Immagini della pagina
PDF
ePub

marchesi di Spoleto e Toscana, Napoli, Gaeta, Amalfi, Franchi e Germani, tutti parteciparono alla triplice contesa. Finalmente Radelgiso chiamò di Sicilia i Saraceni della schiatta Abassida di Bagdad che vi tenevano imperio; Siconolfo chiamonne di Spagna della schiatta Ommiada di Cordova; e la bassa Italia fu nelle mani degl'infedeli.

Quattro secoli erano scorsi, dacchè i Sassoni, invocati dai Brettoni in Inghilterra contro'i Pitti, dopo avere spogliato i Pitti si erano alleati con questi per ispogliare i Brettoni, e le terre degli uni e degli altri erano state preda dello straniero (1). La Sicilia medesima, rubata dapprima da Saraceni e rinegati corsari e venturieri, era stata da questi sottomessa per mezzo delle fazioni che ve li aveano chiamati e intrattenuti (2). Non è però a dire, se eglino per natura avidi, per costume sanguinarii, per religione avversi al nome cristiano, fossero per rifiutare i proprii esempi e gli altrui, or che altre fazioni ed altri principi ponevano in lor balìa le ricche marine del golfo di Napoli. In breve il nome dell'uno o dell'altro dei competitori fu strumento a'Saraceni per combatterli tutti e amico o nemico, sacro o profano, ogni cosa a strazio e distruzione. Siconolfo medesimo condusse que' feroci a disertare il monastero di Monte Cassino sopra ogni altro d'Italia per dovizie e pietà celebrato (5): a vista di Roma il tempio di s. Pietro e s. Paolo fu spogliato, Fondi abbruciata, i cittadini (1) Thierry, Hist. de la Conquête etc. L. I.

(2) Reinaud, Invasions des Sarrasins, p. 65 (Paris 1836). (3) Herempert. Hist. Langob. §. 15-18. -Epit. Chr. Cassin. p. 366. (R. I. S. t. II. p. I).

messivi a morte o a servitù; alfine un esercito uscito di Spoleto per rimuoverli dall'assedio di Gaeta tornò rotto e disperso. E crescevano colle nefandità degli stranieri le rabbie dei nativi; che tra ceneri e macerie non tralasciavano di odiare e venir odiati, di combattere e venir combattuti.

Meste e turpi cose narriamo: eppur non sono che lontani suoni di ben più lungo lamento! Pensisi di qual coraggio debba armarsi chiunque si accinga a scrivere storie d'Italia! Come Dio volle, le grida dei popoli martoriati da Mori e cristiani salirono al real A.866 trono di Lodovico п. Lodovico sgombrò degl'infedeli Benevento, e impose pace ai contendenti: ma non era egli ancora partito, che di qua ribolliva la discordia civile, di colà i Musulmani erompevano, quasi acqua di torrente trattenuta per forza d'ingegni. « Non passava di (narra un cronista presente a' que' fatti), non passava dì, che ben 500 persone non ne venissero ammazzate; e il re Saugdane non piantasse il suo desco sui cadaveri (1) ». Vi tornava però supplicato di nuovo l'augusto Ludovico, e pigliava Ca- A. 871 pua, e ardeva a'Saraceni Matera e Venosa, e faceva prigione quella bestia di re; ma venendo poi egli stesso a sua volta sorpreso e incarcerato dal principe di Benevento, nuovi Saraceni sbarcati dall'Africa oppugnavano a lor posta Salerno, e trovando la Calabria mal unita e difesa, tale la lasciavano, qual se fosse stata percossa da fatale disordine di natura (2).

(1) Historiola rer. a Langob. gest. p. 268. §. 28 (R. I. S. t. II). Heremp. cit. §. 19-29.

(2) Anon. Salernit. Paralip. C. 111-121 $. 33-35 (R. J. S. t. V).

Heremp. cit.

Dipoi, ingrossati per altri compagni, pigliavano Taranto, liberavano Saugdane, e avendo fortificato certo monte a cavaliere del Garigliano, ne, faceano ricetto alle prede e taglie, che come nemici od alleati levavano su'vicini. Per paga, gli uni contro gli altri, sotto diverse insegne guerreggiavano: a nuova occasione nuova fede; a maggior soldo maggior servigio. Nè la discordia de' principi, alimento perpetuo e salvaguardia al misfare, permetteva a questi di badare al vantaggio comune dello snidarli. Finalmente l'imperatore greco tenne modo di disgiungere dall' aA.915 micizia de' Mori Napoli e Gaeta, e appuntare i discordi voleri de' cristiani in quel solo di cacciarli d'Italia. I Saraceni, dopo lungo assedio sostenuto per terra e per acqua, a viva forza aprironsi il passo a'monti; dove i più di spada o stenti, chi qua, chi là oscuramente morirono. Alcuni pochi raccoltisi in un castello, che per ciò appunto acquistò nome di Saracinesco, vi continuarono alcun tempo l'usata vita ladra e selvaggia: ma un bel di il luogo venne scoperto da un disertore a' popoli vicini, e chi vi era entro sorpreso e sterminato (1).

