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fama onde splendeano nel secolo XV, allorchè si recarono nel nostro regno a conquistare per Alfonso I d'Aragona la ribellata Calabria e a difender dai Baroni e dai Francesi Ferdinando suo figlio. E son note le loro armi sotto Carlo V, il quale ne avea formati de' corpi di truppa, quando già la loro cavalleria detta de' Stradiotti era la più famosa in Italia. In questi tempi (an. 1539) avvenne l'espugnazione di Casal Nuo vo fatta dai Turchi, e contro tali nemici il valore e la fedeltà degli Alhanesi pre valse mirabilmente (1). L' Albanese Giovanni Cabiceli alla testa di una compagnia de' suoi nazionali so steneva i primi cimenti, quando nel Regno di Val nel Parmigiano e nel Piacentino ferveva minacciosa la guerra tra le due Corone di Spagna e di Francia. Parlammo distesamente degl' illustri guerrieri della famiglia Basta, e qui è bello ripetere il nome di un Giorgio Basta Luogotenente generale delle armi Imperiali e Gonfaloniere delle Pontificie, sotto il cui comando un reggimento di cavalleria Epirota fe' prodigi di valore nella conquista de' Paesi Bassi fatta dal Duca di Parma l'anno 1579, Nè è da preterire il nome di un Mercurio Bua di un Giovanni Bacilli, di un Cristoforo Nina, tutti nativi di Drimades nell' Albania e famosissimi negli annali delle armi Spagnuole e Venete.

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In Drimades nasceva parimenti uno Strati Glica che esibi a Carlo III Re di Napoli un reggimento di fanteria composto di scelti giovani Albanesi, del quale egli stesso fu da quel Sovrano eletto a Tenente Colonnello (2). I conoscitori della storia napolitana sapranno sicuramente gli atti di prodezza

(1) V. Mugnos, Fam. Matranca.

(2) I soldati di questo Reggimento veniano reclutati clandestinamente ad Antivari, a Vallona, a Croja, a Scutari e sulla Bolina. V. Pouqueville, Viag. T. IV. pag. 116.

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onde venne sempre distinto quel reggimento detto già Real Macedone. Giova dir non pertanto che quando l'Imperatore Carlo VI mandava il Principe Lubkovvitz alla conquista del Regno di Napoli (an. 1774), fra le truppe napolitane capitanate dall illustre Conte di Gages e fermate in quartier generale a Velletri, solo il Real Macedone addoppio il vigore della zuffa e respinse il nemico, ricuperando i posti perduti del Brigadiere, del Bonetto e della Lingua di Sierpe. E gloriosa non altrimenti fu per quel reggimento la resistenza sostenuta in Guastalla contro il medesimo esercito Imperiale, l'azione dell'assedio e presa di Tortona e di Piacenza, non che della occupazione di Pavia (anno 1745 e 1746). Io non vado a rintracciare i fatti meno rilevanti di quei tempi e farne lunga dissertazione. Ma ognuno si persuaderà certamente della bravura di quegli Albanesi, considerando che Carlo III con dispaccio de' 30 Maggio 1740 dichiarò il Reggimento qual Corpo Italiano e capace a godere tutti i dritti, privilegi, e preferenze che gli competessero.

Nè meno degni di gloria e di ammirazione sono i fatti che sostennero sotto Ferdinando IV. Già il governo di Napoli aveva allora fermato un contratto co' Primati dell' Albania acciò nel bisogno gli prestassero una forza equivalente, la quale poi dopo i servizi ritornerebbe in patria co' debiti onori e convenute pensioni (1). Per tal modo accrebbe i

(1) « Ai figli de' Primati che non aveano parenti nei Reggi menti Macedoni furono accordate dieci piazze franche nel Collegio della Nunziatella, e di queste ne furono tosto occupale otto da altrettanti giovani nominali Cadetti ». V. Cenno Storico dei Servigi Militari prestati nel Regno delle Sicilie dai Greci Epiroti Albanesi Macedoni ec. Corfu, 1843 p. 34. Dal quale opuscolo formato già su la Memoria dell' Uffiziale del Real Macedone Signor Nicola Dassi, ho rilevato buona porzione delle presenti

notizie.

Corpi de Macedoni nelle sue milizie e nel fatto non tardava a vederne i vantaggi. Nel 1798 mentre un distaccamento di 114 uomini partiva da Gaela per recarsi nell' isola di Ponza, incontrato da due legni Barbareschi muniti di artiglieria, benchè quel distaccamento non ne avesse, addoppiò non pertanto il coraggio, sostenne il terribile cimento e vinse. E mi gode l'animo immensamente veder tra quei valorosi distinguersi in qualità di secondo Tenente anche un Demetrio Lecca attuale Maresciallo di Campo tuttavia in servizio del nostro governo, uomo cui la nazione Albanese è per mille titoli riconoscente, di nobile famiglia della Chimera stretta in parentela col Principe de' Mirditi, e nel cui petto ferve potentemente l'amore nazionale. S'illustrarono ancora gli Albanesi nella Campagna di Roma del medesimo anno e ne' fatti strepitosi di Civita-Castellana e di Caiazzo. Pe' quali fatti tanto risuonò la fama, che nel ritorno dell'armata il popolo Napolitano solo il Corpo Macedone ha salutato con voci di trionfo e di venerazione. Per modo che scendendo i Francesi nel 1799, ai Cacciatori Macedoni affidò il Castello del Carmine e al rimanente del Corpo gli altri siti della città e sue adiacenze. E quando il nemico spingendo l'impeto si avvici nava alla città, solo dal popolo e da queste brigate di soldati Albanesi ebbero la resistenza più ostinata ed eroica (1).

