu adunque commercio finora, e anche coll' Inghilterra non ostante la tariffa, più copioso e più florido sarà in appresso col libero ingresso nei porti di quella nazione. Chi potrebbe poi dubitare che in Italia la produzione dei cereali non possa di molto aumentarsi? Quanti terreni non vi sono attissimi a quella coltivazione nella Romagna? Quanti nelle pianure di Napo li, nel Tavoliere della Puglia, e nella Calabria che vede due volte in un corso di sole biondeggiare le sue messi? Non potrebbe la Campagna romana vettovagliare molte provincie? E la Sicilia e la Sardegna che con lentissimo passo pur van risorgendo, non furono un tempo il granaio dell' Impero? Nè solamente dei grani possiamo far traffico, ma altresì e forse maggiormente degli altri prodotti agrarii, dei quali fu tolto o diminuito il dazio, come sete, vini, olii, canape, riso e mille e mille altri. Laonde perfezionandosi l'agricoltura italiana, avrà un nuovo e grande mercato, e potrà ricambiare i suoi prodotti con certe merci, che noi ci sforzeremmo in vano di produrre con pari eccellenza e a così bassi prezzi dell'Inghilterra. Nè piglino poi i troppo timidi spavento che l'espor tazione divenendo troppo grande, ne rincarino i generi, perchè non siamo i soli che vi concorrano, ma vi approdano più sovente i grani d'America, e quelli che crescono sulle sponde del Baltico e del Mar Nero, fecondissime altrici di biade. E se la pace e la sicurezza regnassero nell' Egitto e nelle contrade orientali, niun'altra regione potrebbe versarne tanta copia in Europa. Ma quinci ancora l'Italia ritrarrà un vantaggio inestimabile per le scale acconcissime che offre, conciossiachè anche al presente i grani del Mar Nero non si recano direttamente

'V. Serristori, Idem. Isola di Sicilia. 4 dispensa.

Le Statistiche recate dal Galli, dal Bowring e dal Serristori mostrano che l'esportazione di tali prodotti dall' Italia è già molto considerevole.

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alle destinate piazze, ma si depositano prima nei porti di Trieste, di Genova, di Napoli, di Livorno, i quali di un tale ricambio traggono non lieve argomento di ricchezza. Un' utilità grandissima verrà poi a tutte le nazioni d'Europa ed a noi similmente dall' esempio che l'Inghilterra per la prima ci porge della libertà commerciale, della quale se v' ha paese che non debba sgomentarsene, è certamente l'Italia. Io credo che la nostra patria sia principalmente ed essenzialmente agricola, ma non perciò estimo che sia meno atta a certe manifatture. E quando rammento le repubbliche del medio-evo aver dei loro prodotti fornito tutta l'Europa, e parte dell' Asia, non posso disperare che si sollevi alquanto da quella bassezza in che giace al presente. Se non che a tanta opera sono inefficaci e le società agrarie e le tecnologiche, le esposizioni pubbliche delle arti, i premi e gli incoraggimenti stessi del Governo. Un grande beneficio può derivarne dalle strade ferrate, se fieno condotte sollecitamente, estesamente e con un solo piano nazionale, deposte le gare e gl' interessi di municipio. Ma quello che ci darebbe moto e vita sarebbe una Lega doganale dei principi italiani a guisa della Lega germanica e la libertà del commercio, della quale tanto più agevolmente dovremmo presuaderci quanto che ne veggiamo i felici effetti nella vicina Toscana. Ma fintantochè ad ogni pie'sospinto avremo dogane, fintantochè i porti del Mediterraneo e dell' Adriatico non serviranno che ai singoli Stati, niuno confidi di aver traffici e industrie di gran nerbo in Italia.

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Il commercio orientale, che da tre secoli prese la via del Capo di Buona Speranza, tende manifestamente a

' V. Bowring, Serristori e il L' Loyd Austriaco.

Il progetto di simigliante Lega fu discorso da parecchi scrittori, e specialmente dal Conte Balbo con molta sagacità e dottrina.

MINGHETTI,

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