Immagini della pagina
PDF
ePub

idea non pretermisero mezzo alcuno onde estender per le nazioni la fede del Vangelo, e lode ancora, poichè fermi alla sublime missione penetrarono le tribù più selvagge che non altrimenti si sarebbero arruolate tra i popoli fratelli. Ma basta che la religione sia una ne' suoi dommi e simboli non che nella essenza della sua disciplina, per non aver che lamentare di quei fedeli i quali nati su continenti remoti, sotto altro cielo, con educazione diversa, fra diverse vicende e fortuna, differenziano unicamente in alcuni punti disciplinari consacrati dal tempo e tollerati da chi ha la potestà di tollerarli. À ciò riflettendo la Cattolica Sede, ben si avvisò non solo rispettare la differenza de' riti, ma accordarne ancora la sua protezione; imperocchè conobbe sempre la gloria singolare che ritrae la Chiesa dal vedersi cinta di varietà, e vagheggiata la sua idea da cento nazioni e riflessa ne' cento loro linguaggi

e costumi.

E poichè adunque la Sede di Roma piacesi della varietà del culto, ed ama risplendere anche per questo come sull' Idolatra e l'Islama così sull'amatore del Protestantismo e dello Scisma; ei conseguita che ogni particolar cura le conviene adoperare onde si sfuggissero gli sconci che provenir sogliono dalla comunanze de riti in una Chiesa medesima e sotto una medesima giurisdizione. Non siegue da ciò che vorrebbesi uno scisma, oppuramente che mal si gradisce la fratellanza evangelica e la meschianza degl' inni entro i templi sacri all'unico Dio dell'universo. I cuori de' credenti si elevano unanimi, ed uno è il loro canto che mosso dagli opposti emisferi va a raccogliersi innanzi all'ara dell' Eterno. Ma poichè il culto esteriore varia nelle genti, e l'uomo è tratto a rispettar fino allo scrupolo la religione de' padri suoi, e il genio malefico delle an

,

tipatie e dell'interesse lo accompagna indivisibile come ombra, avvengono omai spesso quelle tristi combinazioni donde sorgono le scissure e i partiti fatali alla religione ed allo stato. La esperienza, savia maestra della vita, ne offre lezioni lagrimevoli, e soventi il Vaticano istesso vide la difficoltà di calmar l'ire furibonde, Noi non facciamo qui la storia di simili fatti: se non che per affiancarci nelle asserzioni, preghiamo il lettore che si faccia presente quanto ci fu forza esporre, allorchè parlamnio de'contrasti che sostennero nell'esercizio del loro rito tanto gli Albanesi greci di Calabria che quelli di Sicilia. I quali fatti se turbavano le famiglie e la società, il tristo effetto non si estendeva oltre. Ma le scissure religiose facili a fomentare gli scismi e le eresie, se da una parte funestano il vivere sociale, dall'altra procurano l'onta più obbrobriosa alla religione, particolarmente se avviene che i due riti si esercitino in una Chiesa medesima. Eppure simili scene successero, e tuttogiorno con raccapriccio le osserviamo rinnovarsi fra noi. Se per avventura t'inoltri nei templi dove si esercitano i due riti Latino e Greco, ei ti avverrà vedere il popolo ivi affluente scindersi in due parti, e nella stessa casa del Signore, l'una rivolgersi al Santuario de' pani fermentati e l'altra a quello degli azimi; e se bene attendi, fremerai sentendo forse gl'insulti che si scambiano e gli orrendi blasfemi di che non raro si vilipendono quei simboli santissimi dell'altare, imperocchè ciascuna delle due parti si crede avere un Cristo a se reputando omai diverso da quello che si adora dal Greco l'altro cui si prostra la popolazione Latina (1).

(1) Giova per la conoscenza di questi fatti consultare la sopra citata Risposta alla Relazione di Monsignor Cardamoae cc. e la Memoria di Monsignor Crispi intorno a Palazzo Adriano.

La ricordanza di tali fatti desta un orrore inconcepibile, e forse non si credono appunto perchè si ama non crederli. Piacesse al cielo che l'età nostra

ne vedesse il termine sospirato. È un'età di coltura: ma però non mancano tuttavia persone che avvilendo il rito greco osano dichiarare che le orazioni orientali e la orientale celebrazione del sacrificio incruento siano vane ed infecoude. Gran Dio! Si confondono gli Albanesi di rito greco abitatori della Calabria e Sicilia roi Greci di Oriente, come se que' primi avessero egualmente che i secondi arriso alle Foziane scissure. Questa confusione procede sicuramente dalla ignoranza degli annali religiosi e del rito istesso. Ma non perciò conviene permettere che la ignoranza confermi gli errori. Laonde si desidera omai un espediente valevole onde procurare che in tali cose non si caminasse per vie ignote da chi è destinato a vegliarli e regolarli.