Si sa inoltre che gli Schipetari Albanesi formano la milizia distinta della Porta Ottomana, e che in tutte le imprese guerresche pertinenti a quell' Impero furono e sono il braccio più sostenuto e forte. Nelle Reggenze Barbaresche e terre Egiziane gli Ar

(1) Sag. Stor. delle Trup. leggiere, del General Francese Duhesme. Tom. II, pag. 21. Il citato Cenno Storico ec.

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nauti sono i soldati per eccellenza e la milizia più accreditata, dice il Pouqueville (1). Di Albanesi era composta una gran parte dell'armata onde l'esercito Britanno fu assalito a Rosetta nell'ultima spedizione dell'Egitto (2). Con le truppe ricavate dall'Albania Mehemet Ali è riuscito il flagello de' Mammelucchi, unendo al suo regno d'Egitto la Siria l'Arabia e la Nubia, e diventò quel Faraone che da Alessandria fa tremare Costantinopoli, come Sesostri da Tebe e Saladino dal Cairo facevano tremare Babilonia e Bagdad (3). I famosi Ali di Tebelen, Mehemet Ali, Ibrahim Pascià suo figlio, tutti di terra e di sangue albanese, i tre classici eroi delle ultime guerre della Turchia, possono meritar degnamente un posto accanto agli antichi Filippo, Alessandro, Pirro, Scanderbek, e formar con essi una plejade maravigliosa del genio guerriero della nazione. La storia de' tempi nostri ne parla con sorpresa, giacchè sorprendenti sono i fatti per cui Ali di Tebelen e Mehemet Ali da semplici Bassà mettendosi in opposizione coll'Impero, giunsero a reggere indipendentemente l'Epiro il primo, l'Egitto il secondo, ed Ibrahim ad essere il baluardo dell' Impero contro le eroiche armi della sventurata 'Grecia.

Ne duole qui una riflessione. L'esercito d' Ibrahim e de' Seraschieri Ottomani era composto in gran parte di Albanesi, e secondo che avveniva, l'Albania era la provincia eletta a prestare i suoi valorosi guerrieri, i quali furono al certo i più prestanti fra l'esercito Musulmano e quasi i soli che raccolsero allori nella ellenica guerra. In questo

Viaggio, T. IV. сар. 12.

2) V. Holland, Imprese nelle Isole Jonie, Londra 1818 p. 213. Cantù, Stor. T. 2 Ep. 2 cap. 23.

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fatto noi vediamo i fratelli in guerra coi fratelli gli uni a difendere la propria sorte, gli altri a mu tarla. Ne duole questa lotta orribile fra un popolo istesso, questa ronda spaventevole di armi fratricide, tanto cara alla Porta, sì fatale alla Grecia. Ma fu la religione del Corano che li ha sventuratamente divisi, e a noi conviene deplorare questa sorte dell' Albania. La Grecia finalmente è risorta. Dopo quattro secoli di vergognoso servaggio il suo animo trovò ad espandersi e riacquistò la vita. Ma non fu sola però nell' opera grandiosa; non furon sole le sue armi che temprate negli avanzi di Maratona e benedette dalla Fede, svegliarono lo stupore dell' Europa e lo spavento dell'Asia. Una gran parte l'ebbero gli Albanesi e benchè la storia non consacri ad essi un lauro distinto nel tempio della ellenica gloria, e il grido della fama suoni confuso, sono però sempre chiari i loro fatti che la storia istessa illustra ed ammira. Suonano bastantemente eroici i nomi degli Epiroti Noti, Costantino, Cristo e Marco Bozzari, Kizzo, Costa, Foto Zavella e suo padre, Odisseo, Varnakioti, Miauli, Condurioti, Tombasi, Karaiscakis, Grivas, Gura, Niceta, Stornari ec. e delle eroine Elena moglie di Costantino Bozzari, Mosco moglie del primo Zavella e Caido sua figlia, Despo vedova del capitano Giorgio Bozzi e la senza esempio Bobolina d'Idra.

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Fra i Suliotti si accese dapprima la guerra della indipendenza e l' Epiro fu il centro. Alì di Tebelen detto anche Bassà di Giannina, per la insaziabile sete di sangue, pe' misfatti, per gli orrori delle oppressioni si era reso insoffribile. I popoli fremeano disperati agitandosi fra le catene: ma era il fremito della impotenza e si scioglieva unicamente ne' desideri. Non taceva però la eroica Selleide, avvezza da secoli ad esser libera e indipendente. Levò il

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