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Etimologico dello stesso idioma, non che una Storia dell' Epiro e della Macedonia.

Il Conte Alessandro Manzoni della Piana fiori nel principio del secolo corrente. La sua dottrina ed eloquenza che esercitava nel Foro talmente lo raccomandavano presso i Siciliani, ch' egli già moltissimo ha influito nell'andamento degli affari dell'isola in quell'epoca difficile e tempestosa, e nel Parlamento Siculo del 1812 fece una delle figure più la

minose.

Si celebrano parimenti un Costantino M. Costantini pe' Commentari ai Decreti ed atti ministeriali, pel poema didascalico il Colombaio, e l'altro poe ma incompiuto sul Vespro Siciliano; un P. Serafino Guzzetta Carmelitano Scalzo, e come distinti per le missioni nella Chimera in Albania Monsignor Skirò Arcivescovo di Durazao e Monsignor Basilio Matranca.

CAPITOLO XII.

Rapido sguardo su gli altri Albanesi del Regno. Deputazione di un Vescovo Greco iu Calabria. Collegio Ullano-Corsini. Uomini illustri.

Continuavano questi nuovi popoli del Regno a godere i privilegi largiti loro dai Sovrani, ma i Vice re dominati più dalle ambizioni e brame ingorde che dall'amore dei popoli e dal nobile divisamento di seguir l'esempio de' venerandi antecessori, poco ebber cura a proteggerli e sostenerli negli antichi dritti. Dall' altra parte i Baroni opprimevanli con pesi straordinari, e i Vescovi per uno zelo malinteso difreligione li tormentavano nell'esercizio del rito e nel godimento de' privilegi ottenuti dalla Sede Romana. Per la qual cosa in mezzo alla comune miseria e sotto leggi ferree che dettavano i tempi, trascinavano i loro giorni senza scopo utile ed oscuri come l'epoca infelice che volgeva e le dure condizioni cui eran soggetti.

E passarono due secoli, e la vita delle genti Napolitane stagnava nella ignoranza e nella miseria, e si attendeva un Carlo III Borbone, il quale lacrimando sul passato e creando prospero avvenire le rialzasse dal tristo avvilimento, e fugando la barbarie spandesse germi fecondi di civiltà. Si fu allora che quel Re ministro de' disegni di Dio e braccio de' popoli oppressi, ristaurando lodevoli istituti e dando animo a nobili imprese, tolse ad accogliere sotto l'ombra di sue grand' ali i popoli peregrini che avevano arricchite di abitatori le contrade deserte del regno sotto l'aura benefica degli antichi dinasti. Perciò mosso dal grido supplichevole degli Albanesi della settentrionale Calabria, permise loro

generosamente la erezione di un Collegio ecclesiastico greco e la nomina di un Vescovo del medesimo rito per le sacre ordinazioni degli avviati al Sacerdozio.

Il primo fra i nazionali cui si deve questo magnanimo pensiero e le cure per effettuirlo fu il Sacerdote Stefano Rodotà. Fin dal 1717 ei si fè presente a Clemente XI Papa in Roma, cui espose i bisogni degli Albanesi ei mezzi necessari per provvedervi. La domanda fu accolta, e a sostenerla molto valsero gl'impegni del Cardinal Tolomei e del Padre Orazio Olivieri cugino del Pontefice e stato già Rettore del Rodotà nel Collegio Greco di S. Atanasio in Roma. Talchè la Congregazione di Propaganda a ciò particolarmente prescelta, dopo varie discussioni e procedure, il giorno 8 agosto 1719 emanò i decreti risguardanti la potestà dell'ordine e della giurisdizione del nuovo Prelato, non che gli altri pel debito cerimoniale. Intorno alla congrua si decretò dover contribuire a formarla le mense dei Vescovi Ordinari delle quattro Diocesi alle quali appartengono le colonie greche. Que' Vescovi però si opposero, e tacquero quindi le disposizioni fino a che assunto al Pontificato Clemente XII sciolse di un subito e dubbi e contrasti. Imperocchè vedendo egli il bisogno di non ledere le mense degli Ordinari Latini, da una parte persuase il Cardinal Carafa a cedere per congrua del nuovo Prelato l'Abbadia di S. Benedetto Ullano della quale era possessore, e dall'altra egli medesimo largì dal suo tesoro scudi 12.000 per la erezione del Collegio_in Ullano medesimo, approvato con Bolla degli 11 Ottobre 1732, e detto Collegio Corsini dalla famiglia del Pontefice fondatore.

