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vallo, pagati per tre mesi; nè appena furono questi entrati in Siena, che il Comune bandì l'oste sopra Montalcino, terra protetta da' Fiorentini, e domandó aiuto a Pisa e a tutta la lega ghibellina.

Nulladimeno temendo che la paga de'Tedeschi non arrivasse al suo termine primachè la terra fosse presa ed i Guelfi nemici abbattuti, deputarono messer Farinata suddetto e Gherardo de'Lamberti, acciocchè trovassero modo di tirarli a battaglia. Costoro spedirono a Firenze due frati minori, che tosto arrivati chiesero e impetrarono di trattare con due soli Anziani di cosa importantissima. Scoprono allora arcani suggelli e lettere e credenziali, e sotto giuramento narrano: « Bollire in Siena mortal divisione: parte dei grandi non essere contenta dell'insolenza ghibellina; a codesti grandi prestar favore, benchè occulto, il popolo niuno scoprirsi ancora, perchè niun capo, niuna occasione straordinaria: però in tante titubazioni poco denaro dover bastare a muovere lo Stato: insomma dia Firenze diecimila fiorini, e la porta di s. Vito verrà consegnata alle sue squadre».

A uomini acciecati dalla cupidigia piacque stranamente il partito; onde non è a dire con qual'ansia procaccinsi i denari, e mettansi in deposito, e tosto tosto convochisi una generale assemblea, e vi si proponga di rifare l'esercito per soccorso di Montalcino. Di tale scusa s'erano avvisati, onde colorire l'occulto disegno sopra Siena! Nella assemblea i consigli de'più prudenti rimasero, come al solito, soverchiati dalla popolare baldanza: a messer Tegghiaio con amari motteggi fu impedita la concione; a Cece Gherardini, rizzatosi per dire il somigliante, venne

dagli Anziani intimato di tacere. Soprastava pena di lire cento a chi aringasse contro il comandamento degli anziani: egli pagolle, e proseguiva. Raddoppiatagli la condanna, pagò di nuovo, e seguitò: e già gli era stata rinterzata la multa, ed ei seguitava per salvamento della cieca sua patria, allorchè, pena la testa, gli fu imposto di tacere. Tale è il popolo talora, che non solo non conosce e non seguita il proprio bene, ma di per sè vuol chiudersi anche la strada di conoscerlo e seguitarlo! (1)

Così venne risoluto di rifare il campo all'uscita dell'agosto. In questo campo concorsero, oltre tutti gli uomini di Firenze e del dominio (dove non fu casa, che non ne mandasse almeno uno o due), le leghe guelfe di Lucca, di Bologna, di Prato, di Perugia, di Orvieto, di Pistoia e altre terre della Toscana. Fu il numero di tutti trenta mila pedoni e tre mila cavalli. Ma frattanto altri frati sopraggiunti da Siena in Firenze ne accordavano con alquanti segreti Ghibellini la sovversione.

bre 1226

Come furono pervenuti nel contado di Siena, i 4settem Fiorentini sempre aggirati dalla vana lusinga di conseguire la città per trattato, si posero sull'Arbia ne'colli di Monteaperti. Aspettavano essi d'ora in ora di venire introdotti; quand' ecco aprirsi repente la porta di s. Vito, e sboccarne tutto il popolo di Siena gridando battaglia, battaglia, e preceduto da'Tedeschi inanimiti dalla promessa di doppia paga. Crebbero la confusione tra'Guelfi alcuni traditori, che al primo balenar delle schiere fuggirono alla parte de'Sanesi. Ciò

(1) Malespini, Cron., c. 70. Il Malespini era presente a queste cose.

nulla di meno i più bravi ripigliarono cuore; sicchè, riordinate con prestezza le genti, avrebbero ancora fatto buona resistenza, se nel punto in cui i Fiorentini venivano investiti da'Tedeschi, il malvagio Bocca degli Abati, mozzando la mano di chi sventolava la bandiera del Comune, non l'avesse sospinta a terra. In que'tempi, non v' essendo proporzione di gradi, nè disciplina, la sorte di una schiera pendeva dalla insegna. Al cader adunque di quella, cadde ogni buon volere, nè fu più nel campo fiorentino che fuga ed eccidio. Del popolo impotente a fuggire venne fatto macello. Chi si rinchiuse in Monteaperti restò preso e morto. Firenze piena di lutto e di paura fu abbandonata dai Guelfi a'vincitori; e Farinata, l'autore della vittoria, dové poco stante nel concilio d'Empoli difendere a forza aperta, che non la smantellassero e riducessero a borghi (1). Così ebbe fine la spedizione contro Siena: così si trattavano le guerre tra i Comuni nel XIII secolo!

Tra le spoglie portate dentro Siena insieme col carroccio e colla martinella, fu un libro rapito dal padiglione del podestà tra mezzo agli uccisi ed ai morenti. Il libro in conseguenza d'altre battaglie fu poi restituito a Firenze, e v'era scritto tutto quanto giorno per giorno s'era discusso e deliberato in quella guerra, le elezioni fatte, le lettere spedite, insino il nome ad uno ad uno de' soldati, insino l'ordine giornaliero della marcia. Al toccar quelle pergamene, donde traemmo il più de'particolari sin qui raccontati, all'aprire quelle (1) Malespini, Cron., c. 171. chionne di Coppo, II. 123. Monteaperti,

Mar

- G. Vill. VI. 80. Bindaccio de Cerchi, Batt. di

pagine illeggibili quasi, l'animo ci tremava, pensando quante mutazioni si compiessero da que'tempi a noi:quelle armature, quel carroccio diventati pressochè favolosi, di quelle torri merlate non restar altro più che macerie; di que'Comuni, di quelle passioni furibonde, non altro più che la memoria: ora immense masse a grandi distanze combattersi, ed ogni giorno aggiungere forze meravigliose ad armi di offesa potentissime; poi tra quegli uomini e noi star frammezzo la scoperta d'un mondo, tante scienze create, tanta parte dell'umana intelligenza dissepolta o per nuovi veicoli perpetuata ed estesa, tanti interessi e scopi nuovamente svegliati, grandissimi spazii varcati quasi a volo, nazioni colossali sorte dall' obblio: infine essere ora mestieri di riunire per minuti fatti e conghietture quella vita, che allora scorreva inscia dell'avvenire e gagliarda; e fra qualche secolo più dense nubi dover nascondere que' tempi, e noi diventare pe❜futuri non altrimenti che quelli passati or sono a noi!

Ventinove anni dopo la sconfitta all' Arbia il divino Poeta combatteva fra le patrie cavallate a Certomondo contro gli Aretini; e quella era in Toscana l'ultima battaglia, nella quale le milizie cittadine non fossero soverchiate da'mercenarii. Pochi anni ancora, e la maggior parte di que'Comuni era sparita sotto la dominazione di un tiranno. Dalla caduta de'Comuni d'Italia ha capo la storia delle compagnie di

ventura.

no1289

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