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e lo rende immortale ne' cuori generosi de' nazionali, e rari sono gli esempi di simil fatta che la storia ci appresta. Invogliato parimenti al ben' essere de' fratelli Cristiani di Oriente, ottenne da Clemente XI di unirsi al P. Baldinucci nelle missioni, e percorse molte città e diocesi della Palestina seminando la divina parola. Scrisse nella sua gioventù in greco letterale un Trattato di Teologia Dommatica e un altro di Scolastica dommatica. Morì nel 1726.

Felice Samuele Rodotà fratello del precedente terminata la sua educazione nel Collegio Greco di Roma, in quella città istessa fu impiegato ancor giovine dapprima in qualità di Revisore e Consultore in una Congregazione particolare del S. Officio tenuta per l'espurgazione de' libri ecclesiastici degli orientali, e dopo in qualità di interpetre e scrittore di lingua greca nella bibltoteca Vaticana. lu questo tempo si vagliavano le quistioni su la fondazione del Collegio Greco e la deputazione di un Vescovo, ed egli vigile al par del fratello già morto, non preteriva mezzo non cura a riuscirvi. La Congregazione in tale circostanza tra gli altri espedienti supplicava il Pontefice Benedetto XIII di costituire nella prima vacanza di nna delle Chiese Latine di quella provincia una persona perita in ambi i riti e con la facoltà di esercitare e l'uno e l'altro, onde provvedendo ai Latini si provvedesse nel tempo. stesso ai Greci ancora, e proponeva a tale ufficio

Samuele Rodotà. Il Pontefice accolse i voti della Congregazione, e avea disposto volesse il Vescovo di Rossano rinunziare la sua Chiesa, col disegno di far passare in essa Monsignor Solazzo Vescovo di Bisignano e in Bisignano l'Abate Rodotà. L'effetto non si ottenne, poichè il Prelato di Rossano non volle contentarsi nè della Chiesa di Sessa nè di quella

di Amalfi cui veniva chiamato. Ma poichè Clemente XII determinò definitivamente le cose degli Albanesi, il Rodotà fu quello cui si rivolsero i suoi pensieri, ed egli fu il primo Vescovo prescelto.

Pompilio Rodotà è il terzo di questa famiglia tanto benemerita alla nazione. Fu educato nel Collegio Greco di Roma, e dopo eletto a interpetre e scrit tore nella Biblioteca Vaticana. Scrisse la tanto celebrata opera del Rito Greco in Italia, e ristampando il Compendio delle Tavole Cronologiche di Carlo Delfini Butler le aumentò e ne fece la continuazione dal 1725 al 1751.

Francesco Avatos nacque in Macchia e fu educato nel Collegio Ullano. Nel 1750 ancor giovine meritò la Cattedra di letteratura greca eretta in Urbino dal Cardinale Annibale Aibani, dove tanto crebbe in fama e tanto distinguevasi per le conoscenze teologiche e morali, che Monsignor Guglielmi Vescovo di quella città onoravalo spesso di uffici rilevanti. Mori in Urbino istesso l'anno 1800.

Pasquale Baffi fu uno di quegli uomini onde le Sicilie si decoravano nello scorcio del secolo XVIII. Nacque in S. Sofia e si educò nel Collegio Ullano. Nel 1769 ebbe la cattedra di lingua latina e greca in Salerno nel 1773 quella di umanità latina e greca nel Collegio militare di Napoli. Fu Socio Ordinario dell'Accademia di Lettere e Scienze, e dell'Accademia Erculanese unito al Galiani e al Mattei coll' ufficio di svolgere e interpetrare i papiri di Ercolano. Nel 1787 fu destinato a compilare una statistica patrimoniale della così detta Cassa Sacra, e nel 1792 ad interpetrare 30 pergamene rinvenute nell' Archivio della Real Chiesa della Magione in Palermo ed altri diplomi greci e latini. Le sue carte si estinsero con lui nel turbine politico del 1799: ma non si estinse la fama, poichè di lui

scrisse il Botta (1) essere uno de' primi e più profondi ellenisti dell'epoca sua; di lui Mario Pagano (2) esser uomo « che alla più vasta greca letteratura accoppiava le più interessanti diplomatiche cognizioni »; e di lui il Minter, il Lanzi, lo Schow, l'Harles, il Zoega, l'Heeren celebrarono nelle loro opere il nome.

