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fermi; non opinioni, non credenze, non pratiche decise e costanti; ma dovunque tumulto e dubbiezza, terrore e violenza. Una legge allora fortissima di natura ritira le forze, e i pensieri dell' individuo verso se stesso: ognuno vuole e deve vivere e progredire ; ma vivere e progredire non essendo abbastanza guarentito dalla pubblica autorità, ciascuno se lo assicura per via di privati e quasi solitarii sforzi. Ben è vero che questo selvaggio isolamento par sovente che raddoppi le facoltà dell'individuo, costringendolo ad ingigantirle e moltiplicarne le forme a proporzione de'bisogni. Ma non però perfezionansi: non vi potendo essere perfezione senza confronto, nè confronto senza moltiplicità. Del resto meno aiuto ei consegue dalla società, e tanto maggiormente deve confidare in se medesimo, e vieppiù bramare di mettere i suoi diritti in disparte dagli altri. Talora altresì, dopo avere amata cotesta austera solitudine, e chiamatala indipendenza, non la crede perfetta se non assoggettandovi degli altri, e facendone le sue voglie: ed eccoti il dispotismo.

Questo rivolgimento pratico dell'animo in se stesso, questo sperperamento dell'umana società, questa inclinazione a solitaria indipendenza, che suggella i grandi estremi di libertà e di tirannide, fu detta individualismo.

Propria dell'individualismo è la mancanza di principii generali, non solo pratici, di quelli che vedi regolare quasi senza saputa gli atti degli individui di una stabile società; ma ancora teoretici, di quelli che rinvieni addentrandoti in qualche disciplina od istituzione. Infatti la formazione di cotali principii

naturalmente richiede unione di osservazioni, e l'unione di osservazioni richiede unione di individui, non fatta a caso, o per temporaneo disegno, ma ferma, e indipendente da ogni personale capriccio. Ora l'individualismo germoglia appunto stante l'assenza di cotesta unione: chè quando l'idea astratta di nazione esprime nulla, ed ogni general pensiero d'ordine, di perfezione, di amor patrio, di morale pubblica per. desi negli istinti del privato interesse, a che cercar ragioni di operare fuori dell'io e dell'uopo presente? Sottentrasse almeno nell'individuo l'idea generalissima d'umanità all'idea abbandonata di nazione! Má per isventura sulle soglie della società sta pronta a riceverlo una fattizia associazione, con tutti i pregiudizii, ed i privilegi, e gli ordinamenti più adatti a ristringere ne' brevi limiti di se stessa il pensiero e l'operosità di chi v'entri.

Immediata conseguenza di questo difetto di principii generali, e del corrispondente individualismo, è lo spirito di ventura. Infatti dacchè ciascun uomo, non rinvenendo nella comune civiltà un solco appropriato alla sua esistenza, è costretto a fondare in sé medesimo le basi del suo esistere, pensare, credere, difendersi ed operare, naturalmente dirige la sua vita in mille guise diverse. Le sue impressioni non diventeranno più numerose, ma si più disparate; e avrai migliaia di individui, non già un popolo. Alla volontà poi di questi individui, a' quali la società non somministra difesa, nè le credenze sostegno, nè le tradizioni esperienza, nè la pubblica educazione pubblici esempi e precetti, chi porrà freno? Perciò da una parte vedrai l'umana operosità errare, quasi

senza guida ne' più avventurosi cammini, e le individuali esistenze sotto mille forme trascorrere: dall'altra parte men definito sarà il cerchio delle azioni dell'individuo, ed a più vasto campo il vedrai stendere l'occhio del suo desiderio, ed al paragone ingrandire le sue forze.

Da tutti cotesti confusi conati verso fini oltremodo diversi sorge come un principio che trae l'uomo, per così dire, fuori della società, in una sfera di mille bizzarrie, delle quali altre si succedono palesemente, altre vanno agitandosi nell'interno dell'animo, ed o vi muoiono ignote, o non si svelano che in certi punti più rilevanti. Questo principio fu denominato spirito di ventura.

