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NANNI D'ANTONIO DI BANCO,

SCULTORE FIORENTINO.

[Nato 13... Morto 1421?]

Nanni d'Antonio di Banco, il quale, come fu assai ricco di patrimonio, così non fu basso al tutto di sangue, dilettandosi della scultura, non solamente non si vergognò d'impararla e di esercitarla, ma se la tenne a gloria non piccola; e vi fece dentro tal frutto, che la sua fama durerà sempre; e tanto più sarà celebrata, quanto si saprà che egli altese a questa nobile arte non per bisogno, ma per vero amore di essa virtù. Costui, il quale fu uno de'discepoli di Donato, sebbene è da me posto innanzi al maestro perchè mori molto innanzi a lui, 2 fu persona alquanto tardetta; ma modesta,

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1 * Nella prima edizione questa Vita comincia così: « E' pare universalmente ne' delicatissimi tempi nostri uno inconveniente certo non piccolo, se una persona bene agiata, e che può vivere senza sudori, si esercita o nelle scienze o in quelle arti ingegnose e belle, che recano fama al vivo ed al morto; come la virtù non convenga forse se non a' poveri, od a coloro almeno che non sono nati di sangui chiari. Opinione veramente erronea, e che merita giustamente di essere abbominata da ciascheduno; essendo sempre molto più onorata e più bella cosa la virtù nella nobiltà e nella ricchezza, che nella gente povera e vile. Il che apertissimamente si vide in que' felicissimi tempi santi, quando i re e i principi dottamente filosofavano. E nel secol quasi nostro lo dimostra assai chiaro Nanni ec. » Il Vasari conobbe, o gli fu fatto conoscere, l' erroneità di questa seconda proposizione ; e nella edizione del 1568 rifece il proemio di questa Vita. Quanto è falso il dire che la virtù non convenga se non a' poveri, altrettanto è falso e incivile il credere che essa sia più onorata e più bella nella nobiltà e nella ricchezza.

9 Il Rumohr vuole invece che Nanni apprendesse l'arte da Antonio di Banco suo padre, il quale nel 1406 era uno de' maestri al servizio dell' Opera del Duomo di Firenze. Difatti, egli saviamente osserva, che le statue di Nanni non mostrano traccia alcuna della maniera e de' caratteri propri di Donat ello, ina rassembrano invece a tanti modesti parti di uno spirito più sistematico che produttivo.

umile e benigna nella conversazione. È di sua mano in Fiorenza il San Filippo di marmo che è in un pilastro di fuori dell'Oratorio di Or San Michele: la quale opera fu da prima allogata a Donato dall'arte de' calzolai, e poi, per non essere stati con esso lui d'accordo del prezzo, riallogata, quasi per far dispetto a Donato, a Nanni; il quale promise che si piglierebbe quel pagamento, e non altro, che essi gli darebbono. Ma la bisogna non andò così, perchè, finita la statua e condotta al suo luogo, domandò dell'opera sua molto maggior prezzo che non aveva fatto da principio Donato: perchè, rimessa la stima di quella dall'una parte e l'altra in Donato, credevano al fermo i consoli di quell'arte, che egli per invidia, non l'avendo fatta, la stimasse molto meno che s'ella fusse sua opera. Ma rimasero della loro credenza ingannati, perciocchè Donato giudicò che a Nanni fusse molto più pagata la statua che egli non aveva chiesto. Al qual giudizio non volendo in modo niuno starsene i consoli, gridando dicevano a Donato: Perchè tu, che facevi questa opera per minor prezzo, la stimi più essendo di man d'un altro, e ci stringi a dargliene più che egli stesso non chiede? e pur conosci, siccome noi altresì facciamo, ch'ella sarebbe delle tue mani uscita molto migliore. Rispose Donato ridendo: Questo buon uomo non è nell'arte quello che sono io, e dura nel lavorare molto più fatica di me: però sete forzati, volendo sodisfarlo, come uomini giusti che mi parete, pagarlo del tempo che vi ha speso. E così ebbe effetto il lodo di Donato, nel quale n'avevano fatto compromesso d'accordo ambe le parti. Questa opera posa assai bene, e ha buona grazia e vivezza nella testa; i panni non sono crudi, e non sono se non bene in dosso alla figura accomodati. Sotto questa nicchia, sono in un'altra quattro Santi di marmo, i quali furono fatti fare al medesimo Nanni dall'arte de' fabbri, legnaiuoli e muratori: e si dice che, avendoli finiti tutti tondi e spiccati l'uno dall'altro, e murata la nicchia, che a mala fatica non ve ne entravano dentro se non tre, avendo egli nell'attitudini loro ad alcuni aperte le braccia; e che disperato e malcontento A togliere la sospensione che taluno potrebbe qui vedere, basta sopprimere questo che.

