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battaglia una schiera de' vinti passare agli stipendii de' fuorusciti di Bologna ; mentrechè dentro le costei mura Rodolfo d'Absburgo ed altri capi dell'esercito sconfitto pigliavano in prestito poche lire per ritornare in patria, e ne davano mallevadori 12 nobili studenti della loro nazione (1). In quell'anno medesimo dei Tedeschi stati a' servigi di Uberto Pelavicino, altri difendevano Montevallaro insieme co'fuorusciti Ghibellini di Modena e di Reggio, altri l'assediavano insieme colle milizie guelfe di entrambe queste città (2).

Fra tutti gli stipendiarii catalani stati ai soldi di casa d'Angiò, un Dalmasio fu quello che levò più rumore di sè. Le sue vicende saranno specchio, onde A. 1308 giudicare degli altri. Disputandosi la possessione di Ferrara tra Fresco figliuolo bastardo del morto signore Azzo i d'Este, e Francesco ed Aldobrandino di lui fratelli legittimi, questi promisero di riconoscere la città dal papa a condizione di riceverne aiuto bastante per impadronirsene. Fresco senz'altro ne aperse le porte a' Veneziani. Di tal modo in un sol dì l'ambizione degli eredi distruggeva la fatica secolare degli avi! Il papa con due mila cavalli inviati da Avignone, e colla crociata raccolta d'ogni terra e costume, scacciò a forza i Veneziani da Ferrara; ma poscia invece di consegnarla a Francesco ed Aldobrandino d'Este, la commise in guardia al re di Napoli. Il re vi mandò un presidio di Catalani, schiuma d'ogni nefandezza, sotto il suddetto Dalmasio, venturiero invecchiato nel militare a soldo per le terre d'I

(1) Savioli, AA. 1266, e doc. 749.

(2) Ann. Vet. Mutin., p. 68 (R. I. S. t. XI).

talia (1); e ben tosto tutta la città fu in preda alla sfrenatezza de' soldati.

A questi eccessi Dalmasio aggiunse di proprio l'uccisione di Francesco d'Este, sia instigato da cieca gelosia di comando, sia che credesse con ciò di far piacere a' più potenti (2). Poscia, temendo lo sdegno del re, muove trattato co' Veneziani, lo stipula, ed avendo ricevuto tosto le paghe di quattro mesi, accorre con mille cavalli e mille fanti sotto Zara da essi assediata. Quivi passò la state ne' combattimenti: ma quando, scaduta la prima sua condotta ei venne a domandare gli stipendii della seconda, la repubblica, da una parte esausta di denari, dall'altra persuasa che i Catalani chiusi dal mare e dal proprio naviglio in terra nemica, volere o no, dovevano piegarsi a servirla, rispondeva « non aver agio di pecunia; però s' accontentassero d'una mesata in ragione di quattro fiorini per caduno, invece del doppio pattuito nella condotta ».

Allo udire cosiffatta proposta scoppiò in alte querele lo sdegno de'venturieri di Spagna. Invano Dalmasio supplicò e risupplicò i Veneziani a torsi giù dal funesto consiglio. Alla fine, quando vede del tutto inutili le preghiere (e già l'ira e la necessità a gara lo sospingevano), accetta i patti che il Banno di Schiavonia accampato poco lungi da qualche tempo segretamente gli va proponendo, cioè: di entrare in Zara per capitanarne la milizia, ricevendo di subito due mila fiorini, e mille altri ogni anno, oltre i vi

(1) Qui mercede a multis Italicorum accepta vitam ́in armis exercuerat. Albert. Mussat., Hist. Aug., L. VIII. Rubr. 8. (2) Ricob. Ferrar. Pomar., p. 259 (R. I. S. t. 1X).

1313

veri ed i foraggi; quando ei risolvesse di partirne, la città gli fornirebbe armi, navi e fodero opportuno per tragittare in Puglia.

