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II.

Vento favorevole e dorati sogni sugli eventi futuri, ampii rinfrescamenti e grandi onoranze a Malvasia rallegrarono ai venturieri la prospera navigazione. A Costantinopoli Andronico e Michele, suo figliuolo e socio nell'impero, li accolsero come gente aspettata per propria salvazione. Il giorno dopo furono distribuiti alla soldatesca quattro mesi di paga, e con regale magnificenza si diè principio agli sponsali di Ruggiero colla principessa Maria. Ma sopravvenne a disturbar le feste un sanguinoso accidente, quasi per fatal segno di quello che esse preparavano.

Avevano i Genovesi veduto mal volentieri l'arrivo di coteste schiere, le quali erano certamente per diminuire la grande influenza, che il commercio, le ricchezze, la popolazione, le fortificazioni della vicina colonia di Galata assecuravano ad essi nella città capitale e nell'impero (1). S'aggiungeva la gelosia antica verso la nazione Catalana emula loro nel commercio del Mediterraneo, e sostenitrice di quella Pisa, che appena da pochi lustri potevano chiamare vinta. Era al contrario negli Almovari stimolo di malanimo verso i Genovesi il debito de'ventimila bisanti testè contratto, l'acerbità colla quale appena giunti n'erano stati richiesti, e il naturale dispetto della forza contro la ricchezza. Lieve accidente appiccò fuoco all'esca apparecchiata. Un Almovaro tutto irto e selvaggio, veggendosi

Ducange, Hist. de Constantin., L. VI. §. 23-46. — Georg. Pachym. Hist. Andron. L. V-VI. Niceph. Gregoras, Byzant. Hist.

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L. VII. ch. 2-7.-G. Vill. VIII. 50. Nicol. Special. VI. 21. (1) Sauli, St. della colonia di Galata, 1. III. 150.

per la via fare i visacci da un Genovese, detto fatto gli cacciò la daga nel petto. Quel sangue fu segnale di battaglia; quinci accorrendo i Genovesi col gonfalone spiegato ad assalire i quartieri degli Almovari alle Blancherne, quindi traendovi dagli altri siti la cavalleria catalana e aragonese. Dissesi che l'imperatore Andronico gustasse dapprincipio con diletto l'atroce spettacolo dalle sue finestre, sclamando, aver alfine trovato gli insolenti Genovesi il loro castigamatti. Però, quando il sangue cominciò a scorrere per le vie, e costoro sgominati dalla cavalleria e percossi da'fanti accennavano di fuggire, allora il pericolo di Galata, emporio di tante ricchezze, l'indusse a inviare il gran Dungario per sedare il tumulto. Vittima del suo zelo, fu il misero ammazzato da'Catalani non usi a distinguere i reali ministri : nè così presto sarebbesi rimasa quella strage, se Ruggiero cedendo alle supplicazioni dell'imperatore non vi avesse posto fine colla sua presenza. L'onta della disfatta e il rammarico di tre mila morti accrebbe ne' Genovesi quell'odio verso i venturieri, che con danno comune poco stante scoppiò. Andronico premiò l'obbedienza de' Catalani con un mese di paga.

Pochi giorni dopo questa sanguinosa querela, l'imperatore, convocati a sè i capitani, dichiarò loro «essere sua brama che trasferissero in Asia le armi contro i Turchi; domandarlo le strettezze della città di Filadelfia assediata dal principe di Caramania, domandarlo la necessità di allontanar tosto ogni fomento di novello incendio co'Genovesi». Ruggiero a nome di tutti offri d'imbarcare incontanente per Cizico, pur che il comando della flotta venisse conceduto a uno

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de'suoi. Conseguita infatti la domanda, sciolse senza indugio verso il capo Artace, insieme con due elette schiere di imperiali e di Alani, guidate da Mazulo e Gregorio capitani greci.

Un sottil istmo congiunge all' Asia il promontorio dove le rovine di Cizico giacciono ammontate tra fertili colline e verdeggianti vallette: una muraglia lo separava da'Turchi, che quel giorno stesso gli avevano dato inutilmente un assalto. Ruggiero, tosto che riconobbe che il nemico, ignaro del pericolo, alloggiava in gran sicurtà colle sue famiglie oltre la muraglia fra due rivi, disegnò per l'alba seguente di coglierlo alla sprovveduta, e segnalar con una brava fazione il proprio arrivo. Ne mal si appose: chè sbaragliati dall'improvviso assalto, invano gli infedeli si difesero con quella disperazione che inspiravano loro le mogli e i pargoli nel campo stringentisi insieme e gridanti mercè. Tranne i fanciulli, niuna vita fu risparmiata: quattro galere portarono in fretta a Costantinopoli l'avviso della vittoria, ricche spoglie per Andronico e Michele, e preziosi doni alla donna e alla suocera del granduca.