Per le cose dette sinqui, comprenderà facilmente il lettore, come lo spirito di ventura l'individualismo sieno non solo effetto, ma segno esterno della confusione e debilità dello stato sociale. Di entrambi il medio evo fu speciale dominio, e le compagnie mercenarie famosa manifestazione. Del resto lasciando a' filosofi di più sottilmente investigarne le origini e la essenza, noteremo brevemente nelle pagine che seguono, quanto e come esso spirito di ventura s'andasse mostrando ne' tempi da noi discorsi, ed inclinasse gli animi verso quelle associazioni guerresche, le cui vicende formano il principale argomento della nostra storia.

II.

Dalla deposizione d'Augustolo allo stabilimento dei Comuni, dallo stabilimento de' Comuni a quello delle nazionali monarchie, dieci secoli trascorsero. In que

sti dieci secoli governo, religione, costume, lingua, opinioni, ogni cosa fu rimutata: nè una volta sola, ma più. Cominciossi dalle invasioni germaniche, poi vennero quelle dei Saracini: quindi nuovi popoli dall'ultima Scandinavia precipitaronsi sull'occidente dell'Europa, mentre gli Osmani ne conquistavano le regioni orientali. Abbattuto ch'ella ebbe gli idoli, quanti assalti ancora non sostenne la fede di Cristo?

Nè il sorgere delle nuove istituzioni fu così potente, da cancellare affatto le antiche; ond'è che sull'impero romano, quasi sopra annoso tronco, vedevi rigermogliare il franco, e sopra la costituzione germanica la feudale, e sopra la feudalità i Comuni, e sopra i Comuni tirannide ed anarchia. Insomma ogni generazione lasciava dietro sè le proprie traccie, ed in queste traccie altre ed altre generazioni imprimevano le loro, senza avere nè la forza d'annullare le prime, nè la modestia di lasciarle intatte.

Fu età in cui tutte queste vestigia di morto e di vivo, di passata barbarie e di cominciata civiltà, si trovarono insieme confuse e quasi fra loro combattenti, monarchia, libertà, islamismo, evangelio, feudi, crociate, diritti usurpati, diritti mantenuti, nomi antichi, uffici moderni, torri normanne, mosaici bisantini. Quella età fu chiamata medio evo.

Esaminando questa età, i moderni vennero ad affermare due cose: e che proprio di essa era lo spirito d'individualismo, e che la cagione effettiva di questo spirito doveva riporsi nella costituzione germanica stata trapiantata da' popoli conquistatori nel mezzodi dell'Europa. Quanto alla verità della prima asserzione, sia che si considerino le vicende generali della società,

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sia che si analizzino partitamente le condizioni dell'individuo in que' secoli di passaggio tra l'antica e la moderna civiltà, niuno sarà che voglia metterla in dubbio. L'individuo poteva molto, perchè la società poteva poco; quindi l'individuo rivolgeva in se stesso la sua potenza d'opera e di pensiero:—in niun tempo questa dolorosa sentenza ebbe più vasti e profondi risultati che nel medio evo.

Ma è ben lontana dall'essere ugualmente provata la verità della seconda asserzione. Niuno negherà, che l'individualismo siasi manifestato al tempo delle invasioni barbariche, e fosse proprio della costituzione germanica; ma noi bensì negheremo che questa il generasse in Europa. L'individualismo manifestossi al tempo delle invasioni; perchè quando esse cominciarono, tutta la società era rotta e sconvolta. L'individualismo fu proprio della costituzione germanica; perchè quando la vita del popolo è caccia, pesca e guerra, gli ordini sociali sono necessariamente tanto più deboli quanto è maggiore la parte dell'in dividuo: uguali costumi, uguali conseguenze osservansi nel Tartaro del Bog, nell' Arabo del Deserto. Ora la costituzione germanica portata, per esempio, nelle Gallie da poche, migliaia di venturieri, vi avrebbe ella potuto stabilire un principio così intrinseco all'uomo, se le radici sue non fossero state molto più generali ed alte?

In realtà l'individualismo mostrossi nel medio evo; perchè in qual tempo mai la società fu più sconvolta che allora ? e nella confusione d'ogni ordine sociale chi pensa all'individuo se non l'individuo stesso? Da questa necessità di sua personale tutela ei deriva alcuni

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