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gettare dal vescovo e stabilirla in Comune. E i rudimenti della nuova civiltà del mondo, senzachè niun lo preveda, vi si preparano. Già la potestà vescovile pervenuta a signoria temporale è soggetto di lite tra il papa e l'impero. Due vescovi messi l'un da questo l'altro da quello vi si contrastano coll'armi e coll'opinione una unica sede. Ciascuno ingrossa il suo partito col mezzo delle concessioni; ciascuno combatte con forze, che dovrebbero star unite in una mano sola: onde per doppia ferita si debilita l'autorità episcopale; e mentre sulle rovine de' due partiti ripiglian cuore i vassalli già umiliati e sottomessi, il popolo, spettatore intento della lite, viene ad accorgersi a poco a poco della propria maggioranza e si fa strada alla indipendenza.

Più guerresco subbuglio agitavasi frattanto nel contado. Il diritto di vendetta, tollerato da' Longobardi, proibito da' Carolingi, era incentivo a troppo fatali conseguenze, allora che la voce d'un imperatore suonava solo di quando in quando per qualche settimana ne' campi di Roncaglia. Siccome poi ciascun signore possedeva armi e castella, quel dritto, in origine privato, si convertiva in pubblica guerra. D'altra parte il desiderio di crescere, comune a tutti gli uomini e che nelle civili società ha tante vie per isfogarsi, allora, tra quella popolazione di principi, una sola strada aveva, ed era la conquista o l'usurpo. Ad aprir questa strada occorrean armi e guerra, a tenerla chiusa occorrean guerra ed armi : nè in mezzo a tanti piccoli Stati le occasioni di lite eran rare o lontane. Anzi, nel dubbio d'essere assaliti, si assaliva, e la guerra manteneva la guerra; chè toglie vansi i

sudditi all'agricoltura per armarli a guerra, poi si guerreggiava per mantenerli armati.

Però la quiete essendo come cosa impossibile, alla guerra si pose ordine e forma. Non avean dritto di muoverla altri che i signori. Chiarivasi in fatti, venendo senz'altro alle prese; chiarivasi a parole, mandando la sfida per uomini di sangue ragguardevoli. Rotta la guerra tra due capi, tutti i parenti al settimo grado dall'una e dall'altra banda, termine 40 dì, vi dovean pigliar parte: eccettuavansi donne, chierici, e assenti per lontano viaggio, comando di principe o fin religioso. Tutti i vassalli, tutti i dipendenti dell'un capo, eran dall'altro riguardati per nemici, finchè seguitassero a servirlo: tornati che fossero a casa, teneansi per neutrali. Pace, duello, od assicuramento poteano impor termine alla contesa: però se alcun de' parenti non voleva acconsentire al trattato, continuava la guerra a proprio conto. Talora il men forte o ardito abbandonava sue ragioni all'arbitrio del proprio sovrano, e questi costringeva l'avversario ad assicurarlo in quel tanto di tempo che soprastava a pronunziare la sentenza o lodo. Talora le parti s'accordavano a definir la lite col duello, o il re di suo volere vi imponeva silenzio (1). Ma il più sovente alla prima querela i consanguinei aggiungeano le loro private, nè a quella era ancor posto fine, che queste di qua di là s' accendevano. Concludevasi però la pace tra' primi capi? ed ecco apparire altri capi di nuova guerra, e altri consorti aderirsi loro, e nuove quistioni infiammarsi, e ad altri luoghi esten

(1) Ducange, diss. XXIX ad Joinville.

dersi le uccisioni, le zuffe, le rapine, gli incendii; sicchè alfine sorger necessità a qualsiasi d'animo il più indifferente di pigliar l'arme e abbracciare un partito.