La fama di così grande e subita vittoria sbigotti, A. 1304 anzichè allegrare, il timido e geloso animo de'Greci.

Sopra ogni altro se ne corrucciò Michele, a cui una simile intrapresá era due volte riuscita vana; e gli dierono motivo di onestare con più nobile fine la privata invidia le titubanze degli Almovari, che, invece di compiere la vittoria colla liberazione di Filadelfia, si tornarono indietro al capo Artace. Qual ne fosse il motivo è incerto. Certo fu, che quelle ingiurie che avrebbero dovuto sopportare gli infedeli, sopportarono tutto

quel verno i Cizicesi. Aveva bensì Ruggiero deputato sei cavalieri catalani e sei uomini del paese a distribuire gli alloggi ed a fissare il prezzo de' viveri e dei foraggi. Ma chi pon freno alla forza, quando la disciplina non la tempera? e qual disciplina può avervi, quando il capitano riceve il suo potere dal comun voto, e tanto dura quanto il volere dei soggetti? Bensi Ferdinando Ximenes sdegnò di partecipare più a lungo in quello strazio di popoli, e se ne parti, rivolgendo con chi il volle seguire le prore all'Italia. A.1305 All'aprirsi della primavera Ruggiero, sempre guardato dispettosamente da Michele, sempre accarezzato da Andronico, fu a Costantinopoli colla sposa per concertare le fazioni di quella campagna. Stabilitosi di liberare Filadelfia dall' assedio, e di proseguire la guerra nell'Anatolia, tornò a Cizico con una quantità di denaro molto superiore alle debili condizioni dell'impero. Quivi trovando che i suoi soldati hanno di parecchi mesi oltrepassato nello spendere le paghe ad essi dovute, e che i Greci creditori perciò ne stanno di malissima voglia, ordina, che pel di seguente ognuno s'assembri in piazza colle polizze dei rispettivi debiti autenticate da' deputati agli alloggi. Venuta l'ora, e intimato silenzio, il granduca (narra Raimondo Muntaner che vi era presente), si assise sotto un grand'olmo; poi, fattosi recare tutti i conti, e messili sopra un tappeto, levossi e disse: « Brava gente, io vedo con piacere che vi garba ch'io vi sia signore, e che siete pronti a seguirmi dovunque io vi guidi. Ma intanto vedo altresì che altri è trascorso tre ed altri quattro volte più nello spendere di quello che a ragione avrebbe dovuto. Stando a'patti, avreste adun

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que a far quaresima tutto l'anno: pure, per la gloria di Dio, per la gloria di quest'impero, per l'amor mio verso di voi, non voglio che ciò succeda. Ascoltatemi impertanto per grazia speciale quel che è stato, sarà stato le paghe vi si sborseranno nette; e di presente tutti questi conti andranno alle fiamme. I creditori presentando le loro carte a' nostri tesorieri, verranno incontanente soddisfatti » (4). Al grande annunzio un grido di gioia si levò alle stelle; e mentre il fuoco va consumando le odiose scritte, avresti mirato l'ebbra soldatesca precipitarsi intorno a Ruggiero, e qual baciargli le mani e qual toccargli le vesti, e tutti rendergli grazie, e l'un coll'altro innalzarne le lodi. Si computò quel dono a otto mesi di paga. Il giorno dipoi, Ruggiero addoppiò la gioia universale, invitando i venturieri a riscuotere i quattro mesi delle paghe servite, e intimando la spedizione al 9 di aprile. Ma poco mancò che ogni cosa non fosse mandata a monte da un improvviso accidente.

Nata per cagione di donne questione tra alcuni Alani ed Almovari, quelli nel calore dello sdegno escirono a dire, essere buoni a mandare il granduca per la medesima via, per la quale avevano mandato il gran Dungario, già da essi ucciso a frecciate. Quei propositi furono riportati a Ruggiero : nè appena annotta, che ecco di suo ordine o consenso invadersi dagli Almovari con tal furore il quartiere degli Alani, che, se il buio o il sospetto dei paesani non avessero imposto modo alla strage, niuno di essi sarebbe scampato dal filo delle spade catalane. Vittima della in

(1) Muntaner cit., ch. 204.

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