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nella Livonia, nella Curlandia e Semigallia, e vi reA.1148 gnarono da conquistatori (1). Un di ecco un Ugo dei Pagani, un Goffredo di St-Amour con sette altri compagni prostrarsi a'piedi del Patriarca di Gerusalemine, e consecrarsi con giuramento al patrocinio de' viandanti, alla sicurezza delle vie, ed all'incremento della religione. Dapprincipio, non vivendo che di limosina, ebbero titolo di poveri cavalieri del Tempio. Dieci A. 1128 anni appresso Ugo de' Pagani impetrava dal Concilio di Troia regola ed abito, e per le provincie d'Europa rammassava denari e seguaci. Alla fine del secolo il ruolo de' cavalieri stanzianti in Gerusalemme, non computati i sergenti, saliva a 500: poco stante il numero totale delle commende dell' ordine montava a 9000; e quando Filippo il Bello re di Francia entrò nella risoluzione di sterminarli, i beni de' Templarii erano per comune detta del valore di cento milioni di franchi, e la loro schiera di quindici mila (2).

Tutti cotesti ordini trassero la propria origine dalle crociate d'oltremare: altre non dissimili compagnie germogliavano in Europa. Già sui lidi della Scandinavia, a Roskild, donde in altri tempi erano partite le flotte de' corsari Sassoni e Normanni, s'era formata come una fratellanza di cavalieri a distruzione della pirateria. Era il voto-perseguitare i ladri di mare, liberare que' che fossero prigionieri presso di loro, vestirli, rimandarli a casa; comunicarsi prima di sciorre le vele, e vivere sobrio. Alcune tolte, imposte talora per amore talor per forza, procuravano alla compagnia navi, attrezzi e ogni altra occorrenza (1) Héliot cit. III. 150. (2) Id., VI. 23.

Art de vérifier les dates, t. I. 512.

presso le terre amiche: compiuta la spedizione, queste venivano compensate con parte del bottino (4). Presso a que' lidi Alberto, terzo vescovo di Livonia, creava l'Ordine de' cavalieri di Cristo coll'ufficio di A. 4201 mantener la provincia nel nuovo culto: mentre in Ispagna a difesa della città di Calatrava e del santuario di Compostella sorgevano compagnie di famosi guerrieri (2).

Nè l'Italia non ostante l'imperversare delle sette, e l'affrettata distruzione della feudalità, mancò affatto di queste associazioni religioso-militari. Primamente Parma, poi Bologna videro spuntare nel proprio seno A.123 la milizia di G. C., a somiglianza di quella già stabi- 4.(20) lita in Linguadoca contro gli Albigesi. Componevasi l'ordine di coniugati e di claustrali; quelli dimoranti nelle proprie case, questi in comune. Ufficio de'primi era di proteggere coll'armi la fede, la chiesa, la pace, la giustizia, le vedove, i pupilli ed i miserabili. A questi doveri la religione aggiungeva la fuga da' profani spettacoli, preci, digiuni, astinenze, ritiro, silenzio, obbedienza, castità coniugale, frequenza dei sacramenti, e portar l'abito e le insegne comandate. Reggeva i conventuali un capo speciale; tutti poi sotto un gran maestro radunavansi in generali assemblee. Così furono ordinati i cavalieri Gaudenti, che in breve distesero le proprie sedi, tranne Napoli, a tutta l'Italia, ed ebbero non di rado in loro balia le carte, il tesoro, il governo medesimo de' Comuni italiani ! (5)

(1) Depping, Expédit. maritim. t. II. ch. XI. (2) Héliot cit. t. VI. 36, t. II. 257.

(3) Federici, St. de' Cav. Gaudenti.

