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Pontefice Paolo V. Comandando un reggimento di cavalleria Epirota nella occasione che il Duca di Parma avea preso possesso de' Paesi Bassi (1579), diede egli tale mostra della sua perizia e valore, che il Duca l'anno seguente lo creò Commissario Generale della cavalleria, e da quel tempo divenne il solo cui egli confidava le difficili imprese della guerra. Fu decorato di ventisette gradi militari, ed ebbe in dono da Rodolfo II la Contea di Ust fruttifera di 26.000 scudi annui, col titolo di Conte del Romano Impero, e ciò in forza di un diploma speditogli l'anno 1605; in queste parole Considerantes ec. motu itaque proprio te supra dictum Georgium Basta, omnesque liberos, haeredes, postero et natos eternaque serie nascituros, veros Sacri Romani Imperi Comites et Comitissas creavimus ec. concedimus et elargimur, ut vos Comites et Comitissac in Aust dominare possitis ec.

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De Samuele. Tra le famiglie che passarono nel Regno dopo la morte di Scanderbek, contasi pu ranche la De Samuele. Si stabili nella città di Altamura, e per forza di un diploma da Carlo V spedito a Samuele de' Samueli fu dichiarata come una delle nobili famiglie del Regno. Per effetto del diploma medesimo ebbe donati anche molti beni in cambio di quelli che avea perluti in Albania e nel contado di Tughegl nella Bosnia. Il ceppo della famiglia era Nicola de Samuele capitano famoso sotto i vessilli dell' Eroe di Croia.

Masi o Masci. Tra i vari condottieri che si distinsero per valore e per fama sotto Carlo V, si ricorda un Nicolò Masi comandante la cavalleria dei Stradiotti composta di 500 cavalli, e famosa in Italia dopo i soccorsi apportati da Castriota a Ferdinando d'Aragona. Il Giovio lo dice personaggio assai valoroso, venuto da Napoli di Romania, e il

cui casato nell' idioma epirotico indicava poledro (1). Infatti la famiglia Masci oggi esistente nel villaggio albanese di S. Sofia sul sepolcro gentilizio conserva scolpita una poledra.

Archiopoli. Giorgio Archiopoli cittadino di Corone, ai tempi di Michele Paleologo Imperatore fu scelto a Prefetto dell' Acropoli di Atene dove conservavasi il tesoro della città. E poichè in quel governamento si avea acquistato gran fama per avvedutazza e disinteresse, fu cognominato l'Acropolita. L'Imperatore vedeva in lui l'uomo più accurato dell'Impero, talchè non potendo egli intervenire al secondo Sinodo di Lione, mandò lui per presiedervi in sua vece. Morì nel 1282, di anni 58. Dalla famiglia Archiopoli sursero egregi uomini per molta fama distinti nelle guerre a prò del Romano Impero, e soprattutto un Nicola Archiopoli. Per le quali considerazioni Carlo V. volle non solo eleggere costui a suo familiare e Cavaliere aurato, ma bensì dispose che i di lui discendenti godessero dei privilegi, e fra gli altri che nello stemma gentilizio, come monumento eterno dell'affetto reale, un aquila vi aggiungessero.

Matranca. Nel primo passaggio degli Albanesi in Sicilia sotto Alfonso I. d'Aragona, ricordasi un Giovanni Matranca. Nella Chiesa di S. Caterina in Castrogiovanni esisteva un epitafio per Giacomo Matranca Barone di Mantica, in queste parale - Hic iacet Jacobus Matrancha, olim Baro Manticae cum suis ab Epiro, post infinitos labores, spiritum inter sidera suisque ossibus hic requiem dedit. Aveva costui servito nella milizia il Re Martino nella seconda metà del secolo XIV. Giorgio Matrauca fu uno dei più distinti dell'armata di Scanderbek militò in

(1) Giovio, Histor. Lib. XIX.

Africa sotto Carlo V, e e sposò Biagia Musacchio della chiarissima famiglia di questo home. L'arma dei Matrauca ha un braccio armato di una spada, la cui punta guarda una stella, e il braccio è sopra fascia d'oro in campo d'argento (1).

Musacchio. Erano i Musacchio Principi e Despoti della terra di Epiro posta fra Tiranna minore ed Epidauro, Signori di Musachiema e di altre terre. Nella guerra della indipendenza si confederarono coi Castrioti, e tra loro sono celebri Musacchio di Angelina nipote di Scanderbek e Ginio Musacchio uno de' capitani Epiroti imprigionati da Maometto e da costui fatto scorticar vivo.