Alessandro Marini di S. Demetrio vien ricordato per due lavori che esistono di lui. L'uno composto nell'età giovine, col titolo di Catechismo Isagogico, e l'altro in età più matura col titolo Sistema Teopolitico ec. Vi esistono anche altri lavori inediti e fra i quali Libri sei in difesa della dottrina professata nel suo Sistema Teopolitico contro quella del celebre P. Piro cui attacca di fatalismo. Mori nel 1796.

Francesco Bugliari già quarto Vescovo Greco nacque in S. Sofia e fu educato nel Collegio Ullano. Era uomo dottissimo e lo dimostra il solo scritto che rimanga di lui su la questione dell' Omousion, col titolo Dissertatio Historico-Critica ec. composta pel concorso da lui sostenuto in Napoli nello aspirare al Vescovato. Cadde vittima del pugnale di una banda di partigiani che nel 1806 scendeva a distruggere il suo paese.

Michele Bellusci nacque a Frascineto nel 1754 e fu educato nel Collegio Ullano. Dotto filosofo, eloquente, amico fra quanti illustravano in que' tempi la nazione albanese, era divenuto l'idolo di quella. Sostenitore fervido del nome patrio non operava non scriveva che a vantaggio della nazione. Di tal fatta sono i lavori tutti che rimangano di lui, fra i quali distinguonsi la Risposte di Filalete a Mon

(1) Stor. d'Ital. dal 1789 cc. Lib. 80.

(2) Considerazioni sul Processo, cap. XI.

signor Cardamone editanna dotta ed elegante Orazione Latina al Conte Zurlo una Dissertazione intorno ai Suddiaconi Greci- un'Apologia per Monsignor Archiopoli contro alcune opinioni di P. Rodotà, inedite ec. E comecchè intento alle predicazioni ecclesiastiche, co' nazionali usava il linguaggio patrio, e gli effetti della sua eloquenza può dirsi che si risentono ancora dalla gente educata a quei tempi. Mori li 22 Maggio 1806.

Domenico Bellusci fratello del precedente e Ve scovo nel Collegio Corsini è l'ultimo de' grandi che chiusero il passato periodo delle glorie Calabro-Albanesi. Dato alla interna contemplazione de' propri alti e severi concepimenti, novello Socrate sdegnava vestirli delle forme dell'arte e raccomandarli ai lontani. Perciò nulla scrisse: ma operò molto nell'educare e formare la gioventù albanese alle lettere alle scienze ed alla vita civile. La sua anima è tutta trasfusa nelle opere di quella. Gli furon mezzi solo la parola e que modi eloquenti che han vita dalla vita istessa dell' uom grande. Fu Cavaliere dell' Ordine delle Due Sicilie, e dopo 26 anni di splendido Vescovato e 59 di vita, morì nel Marzo del 1833.

CAPITOLO XIII.

Fede ortodossa degli Albanesi d'Italia. Contrasti avuti nell' esercizio del loro rito. Privilegi della S. Sede. Condizioni de' loro Vescovi.

n.

Non è d'uopo qui ripetere i fatti e i documenti che dimostrano essere stati gli Albanesi lontani sempre dalle eresie della Grecia e dell'Oriente e sempre stretti alla fede vera del Vaticano. Noi li abbiamo svolti allorchè discorrendo de' secoli cristiani in Albania ci fu forza indagare le vicende della Fede in quelle provincie. E tempo ormai di dichiarare a coloro che ignoranti della storia de' popoli confondono Albanesi e Greci, e incolpano di scisma anche i primi laddove la colpa è solo de' secondi. Diciamolo ancora i delitti della Grecia non voglionsi estendere alle nazioni vicine, come per contrario le glorie di queste non devonsi unificare con la gloria greca. Le nazioni sono distinte, e il confonderle ne' loro fatti è delitto di lesa verità. Per fermo venuti nell'Italia gli Albanesi continuarono a rispettare e istituzioni e religione de' loro padri, e a rivolgersi a Roma come a Sede cattolica ortodossa e come a madre che presta sempre al soccorso de'figli asciuga le loro lagrime e li consola. Perciò i Papi, quando che avvenne, li riguardarono generosamente stendendo sopra essi il loro patrocinio e versando ad ampie mani il tesoro de' privilegi onde la Chiesa è solita beneficare i suoi fedeli. Infatti, volgendo il principio del secolo XIV, i Prelati Latini intromessi a conoscer de' nuovi popoli, perchè ne ignoravano la disciplina e le consuetudini rispettate dalla Chiesa, contrastavano a'laici l'uso della comunione sotto ambedue le specie, ai Sacerdoti la consacra

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