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CAPITOLO IV.

Quadro storico dell' Albania dai tempi antichi ai Romani, e costumi de' suoi popoli.

Poichè si è notevolmente stabilito che la nazione albanese formavasi ne' prischi tempi dai popoli Macedoni, Illiri, ed Epiroti; per discorrere l'antica loro istoria con quella precisione che dall' oggetto richiedesi, fia necessario riguardarli partitamente, sendo omai conosciuto che i loro destini furono separati e diversi fino a che non caddero sotto le armi

romane.

Macedoni.

Il paese abitato dai Macedoni, prendendolo nelle divisioni generali, conteneva i tre territori di Pieria, Pangeo, e della penisola calcidica (1): volendolo poi precisare nelle provincie, aveva la Peonia, I' Ematia, la Licestide, la Pieria, la Migdonia e la Sindica. Varie colonie vi arrivarono dalle genti vicine una Ateniese ad Amfipoli; un'altra da Calcide nell' Eubea fondò Calcide che si sottomise poi agli Ateniesi, indi si ribellò, talchè i Greci si trapiantarono ad Olinto. E tra queste, colonia principale fu quella d'Argo, condotta dall'Eraclide Temenide, che piantatasi nell' Emazia, pose fondamento al regno di Macedonia (2).

Carano vuolsi sia stato il primo re (a. m. 3240). Gli successero altri 19 fino a Filippo padre di Alessandro il Grande: ma durante questa epoca la Macedonia fu così povera di grandi personaggi e

(1) Cantù, Stor. Univers. Ep. 3. c. XVIII. (2) Cantù, loc. cit.

di imprese illustri, che stette muta nella varia scena del mondo, e non si mostrò che sotto la triste divisa di tributaria de' Tessali e degl' Illiri, o per difendersi dalla loro prepotenza. — Quando i Persiani si volsero all' Europa, fu la Macedonia la prima che soggiogata dalle armi di Dario Istaspe, ebbe a coronargli la vittoria con tributi e, come gli altri vassalli, accompagnar Serse nella spedizione contro la Grecia. E quando surse in Tracia l'impero degli Odrisi (av. C. 424), e quando gli Ateniesi ridussero a vassallaggio le colonie situate lungo le sue coste, fu essa che malmenala dai furori della guerra e dalle pretensioni di questi due formidabili nemici, ha dovuto unire mal volentieri la sua fortuna a quella de' Greci, e continuare i giorni suoi oppressa anche da questi come lo era dai Tessali e dagi Illiri.

Tale era la condizione della Macedonia allora che comparve Filippo. Sono chiare le spedizioni e i fatti di costui, ed è questa l'epoca in cui cominciò a sfolgorare la gloria macedone. Dotato Filippo di quel genio e quella fermezza che richiedonsi in chi è chiamato ad inalzare e sostenere un trono, vinse i nemici vicini, e la storia racconta a grandi tratti di che potenza ha cinto il regno suo e di che conquiste lo ha arricchito. I Macedoni erano temati ovunque giungeva la fama dei loro fatti, e quando sali sul trono Alessandro, ei si cinse dapprima di quest' aureola sfolgorante per educare alle grandi imprese il suo genio e l'animo suo creati dalla natura per sottoporre e dominare un mondo. Taccio anche di costui la grandezza delle operazioni e la dominazione che ha distesa sull'oriente; imperocchè á un lavoro succinto quale si è il nostro, mal può convenire il racconto delle cose universalmente conosciute e le quali sono persino le prime che apprendono nelle scuole i curiosi giovanetti.

Morto Alessandro, e diviso l'impero tra i grandi dell'esercito, la Macedonia ebbe anch'essa i suoi re. Questi giunsero al numero di diciasette, e governarono per 157 anni. Fu invasa da' Galli a' tempi di Antigono, e durò sorte crudele, fino a che Sostene, giovine popolano, energico e di carità pàtria ardentissimo, posto , posto al governo governo, la libera e la ritorna all'antica sua condizione. Sedeva intanto sul trono Perseo, ultimo fra i Re, quando avanzate le legioni romane, si combattè la seconda guerra macedonica che trasse in rovina quel regno e spiegò sul paese di Alessandro la bandiera del Campidoglio. Lagrimevole oltremodo fu pe' vinti questa ventura, imperocchè la politica di Roma che spogliava i popoli e li traeva in catene, pare che avesse voluto in questa impresa eccedere nelle sue distruzioni, quasi a far onta alle reliquie gloriose di que' due grandi dominatori, i quali in tempo poco lontano con le vittorie in Grecia e nell'oriente avean fatto palpitare le aquile sul Tebro. Paolo Emilio che capitanava l'esercito romano contro Perseo, sebbene si piacesse ostentare alcuna moderazione su i vinti; oltre lo spoglio del regno, per compiere l'orgoglio della conquista, fè demolire 70 città (incluse anche alcune dell' Illirio e dell' Épiro ), e menò prigioni 150.000 uomini (1). La storia manda un fremito di raccapriccio per tanta barbarie, ed io non saprei unire la mia voce a quella dell' universale che proclama i figli di Quirino potentissimi fra i popoli conquistatori, sendo già non difficile il sottomettere e frenare nazioni quando si ha il costume di distruggerle.

