Immagini della pagina
PDF
ePub

portano le condizioni e l'educazione straniera, per le quali muta la vita esteriore ma l'animo non muta, riflesso di quella forza che risiede fin nella stilla più insensibile del sangue.

Il carattere dell' Albanese è quello dell'abitatore di terreno montuoso, che vive ognora nella vita barbara, libero e leggiero come l'aria che respira, forte e robusto come le rupi che lo circondano. Osservalo nell'occhio scintillante, nella corporatura alta magra snella, nell'attività maravigliosa. Egli ti dà somiglianza di un'uomo che può e fa molto, fidente nelle proprie forze, sdegnoso delle altrui. Franco oltremodo, non teme di manifestarti cbiaramente la stima, il biasimo, l'odio. Le regole del bon ton a lui sono ignote, è ignota l'adulazione germe immondo delle anime basse e strumento delle mire ambizione. Forte, epperò intrepido, risc luto. facile alle risse, inesorabile e quandocchessia feroce. Non corrotto, e quindi generoso, ospitale, amico, riconoscente. Gl'illustri viaggiatori Chateaubriand, Marcellus, Byron, ammirano nelle loro opere la sincerità e l'attaccamento di quegli Albanesi che prestaron loro servigi nelle dure peregrinazioni. Le virtù del cuore germinano dal sentimento, e per quanto questa potenza umana guida la vita, non avviene giammai che perdino loro natura. Iddio le ha poste nell' uomo come qualità istintive elementari per l'opera sociale, e son vergini energiche maravigliose fino a che volge la vita del sentimento. Nella società incivilita vengono a sopirsi, poichè l'abuso della ragione centralizzando tutto all'individuo avvezza l'uomo a domarle; ma quell'abuso non spunta dove la ragione chiusa nel suo germe non è matura per dispiegare tutta la potenza della propria attività. Se ne popoli albanesi adunque troverete forti ed eroiche le qualità ed

[ocr errors]

operazioni del sentimento, troverete pai deboli quelle della ragione. Non commercio quindi, non scienze, nou lettere, non arti e manifatture. Quei popoli le sdegnano perchè non le conoscono. Amatori della vita che esercita i loro corpi nella caca, nella lotta, nella danza, nella guerra come nel pascolo delle greggi, fuori di questa sfera non veggono che fatiche inutili, pompe appariscenti, vanità di talenti leggieri. È ben questo un fatto curioso della storia dell'uomo, ma è tutto però naturale costantemente scorto ne' primi periodi delle nazioni. Quand o i Romaui addivano i servi alle lettere ed alle arti, essi non conoscevano i vantaggi di queste. La forza e la spada sono gl'idoli abbaglianti de' barbari.

L'elemento immobile è necessario e indispensa bile nelle società onde impedire gli eccessi della intelligenza, è indispensabile la operosità della forza per educare l'uomo a sentimenti magnanimi e propri alla dignità della sua natura. Le epoche di tali fatti e tali condizioni però hanno un periodo quasi determinato, e l'Albania avrebbe avuto sicuramente i suoi secoli d'oro, se la' imniobilità dell' Asia propagata al sud-est dell' Europa dalla legge di Maometto, non le avesse tronchi i passi uel principio del suo cammino.

Conseguenza di questa condizione sono i pochi bisogni a cui l'Albanese va soggetto. Rozzo panno e rozza tela compongono il suo invariabile vestimento, cibi frugalissimi che ritrae dal proprio suolo adornano la sua mensa, un qualunque ricovero basta a fornirgli piacevole tetto. Ei coltiva la campagna, pascola l'armento, maneggia il fucile, sempre tranquillo. L'avvenire gli sta chiuso come un moudo a cui l'occhio suo non giugne, Non spera e non teme, La moglie è la compagna indivisibile delle sue fatiche, a lui sempre soggetta, ma regina

della famiglia, alle cure interne della quale è destinata come l'Andromaca di Omero. Iufatti nel di delle nozze si adorna della chesa specie di diadema che porta poi sempre sul capo e della corona nuziale che fino alla morte dovrà tenere appesa al letto.

Costumi degli Albanesi liberi delle montagne.

