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corpo ed all'anima (1). «In questo segno vincerai (sclamava un di certo cittadino di Padova, inanimendo il figliuolo a combattere virilmente): da questo segno pende l'onore, la gloria, il nerbo del nostro Comune; chè non v'ha castello, non borgo in piano o monte di tutto il dominio, a difendere il quale il popolo di Padova con tanto vigore pugnerebbe, ed esporrebbe tutto se stesso (2) ».

Proprio stendardo di popolar fanteria fu adunque il carroccio, e tanto durò quanto la libertà. Tutti combattevano sotto di esso, perchè tutti partecipavano nelle pubbliche cose, e i danni e gli utili non erano quasi tanto dello Stato, come di ciascuno.

Infatti la guerra trattavasi a modo di fazione: e siccome a'vinti soprastavano gli ultimi mali, così comune a tutti la necessità di maneggiare l'arme dentro e fuori delle mura. A questa naturale necessità la legge poi aggiungeva stimolo e sanzione. L'estrema infanzia e vecchiaia, grave malattia, e pochi specialissimi uffici, salvavano appena dalla milizia: e tuttavia chi ne andava esente, pagava l'imposta dell'arco o del balestro, secondochè era stato inscritto tra gli arcieri o ibalestrieri. Veniva intimata la spedizione dal grido de'banditori, che andavano attorno agitando le bandiere, e dai rintocchi della campana del carroccio o dell'arengo. Con questo nome d'arengo indicavasi sia la generale assemblea di tutti i cittadini, sia la piazza ove questa veniva convocata; siccome poi nella piazza dell' a

(1) Per tutto questo capitolo citiamo una volta per sempre la nostra mem. Sulla milizia de' Comuni (Atti della R. Accad. di Torino, Serie II. t. II).

(2) Rolandin. Chr. L. IX. c. 2. (R. I. S. t. VIII).

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rengo solevasi e concionare al popolo ed esercitare all' armi la gioventù, così provennero dal doppio scopo le due diverse significazioni presentemente attribuite ad aringare e ad aringo (1).

Del resto, al primo suono della squilla piantavasi un torchietto acceso sotto la porta per dove era comandata la spedizione: chi non raggiungeva la sua insegna prima che quello s'estinguesse, incorreva castigo. La pena pe'tardivi era in denari; pelle più gravi mancanze era infamia, esiglio e confisca (2). Il gonfaloniero che fuggisse dalla mischia o abbassasse l'insegna, era reo di morte: i suoi cavalli, le sue armi abbruciavansi: la sua prole, tutta la sua discendenza in perpetuo veniva esclusa da qualsivoglia onore od ufficio (5).

Dapprincipio, essendo la qualità di cittadino inseparabile da quella di soldato, così la fanteria come la città, era divisa per quartieri o per porte. Ogni quartiere aveva consoli, capitani del buon ordine, custodi alle provvigioni, insegne proprie e pascoli sotto le mura: e suddividevasi in cappelle, parrocchie, vicinie o contrade, comechè si chiamassero secondo i paesi (4). Come dentro le mura la città, cosi fuor di esse il distretto era scompartito in quartieri, porte o faggie. Queste somministravano le carra, le bestie da soma, i guastatori, la cavalleria leggiera,

(1) Ducange et Carpentier, Gloss. voc. Arenga.

(2) Statut. Mutin. A. 1328 (Antiq. M. ævi, diss. XXVI, p. 488), e vedi la Mem. cit. sulla milizia de'Comuni.

(3) Qui in generali exercitu non fuerit, et qui de janua sine licentia reliquerit, infamis sit. Statut. A. 1147 (Libr. jur. mss.). (4) Giulini, Mem. St. di Mil. L. 38. p. 504., L. 39. p. 46, Vol. V. p. 388.

e le mille altre necessità della guerra. Nel caso di lunga ma non generale impresa il servigio avvicendavasi tra le porte: sorte o decreto ne designava le veci; il comando dei magistrati ne limitava la durata. Tale fu la prima divisione delle fanterie.

Ma poco stante ogni arte principale si avvisò di riunirsi in un corpo politico e militare; e di tanta gente fu scemata la soldatesca del quartiere, quanta n'entrò nelle compagnie delle arti (1). Sorsero poscia altresì le compagnie delle armi, instituite o per privato consiglio di chi, escluso dalle prime, cercava in una associazione la propria sicurezza, ovvero per pubblico intento di avere, oltre la comune fanteria, una eletta di cittadini più fedeli e idonei alla guerra. La plebaglia rimasta fuori dalle compagnie delle arti e delle armi o seguitò l'antica divisione per porte e quartieri, oppure si tenne aggruppata in una massa sotto il nome complessivo di popolo. Quali fossero gli ordini delle compagnie delle arti, vedremo più sotto. Bastici qui il particolare esempio d'una città, per ricavarne un preciso concetto intorno le compagnie delle armi.