Allorchè i Macedoni dovean decidere de' loro affari congregavansi in assemblee pubbliche, e ci vien

(1) V. Strab. L. VII. e Polibio.

fu

tramandato che qualora riprovavano una risoluzione lo indicavano percuotendo con le aste i loro scudi, giacchè intervenivano armati come i Vecchi di Omero e i Quiriti di Roma. Epperò, quando Filota fu tratto in accusa per congiura contro Alessandro il popolo che ne ha resa la sentenza (1). L'autorità dei Re venia temperata dai privilegi feudali de'grandi dello stato, i quali non seppero mai dimenticare le antiche franchigie, neppure nella più splendida età del loro paese. Primi fra i pari, i Re non usavano pompa unico distintivo era l'armatura, ed ognuno poteva salutarli col bacio in fronte (2). Questi popoli erano sobri ne! vivere privato, splendidi nelle feste. Ne' banchetti solenni non era ammesso quel giovine che non avesse ucciso un cinghiale con la lancia, come non lo erano parimenti le donne. Il segreto per ciò che trattavasi ne' banchetti era sacro. Ne' festini si sceglievano i suoceri; e nelle soleunità nuziali tagliavano in due con la spada un pane, e ne davano metà a parte agli sposi (3). Vestivano poi all'uso degli antichi Spartani, portando addosso il ferro, le brache, un abito corto, tonache di lino, collane aurate e riccia capellatura. Portavano tosati i capelli, a differenza de' Greci, e i più distinti fra loro si vestivano della clamide e della cavsia (4).

Illiri.

Secondo Appiano, il paese Illirico fu così detto da Illirio, uno de' tre figli di Polifemo (5). Io però

(1) V. Quinto Curzio, Lib. VI.

(2) Cantù, Stor. Univ. Ep. 3. cap. XVII.

(3) Q. Curzio, Lib. VII. Questo costume si conserva dai moderni Albanesi: se non che invece di tagliare un pane con la spada gli sposi rompono una schiacciata con le mani, appropriandosi ciascuno la parte che gli riesce di averc.

(4) Plutarco, Vita di Pirro e di Eumene. (5) V. Appian. Illyr. p. 1191 ed. Toll.

qui non intendo parlare del paese conosciuto dai Romani sotto il nome di Illirico, ma della parte abitata da alcune nazioni illiriche e comprese appresso nel reame della Macedonia. Questo paese soltó i Romani fu nomato Nuova Epiro (1), ed era la Illiria pelasgica, distinta dall'altra settentrionale di razza slava onde discesero i Slavi-dalmati che oggi diconsi Illiri (a). Lo abitavano i Bullioni, i Teilazi, i Partini e i Brigi sino ai monti Cerauni. Presso a questi erano i Lincesti, i Deuriopi, i Pelagoni, Leordi, Limia ed Eratira (3). Ciascuno di essi luoghi, continua Strabone, era per lo passato molto potente, e de' medesimi negli Encheli furono Signori i discendenti di Cadmo e di Armonia, e le cose favolose che si raccontano di loro si possono quivi vedere, Gli stessi luoghi però non tutti aveano Signori nativi del paese; i Lincesti furono sotto Arrabeo ch'era della stirpe de' Racchiadi. Viveano divisi in tribù: non ostante perchè potenti e bellicosi, essi tennero soventi la Macedonia nella loro dipendenza e la strinsero a pagare un tributo. La superiorità degl' Illiri non cessa che col regno di Filippo (4).

Anche l'Iliria ebbe i suoi re, come si è cennato ma la memoria loro giace sepolta fra le tenebre dei tempi. Si ha notizia solamente della regina Teuta la quale perchè osò di provocare le armi Romane ebbe a pagar cara la propria imprudenza. L'ultimo Re fu Genzio. Fatta costui alleanza con Perseo re della Macedonia per resistere alla forza di Roma, subi anch' egli la sorte di Perseo. L'Iliria

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(1) Vedi C. Mentelle, Cours de Cosmograph, de Geograph. ee. T. 1. Leçon. 23.

(2) V. Niebuhr stor. Rom. p. 18 ed. nap.

(3) V. Strab. Lib. VII.

(4) V. Diod. Sic. L. XIV. cap. 22. L. XVI. e, 2. — Arrian. L. 1. cap. 4.

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