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Altrove i principi medesimi stabilivano per via di una legge perpetua le corrispondenze fra lo Stato e gli scolari; ciò non pertanto i punti principali ne erano sempre questi essi, cioè immunità di foro, tranne casi d'omicidio e simili, franchigia da qualunque sorta di gravezze e di pedaggi, temperanza nei prezzi, libertà di nomina (1). Certo mancava ancora il diritto di armata difesa: ma dopo aver largito alla associazione la potestà politica e giudiziaria, chi ad essa lo negava ?

Niun secolo meglio del nostro vide applicato il principio d'associazione al commercio ed all'industria. E per verità proprio delle genti incivilite è il buon prezzo; avvegnachè quivi ognuno voglia pareggiare almeno nell'esterno chi gli sta sopra: ora il buon prezzo esige grandezza di spaccio, la grandezza di spaccio moltitudine di capitali, e la moltitudine de'capitali unione e associazione. Sotto questo rispetto il medio evo era molto addietro de'tempi presenti. Ma propria del commercio antico era una qualità d'associazione, che la forma sociale de' nostri di rigetta e disconosce. Dir voglio l'associazione armata.

Sia vantaggio di clima e di sito, sia più comoda costituzione interna, sia maggioranza d'ingegno, che di ciò fosse cagione, fatto è che dal dodicesimo al quintodecimo secolo il commercio d'Europa in mani italiane si raggirò. Le crociate, ampliando i termini del mondo incivilito, fornirono ali al commercio di Pisa, di Genova e di Venezia, la cui industria tante nuove strade s'apriva, quante provincie domava il valore de'croce

(1) Privil. Bonif. VIII. A. 1303 (S. PQ. R. Statut. Roma 1519). — Petr. de Vin. Epp. III. 10-15.

segnati. Ma per accertare i guadagni e perpetuarli, quali espedienti praticavansi? Ogni marinaio, ogni mercatante era soldato, ogni nave di traffico andava armata, come in tempo di guerra. In Genova sovrastava una multa di 10 lire al mercatante che salpasse senza buone armi per sè e pel servitore, e 50 grosse saette o verrettoni nel turcasso (1). Ogni marinaio veneto doveva recare seco un cappello od elmo di cuoio o di ferro, scudo, giaco, coltello, spada e tre lancie; ed oltre a tutto ciò la panciera, se tirava stipendio di lire 40, ed oltre la panciera, una balestra e cento quadrella, se era nocchiero (2). Del resto ogni uomo a bordo doveva in persona montare la sua parte di guardia senza poter mettere altri in sua vece (3). Così si viveva al sicuro da' corsari, e la guerra aiutava il commercio, e questo quella.

Non farà quindi meraviglia, se le navi destinate al trasporto de'crociati acquistassero alla repubblica di Venezia tre ottave parti dell'Impero d'Oriente, ed a privati negozianti ricchi feudi e signorie. Nella A. 1270 seconda spedizione di Luigi 1x non solo il tragitto delle schiere fu effettuato da navi genovesi a soldo, ma sovra esse dieci migliaia di Liguri, combatterono a prezzo (4). Finita la spedizione, ricaricavano di merci il naviglio, e guerreggiando e trafficando s'avanzavano. A questo modo Genovesi contro Genovesi vennero a pugnare in estranee contese, un Arrighino da Mare ammiraglio pel re di Napoli,

(1) Imposit. offic. Gazar. p. 326 (Mon. hist. patr. leg.).
(2) Capit. Nautic. c. 35 (ap. Canciani, t. V).

(3) Jal, Archéol. navale, t. II. p. 444.

(4) Caffari, Ann. Gen. IX. 550 (R. I. S. t. VI).

un Corrado Doria a'contrarii stipendii del re di Sicilia (1).

Tali erano adunque, vuoi gli ordini vuoi la consuetudine, che il commercio si trattava da uomini armati : trattavasi poi per compagnie o nazioni. Queste praticavano co' principi a guisa di Stato, facevano paci, intimavano guerre ; infine tanto s' industriavano da conseguir ne'loro emporii proprio forno, e quartiere, e giurisdizione civile e criminale (tranne i casi più gravi), e diritto di nominarsi i loro massai, consoli e capitani. Cosi Genova, Pisa, Amalfi e Venezia rimanevano come ricopiate in Palermo, a Tiro, in Antiochia, a Galata, a Caffa. Siffatti privilegi erano sovente acquistati per virtù di molta costanza e accortezza, talora per viva forza e sangue. Terre, e castella, e facoltà di servirsi di una speciale misura furono il premio largito da Corrado di Monferrato alla com- A. 1188 pagnia Pisana degli Umili, atteso il soccorso avutone nella difesa di Tiro (2). Dodici anni appresso 500 mercatanti della medesima nazione difendevano nella A. 1200 Sicilia Montereale dalle armi sveve e pontificie (5).

