Immagini della pagina
PDF
ePub

nella patria loro. Quindi rivolgevano le prore verso i lidi di Normandia, dove le accorte parole de' legati salernitani, e i larghi doni di preziose frutta e bardamenta inviati da Guaimaro a quel duca non tardavano a seminare nelle menti avide ed operose de' costui sudditi un'alta idea e un fervido desiderio delle provincie napoletane.

Due anni appresso un Osmondo (altri il dice Ghi- A.1018 selberto) Drengot, reo di grave omicidio alla corte del duca di Normandia, col favore degli ambasciatori salernitani cercava un asilo in Italia. Erano con lui tre fratelli, Rollone, Asclittino e Rainolfo destinato dal cielo a divenir capo di non dispregievole signoria. Passata Roma, deviarono alquanto dal cammino per visitare il monte Gargano, da ben cinque secoli illustrato dai miracoli dell'arcangelo s. Michele : quand'ecco a mezzo del selvoso giogo appresentarsi a' loro sguardi uomo, che al diverso vestire, al nobile e dimesso aspetto si manifesta per greco ed infelice. Era costui Melo, già principale cittadino di Bari, or da tre anni esule e proscritto per aver tentato ad una co'principi di Salerno e Benevento di riscuotere tutta la contrada dalla greca dominazione. Tra esuli ed infelici è facile la strada all'amicizia. Melo, non si tosto s'ebbe dato a conoscere, che entrò negli animi dei fuorusciti normanni, e senza fatica li persuase ad abbracciare i suoi intenti; massime che di questi intenti era supremo fautore, anzi capo, quello stesso Guaimaro, a' cui servigi aveano quelli affrettato i loro passi. Accordate adunque prestamente le condizioni dell'alleanza, si spediscono abili emissarii in Normandia; e bentosto altri 250 guerrieri, sforzati i passi

[blocks in formation]

del monte Giove, si precipitano sulle orme de'primi compagni verso il regno di Napoli (1).

Quivi ogni cosa pareva in pronto, acciocchè un-industre e valoroso soldato la facesse sua preda. Tutte le Calabrie, la Puglia e l'Abruzzo, tranne per avventura Siponto e monte Gargano soggette a Benevento, erano dominate da' greci prefetti. Capua, Salerno e Benevento obbedivano a' proprii principi di stirpe longobardica. Napoli, Gaeta ed Amalfi vacillavano tra la libertà e la dipendenza da Bisanzio: i conti d'Aquino, di Benafrano e de' Marsi, il signor di Teano, l'abate di Monte Cassino e alquanti altri tenevano smembrato in signorie più o meno indipendenti il resto della contrada. Di tutti costoro un sol volere era comune, quello di sciogliersi sempre più dalla soggezione de' Greci; del resto mutue gare e gelosie, tanto più vive e basse quanto minori erano le forze per soddisfarle, rendevano la guerra unico e perpetuo studio degli animi loro. I Greci poi con gli ordini dello Stato rotti e scompigliati, con soldatesche accogliticcie, con provincie straziate per tributi e angarie, e piene di mali umori, tanto erano internamente più deboli, quanto maggior forza richiedevano la vastità dell'impero e lo splendore esterno che ne occultava le magagne (2). Fra queste rinvol

(1) L'Ystoire de li Normant, par Aimé Moine de MontCassin, publiée par M. Champollion-Figeac, L. I. c. 20 (Paris 1835) — Gauttier d'Arc, Hist. des Conquêtes des Normands etc. L. I. cb. 2 ( Paris 1830).

(2) Oltre la milizia delle scuole posta alla guardia interna delle città, avevano gl'imperatori d'Oriente creato eziandio come una specie di feudi coll'obbligo del militare servigio. Dapprima il feudo fu del valsente di quattro libbre d'oro, poi

ture Osmondo Drengot seguito da pochi valorosi spiegava l'insegna rossa di Normandia incontro alle Aquile dell'impero d'Oriente.

Fu la fortuna dapprincipio molto propensa agli sforzi de' venturieri oltremontani : già la ribellione di quasi tutta la Puglia e tre vittorie campali porgevano stupendo augurio dell'avvenire; quando a Canne A. 1019 le insidie e le macchine bisantine distruggevano in un istante il frutto di molto sangue e straordinaria bravura. In quella pugna Osmondo e tutti i compagni, tranne dieci, virilmente pugnando caddero uccisi. Ma in breve nuovi guerrieri sopraggiunsero dalla di 12; trasmettevasi per morte anche a' laterali, ed anche (almeno ne' primi tempi) diviso in più persone, salvo il servigio: vendita o alienazione, massime se in favore di chiese e monasteri, era vietata (a). Ciò non di meno, stante la generale corruttela dello Stato, i frutti di questa istituzione furono lievissimi: nè giovava ad afforzar gli eserciti la crudeltà delle leggi militari, solito indizio d'impotenza e decadimento. Le molte leggi riguardanti le diserzioni, le pene di fuoco, delle bestie e delle forche minacciate a' traditori (b), mostrano a sufficienza che in quegli eserciti la disciplina era poca, la fede rara, la virtù nulla. Al postutto fin dal regno di Niceforo Foca il nerbo della milizia s'era ridotto ne' mercenarii (c): sicchè essendo sottentrata al sentimento d'onore e d'amor patrio cieca cupidigia di denaro, la legge s'era trovata in termine di doverla favorire, concedendo a' soldati tutte le prede, tranne la sesta parte da appropriarsi al fisco: nella distribuzione niuna diversità si facesse tra capi e legionarii: solo il valor de'primi sperasse aggiunta di premio dalla generosità del principe (d).