I più potenti di questi ordini, abbracciando nelle loro diramazioni il mondo cristiano, avevano sovente tutte le apparenze d'uno Stato, provincie, milizia, diritto di far pace e guerra, capi, sudditi, navi, fortezze. Se non che a formare una vera società mancava ancora, e che l'ordine possedesse in sè le sorgenti della propria durata, e che la sua esistenza fosse accertata per mezzo di leggi e di instituzioni di civile progresso, delle quali in sostanza il militare comando non dev'esser altro che un appoggio ed un complemento. Per lo contrario a chi avesse chiesto, dove fosse il regno de' Templarii, niuna risposta era pronta: le loro magioni erano tanto a Milano, dove se ne han traccie da' più antichi tempi, quanto a Parigi, in Cipro, in Iscozia, nella Palestina: nè le loro schiere per altro modo venivano riempite, che per volontarii proseliti. È ben vero che s'era cercato riparo a questo inconveniente coll'instituire le commende ereditarie : ma qui pure erano alcune poche e privilegiate famiglie, non masse certe di popoli, che rinverdivano l'ordine poi l'entrarvi o no dipendeva sempre da individuale proposito. In somma non avevi una nazione, ma un esercito. Il Tempio, per es., non possedeva città capitali, ma fortezze: non famiglie, ma soldati; dov'era il padiglione e lo stendardo del gran Maestro, là era la sede della vasta compagnia, i cui uomini viaggiavano, conversavano, pregavano, come se la pace non esistesse mai. Ora la pace è lo stato naturale d'ogni umano consorzio. Era ben ovvio adunque il prevedere, che tutte coteste associazioni guerresche al primo svilupparsi della moderna civiltà sarebbero precipitate.

IV.

Mentre la religione indirizzava a cotali fatiche l'indole feroce del secolo, vasti monasteri accoglievano a più miti studii così la vereconda beltà, che vi seppelliva ignote grazie, quanto la delusa stanchezza degli umani piaceri. Tal guerriero veniva a cercare nella solitudine di un chiostro la pace per molti anni sdegnata, tal altro vi sperava un termine alla sventura, alla noia, a'pericoli. Erano appunto i tempi, in cui gli eremi silenziosi de' Benedettini trasmette. vano alla nuova civiltà i monumenti dell'antica, е l'ordine degli Umiliati dissodava terre, prosciugava paludi, e passando quindi dalle case private ai chiostri, divolgava gli opificii della lana e della seta per tutta l'Italia. Nessuno può ricordare senza meraviglia, con quanta prestezza tra il declinare del duodecimo e il principiare del seguente secolo gli sconvolgimenti della società moltiplicassero gli asili, dove l'individuo rinveniva sicurezza, benchè limitata, di vivere e di operare. Quà avresti mirato s. Domenico e s. Francesco sventolare il gonfalone di ordini numerosi come eserciti (1); colà apparire i Carmelitani, i Trinitari, i Serviti (2), i Frati di N. D. della mercede,

(1) Nunc autem... duas novas fraternitates creaverunt; ad quas sic generaliter mares et fœminas receperunt, quod vix unus et una remansit, cujus nomen in altera non sit scriptum... Petr. de Vin. Epp. L. I. c. 37.

(2) Fondato circa l'anno 1232 da sette mercatanti fiorentini, ritiratisi sopra certo monte presso la città. S. Filippo Benizi crebbe l'ordine, gli diè una regola, e ne fu il primo generale.

i Silvestrini (1), gli Eremiti di S. Paolo, i Celestini (2): ed ora gli Umiliati ricevere la loro regola da papa Innocenzo, ed ora gli Agostiniani diventare il quarto membro dell'ampia congregazione de' mendicanti. Dovunque grandi adozioni, sotto nome del terz'ordine, offrire un rifugio a ogni maniera di fedeli, e congiungere per una moderazione di obblighi la vita religiosa al secolo dovunque spuntare le confraternite de'Battuti; e quale assumersi la cura de' carcerati, quale de' leprosi, quale del riscatto degli schiavi : e questa assistere il condannato tra gli strazii della ruota e delle tenaglie, quella invitare il mondo a pietà con esempio d'aspre flagellazioni, o con preghiere e istruzioni.

Di queste consorterie il fine era tutto religioso; altre più mondane ne partoriva sotto il patrocinio della Chiesa lo spirito d'associazione, per sopperire spontaneamente all'insufficienza degli ordini sociali. Tale fu l'ordine dell'Altopascio, instituito in Toscana all'uopo di alloggiare viandanti, curare infermi, ergere ponti, riattar le vie e difenderle. Tale la ComA. 1170 pagnia raccolta in Parma da certo buon eremita coll'intento di fabbricare un ponte su quel fiume, e quindi custodirlo e mantenerlo (3). Tale infine la consorteria de' carrettieri sorta in Normandia allo scopo di costrur chiese. Di buon mattino si congregavano, si comunicavano, si riconciliavano co' ne

1244

(1) Fondato nel XIII secolo da un Silvestro de'Gazzolini d'Osimo sotto la regola di S. Benedetto.

(2) Fondato verso il 1254 da Pietro Morono, poi papa Celestino V.

(3) Lami, Memor. Eccles. Florent. t. I. p. 506. di Parma, t. II. p. 249.

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Affò, St.

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