Il primo Vescovo nominato con decreto del 13 Settembre 1713 fu Monsignor Felice Samuele Ro

dotà Arcivescovo Titolare di Berea e fratello dell'instancabile promotore di tanta istituzione. Successe a costui, morto dopo cinque anni, Nicola De Marchis che visse sul trono Episcopale fino al 1757, col titolo di Vescovo di Nemesi. Venne terzo Giacinto Archiopoli Vescovo di Gallipoli, e moriva li 26 Marzo 1789. Seguirono dopo Francesco Bugliari Vescovo di Tegaste, Domenico Bellusci Vescovo di Sinope e l'attuale Vescovo di Tiberiopoli Gabriele De Marchis nominato con decreto de' 10 Agosto 1833.

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Fondato il Collegio tutto diriggevasi al bene, e lettere e scienze si coltivavano con quella assiduità costanza, fervore e profitto onde da menti giovani ed energiche s'imprendono le cose nuove e per lungo tempo sospirate. Monsignor Bugliari pose in animo di immegliarne le condizioni e ridurlo a lustro maggiore. Fatta quindi relazione al Governo del bisogno che il Collegio aveva di un aumento di rendite e di un cangiamento di abitato, Ferdinando IV con dispaccio del Marzo 1794 disponeva, che il Collegio da Ullano fosse trasferito nel Monistero di S. Adriano, licenziando i Monaci Basiliani che l'occupavano e aggiuguendo i beni e le rendite di costoro agli altri beni e rendite che si percepivano in Ullano.

Ma nel 1799, quando i torbidi rivoluzionari della Senna eran discesi furibondi a sparger ruine sulla terra delle Sicilie, un'onda di scellerati avvezzi al

sangue e alle prede, lo invasero e ne tolsero gli oggetti tutti. Dal quale stato rialzavasi ben presto: ma sopraggiunto l'altro turbine più tempestoso del 1806, vi sopraggiunse con quello ancora la sua seconda rovina. Mercè le cure però di Monsignor Bel-lusci ripristinavasi nell'antico stato, e tanta fama spandeva d'intorno che Gioacchino Murat regnante

allora in Napoli, dietro i rapporti lusinghieri e i progetti grandiosi del Signor De Bonnefond, con suo decreto destinavalo Liceo delle tre Calabrie da trasferirsi nel Convento soppresso de' Paolotti in Corigliano. Il decreto non ebbe esecuzione, perchè mutandosi le vicende, ai piani antichi successero i piani novelli.

Tali furono le avventure del Collegio Corsini, il quale se fin dall'alba di sua vita fu scosso qual nave per tempesta fra i contrasti perigliosi di potenti influenze, egli era questa la mano segreta che gu dava sua sorte; imperocchè la sorte de' popoli peregrini in terra che non è loro è quasi sempre infausta e macchiata di nube oscura. Ma il cielo compensavalo altrimenti, poichè stante la educazione che apprestava ai giovani Albanesi, ridusse le nuove genti a figurare anch'esse nella gran missione che ha l'uomo di coltivare lo spirito e interessarlo ai vantaggi della società. Infatti, oltre che si veggouo poste al livello de' popoli civili, si gloriano anche giustamente di personaggi illustri che le decorano nelle lettere e nelle scienze. A noi conviene ricordarli, e con ciò adempiremo a due obblighi santi: 1.° di tener viva la loro memoria onorata; 2.° di raccomandarli a modelli e fomentare ne' petti nazionali il germe fecondo delle virtù.

Stefano Rodotà è il primo che si avanza nella schiera gloriosa. Dissi di lui l'animo grande e la fervida carità patria che procurarono alla nazione un Collegio e un Vescovo. Non dissi però che avanti che i suoi desideri sperassero e vedessero il compimento, aveva aperto in S. Benedetto già sua patria una specie di Seminario, dove egli facendo da padre e maestro gratuitamente istruiva i giovani albanesi che già concorrevano da ogni parte. È ben questa un' altra opera che immensamente lo illustra

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