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datori di Scutari fecero seppellir viva nelle fondamenta del castello, poichè le fate sotto questa condizione assicuravano alla città una eterna abboudanza. Credono poi che la vittima infelice abbia dimandato per grazia al suo sposo, uno de' tre fratelli, di allattare il figlio a traverso un foro della muraglia, la qual cosa ottenuta il latte colava miracolosamente fino a quando si è potuto slattare il fanciullo, e da quel tempo zampilla a piedi del muro una sorgente salutare che non dissecca mai (1). Le Fate a cui si presta fede degli abitanti dell'interno dell'alta Albania vengono distinte col nome di Vyles e Mire o buone Dee si appellano le Fate che lo Skipetaro errar vede al chiaror fioco della Juna tra le oscurità delle foreste (2). I cacciatori e i pastori conservano molte tradizioni intorno le bestie feroci queste sono anime bandite dall'eterno riposo; ma si può con la forza d'incanti e di anatemi far abbandonare i corpi che abitano (3).

I canti nazionali e le tradizioni che conservano gli Albanesi del nostro Regno menzionano parimenti delle avventure successe per secreta influenza delle Fate, e queste divinità il popolo anche oggi crede errar fra le tenebre notturne intorno ai bambini cui propiziano il sonno per impedire i sogni fuuesti e il fascino di che sogliono esser presi; poichè le Fate sono dività propizie, geni benefici che assi stono ai giorni dell' uomo, cui spesso nella infanzia stampano de' vezzi sul corpo in segno di loro affezione. E quindi se avviene per avventura che siasi disperso un qualche ragazzo e ritrovato poi sano, dicesi che le Fate si abbiano preso l'innocente di

(1) Malte-Brun, Geograph. Univers. Liv. 118.

(2) Lo stesso Malte-Brun, l. c.

(3) Idem, 1. c.

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porto di rapirlo e portarlo in luoghi inaccessibili per comunicargli delle nuove fattezze e prodigiose qualità.

Anche le credenze agl'incantesimi vi hanno il loro impero, e le nuove Tessale van tuttodi trastullando la buona fede del volgo con la potenza de❜loro susurri e delle loro operazioni. Io mi avvenni a più d'una che promettono guarire dai morbi, indovinare i segreti altrui, e conoscerne l'avvenire :- e sono di quelle che asseverano posseder de' mezzi da incantare i cani onde non mordere e le armi omicide onde renderle vane ne' loro funesti risultamenti. Di tale professione si vantano a preferenza le done il lettore filosofo non maraviglierà se per poco vorrà ricordarsi della natura umana riflettuta nella storia de' popoli; imperocchè nel volgo o tra barbari tuttocciò che pare avesse qualcosa di soprannaturale è attribuito tutto alle donne.

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I morti credonsi abbandonar soventi le loro tombe, e trasformati nella umile rana, nella leggiera farfalletta o nel fischio del vento notturno errare intorno l'abitazione della propria famiglia e le ani. me degli uccisi vestite d'ombra muovere i nembi e far risuonare di cupi gemiti la contrada bagnata del loro sangue.

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E tali superstizioni, a quel che pare si attengono all'antichità. Sonvi altre poi che germinarono nel seno del Cristianesimo. Nell' ora della mezzanotte del Natale dicesi che i buoi parlino fra loro voci articolate, e se qualcuno per avventura sentisse quel loro linguaggio ei vi morrebbe nel momento stesso. All' etrar di Marzo e ne' quattro Venerdi sacri di questo mese verso la prim'ora della notte, i ragazzi agitando fragorosi sonagli percorrono il paese intimando agli spiriti maligni e alle streghe che lo sgombrassero di loro presenza, perocchè quei giorni

sono sacri e la loro impurità li offenderebbe. Nella Messa di Pasqua se il Sacerdote dopo di aver letto l'Evangelo invece di chiudere il libro, come è uso nel rito Greco, lo lasciasse aperto, si discoprirebbero per tal mezzo i magbi tal mezzo i maghi e le maghe che Nel per avventura si trovassero entro la Chiesa. giorno dell'Epifania credesi che si battezzi il vento che allora trovasi a spirare, e che questo battesimo poi accorda ad esso il privilegio di essere per tutto anno il predominante de' venti.