« Gli Arnauti e gli Albanesi, dice il Byron (1), mi scuotono singolarmente per la loro rassomiglianza con gl' Higlanders della Scozia, per l'abbigliamento la figura e maniera di vivere. Le loro montagne mi richiamano la Caledonia sotto un clima meno selvaggio. Il loro Kilt, benchè bianco, le loro forme magre ed agili, il loro dialetto dalle consonanti celtiche e le loro abitudini marziali, tutto mi trasporta al paese di Morven. Non vi ha popolo più odiato e temuto da suoi vicini che gli Albanesi. I Greci li riguardano appena come cristiani e i Turchi come musulmani. Essi fra le abitudini banno eziandio quella della preda, e tutti vanno forniti di armi. Gli Arnauti, i Montenegrini, i Chimarioti ́e i Gheghi sono conosciuti per la loro perfidia: il resto differisce alpuanto nel costume e molto nel carattere. Per quanto io ho potuto esperimentare, non devo loro che degli elogi... Hanno una bell'aria, e noi incontrammo tra Delvinaki e Libochabo le più mirabili donne ch'io abbia giammai veduto, ristorando la strada guasta dai torrenti. Il loro andamento ha qualche cosa di veramente teatrale: ma ciò deriva senza dubbio dal loro cappotto o mantello che pende da una spalla (2). La loro lunga

(1) Pellegrinag. di Child Harold, Canto a nell'Append. Nota B. (2) Il più bel l'ornamento delle donne albaucsi è un fazzoletto ricamato a fiori d'oro, e il filo d'oro o d'argento viene loro da Vienna,

[ocr errors]

capellatura richi ma le donne Spartane, e il loro coraggio in una guerra di partigiani eccede ogni limite. Benchè vi si abbia una certa cavalleria fra i Greci, io non ho giammai veduto qualche buona cavalleria Arnauta. Alcuni preferiscono le selle in glesi, ma senza potervi durar lungo tempo a piedi pel contrario nessuna fatica può giungere a domarli ». Questi popoli delle montagne differenziano dal rimanente della nazione pel loro carattere più fiero ed intrepido. Sdegnosi dell' ozio e furibondi per le armi, credono aggiungere lo scopo altissimo della vita quando si precingono a una battaglia. La inaugurano tra i canti e le danze, la cercano la sospirano come una sposa, e inutile sarebbe la voce di esperto capitano che tentasse protrarre i momenti della rugna. Sarebbe un metter argini ai torrenti, Fasta il grido della semplice voce tamburgi, il suono di un'arma ripercossa tra i menti per eccitare quegli spiriti accesi e renderli infrenabili. Si slanciano contro il nemico come eccitati dall'istinto, e voi li vedete combattere non da guerrieri amanti di con quiste e difensori de' propri stati, ma da uomini che sospirano private vendette; imperocchè nell'aggressore de' loro monti essi veggono il nemico delle famiglie e non mai l'ente politico che vuol popoli e terre. Nè essi estendono i loro desideri fuori le patrie contrade. La idea della conquista spunta e si vagheggia tra popoli avanzati nella carriera civile, è una idea di calcolo, un sospiro di chi avendo ben provveduto alle cose d'intorno cerca di svol, gere la propria attività oltre il circuito della sfera nativa. I montanari albanesi, come vedremo, hanno appena i primi elementi delle istituzioni civili, e nella scena del mondo attuale non rappresentano che l'uomo guerriero difensore acerrimo del palmo di terra che ha occupato per fondar la sua casa e

per trarne il modico nutrimento necessario alla vita. Vanno superbi poi di tale mestiere, portano in mostra le loro ferite, e unendo ruvidezza ad ignoranza fan pompa della vetustà de' vestiti come di compagni e testimoni de' loro fatti illustri, talmente che ad indicare essere un eroe un palikari, si dice di un intrepido Albanese ch' ei non lascia la sua camicia che allorquando si scioglie e cade a squarci (1). Il sistema della guerra è tutto naturale non basato su alcun principio di arte, è il duello dei popoli primitivi che si esegue dietro il tronco di un albero, la difesa di un sasso l'argine di un monte : se non che in luogo degli archi o de'pali induriti nel fuoco essi portano i fucili che mai non posano in qualunque circostanza ed operazione della vita. Hanno i loro condotttieri, poichè non vi può essere difesa comune senza nn centro di unione, una bussola che regoli i movimenti, una bandiera che raccolga i dispersi, ma li scelgono da loro me. desimi ogniqualvolta consiglia l'urgenza, e la scelta cade sempre su persone distinte per fatti di valore, esempi di generosità e statura prodigiosa.

Lo stato politico e civile merita i nostri riguardi, poichè nell' Europa è forse il solo che in questi tempi mantenga ognora in vita il periodo elementare o la prima rozza forma del sistema sociale. Ogni città o terra è una piccola repubblica che si regola da se, con leggi proprie, senza capo, indipendente da chicchessia, in guerra quasi continua con le terre vicine, prouta sempre a calmar l'ire, spegner le contese ed associarsi quando i Bassà si avanzano ad attaccar le montagne. Nel seno di queste repubbliche istesse v' hanno delle tribù o fazioni chiamate in quell'idioma cette o phare, composte

(1) Pouqueville, Viaggio in Grecia cc. Tom. IV, cap. 3.

« IndietroContinua »