Prima fu la Chiesa a trovar riparo alle sfrenate voglie. Verso il 1032 i concilii di Francia ordinarono tregua allo spargimento del sangue dal vespro della quarta all'alba della seconda feria d'ogni settimana: venerdì e sabato si passassero in strettissimo digiuno di cibi gloria eterna a chi serbasse la legge; i contravventori fossero scomunicati, e privati in morte di tomba e sacramenti. La legge, come voce del cielo accolta da' popoli, dilatossi alla Germania e all'Italia: a' tre giorni di tregua per ogni settimana s'aggiunse tutto l'intervallo compreso dal primo di dell'avvento all'epifania, e dal principio della quaresima all'ottava di pasqua (1). S'aggiunsero eziandio le tregue solite a bandirsi nella celebrazione di feste solenni (2). In fine gli imperatori avvalorarono le scomuniche con pene temporali. -Ne' giorni stabiliti cessassero le offese; non si portasse arme, eccettochè uscendo dallo Stato per entrare in paese dove tregua non fosse. Negli assedii si sospendesse l'oppugnazione. Proscrizione e confisca su chi rompesse la tregua o desse al contravventore armi, cibo o mano al fuggire. Mercanti, contadini, donne, chierici, ogni casa, ogni aia, ogni luogo cinto, fossero da perpetua pace protetti. I viandanti avessero per denari ospizio e viveri: pascoli

(1) Landulph. Senior, Hist. Mediol. II. 30 (R. I. S. t. IV). Lupi Protosp. Chr. p. 47.- Falcon. Benev. Chr. p. 90 A, 99 B (R. I. S. t. V).

(2) Landulph. de S. Paulo, c. 22 (R. I. S. t. V).

e frutteti stessero aperti a qualsivoglia (1).-Tali furono ne' tempi feudali le tregue di Dio!

Ma non erano queste che temporanee medicine a cancrenoso morbo. La radice del male stava nella divisione del sovrano potere su tanti capi: nè, finchè i regii diritti rimanessero in balia al feudalismo, potea sperarsi che le guerre private si spegnessero giammai. Però, dove non era guerra, ve n'era il sospetto e l'apparecchio. Le popolazioni raggruppate dentro terre munite sotto la protezione del castello feudale, a mala pena s'ardivano di consegnare i più necessarii semi ai campi più prossimi e sicuri: i più lontani, come preda debita al nemico, abbandonavansi; e ancor sovente i pochi frutti maturati sotto le mura ira di cielo o rabbia d'uomo mandava a male.

Il vivere adunque era far guerra o soffrirla: gli odii eran guerre, le amistà alleanze, i padroni principi, le dimore fortezze. Sceglievanle i signori, giusta il disegno di difendersi od offendere, al principio di cupa valle, su inaccesso dirupo, in mezzo a stagni, oppure all'escita di ferace collina, ai passi più frequentati delle riviere, de'boschi, delle montagne. Continue velette segnalavano chi venisse o partisse; i fuochi prolungavano i segnali da torre a torre: così avvertivansi gli amici, così intimavansi le spedizioni. Frattanto in quelle solitudini gli animi s'imbestiavano, gli sdegni eternavansi, la violenza surrogava la ragione e si sedeva arbitra di vita e di morte: avvegnachè, quando i campi negavano il natural tributo, e le spese di tanti armati sopravanzavano le

(1) Constit. Mogunt. Henr. Iv (ap. Pertz, Legum t. I. p. 55). -Feudor. L. II. 27. 53. V. 10,

entrate della piccola signoria, dura necessità rendea violento il più mansueto. Non potendosi far preda sul nemico, facevasi allora sui più deboli, sui più ricchi, su quelli che più facile ed utilmente poteano venir depredati; le strade s'interrompevano per tributi arbitrarii, i mercatanti si svaligiavano, i sudditi si raggravavano di più dure angarie: ond'è che i traffichi incagliavano, le cose più necessarie al sostentamento fallivano in luoghi, presso a' quali ve n'era abbondanza, i mutui bisogni disconoscevansi, tutta la esistenza alfine nel tugurio, nel castello nativo richiudevasi.

VI.

Oltre i vassalli, che si convocavano solo per certo tempo e per espressa spedizione, oltre i sergenti e gli arcieri feudati, possedeva il signore forze sue proprie e perenni. Queste erano la scara e la masnada. Componean la prima servi e famigli armati, che custodivano il luogo, accompagnavano i passi del signore, ne eseguivano i cenni, e mantenevano il buon ordine nel distretto (1). Scarioni sen chiamavano i capi; scariti e scaramanni gli uomini. Di qui provennero per lieve piegamento di suono e d'ufficio gli scherani d'or fa due secoli. Più nobil fine sorti il vocabolo di schara, felicemente mutato in schiera e squadra.

La scara già compare insiem colle immunità sotto i re Carolingi; la masnada si mostra alquanto dopo nelle guerre private. A que' tempi i dominii divide

(1) Murat., Antiq. M. ævi, dissert. IV. 137.

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