Dalla mancanza di queste conoscenze provvenne che le pratiche greche ebbero più volte una falsa interpetrazione; e perciò maravigliar non si deve se gli Albanesi-greci vennero un tempo accusati di irreligione, perchè non si uniformano ai digiuni ed alle feste della Chiesa Latina, mentre essi hanno le loro feste e i loro digiuni fatti secondo la disciplina della Greca; e se portarono la taccia di superstiziosi perchè estraessero dai sepolcri i cadaveri e li bruciassero, mentre già non praticavano che una cerimonia particolare prescritta dall' Eucologio riconosciuto ed approvato da Roma (1). E non è a maravigliarsi ancora se troviam scritto che, un Vicario Generale di un Arcivescovo Latino avendo obbligato un Arciprete a segnarsi con la Croce secondo la forma di

(1) V. Risposta di Filal. a Monsignor Cardamonc p. 37. V. anche Goar ad Euchol, Albaspis. L. 1 observ. c. 2.

quel rito, si mosse a scandalo e la derise e la riprovò, perchè non sapea discernere l'antichità e il particolar mistero di quella forma (1).

A ciò ha menato e può menar sempre la ignoranza di quel rito. Laonde ben si avvisò l'alta mente del Papa Benedetto XIV quando con la Bolla Etsi Pastoralis benignamente provvedeva, imponendo ai Vescovi Latini di deputare un Vicario Greco per le cose de' Greci. La deputazione di questo Vicariato sosterrebbe ferma la integrità del rito, e si bramerebbe che a tal uopo fosse intesa la volontà della Chiesa e praticato quanto essa comanda. Sarebbe un tal quale rimedio ai molti mali di cui femmo parola. Non pertanto il mezzo più opportuno per armonizzar tutto, distruggendo le avversioni e le antipatie e rispettando le pratiche del rito greco, sarebbe quello di sottomettere le colonie Greco-Albanesi alla giurisdizione di un Ordinario Greco, giusta i voti di Leone X Paolo III e Giulio III (2), e della Sacra Congregazione riunita per la deputazione di un Vescovo Greco in Calabria (3). La Religionǝ così vedrebbe più bello lo splendore de' suoi culti gradirebbe più pure le offerte de' redenti, accoglierebbe con più affezione i cari figli, e lo Stato che dev'essere sempre il suo braccio nelle dure vicende della vita sociale, ritrarrebbe il vantaggio sospirato della pace ed amorevolezza fra i cittadini

[ocr errors]

(1) V. la medesima risposta a M. Cardamone, p. 42.

2) Questi Pontefici aveano ordinato che i Greci dell' Italia dovessero esser governati dai propri Prelati se suosque proprios ejusdem Nationes Praelatos habere, ac illis, non autem locorum

Ordinariis subesse.

(3) Zavarr. Hist. deput. Epis. tit. Ritus Graecil, p. 87. 88.

CAPITOLO XV.

Missione guerriera della nazione albanese. Fatti che la comprovano. Sua parte e suoi destini nel risorgimento della Grecia.

V'ha tali circostanze accompagnanti la vita di una nazione, che può dirsi non esservene una la quale non ne riveli delle tendenze particolari e caratteristiche onde risulta la sua missione nella sfera dell'umano sviluppo. La umanità segue il suo corso per opera di più elementi, l'uno diverso dall'altro, ed a riuscirvi è necessario che ciascuno di essi si muova ed agisca entro il proprio cerchio, con passi or lenti or rapidi, secondo che richiedono la natura degli oggetti circostanti e i tempi. Fu missione del popolo Ebreo il conservare le tradizioni religiose in mezzo alla varietà e corruzione de' culti: fu proprio de Fenici rompere i mari e commerciare le proprie manifatture e industrie in tempo che appo le altre nazioni erano poco o nulla conosciute: la Grecia amò le arti e le lettere Roma le conquiste, e fra gli altri popoli, quelli dell' Albania la guerra.

Essendo nostro proposito fermarci a questi ultimi, la vita de'quali stiamo già delineando in un quadro breve sì, ma chiaro; non faremo altro presentemente che ridurre a un punto di vista i diversi fatti che rivelano il loro carattere e la loro parte nella sfera delle nazioni.

L'età antica fu passata da essi tutta nelle armi, dai Pelasgi ai Turchi, ed è superfluo ricordare il valore sotto i condottieri Filippo, Alessandro, Pirro e Scanderbek. Ne si vide altro carattere in essi, salvo quello del genio militare, il quale perchè solo ed esclusivo fu potentissimo e duraturo. E nota la

« IndietroContinua »