Immagini della pagina
PDF
ePub

tavia le vestigia dell'architettura militare antica. Rimanci una descrizione di Verona dell'anno 790; dove rozzi versi la rappresentano munita di sode mura in quadro, con torri qua e là al novero di 40, oltre otto di straordinaria altezza (1). Trecentodieci torri (seppur non v'ha errore o menzogna nel testo) guernivano Milano nel 1037, con tal disposizione che dall'una all'altra le sentinelle venissero a colloquio. Le mura poi muoveano per lunghi tratti in dritta linea a luogo a luogo interrotta da torri e baluardi triangolari. Altre difese, dette anteportali, nascondeano al nemico le porte e le antiporte (2). Più forte ed aspra era la forma di un castello feudale, a cui il più delle volte aggiungeano sicurezza scoscese balze, invii pantani, sponde inaccessibili di furioso torrente.

1

Contro questi ostacoli, cui necessaria prudenza con immane spesa e fatica innalzava, non avea l'arte da opporre che una fanteria quanto servile d'animo e di condizione, altrettanto disistimata e inutile, ed una cavalleria instabile ed eterogenea nè le crociate avevano ancor messi gli Europei affatto a parte de' grandi mezzi oppugnatòrii de' Greci e Musulmani. Perciò le espugnazioni divenute rarissime aveano ceduto il luogo alle scalate o a' lunghi, assedii per fame. Circondavasi la città di torri, dentro le torri alloggiavansi a guardia le genti de' vassalli, a cui di mano in mano altri ed altri doveano sottentrare: quindi aprivasi mercato sotto le mura, vi si veniva a duello tra più famosi (3), e con piccolo sforzo si prolungava

(1) Verona ritmica descriptio, p. 1094 (R. I. S. t. II. p. II). (2) Landulph. Senior. II. 24.

(3) Tale fu il famoso duello sotto Milano combattuto nel

per anni l'ossidione; finchè fame, tedio, arrivo di esercito, infermità o rivolta non le imponeva termine a pro degli uni o degli altri (4).

E bastino questi pochi cenni intorno la materia della milizia feudale. Il dirne di più, come non affatto difficile, inopportuno.

1038 tra Eriprando e il nipote di Corrado il Salico. Vedi Landulph. Senior. II. 24. 25 (R. I. S. t. IV).

(1) Tali furono gli assedii posti da’Normanni a Tauromene, a Mileto, a S. Severina, a Napoli, negli anni 1078, 1062, 1077, 1135. V. Gaufr. Malat. III. 15. II. 23. III. 5. Alex. Abb. Theles. hist. III. 32 (R: I. S. t. V).

[blocks in formation]

CAPITOLO TERZO.

I primi venturieri mercenarii in Italia.

A. 840-1183.

I.

ессо

Come ogni popolo ben costituito deve in sè possedere i mezzi di tutelare la sua esistenza e promuovere il suo miglioramento, così le milizie mercenarie non furono mai altro che segno e risultato di corruzione e fiacchezza. -Ogni uomo è parte dello Stato; dunque ogni uomo tratti l'armi e lo difenda, il principio constitutivo de'popoli incolti e forti. Continua guerra colla natura, colle belve, coi vicini non men rozzi e feroci, rende quivi in ciascuno l'uso delle armi perpetuo e necessario. Cresciuta colla civiltà la personale sicurezza e importanza, quel dritto ed obbligo della milizia non si annulla, ma si limita per età e circostanze. Perfezionasi ella ancora la società? ed un problema si offre all'universale considerazione: — Assicurare la maggior difesa dello Stato col minor incomodo pubblico e privato.

[ocr errors]

In nessuno di questi tre casi la forza naturale dello Stato può stimarsi diminuita. Nel primo caso tutti combattono, epperò la nazione presenta al nemico il massimo di sua potenza. Nei due altri casi se lo Stato non ha sotto le armi tutti i suoi cittadini, non è già per impotenza, ma perchè esso è persuaso di conseguire lo stesso intento eziandio con una parte di loro. Cresca il pericolo e cresceranno in propor

zione i suoi sforzi; nè, finchè un uomo rimanga in piè, niuno si crederà disobbligato dall'esporre la vita a pro della patria. Del resto in tutte e tre le ipotesi ogni classe dello Stato è ugualmente richiesta come al peso così all'onore di mantenerlo e difenderlo.

Al contrario, quando un governo è debole e corrotto, nè su tutte le sue parti uniformemente appoggiato, od egli ha necessità di sostentarsi tutto su di una parte, e con grave scandalo delle altre e comune rovina comprarne la fede a prezzo di oro privilegi; oppure, massime se altresì cotesto appoggio gli venga a fallire, ha mestieri di accattarsene altrove uno più precario e fattizio. Sorge allora, come istrumento e presagio di prossima eversione, l'uopo dei mercenarii.

Tale si mostrò la feudalità in Italia rispetto a'principi. Mancata la classe de' liberi indipendenti, l'autorità suprema s'era puntellata su'vassalli: sicchè, gli altri elementi della pubblica forza essendosi dispersi e come nascosti, a chi avesse domandato ove ne cadesse il centro di gravità, ben si sarebbero potuti indicare varii punti, su cui ella poggiava, ma designarlo precisamente impossibile. Qual'era però l'intrinseca cagione di questo stravolgimento? L'indole medesima, risponderemo, del feudalismo; nel quale il principio della comunanza de' pubblici carichi e vantaggi ad ogni cittadino s'era di tanto smarrito, che alla nazione era sottentrata una classe, ed il servire in guerra s'era corrotto da obbligo naturale a effetto di apposito contratto. Però se la universalità e durata dei beneficii militari non vi ostassero, se questi non avessero avuto una base fermissima nel possedimento

« IndietroContinua »