prego Donato, che volesse col consiglio suo riparare alla disgrazia e poca avvertenza sua; e che Donato, ridendosi del caso, disse: Se tu prometti di pagare una cena a me ed a tutti i miei giovani di bottega, mi dà il cuore di fare entrare i Santi nella nicchia senza fastidio nessuno. Il che avendo Nanni promesso di fare ben volentieri, Donato lo mandò a pigliare certe misure a Prato, ed a fare alcuni altri negozi di pochi giorni. E cosi, essendo Nanni partito, Donato, con tutti i suoi discepoli e garzoni, andatosene al lavoro, scantonò a quelle statue a chi le spalle ed a chi le braccia talmente, che, facendo luogo l'una all'altra, le accostò insieme, facendo apparire una mano sopra le spalle d'una di loro. E cosi il giudizio di Donato, avendole unitamente commesse, ricoperse di maniera l'errore di Nanni, che murate ancora in quel luogo, mostrano indizi manifestissimi di concordia e di fratellanza, e chi non sa la cosa, non si accorge di quell'errore. Nanni, trovato nel suo ritorno che Donato avea corretto il tutto e rimediato a ogni disordine, gli rendette grazie infinite, e a lui insieme con suoi creati pagò la cena di buonissima voglia. Sotto i piedi di questi quattro Santi, nell'ornamento del tabernacolo, è nel marmo, di mezzo rilievo, una storia, dove uno scultore fa un fanciullo molto pronto, e un maestro che mura con due che l'aiutano; e queste tutte figurine si veggiono molto ben disposte ed attente a quello che fanno. Nella faccia di Santa Maria del Fiore è di mano del medesimo, dalla banda sinistra entrando in chiesa per la porta del mezzo, uno Evangelista, che secondo que’tempi è ragionevole figura.1 Stimasi ancora, che il San Lo che è intorno al detto Oratorio d' Or San Michele, stato fatto fare dall'arte de'maniscalchi, sia di mano del medesimo Nanni; e cosi il tabernacolo

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4 * Questo uno de' quattro Evangelisti, grandiose figure sedute, poste nelle quattro cappelle a'lati della tribuna maggiore del Duomo fiorentino: intorno alle quali vedi quello si è detto nelle note 1 a pag. 36, e 3, pag. 38 della Vita di Niccolò d' Arezzo.

2 Vasari mostra di dubitare se la statua di Santo Lo (Sant' Alò protettore de' Manescalchi e degli Orafi) sia opera di Nanni d'Antonio di Banco. Al dubbio suo, oltre lo stile di questa statua, certamente di un insieme più elegante e più svelto, e di miglior pratica nella maniera che non le altre statue del medesimo artefice, dà più forza una memoria trovata dal Baldinucci

di marmo, nel basamento del quale è da basso in una storia San Lo maniscalco che ferra un cavallo indemoniato, tanto ben fatto, che ne meritò Nanni molta lode: ma in altre opere l'avrebbe molto maggiore meritata e conseguita, se non si fusse morto, come fece, giovane. Fu nondimeno per queste poche opere tenuto Nanni ragionevole scultore; e perchè era cittadino, ottenne molti uffici nella sua patria Fiorenza; e perchè in quelli ed in tutti gli altri affari si portò come giusto uomo e ragionevole, fu molto amato. Mori di mal di fianco l'anno 1430,1 e di sua età quarantasette. 2

in un manoscritto strozziano, dove nel novero di tutte le opere di Nanni non è la statua suddetta.

*Il Baldinucci invece dice di aver letto in certe scritture tra' MSS. di casa Strozzi, ch'egli mori nel 1421. Ne all'asserto di questo scrittore dà contro il trovare dello stesso anno un documento che contiene il resto del pagamento fatto a Nanni di Banco della storia scolpita sulla porta del Duomo che guarda a settentrione (vedi la nota che segue), per la ragione che nei libri del Duomo poteva, anzi doveva scriversi questo pagamento in testa di Nanni ancora che egli fosse morto. Di questo stesso uso si trovano altri esempi; come vedremo nella Vita del Beccafumi. — Il ritratto di Nanni dicesi che sia nella figura di San Cosimo, che Fra Giovanni Angelico dipinse nel capitolo di San Marco. Vedi a questa Vita.

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Nella prima edizione è aggiunto: Et onoratamente fu seppellito » nella chiesa di Santa Croce. Dicono alcuni che il frontispizio sopra la porta di Santa Maria del Fiore che va a' Servi, fu di sua mano; il che molto più lo farebbe degno di lode se fosse cosi, per essere tal cosa certo raris» sima. Ma gli altri lo attribuiscono a lacopo della Fonte, per la maniera che vi si vede, la quale è molto più di Iacopo che di Nanni. Al quale dopo » la morte fu fatto poi il seguente epitaffio:

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Sculptor eram excellens, claris natalibus ortus:
"Me prohibet de me dicere plura pudor.

Che il frontispizio sopracitato sia veramente di Nanni di Banco, è provato per documenti dal Baldinucci (Vedi la nota 2, pag. 25 della Vita di Iacopo della Quercia). Lo stesso Baldinucci trovò che egli « fu adoperato anche in caso » d'architettura dagli operai di Santa Maria del Fiore; i quali a Filippo di "ser Brunellesco, a Giovanni d'Antonio di Banco e a Donato di Niccolo (Donatello) fecero pagare in una volta scudi 45 da dividersi fra di loro, » come loro parrà, per un modello della cupola di Santa Maria del Fiore, "murata con mattoni e calcina, senz' armadura, per esemplo; come per de » liberazione degli operai dell'anno 1419. »

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