Pisa verso il 1300 aveva la città e il distretto spartiti per compagnie vecchie e nuove. Gonfalonieri eletti nel loro proprio seno le comandavano: pubblici statuti ne autenticavano l'esistenza, e ne definivano l'azione. Ai primi rumori della campana del Comune gli uomini di ciascuna compagnia dovevano radunarsi alla bottega del gonfaloniere. Radunate che queste fossero, altre rimanevano nel medesimo sito ad aspettarvi gli

(1) Le cinque arti maggiori cominciarono in Firenze ad aver consoli e gonfaloni nel 1266. V. Malespini, Cron. c. 190.

ordini, altre accorrevano alle poste fissate. Lo statuto regolava i passi di ciascuna: questa al palagio de'signori, quella alla guardia d'una porta: di cotesta si mandassero tanti uomini alla custodia del portello, della gente di quella si guernissero le teste del tale e tal ponte, gli sbocchi di questa e quella via principale. Quanto alle compagnie di fuora, altre dovevano congregarsi a'crocicchi delle strade e starvi ferme; altre giusta segnali concertati dovevano avvicinarsi a Pisa per munire esternamente questo o quel tratto delle mura, o recar aiuto a que' dentro. I nobili si radunavano insieme alle compagnie vecchie. Niuno già stato ribello poteva essere ricevuto nelle compagnie; men poi uscir di casa, quand'elleno venivano convocate: la famiglia del capitano scorreva la città per arrestare chi non fosse delle compagnie ; nè, finchè durava il tumulto, era lecito aprir taverna o giuocarvi (1).

Di questi modi era ordinata e compartita la fanteria dei Comuni italiani!

III.

Non minori mutazioni che nella milizia a piè, erano avvenute in quella a cavallo. La cavalleria feudale più non esisteva, ed era cittadino tanto chi militava nell'un modo quanto nell'altro. Le sottomessioni de'nobili del contado, cominciate prima del gran conflitto col Barbarossa, erano continuate fra il rumor

(1) Statuto ms. di Pisa, §. 130. 131. Intorno alla pubblicazione di questo prezioso statuto lavora da molti anni il ch. prof. Fr. Bonajini, dalla cui egregia cortesia siam lieti di riconoscere molte notizie e documenti,

della guerra; sicchè alla pace di Costanza pochi signori appena fra' più aspri dirupi dell'Apennino trovavano scampo alla torbida loro indipendenza, librandosi con industria tra l'una e l'altra delle vicine città. Dei restanti i più fortunati erano stati da'Comuni astretti a giurare ogni anno l'obbedienza o il seguimento dei consoli e podestà, con promessa di servire in guerra sotto certi patti, tenere in buon assetto le strade, pagar la boateria e la zappa, soggiacere a'dazii ed alle collette, consegnare al Comune in caso di pericolo le castella, non condur moglie da terra inimica, comprar casa in città, entrare in una compagnia, infine dimorarvi colle mogli o soli certo tempo in pace, e il doppio in guerra (1). Ma i meno potenti, posciachè ebbersi veduto atterrar le castella, e sperdere le radici di lor feudale autorità, dovettero affatto pigliare stanza in città, e cambiare i solitarii piaceri del tiranno coi tumultuosi studii del capoparte. Di cotesti vassalli incittadinati si compose specialmente il nocciolo della cavalleria de' Comuni.

Nacque però allora la duplice distinzione accennata più sopra tra milite e pedite. Milite fu tanto il nobile quanto il guerriero a cavallo; pedite tanto il

(1) Tiraboschi, Mem. di Modena, doc. 470. 559. 620. 407. Savioli, Ann. Bol., doc. 156. 157. 299.

AA. 1145. Storia di Semifonte, doc. p. 23.
Borgo, Dipl. Pisani, A. 1254.

Libri jur. mss.

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La boateria era un tributo reale, la zappa era un'imposta personale. Quella arrivava solitamente a sei soldi lucchesi per ogni giogo di buoi; questa a tre o quattro soldi imperiali per ogni zappa o uom da lavoro. Erano immuni da entrambe i militi del signore, i servi, i castellani, i gastaldi, i ministeriali e le masnade.

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