A queste condizioni Dalmasio abbandonò i Vene4 selt. ziani: ma non era egli appena in Zara, che mandava a dir loro: «< stessero tranquilli; non per altro motivo esservi entrato, se non se per acquistare colla frode alla repubblica quella città, che a forza aperta non aveva potuto». Quale delle due parti fosse qui la tradita, è incerto; certo è che a Dalmasio ne incolse il fine di chi vuol servire a due padroni. Giunse bensì la finzione al punto che da entrambe ei venne proclamato arbitro a stabilire la pace tra loro. Se non che nel fervore delle trattative non so qual caso ne scoperse la doppiezza; onde l'uno e l'altro partito rivoltandosi nel medesimo tempo sul comun traditore, l'astrinse a sgombrare. Il condottiero catalano, imbarcate le sue genti sopra navi zaratine, drizzò le prore verso i lidi della Puglia: ma nel tragitto una fierissima burrasca mandò a fondo ogni cosa; e di Dalmasio scampato in uno schifo senza seguaci, senza denari, e col nome in fronte di traditore, la storia non degnò più di rammentare le azioni (1).

4 agosto

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Quanto a Ferrara, diremo che a'Catalani di Dalmasio altri ve ne sostituì il re di Napoli Roberto, e di tal qualità, che il motto di giustizia catalana rammemora tuttavia in que'luoghi le violenze tolleratevi sotto spezie di protezione. Finalmente quando le calamità furono arrivate al colmo, la città levossi d'un sol animo a rumore, assaltò i suoi oppressori, ne fe'

(1) Albert. Mussat., De gest. Italic., L. II. Rub. I. p. 583 et seqq. (R. 1. S. t. X),

strazio, e si ridiede in signoria a'marchesi d'Este. Credette con questo di tornar libera. Vana ed intempestiva lusinga! Il giogo de'nuovi signori fu bensi da principio umanissimo: poscia, essendosi afforzati di buona mano di stipendiarii, tornarono senza rispetto all'antico fasto (1).

Ne' capitoli seguenti noteremo, come le armi venturiere andassero introducendo la tirannide ne' Comuni d'Italia, e annichilandovi quelle poche milizie cittadine che ancora vi si affaticavano a difesa della cadente libertà. Ma prima riputiamo necessario di dimostrare quali occulte forze generassero con sempre maggiore impulso cotesta razza d'uomini che mettevano a prezzo sangue ed affetti, e quali sospingessero gli uni verso gli altri ad affratellarsi ed incorporarsi tanto da diventare terribili a città e principati. Lo spirito di ventura e quello d'associazione compirono nel medio evo cose, che a'giorni nostri sembrano meravigliose.

(1) Ferret. Vicent., VII. 1171.

CAPITOLO SETTIMO

Dello spirito di ventura nel medio evo.

I. La confusione sociale genera l'individualismo e lo spirito di ventura.

II. Proprio del medio evo è l'individualismo, non già come proveniente dalla costituzione germanica, ma bensì dalle condizioni generali della società. Dalla medesima causa scaturisce lo spirito di ventura di quei tempi. La costituzione germanica e l'invasione ne sono le prime manifestazioni. Terminate le conquiste de' popoli settentrionali, lo spirito di ventura si manifesta nelle crociate e nella mutabilità degli Stati.

III. Oltre la invasione e la conquista, lo spirito individuale di ventura si palesa nel difetto di principii generali. Condizioni politiche dell'Italia verso il 1313. Mancanza di principii generali e certi nell'amministrazione della giustizia nel governo civile: nella politica: fin nella guerra.

IV. Non minore incertezza e confusione è nel mondo morale. Contrasti interiori circa il sentir religioso e politico. Le scienze, le arti, la poesia alla mercè dell'individualismo: e come. Grandissima parte attribuita alla fantasia: e perchè. I viaggi : i racconti. V. Natura degli uomini de'quali erano per comporsi le compagnie di ventura. I fuorusciti: i masnadieri : i signori rurali: i vagabondi: gli eretici: i mendichi.-Altre fonti che ne somministreranno.

VI. Le crociate favoriscono in due guise l'instituzione delle compagnie di ventura. Cause che inducono tutta la moltitudine uscita dalla società ad abbracciare il mestiere delle armi. Il numero de'venturieri è già grande. Lo spirito d'associazione li sospinge ad unirsi in compagnie.

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