Petta. Di questa famiglia non v' ha altro documento che la ricordanza tramandataci da un canto

popolare, così espressa - « A due ore della presente notte fui scosso da un gemito grande. Esso però non era un gemito, ma la voce di Nicca Petta che chiamava a soccorso i compagni (2) ».

De Pravatà, Croppa, Cuccia, Manisi. Erano consanguinee alla famiglia Castriota, ed ebbero dei personaggi distintissimi nelle armi contro i Musulmani, giusta quanto rilevasi dal dispaccio del Re di Sicilia Giovanni d' Aragona, in questi termini concepito Per literas Illustrissimi Ferdinandi (Re di Napoli) comendati sunt nobis Petrus de Pravatà, Zaccarias Croppa, Petrus Cuccia et Paulus Manisi, nobiles Epirotae, strenui et clarissimi et invictissimi Ducis Georgi Castriota consanguinei ee.

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(1) Della fam. Matranca vedi il Mugnos Teatro Geneolog,
(2) I versi albanesi sono i seguenti:
Sontenid me di or nat

Gkiegkia guy rchim t' mad:
Pò ync isc rehim i mad,
Se ai m' isc Nic Petta
Ciy mi trughei sciocyet.

Adriano. Venendo gli Albanesi nella Sicilia oltre il Faro, tredici nobili famiglie si fermarouo nel luogo ove ora sorge il paese albanese detto Palazzo Adriano. E poichè la famiglia Adriano era la più potente fra esse, il nuovo paese ebbe il nome da quella. Così rapporta il Mugnos.

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Barbato. Fra le prime che fondarono la Piana de' Greci in Sicilia comparisce la famiglia Barbato. Un Giovanni Barbato, secondo il Mugnos, fu guida e interpetre della lingua Sicula agli Epiroti che vi giungevano. Egli si vede anche tra i rappresentanti che firmarono le convinzioni del paese col Barone di quel feudo Arcivescovo di Monreale.

Drago, Vrana. Di queste due famiglie parla il citato Mugnos, e ricorda un Luca Drago e un Cesare Vrana capitani albanesi e stretti in parentela cou Vrana Conte celebre nella difesa di Croia.

-Altimati, d'Amato, Cukisi, Grimolizzi, Mazzucca, Pancrazio, Prete o del Prete, Rodotà. Spanò, Stratigo, Traggina. Sono tutte queste indicate quali famiglie Coronee.

Virga, Rada, Tocci, Marchianò, Skirò. Vi esistono di queste gli antichi stemmi gentilizi che rimontano al secolo XVI.

La tradizione accenna altre famiglie; ma poichè non v' ha documento chiaro a mia conoscenza, credo conducente di preterirle. Avverto solo che quasi tutti i sopradetti casati vivono ancora tra le colonie del Regno.

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De' privilegi concessi dai Sovrani delle Sicilie agli Albanesi venuti ne' loro reami.

La simpatia che affeziona ed unisce con vincoli eterni i due popoli dell' Italia orientale e dell' Albania ed Epiro, rimonta a' tempi vetusti, da che l'invitto figlio di Anchise diceva, che l'Epiro e l'Esperia doveano formare d'animi e di affetti una sola e medesima Troia. Ma questo amore crebbe e si fè intenso poichè i Sovrani delle Sicilie ebbero acquistato e tenuto per tre secoli circa il dominio sul paese de' Pirri e de' Castrioti talmente che reguando gli Angioini essendosi portate in quelle provincie delle famiglie Franco-Napolitane, nacque e prese radice la strana credenza che nutrono gli Albanesi di aver avuto una origine comune con quelli. Per effetto dunque del loro antico dominio e dritti sull'Albania, non che della riconoscenza pe' soccorsi ch'ebbero dalle soldatesche de Castriota e de' Reres, e dagl' innumeri capitani prodi in battaglia sotto le bandiere di Spagna, i Re di Napoli e di Sicilia accolsero amorevolmente ne loro stati le famiglie Albanesi, e a volerle con animo generoso rimunerare degli avuti servizi le colmarono di riguardi e privilegi.

Ecco il diploma di Giovanni d'Aragona Re di Sicilia e Zio di Ferdinando Re di Napoli spedito per gli Albanesi che si fermarono sulla terra Siciliana. Nos Joannes Dei gratia Rex Aragon. ec. Per litteras Illustrissimi Regis Neapolis Ferdinandi nostri nepotis, erga nos comendati sunt Petrus Emmanuel de Pravata, Zaccaria Croppa, Petrus Cuccia et Paulus Manisi, nobiles Albani, seu Epirotae strenui

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