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vengono formate dagli individui per proprio comodo o difesa; e chiamò le prime società, le seconde associazioni. Suppongasi ora, che a questi vocaboli comunemente compresi altri per avventura più proprii si possano sostituire: non sarebbe egli un accrescere difficoltà a materie già per sè delicate e malagevoli?

Comincieremo dallo stabilire la differenza tra società e associazione, almeno come la ragione richiederebbe, non l'uso, che talvolta alla cieca le confonde. La società, quella che sotto cento forme diverse di governo regge l'umana schiatta, consta di una muta, perpetua ed involontaria spogliazione di una parte della individuale libertà a favore di un unico e sovrano potere. L'associazione è una volontaria, calcolata e sovente temporanea cessione di alcuni diritti individuali per acquistarne altri derivanti dalla costoro unione. In verità l'uomo, tosto che è nato, entra nella società senza saperselo, e in silenzio ne riceve le leggi e i poteri esistenti; i quali poi, quand'anche a suo malgrado, il seguitano dovunque e ne regolano l'esistenza sociale. Perciò le obbligazioni ch'ei vi contrae sono perpetue, perchè neanco la morte le scioglie; immense, perchè ne toccano tutte le facoltà; ineluttabili, perchè e anche a malgrado il costringono. Questa immortalità e rigidezza di obblighi scevera la società politica dall'associazione.

Ma differiscono esse pure in un'altra cosa. Quantunque sieno infinite le forme della società, pure il suo fine al postutto è un solo, cioè conservare; nè può essere altrimenti d'una instituzione naturale all'uomo, e indipendente essenzialmente da ogni individuale disegno. Per lo contrario il fine dell' as

sociazione è molteplice, come d'opera composta mediante l'uniformità del volere di molti individui.

V'ha però un caso, in cui il fine dell' associazione giunge a confondersi con quello della società, cioè allorquando la debilità del potere supremo è siffatta che l'individuo è come costretto a fondare in se medesimo le basi del suo esistere ed operare. In tali contingenze già dimostrammo ciò che immediatamente ne avviene. L'individuo sceverasi da una società, che non gli offre tutela, non mezzi di perfezionarsi, restringesi tutto in se stesso, e moltiplica in ragione della necessità le proprie forze.

Ma ei non tarda guari ad accorgersi della impotenza de' suoi conati a superare i pericoli e le noie di cotale isolamento. Che ne nasce egli allora? Uguali intenti, uguali bisogni avvicinano un individuo all'altro; sinchè, messa in comune una certa parte dei proprii diritti e forze, ricavino da quell'insieme l'effetto che di per se stessi non potevano conseguire, e che la società avea loro dinegato. Nè ciò spegne in essi il sentimento della propria individualità; anzi in certa guisa l'assoda; perchè volontario è il contratto e limitato per patti; onde la forza individuale rimane puntellata da tutto l'ammasso di quelle forze riunite. Concludasi adunque, che più è debole, più è incerta l'opera del governo, e più potente debb'essere la inclinazione ad associarsi.

II.

L'uom forte schifa l'associazione, come quella che lo pareggia ad altri, e a suo parere gli toglie assai più di quello che gli dona. L'uom debole la

desidera, per procacciare mediante l'unione a'proprii sforzi quel nerbo e quello scopo, che di per sè procacciare ei non saprebbe. La gioventù poi l'abbraccia a chiusi occhi, proprio dei giovani essendo il parteggiare; posciachè per loro il riguardar un partito, l'accettarlo di colpo, il proseguirlo con caloré è come necessità: solo a pochi eletti è concesso di recarsi in disparte, e secondo il giusto verso questa o quella banda inclinare. Adunque non è da stupire se nel medio evo le associazioni fossero molte e potentissime: la necessità le creava. Infatti l'artefice vi rinveniva certezza di lavoro, aiuto ne'suoi ultimi dì, protezione contro il forestiero che disegnasse opprimerlo il piccolo negoziante ne traeva i modi d'impiegar brevi capitali a ugual pro de'grandissimi: le anime ardenti vi rintracciavano compagni e vie onde espandersi; le quiete, tutela ed obblio; le mezzane passioni quell'aureola di riputazione, che dal corpo distendevasi sugli individui. Tutti poi (e questo è segno caratteristico delle associazioni sorte per effetto della confusione sociale) tutti vi chiedevano sicurezza ne'beni e nelle persone, forze per compiere i proprii disegni, presidio contro altre associazioni, o contro il poter supremo od individui strapotenti.

