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Contessa dunque riconosce la sua fondazione nel 1450, e la ripopolazione verso il 1480 dai valorosi militari venuti con Reres in Calabria fin dal 1448. Il feudo apparteneva ad Alfonso di Cardona, e le convenzioni fatte cogli Albanesi segnavano la data de' 14 Dicembre 1517.

La Piana de' Greci fu fondata nel 1488, tempo in cui si ottenne la sovrana approvazione delle convenzioni fatte il 13 Gennaro 1847 tra molte famiglie Albanesi e il Cardinal Borgia Arcivescovo di Monreale, con le quali questo ultimo concedeva a quelle famiglie il permesso di abitare e coltivare i due feudi di Merco e Aydingli a quell'Arcivescovado pertinenti. Dapprima si eran fissate alle falde del

erto monte Pizzuta sotto tabernacoli e padiglioni a modo militare. Cangiaron sito dopo un qualche anno e discesero alla pianura vicina, dappoichè l'aria rigida del monte era per loro nociva.

Palazzo Adriano si vede comparire nell'anno 1482. Ne fan fede le capitolazioni stese da Giorgio Mirspi., incaricato per parte di tredici famiglie Albanesi e Giovanni Villaraut Signore del feudo che loro ha concesso per abitare e coltivare. Nel 1507 quel feudo passò al Cardinal Galcotti, e costui con nuove capitolazioni ha confermato pienamente le prime.

Mezzoiuso si stabili nella Commenda di questo nome l'anno 1501. I suoi fondatori aveano vagato per più feudi prima di fermarsi in questo già pertinente al Monistero Benedettino di S. Giovanni degli Eremiti. Monsignor Alfonso d'Aragona Commendatario di quel Monistero avea fin dal 1490 concesso agli Albanesi di abitarlo ma non permise loro i privilegi e non non estese le capitolazioni che

nel 1501.

Stabilite queste colonie nella Sicilia, richiamando l'attenzion pubblica per lo ingegno e le industrie

e particolarmente per le maniere generose, veniano di giorno in giorno aumentate di popolazione dal concorso de' Latini di quelle vicinanze. Ma poichè gli Albanesi n'erano stati i fondatori, agli Albanesi apparteneva il primato sì morale e civile quauto ecclesiastico nelle colonie. In fatti essi soli erano ammessi nelle cariche e dignità pubbliche, le quali consideravansi di loro dritto esclusivo. Questo privilegio però col decorso degli anni venne ad abolirsi, ma rimase fermo in Piana sino al 1819, quando le nuove leggi distrussero ogni disuguaglianza fra i cittadini. Serbarono pertanto illeso il primato morale ecclesiastico, imperocchè i Latini non vengono considerati in que' paesi se non come stranieri, predominando il linguaggio e i costumi epiroti, e le Chiese Latine sono già dipendenti dalla madrice greca: salvo ciò in Mezzoiuso in cui vi sono due madrici, greca l'una, l'altra latina, per una transazione a cui convennero i due cleri di quel paese nel 1681.

Io tralascio di far qui parola delle scissure e discordie infinite che in ogni tempo turbarono i due cleri nelle colonie greche di Sicilia. Bisognerebbe farne un racconto ben lungo, e la brevità dell'opera lo disgrada. Richiamo invece il lettore al Cenno Storico sulla fondazione progresso e stato religiosopolitico delle quattro colonie Greco-Sicule (1), e alla Memoria di Monsignor Giuseppe Crispi intorno a Palazzo Adriano. Giova però avvertire che anche questi Albanesi godono i privilegi ecclesiastici che si discorreranno trattando delle colonie di Calabria. Se non che que'primi dipendono direttamente dal governo per gli antichi dritti della monarchia Siciliana, e i secondi dipendono immediatamente da Roma.

(1) Trovasi aggiunto alla Storia di Scanderbek, pubblicata in Palermo presso Oliveri nel 1845.

Ne' primi secoli senza uno stabilimento pubblico e senza un Vescovo di loro rito, i giovani Greci doveano educarsi ne' Seminari Latini e per le sacre ordinazioni recarsi in Roma. Due mali proveniano da ciò 1.o perchè non poteano approfondir mai le conoscenze liturgiche e della disciplina della loro Chiesa 2.o perchè riuscivano dispendiosissimi i viaggi nella capitale del mondo ortodosso. Talchè divenendo scarso il numero de' Sacerdoti e diffondendosi a grandi passi la ignoranza del clero, si pericolava della intera estinsione del rito, non che del linguaggio e costumi patri.

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Questo stato penoso durò fino a circa la metà del secolo decorso. Viveva allora un P. Giorgio Guzzetta della Congregazione de' P. Olivetani di Palermo, e colui mosso da quello zelo potente che arde ne' grandi uomini quando si ha in mira di procurare un bene generale a una nazione, co' suoi modi risoluti e con cure infaticabili giunse ad ottenere da Carlo III. allora regnante su le due Sicilie, il permesso di fondare un Collegio Greco in Palermo e una dotazione sufficientissima detratta dalle mense de' Vescovi Latini, sotto la cui giurisdizione si trovavano le colonie.

