Le opere di Torquato Tasso, Volume 5C. Buonarrigo, 1722 |
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Parole e frasi comuni
afpetto alcuna Alef Aleffandro Aminta amore anco appreffo Ariftotele bafta Bian cafa Cammillo celefte ch'è ciafcuno Cielo cofe coftumi colla confiderare configlio conofce corfo Cornelia defiderio dice diffe diletto dimoftra diverfi dolce effendo effer Erfilia eterno facro faggio falfo fangue fapere farà favola fdegno fe fteffo fecoli fegni fegue femplice fempre fenfo fento fenza fervo fiano ficcome figlio fimile Flam Flamminio Flav foffe foggetto folo fommo fonno fono forfe fotto fovra ftato ftelle ftile ftima fublime fuol fuon fuperbo giufto guifa illuftri infieme intefo l'altro l'amore lafcia Laonde Lavinia Magagna Manilio medefimo mifero moftra morte nafce neceffaria noftro ofcura Oimè Omero padre paffi Pafq Pafquina penfi penfier peravventura perfona piuttoſto poefia poeta pofe poffo quafi quefta queſta quinci ragione refta Signor Taffo Tefeo terra Torq vefti verfi Vergilio verifimile voftro
Brani popolari
Pagina 197 - Alla pianta era avvolto: e 1 suo bel cinto Che del sen virginal fu pria custode, • Di quello stupro era ministro, ed ambe Le mani al duro tronco le stringea : E la pianta medesma avea prestati Legami...
Pagina 390 - Furioso dell'Ariosto : manca all'Innamorato il fine, al Furioso il principio ; ma nell'uno non fu difetto d'arte, ma colpa di morte, nell'altro non ignoranza, ma elezione di voler fornire ciò che dal primo fu cominciato.
Pagina 187 - Né l'api d'alcun fiore còglion sì dolce il mei ch'allora io colsi da quelle fresche rose; se ben gli ardenti baci che spingeva il desire a inumidirsi, raffrenò la temenza e la vergogna, o felli più lenti e meno audaci. Ma mentre al cor scendeva quella dolcezza mista d'un secreto veleno, tal diletto n'avea che, fingendo ch'ancor non mi passasse il dolor di quel morso, fei sì ch'ella più volte vi replicò l'incanto.
Pagina 187 - Amore aguzza l'intelletto!), mi sovvenne d'un inganno gentile, co '1 qual io recar potessi a fine il mio talento 1) : che, fingendo ch'.un'ape avesse morso il mio labbro di sotto, incominciai a lamentarmi di cotal maniera, che quella medicina che la lingua non richiedeva, il volto richiedeva.
Pagina 189 - Passai per là,dov'é'l felice albergo. Quindi uscian fuor voci canore e dolci E di cigni , e di ninfe, e di sirene, Di sirene celesti; e n' uscian suoni Soavi e chiari, e tanto altro diletto, Ch'attonito godendo, ed ammirando, Mi fermai buona pezza.
Pagina 519 - ... luoghi comuni, così il lirico parimente tratta ogni materia che occorra a lui ; ma ne tratta con alcuni concetti che sono suoi propri, non comuni al tragico e all'epico ; e da questa varietà de" concetti deriva la varietà dello stile che è fra l'epico e '1 lirico.
Pagina 192 - L'armi di sua bellezza e come acute, Ma ridendo e piangendo uccida altrui, E l'uccida, e non sappia di ferire.
Pagina 392 - ... regole d'Aristotele, ha molte e diverse azioni nel suo poema abbracciate, è letto e riletto da tutte l'età, da tutti i sessi, noto a tutte le lingue, piace a tutti, tutti il lodano, vive e ringiovinisce sempre nella sua fama, e vola glorioso per le lingue de...
Pagina 488 - Boiardo e dell'Ariosto, e le tragiche d'alcuni più moderni, non dobbiamo però lasciarci persuadere che favola alcuna finta in poema nobile sia degna di molta commendazione, come per la ragione tolta dal verisimile...
Pagina 108 - n me rivolge '1 corso perpetuo ancor sopra la stabil terra, talché 'n sì lunga età, lasso e vetusto, a me stesso fanciullo ancor somiglio, e gli ornamenti miei non vario o perdo, né di tanti lucenti, ed aurei fregi manca pur uno. E s'io da te disgiunto...