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od originariamente il numero de' fuorusciti era piccolo, oppure tempo, fortuna o diversità d'intenti li disuniva, allora succedeva di essi quello che succederà sempre d'ogni malavventurato tentativo i nemici li condannavano come ribelli, gli amici li rifiutavano come vili e per ciascun di loro cominciava una serie di venture, che la storia sovente non lascia intravedere se non se a certi punti di maggior lume.

Nulladimeno i più de'fuorusciti, avvezzi dall'infanzia alla guerra, e soliti a dispregiare ogni altro esercizio come basso o dappoco, colà recavansi, dove era guerra sotto stendardo amico; e ve li spingeva desio di onore, odio e bisogno. Erano essi per caso Guelfi, e veruna città guelfa bandiva ella mai guerra a città contraria? E tosto li vedevi accorrere a' suoi stipendii, e riempiere il vuoto lasciato da' costei Ghibellini sbanditi. Altri esuli guelfi avevano mai eglino intendimento di entrar di furto in patria? E di presente miravi gli uni cogli altri congiungersi insieme, e come a causa comune muoversi a fornire l'audace impresa.

Allorchè la vittoria di Monteaperti riaperse le porte di Firenze a' Ghibellini, tale fu lo sperpero de'vinti, che la nota delle case arse e distrutte va in 82 paA. 1260 gine di fina stampa (1). I Guelfi, espulsi da Firenze, da Prato, da Pistoia e da Volterra, si ricolsero in Lucca e intorno a S. Friano in Borgo alla Loggia, a ricominciar guerra contro a'vincitori sia colle armi palesi, sia colle pratiche estese fino in Germania col

(1) Deliz. degli erud. t. VII. p. 204-286.

giovane Corradino di Svevia. In capo a tre anni le vittorie de'Ghibellini indussero Lucca a procacciarsi ▲. 1263 di segreto accordo; per virtù del quale i Guelfi vennero scacciati improvvisamente da quelle sedi, e si dovettero ridurre a Bologna in gran povertà (narra il cronista), chi a soldo a piede o chi a cavallo, e chi senza soldo». Da Bologna li distolse un nunzio premuroso de'Guelfi di Modena, col quale questi li invitavano a venire a soccorrerli contro i Ghibellini. Tosto v'accorsero, e colle spoglie della fazione sconfitta si ritornarono alquanto in essere. Indi passarono a Reggio, ove i Ghibellini combattevano in piazza co'Guelfi, e già già stavano per superarli. L'arrivo de' fuorusciti toscani ristaurò la pugna: ma ne indugiava l'esito certo nemico, alto come gigante, che menando a tondo la mazza non lasciava appressarglisi anima vivente. Al fine dodici de'più gagliardi escono di schiera, il circondano, l'incalzano, e al postutto l'atterrano. Nuove spoglie ostili s'aggiunsero pertanto alle acquistate. Con esse si rifecero d'armi e destrieri, e posero ordine a bella schiera di 400 uomini d'arme. Quindi essendosi accozzati all'esercito di Carlo d'Angiò, entravano A.1265 de' primi in S. Germano, e gli davano vinta la giornata di Benevento (1). Nel risorgere allora del guelfismo, ripatriarono; e la volta dell' escire rivenne a' Ghibellini con assai più contraria fortuna e lungo esiglio.

Così perpetuavasi questa schiatta d'uomini forti, che altri beni non aveva sovente fuor d'una spada! Chi di loro s'acconciava a stipendio co'signori che an

(1) G. Vill., VII. 6.

Malespini, c. 174. 178. 185.

davano a reggere l'ufficio di capitano o di podestà (1); chi cercava rifugio alla corte di principe liberale. Dante ricoverava a Ravenna ed a Verona; Uguccione della Faggiuola, spogliato della signoria di Pisa, Galeazzo Visconti, detruso da quella di Milano, finivano il vivere già così splendido agli stipendii quegli di Cangrande della Scala, questi di Castruccio Castracane. Tutti, finchè potevano, cercavano servigio presso il proprio partito: i Ghibellini presso i Visconti, gli Scaligeri e le case di Svevia e di Onara, allorchè erano in fiore: i Guelfi presso i re Angioini, i legati pontificii, i conti di Romagna ed i vicarii della Chiesa. Nè in altro modo che col distribuire a prodi fuorusciti i beni e gli onori dei baroni contumaci, il re di Napoli Manfredi si circondò di gente bellicosa, ed inespugnabile ad interdetti e scomuniche (2).