Ora, affinchè una associazione somministri tutti questi vantaggi, ragion vuole che essa possegga tutti gli elementi sufficienti per conservarsi e operare, ordini, forza, capi, indipendenza. Questi elementi appunto erano proprii delle associazioni del medio evo; le quali perciò pigliano un aspetto politico affatto speciale. Siccome poi di tutti i reggimenti quello che si presta meglio al forte agire è il militare, così

gli ordinamenti di quelle associazioni comunemente s'accostavano alle forme schiette e severe del militare comando. Per altra parte ogni individuo già era avvezzo alle armi, e i tempi erano tutti inclinati alla forza ed alla violenza.

Il carattere, che scevera le associazioni del medio evo dalle posteriori, sta in questa unione di militare e politico reggimento. Di essa unione è già prova non affatto spregievole il titolo di console, capitano o gonfaloniere attribuito a chi le governa. Del resto quali sieno i caratteri delle moderne associazioni, per quali vicende sia passato lo spirito generatore di esse, quali presagi arrechi per l'avvenire, sarà materia di più lontano discorso. Ora, trascorrendo brevemente sulle varie parti del vivere sociale, vogliamo ricercare quali vie in ciascuna di esse si aprisse lo spirito d'associazione nel medio evo, e come in quasi tutte si mostrasse sotto la forma politico-militare. Questa ricerca, come sarà la miglior prova del nostro asserto, così naturalmente ci condurrà a concludere le vere cause, per le quali sorsero e dominarono in Italia le compagnie di ventura.

Ma prima di procedere innanzi ci sia lecito premettere un'avvertenza relativa anche al precedente capitolo. Chiunque si pone a investigare storicamente l'esistenza di un qualche principio generale, non può far meno di prendere in considerazione una certa massa di fatti e di instituzioni. Ora nella genesi di questi fatti, nella durata di queste instituzioni, quel principio generale ha bensì solitamente una qualche parte, ma non unica. Altre cause, nè tutte generali, epperciò impossibili a formolarsi, entreranno senza

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dubbio sia a produrre, sia a mantenere, sia a modificare. Di qui deriva, che l'autore non ha quasi mai fra le mani un fatto, così pieno e decisivo da poterlo pigliare per prova perfetta del suo assunto. Che fa egli pertanto? Nota de'fatti solo la parte che hanno di comune tra essi e col principio generale ricercato, e le restanti trascura. Però in tale operazione un pericolo sovrasta, quello di dare alla parte considerata troppa importanza, e col disconoscere le rimanenti, che la modificano, dedurne conseguenze troppo parziali ed assolute. Poi, quand'anche questo pericolo fosse stato con molta virtù evitato, chi ne convincerà il lettore? chi gli potrà far entrare in egual numero e misura tutte le ragioni dell'autore?

Noi qui confesseremo una volta per sempre, che a nostro giudizio nella storia generale della umanità non v'ha principio alcuno, il cui sorgere, fiorire e cadere si possa alla recisa fissare con esatte parole. Tutte le verità di questa specie vogliono per così dire essere ricevute a guisa di paragone. Così quando noi riponemmo le origini dello spirito di ventura nella confusione sociale, non negammo già ch'esso potesse esistere in mezzo ad altre condizioni politiche e morali. Solo deve intendersi, che quella è la causa più forte, più generale, più complessiva. Così ora che asseriamo il carattere delle associazioni del medio evo essere stato politico-militare, siamo ben lontani dal negare, esservi allora state alcune associazioni prive di questo carattere, oppur questo carattere poter essere stato proprio di alcune associazioni anteriori o posteriori al medio evo. Bensi intendiamo essere esso stato più proprio di quelle che non di

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