A. 890

Cinque lustri prima di questa cacciata, venti pirati della stessa nazione spinti da fortuna di mare sul lido di Provenza in luogo ripido ed aspro di folti spineti, vi si erano trincerati, e per nuovi compagni venuti di Spagna e per passeggiere alleanze co'signori vicini, a tale d'ardire s'erano elevati, che in breve spazio di tempo perfino Acqui, perfino la Novalesa presso Torino ebbero a lamentare non più attese rovine. Colà,

(1) Leo Ostiens. I. 52. II 90. (R. I. S. t. IV).

in quell'infame ricovero di Frassineto, tutto il più nefando seme d'Italia trovò sicuro asilo per quasi un secolo: nè gli angusti passi delle Alpi dal monte Giove al Varo, nè le contrade tra il Po e il Mediterraneo furono mai libere da' barbarici insulti, finchè un forte A.972 esercito congregato apposta da Guglielmo conte di Provenza non ebbe atterrato dalle fondamenta il sil

vestre ricetto (1).

Restava a' Mori la Sicilia; ma un'altra razza di corsari e venturieri a soldo s'introduceva indi poco in Italia, che era per ispiantarli anche di colà, e riunir l'isola in una sola obbedienza col regno di Napoli. Così una dopo l'altra le nazioni straniere dovevano rinvenire in Italia propria sede e tomba!

IV.

Mentrechè le gare e l' ignavia de'successori di Carlomagno lasciaváno cadere a brani il grande edifizio innalzato da lui, numerosi stuoli di corsari partiti dai sinuosi lidi della Scandinavia s'erano marina marina col guasto e colla depredazione innoltrati sino alle coste di Francia. Venturieri erano costoro, cui necessità o cupidigia spingeva alla pirateria; molti di nobil sangue; tutti forti, animosi e pronti a crescer l'animo a misura della fortuna. Chiamavansi Normanni: ma chi allora avrebbe immaginato, che di quel seme dovessero uscire i fondatori d'un nuovo regno in Italia? Dapprima con improvvisi sbarchi travagliarono le campagne e i luoghi indifesi lungo le spiaggie: quindi colle navi si spinsero per le foci delle

(1) Liutpr. Hist. passim - Chr. Novalic. L. IV. p. 750. (R. I: S. t. II. p. II). Reinaud, Invasions des Sarrasins.

A. 1016

riviere nel cuore del regno; alla fine invasero l'Aquitania, posero assedio a Parigi, e ottennero per stabil sede e dominio la nobil provincia, che da essi ebbe nome. Abbracciata poscia la cattolica fede, non è a dire con quanto fervore ciascun di loro volesse vedere e adorar di persona non solo i sacri luoghi dove Cristo era nato e morto; ma tutti quegli altri, cui reliquie, miracoli o grandi ricordanze rendevano più illustri e riveriti. Però ogni anno, la dalmatica sulla corazza, la spada allato, il bordone in mano, s'incamminavano a grosse squadre verso la Palestina ; e costi orando e mortificandosi, colà respingendo bravamente ladri e nemici, o procacciandosi di forza il lor bisogno, tornavano alle patrie ad invogliare con strepitosi racconti altri ed altri compagni al divoto cammino. Ora una di queste singolari peregrinazioni aperse a' Normanni le vie al conquisto della più bella parte d'Italia.

Sul principiare dell'xi secolo un di cotesti drappelli reduci da Gerusalemme essendo approdato a Salerno in quella appunto, che folto stuolo di Mori era venuto a levarne taglie e prede, senz'altro pensare li assalse e sbaragliò. Ventimila dissesi il numero dei vinti, quaranta quello de' vincitori: laonde l'impresa, assunta per naturale audacia ed impeto religioso, parve, siccome fu, di meravigliosa bravura. Ma invano Guaimaro il principe di Salerno adoperò tutte lusinghe di doni e di preghiere per ritener seco gli autori di tanta vittoria. Bensì questi prima di partire gli lasciavano promessa di mandar fra breve in Italia altri compagni, che gli fornissero più costanti prova di quel valore, di cui, esclamavano, non era carestie

« IndietroContinua »