Fatto questo primo passo si desiderava il secondo, la deputazione cioè di un Vescovo Greco per le sacre ordinazioni. Non trascorsero che pochi anni e la voce unanime delle colonie si alzò supplichevole innanzi al trono ad implolarlo. Le tenner dietro però subito i reclami de' Vescovi Latini, pretendendo questi che tale novità superflua e inammessibile offenderebbe nell' anima i dritti antichi della loro giurisdizione. A sciogliere quindi la importanza di siffatte domande e reclami, il Re Ferdinando IV. commise l'esame alla Suprema Giunta di Sicilia, ed è famosa l'Aringa dell' illustre Saverio

Mattei che in questa occasione scrisse a difesa dei Greci (1). La causa fu risoluta a loro favore nello scorcio dell' anno 1782. Seguite poscia le approva zioni di Roma e la destinazione della mensa pel mantenimento del nuovo Prelato, con decreto del 10 Gennaro 1784 fu nominato primo Vescovo ItaloGreco in Palermo Monsignor Giorgio Stasi già Rettore in quel Collegio. Il decreto regio fu approvato dalla Bolla di Pio VI. del 6 febbraro anno mede

simo, e si destinò per congrua l'Abbadia commen.

data di S. Maria di Eula nella diocesi di Messina,

Allo Stasi successero due altri Vescovi, e quarto fra essi che presentemente governa è Monsignor Giuseppe Crispi, uomo dottissimo nella erudizione e lingua greca non che nella conoscenza di altre lingue orientali e antichità patrie. È autore di più opere, tra le quali spicca il suo Corso di Grammatica Greca tanto applaudita dai Giornali più accreditati d'Italia e di Francia (2) e da Le Sage allogato nel suo Atlante tra i libri che meritano di essere consultati in fatto di lingua greca.

Nè di altri uomini illustri difettano omai le colonie Siculo-albanesi. Molti ci ricorda la fama ed è pregio dell' opera onorarne quì la loro memoria.

II P. Giorgio Guzzetta già fondatore del Collegio Greco di Palermo, può meritar degnamente dalla sua nazione il titolo di padre della patria: imperocchè ei non rivolse ad altro le cure di una intera vita che al bene de' suoi nazionali. Oltre del Collegio, fondò in Piana una Congregazione di Preti greci Filippini, e un Collegio di donzelle Albanesi

(1) Questa Aringa vide in pochi anni sei edizioni, e si crede una delle più belle di questo egregio Ellenista.

(2) V. i Bullett. di Scienze Stor. ec. di Francia, F. III, pag. 435 e 436 L'Antologia di Firenze, V. XVI, n. 46 Giornale de' Letterati di Pisa, n. 17 ec.

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le quali fossero educate nella pietà, nelle pratiche del rito, e nelle industrie femminili, vestendo l'abito delle monache Basiliane. Si distinse per la erudizione e conoscenza delle lettere greche e latine, ed esistono di lui una Cronica della Macedonia fino ai tempi di Scanderbek, un Etimologico, una erudita Apologia delle Monache del Salvatore in Palermo e molti diplomi greci interpetrati.

Il P. Antonio Brancato cooperatore principale del P. Giorgio nella erezione del Collegio di Maria del rito greco nella Piana, fu pure tal uomo da meritare la ricordanza de' posteri. È autore di varie poesie sacre albanesi.

Paolo M. Parrino nacque in Palazzo Adriano e mori in Palermo l'auno 1765. Scrisse varie opere dettate in puro latino, e fra le altre una Dissertazione del Rito Greco in Sicilia, e una Storia dei Sacramenti. Questi MS. si conservano in Palermo nella biblioteca del Collegio Greco.

Girolamo Matranca Chierico Regolare del secolo XVII è ricordato con alte lodi da vari scrittori e in più dizionari biografici di uomini illustri (1). Fu cittadino della Piana e mori nel 1679.

Monsignor Catalano Monaco Basiliano poi Arcivescovo di Durazzo, nacque in Mezzoiuso. Nella biblioteca del Collegio Greco di Palermo si conserva di lui scritto a penna un Dizionario Italiano-Albanese e Albanese-Italiano con infine un saggio di Grammatica e varie canzoni albanesi.

Niccolò Chetta nativo di Contessa fu rettore del Seminario Greco, e la nazione lo ricorda come uno de' suoi più grandi benefattori. Lasciò vari scritti su la lingua albanese, un vasto dizionario ed un

(1) Mongit. T.

P.

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Silos, Stor. de' Chier. Regol. Lib.12,

p. 574.

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