(1) Chr. Sicul. c. 58. 67 (R. I. S. t. X). Gli altri Genovesi compagni di Corrado nel 1300 erano: un Rosso Doria con due galee, i Volta con due, gli Spinola con tre, uno Squarciafico con due, un Giacomo da Citerna con una. Dipl. cit. da Amari (St, Sicil. c. 18. p. 253).

(2) Donavi et concessi Pisanis viris de Societate Humiliorum quia mecum ad ipsius Tyri defensionem pro honore nominis Unigeniti Dei filii totiusque christianitatis, fideliter atque constanter permansere, furnum unum, qui positus est in Tyro in Ruga sancti Johannis, et..... eo quod in defensione sæpe dicta Tyri plurimos labores die nocteque indesinenter pertulere cum nimiis suarum rerum expensis. Flam. del Borgo, Dipl. Pis. p. 105, e p. 86. 91. 99.

(3) Hurter, Hist. d'Innocent III, t. I. 290.

In non dissimile maniera esercita vasi dagli Italiani il commercio nel continente d'Europa. Quivi compagnie di negozianti sotto il general nome di Lombardi vendevano a gran vantaggio le mercanzie, che altri loro paesani arrecavano dall'Oriente, o lavoravano in patria; quivi divenuti banchieri di pressochè tutti i principi, ne riscuotevano le entrate, ne regolavano le ragioni. Fu un tempo, in cui i Fiorentini ebbero 51 case di commercio in Levante, 24 in Francia, 37 a Napoli, 9 in Roma, parecchie in Ispagna, Inghilterra e Portogallo, e tenevano l'appalto delle zecche d'Aquileia, di Napoli, di Londra e d'altri paesi, e il solo fallimento del re d'Inghilterra portò a due loro compagnie il danno di un milione settecensessantacinque migliaia di fiorini d'oro (1).

Ora in tempi e luoghi, come quelli in cui ogni passo era seminato di pericoli, qual riparo vi trovavano eglino i mercatanti italiani? Primieramente ognuno portava le armi, e ne conosceva perfettamente l'esercizio; poi tutti insieme aggruppavansi in consorzii, che armati e grossi procedevano non altramente delle carovane, che accingonsi a traversare le steppe della Tartaria, ed i deserti dell'Arabia. Bensi questi consorzii non erano temporanei come esse, che, finito il viaggio, si sciolgono: anzi in forza di pubblici trattati possedevano proprie sedi con privilegi al solito di magistrati, e di giurisdizione, e di facilità ne'traffichi.

Del resto sorgeva egli guerra, per cui i negozii incagliassero, e le cose pubbliche non che le private corressero pericolo? E tu miravi i versatili ingegni

(1) Ossieno circa 36 milioni di franchi, ragguagliando il fiorino a L. 20. 39.

italiani, lasciati i libri, chiusi i calcoli, vestir armi, comprar cavalli, e tutta insieme la vasta consorteria, o divisa in drappelli, pigliar soldo da'principi e con molto valore combattendo farsi via a maggiori guadagni e privilegi (1). Celebre nelle storie della Lombardia fu Alberto Scotto, cittadino, capitano, esule, tiranneggiatore di Piacenza; del resto uomo fierissimo, e scaltrissimo condottiero. Ora nel 1299 questo Alberto medesimo compare in un pubblico istrumento, qual capo della compagnia degli Scotti a negoziare sulle fiere della Bria e della Sciampagna cogli agenti del re di Francia (2). Indi a poco questa sua compagnia in novero di 400 cavalli e 1500 pedoni guerreggiava a'servigi del medesimo re; e Castruccio degli Antelminelli, stato poi duca di Pisa e Lucca, vi apparava la prima milizia (3).

Di tanto la forza de'tempi inclinava ogni cosa verso le associazioni armate!

VIII.

Resta ora che osserviamo gli effetti di cotesta inclinazione nelle sedi stesse del commercio, in quelle vie,

(1) Nel 1383 gli Inglesi essendo entrati in Piccardia: «< Io desideroso di ritrovarmi a quelle gran cose (narra Buonaccorso Pitti), feci compagnia con uno Lucchese e con uno Sanese, e a nostre spese con trentasei cavalli e bene armati andammo nel detto esercito sotto il segno e condotta del duca di Borgogna... » Ei medesimo il Pitti due anni innanzi s'era trovato alla battaglia di Rosebech, e aveva quindi accompagnato il re di Francia nella sua entrata trionfale in Parigi (Pitti, Cron. p. 34. 30).

(2) Poggiali, St. di Piacenza, t. VI. p. 31. (3) Nic. Tigrimi, Vita Castrucci.

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