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raneo comando studiavasi di accertare tanto più la propria autorità, quanto maggiormente la teneva ascosa. Così per opera dei podestà e capitani del popolo e delle loro bande assoldate andava scomparendo la libertà da'Comuni d'Italia!

Primi a fornirne segnalato esempio furono gli Ezelini da Romano.

IV.

Tra i cavalieri tedeschi venuti in Italia con Corrado A. 1036 il Salico, fu un Ecelo, figliuolo d'Arpone, milite da un sol cavallo. Corrado ne compensò la fede il valore, investendolo di Onara e di Romano, castella della Marca Trivigiana. Di qui trassero nome e potenza i discendenti di Ecelo; a cui poco stante accresceva riputazione il vescovo di Vicenza, infeudandolo di Bassano e delle due ville di Angarano e Cartigliano. Nipote ad Ecelo fu Ezelino detto il Balbo, che seguitò A. 1147 Corrado II e Luigi vi alla terza crociata. Era tra' Saraceni un gigante, terrore del campo cristiano. Ezelino sfidollo a pugnare in singolare tenzone, ed avendolo ammazzato al cospetto dell'esercito, tale fama ne consegui di prode e religioso, che al suo ritorno i vescovi di Feltre e di Belluno, il patriarca di Aquileia, il vescovo e i canonici di Treviso, e l'abate di Sesto nel Friuli a gara lo investirono di feudi e di onori. Oltre a ciò, il vescovo di Belluno, nel conse→ gnargli in vassallatico Uderzo, Mussolente ed altri luoghi, il creò suo avvocato (1).

Qual fosse l'ufficio dell'avvocato, già vedemmo (2):

(1) Verci, Storia degli Ecelini, t, I. p. 56.
(2) V. sopra, c. II. §. IV.

amministrare le regalie delle chiese, vegliare alla riscossione dei tributi, presiedere al giudizio delle cause dei dipendenti, sopraintenderne alle prestazioni reali e personali, capitanare in guerra le schiere dei vassalli. Moltiplicò a questo modo l'avere della casa da Romano; e lasciti, usurpazioni, matrimonii e conpere andarono via via aggiungendo sempre qualche cosa alle beneficenze delle chiese e de'principi. Nelle prime spedizioni del Barbarossa in Italia, Ezelino gli fu devoto vassallo e valoroso: poscia, non si sa come, ma forse per sdegno di certa sentenza avutane contro, ovvero per cupidità di maggior utile, si rivolse al partito contrario, giurò la cittadinanza di Treviso e A. 1163 di Vicenza, fu il primo podestà dell'una e dell'altra, e quando si strinse quella lega famosa, che fabbricò Alessandria e vinse a Legnano, Ezelino ad una con Anselmo da Doara ne venne dichiarato capitano generale. Nipoti di costoro furono poi quell' Ezelino ш e quel Buoso, l'uno dei quali tiranneggiava la Marca Trivigiana, mentre che l'altro s'impadroniva di Cremona. Questi frutti era per partorire la confidenza riposta negli avoli loro dalle amiche città!

Mori Ezelino il Balbo pochi mesi dopo il trattato A.1184 di Costanza, e gli successe nelle aderenze e nelle ambizioni Ezelino I. Appunto in que'giorni distendevasi per le città italiane l'uso di preporre un estraneo al governo de'propri affari. Però non è a dire se il novello signore di Onara e di Romano se ne valesse per ingrandirsi. Cittadino a un tempo ed amico di Treviso e di Vicenza, ora egli tratta, ora consegue A. 1189 di unirle in lega, e tosto è scelto podestà della prima: poscia collo sforzo delle avite masnade l'aiuta nella

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guerra da lei mossa contro Belluno e il patriarca di Aquileia. Quanto a Vicenza, stava ella divisa fra i Maltraversi ed i Vivaresi. Capo di questi si fe' Ezelino. Dopo alquanti contrasti vinsero i Maltraversi: ma di repente Ezelino piomba sopra Bassano, la rapisce ai Vicentini e la cede a Padova. Equivi pure nutriva egli il suo partito opposto a Camposampieri, cui diverso sentire e mortali oltraggi da lui separavano. Insomma Padova, Vicenza, Treviso, ed alla fine anche Verona furongli a volta a volta asilo, e sede, e campo di vittoria e di sconfitta. Cacciato dall'una, riparava presso l'altra, e in questa ritrovava le forze per ritornare nella prima. Guerra tra esse città essendo sempre, e come amico e come soldato, e come rettore, e come capoparte, mille strade aveva aperte per contrarvi aderenze e prepararvi signoria. Poi ad ogni grave evento erangli inespugnabile ricetto le avite castella del contado.