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CAPITOLO XX.

Stato attuale dell' Albania e delle Calonie
di Calabria e Sicilia - Pensieri su
i loro futuri destini,

Si credeva universalmente dai savi ne' tempi delle ultime ebullizioni politiche della Grecia che, l' Albania avrebbe di certo seguito i destini del vicino paese per cui tanto sangue versava e di tant' ira cmpieva il suo petto. Non se ne mettea dubbio, poi che le montagne della Chimera e di Suli aveano emesso il primo ruggito di guerra, e l'Epiro tutta per tanti anui avea combattuta la flotta spaventevole, quando i Zavelli e i Bozzari lasciavan su i campi la vita come arra ai figli e monumento alla patria. Non pertanto l'Albania vive ancora fra i ceppi, al cenno feroce della despota fatale, priva d'industrie, di coltura, di mezzi, di religione qua. si, senza leggi, oppressa. Freme però di tale orribile situazione, e superba de' suoi dritti come conscio del proprio valore, avviene spesso che mandi il grido dello sdegno echeggiante pe' monti. Ond'è che poco ubbidiente alle disposizioni del governo, sta continuamente sulle minacce. E perchè inclina alle scorrerie ed alle armi, non fa stupore se soventi volte guidata da alcun capo va suscitando disordini e ribellioni. V' ha qualche anno che un Tafil Bey Busi (1) estese un'influenza considerevole su quella terra, destando la particolare attenzione del governo Ottomano; il quale perchè crede peri

(1) Ci ha servito molto per questo Capo un rapporto dell' Osservatore Triestino riprodotto nel Giornale Uffiziale delle due Sicilie. N. 122, 6 Giugno 1846. Appendice.

colosa la presenza di lui in Albania, oggi fra onori lusinghieri e libertà nessuna lo tiene sotto vigilanza politica in Costantinopoli, benchè egli tentasse far ritorno con qualche titolo militare sopra i suor Albanesi. I Turchi sospettano immensamente degl' Albanesi, laddove questi per nulla temono i Turchi ; e succede soventi che i soldati mandati in spedizione disertino per via, disprezzando la disciplina e poco curanti delle pene e delle minacce.

L'Albania propria è un paese vasto e ricco di villaggi: ha circa 700.000 abitanti, 150.000 de' quali atti a portare le armi. Comecchè fornita di un suolo assai fertile, esporta i suoi prodotti in Trieste, Venezia, Napoli, Ancona, Genova, Livorno, mentre importa poi dall' Austria, dalla Francia, dall' Inghilterra, dalla Grecia checchè manca ai bisogni di quei popoli, come sarebbero manifatture,

zuc

chero, caffè, indaco ed altro. Giannina capitale dell'Epiro e residenza di un muscir pascià è la principale città di commercio, e merila notarsi per la sua popolazione di circa 35.000 persone. I Turchi contano in essa quindici moschee ed altrettanti minaretti; i Greci tre Chiese oltre la Cattedrale sede di un Arcivescovo; gl' Israeliti due Sinagoghe e due Rabbini. La altre città che seguono a Giannina nelle condizioni commerciali sono, Argiro-Castro, Premeti, Konitza, Berat, Filata, Paramithia, Parga, Arta, Prevesa, Metrovo, come anche moltissimi villaggi. I Mirditi esercitano pubblicemente il loro culto: hanno due princk o capi, uno spirituale che è l'Abate mitrato di Orocher; l'altro temporale ch'è un Signore congiunto de' Lecca.

L'Inghilterra ha un consolato generale per l'Albania, il quale risiede alternativamente in Giannina e in Prevesa, e mantiene parimente un agente in Arla, un viceconsole in Giannina ed uno a Scu

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