Se non che avveniva non di rado, che accidenti e rispetti particolari sottraessero a'fuorusciti ancora quest'ultima consolazione di combattere a pro di una causa amata. Allora, come da cittadini erano diventati partigiani, da partigiani diventavano affatto venturieri a mercede; e, rotti gli animi dal bisogno, Guelfi o Ghi

(1) Nel 1227 Lazzaro Gherardini, nell'andare podestà da Lucca a Genova, oltre i giudici e militi suoi plures alios viros milites pro magna parte sui regiminis secum habuit et tenuit, et magnam copiam nobilium servientium. Caffari et Contin. Ann. Gen. VI. 444 (R. I. S. t. VI).

(2) Comitatus, baronias et feuda exulum et occisorum Lombardis quampluribus, quorum quosdam extrema paupertas devehebat in regnum, nonnullos vero proscriptos a propriis partialis dissensio impellebat, liberaliter distribuit et dispersit. Sabæ Malasp. L. I. c. 5 (R. I. S. t. VIII)e V. Nota II.

bellini, repubblica o principato, qualsiasi che li chiedesse ai suoi stipendii, era il ben accolto (1). Altri di loro pigliava soldo in Italia, altri superava le Alpi, travagliavasi in Francia e Inghilterra in guerra e traffico, o col bordone in mano traversava il mare, peregrinava a Terrasanta, s'addentrava nell'Asia, e riportava in patria notizie di terre non più visitate. Oltre i balestrieri pisani e genovesi, i quali stante la loro grande perizia venivano chiesti a servir in guerra da tutte le parti, chi ignora quanti cavalieri e pedoni italiani perissero alla battaglia di Courtrai; e A.1302 quanto buona prova facessero a Teroana contro i Fiamminghi i 200 militi e 1500 gialdonieri (così nomavansi gli armati di lunghe lancie) di Toscana, Romagna e Lombardia a' soldi del re Filippo il Bello? (2). Nel 1300 Rinieri de' Grimaldi, fuoruscito genovese, servì con navi a mercede il re di Napoli contro i Ghibellini insorti di Sicilia. Nel 1504, la destrezza de' suoi balestrieri diè vinta al re di Francia la battaglia combattuta presso i lidi della Olanda, ed ei medesimo di sua mano vi uccise 12 nemici. Finquì ardentissimo Guelfo! otto anni dipoi

(1) Lanfranco de' Rangoni, per es., espulso da Modena, dapprima servi con alquanti compagni Lucca contro Pisa : poscia stimolato e pagato da Matteo di Correggio, si recò a Parma con duecento seguaci al servigio del costui partito. Ciò non pertanto i Correggieschi furono vinti e scacciati. Allora Lanfranco vi rimase a stipendio de'vincitori, senza esitare a rivolgere le armi contro chi le aveva invocate e mosse. Chr. Parm. p. 874 (R. I. S. t. IX). — Ferret. Vicent., hist. L. II. p. 98 (R. I. S. t. IX).

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Daniel, Hist. de la milice franç.

Roma lo mirava ostinato Ghibellino a'soldi dell'imperatore contro Genova e Francia (1).

III.

Primachè le interne discordie generassero nel seno medesimo delle milizie cittadine queste bande mercenarie di fuorusciti, una instituzione sorta ne'tempi stessi della lega lombarda aveva reso comune alle città l'uso degli stipendiarii. Già vedemmo che non tutti i signori rurali erano stati astretti a trasferire la loro stanza dentro le mura e diventare cittadini. Alcuni s'erano serbati come indipendenti sotto l'ombra. dell'impero, di cui si dichiaravano vassalli: i più s'erano accostati alle città vicine con un misto di dipendenza e di lega. Sudditi non erano; perchè l'autorità da essi conceduta a' Comuni era ristretta e compensata per vantaggi reciproci: alleati nemmeno; perchè (sebbene le città s'obbligassero a difenderli, come eglino a soccorrerle in guerra), giurare il seguimento del podestà era da suddito.

A costoro adunque la città era non sede, ma riparo: quella gli schermiva dagli odii e dalle vendette degli emuli del contado, il nativo castello li nascondeva ai subiti tumulti cittadini. Si aggiunga che non uno solo era il Comune, a cui si professavano in accomandigia: sicchè destreggiandosi tra questo e quello, e vendevano a più caro prezzo la propria amicizia, e ne traevano motivo onde allargarsi sui signori vicini, e negar l'ob

(1) G. Vill., VII. 116. VIII. 77. — Guil. Ventur., Mem. Ast. c. 21. 62. Amari, Un periodo di st. sicil., c. 18. p. 256 (Palermo 1842).

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