Quali progressi ne derivassero per Ezelino è facile immaginare. Noi li restringeremo in poche parole. Primieramente in guiderdone de'suoi servigi ottenne da' Padovani la terra di Bassano. Quindi col costoro aiuto ruppe guerra a Vicenza, e le pigliò Carmignano. Intervennero colle armi a pro de' vinti i Veronesi. Allora Ezelino, sospettando di peggio, accordò per se solo celatamente; e Padova in vendetta d'esserne stata abbandonata gli adeguò al suolo la rocca di Onara. Fu poi guerra fra Treviso e Belluno, fra Treviso e il patriarca d'Aquileia: nè vi ha trattato di lega o di pace, dove la croce di Ezelino non entri sulle pergamene tra le soscrizioni deʼrettori di quelle città. Appunto nel maneggiare una di queste paci in

Verona, in tal modo seppe acquistarsene gli animi, che vi veniva chiamato podestà, e quindi riverito per capo A. (201 della fazione ghibellina de'Montecchi avversi a'Guelfi da S. Bonifacio. Negli anni seguenti soccorse Vicenza contro Padova, osteggiò per proprio conto i Camposampiero, favori colle sue masnade i Montecchi ad espeller da Verona que' da S. Bonifacio, e stette come arbitro tra il Comune d'Angarano ed il priore di Camprese. Di questa guisa ei sapeva distribuire le sue cure tra i tumulti guerreschi e le pratiche cittadine; e la guerra e la pace servivano sempre ad augumento della sua ambizione!

Capo del partito guelfo contrario a quello di cui Ezelino di conserva col cognato Salinguerra teneva le redini, riputavasi Azzo marchese d'Este, che con non dissimili studii era per procurare alla sua schiatta una più diuturna signoria di vaste provincie. Azzo rimise dentro Verona i S. Bonifacio, cacciandone i Montecchi; Ezelino ritornovvi i Montecchi, ricacciandone i S. Bonifacio. Ma bentosto Azzo vinceva Ezelino in grossa battaglia, e col favore della vittoria gli ribellava Vicenza. S'avvisò d'impor' tregua all'aspra contesa il re Ottone iv, calato in Italia affine di fregiarsi della corona A. 1204 imperiale. I due emuli, trovatisi cavallo dietro di lui, in istretto e selvaggio sentiero, nel passarsi accanto si salutarono quindi dal saluto passando alle scuse e dalle scuse alle amichevoli parole, entrarono a ricordare i primi tempi; allorchè giovani ed amici avevano comuni i sollazzi, comuni le ire, comuni gli intenti; e commossi e lagrimando si lasciarono. Pur l'ambizione continuò a tenerli divisi. Ezelino avendo comprato Vicenza dall'imperatore, signoreggiolla in qualità di

vicario e rettore imperiale (1), e la difese bravamente co'suoi Bassanesi dalle forze unite degli esuli guelfi e dell'Estense. Morto Ottone, seguitò a reggerla due anni come podestà eletto e confermato, finchè l'aura popolare voltossi alla parte contraria, ed un nuovo podestà col favorire i Guelfi e ripatriare i fuorusciti mise A. 1221 Ezelino in necessità non solo di allontanarsi da Verona, ma di voltarle contro le armi. Non guari di poi stanco delle sterili soddisfazioni dell'ambizione si ritraeva dal mondo in una religiosa solitudine. Ezelino in ed Alberico di lui figliuoli ne ereditavano gli odii e la potenza.

Durarono però sotto costoro le guerre con Vicenza, i Camposampiero, i S. Bonifazio e gli Estensi, prestando sempre favore ai due fratelli da Romano lo zio Salin-, guerra. Costui contendeva ad Azzo d'Este la signoria di Ferrara per la qual cosa la città malmenata da entrambi ora scorgeva l'uno ora l'altro di essi salire dall'esiglio al principato: poi, quando mancasse materia di lite sulle rive del Po, correre a rintracciarla su quelle A. 1226 dell'Adige e della Brenta. Un di Ezelino, sentendo

che le discordie erano rincrudelite dentro Verona, vi volò colle sue masnade, ne discacciò i Guelfi e vi si fece capo de'Ghibellini. Ma non si era egli appena ricolto dentro il fido riparo di Bassano, che Azzo rientrando con grosso esercito nella città, disfaceva tutto il fatto da lui.

A questa nuova Ezelino convoca tutte le sue masnade, e per disusate balze traverso a'ghiacci ed alle nevi della Valcamonica, si spinge così d'improvviso

(1) Pro vicario et rectore dom. imperatoris... Ant. Godi, Chr. p. 76 (R. I. S. t. VIII).

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