(a) Novell. I. II. Niceph. Phocae. Novell. I. III. Constant. Porphyrog.-Ruffi legg. milit. lex 48 (ap. Leunclav. Juris graeco-rom. t. II). (b) Ruffi cit. legg. milit. 41-65.

(e) Liutpr. Legat. ad Niceph. Phoc. p. 486 (R. I. S. t. II). (d) Leo. et Constant. Compend. tit. 73 (ap. Leunclav.).

Normandia, e nuove speranze fomentate dall'ignavia del nemico rigerminarono; sicchè i Normanni trovando ognora nelle disgrazie uno stimolo a superarle, or vinti or vincitori, or ricchi e ben nodriti, ora ridotti a vagar ne'boschi a guisa di fiere, per lunga serie di venture più facili a immaginare che a descrivere, sempre guerreggiando passarono da' soldi di Salerno a que'di Capua, da que'di Capua a que' di Monte Cassino, poi di nuovo a' servigi di Pandolfo, al cui nome racquistarono Capua, e cacciarono da Napoli Sergio, maestro della milizia. Già avevano essi elevato sullo scudo (tal rito tenevano nello eleggere il capitano supremo) Turstino Scitel, uomo di forze A. 1025 sovraumane. Morto Turstino in certa lotta contro enorme serpente, dierongli per successore Rainolfo fratello di quell' Osmondo Drengot, che primo li aveva scôrti in Italia. Pochi anni appresso Sergio, il maestro della milizia, avendo ricuperato Napoli, A. 1030 stringeva parentado e lega con costui, e, donatagli Aversa, terra già munita di fosso e siepe, gli obbligava a tributo il paese d'intorno. Fu questa la prima sovranità conseguita da' Normanni in Italia (1).

Aversa, diventata per tal guisa sede e principio. della potenza normanna nel reame di Napoli, fu ben tosto sicuro asilo a qualunque per pubblica o privata cagione avesse mestieri di scampo o di compagni. I nuovi venuti erano diligentemente ammaestrati dagli invasori nella lor lingua e disciplina: poi la facilità de' costoro modi li rendeva in poco tempo, non men

(1) Leo. Ostiens. Chr. Cassin. II. 58 (R. I. S. t. V).— L'Yst. de li Normant. 1. 40. -Gauttier cit. L. I. ch. 3.

de' nativi, Normanni di cuore e di fatti. Insomma un forte e compiuto esercito di guerrieri si preparava tra le siepi di Aversa e quivi frattanto le prede, e quivi i semi di futura grandezza raccoglievano, intramettendosi sotto cento aspetti nelle gare di que' piccoli principi, i cui nomi disdegna la storia ricordare. Le ricchezze essendo esca perpetua sia al servire, sia all'offendere, chi presso l'uno, chi presso l'altro avversario militava. Era incentivo alla diserzione sia mancanza di guadagni, sia partito migliore; talora altresì strepitosa vittoria; perchè arricchir volevasi, non vincere; epperò conveniva tener bilanciate di sorta le partite da conseguire di continua contesa continuo lucro. Scuse poi al tradimento eranvene sempre, mezzi ne' principi ad impedirlo non v'erano sicchè all'inganno non soprastando nè ostacolo nè pena, non solo impunemente ma palesemente si trattava e compiva (1). Così nel breve volger di un anno miravi il Drengot voltare a pro di Sergio i beneficii ricevuti da Pandolfo, e a pro di Pandolfo la potenza ottenuta da Sergio: ma esca al primo tradimento era stato l'acquisto di Aversa, esca al secondo furono le terre e gli ori del monastero di Monte Cassino (2). Al postutto l'imperatore Corrado investi A. 1038 Rainolfo del dominio di Aversa col gonfalone e colla lancia. Indi a poco una nuova schiera di venturieri

(1) Nunc hoc nunc illo contempto, plus tribuenti
Semper adhærebant .....

Decipit Ausonios prudentia gallica: nullum
Plena lance capi permittit ab hoste triumphum.
Guil. Apuli, Hist. poema. L. I. p. 255 (R. I. S. t. V).
(2) Leo. Ostiens. II. 59. — L'Yst. de li Normant,
I. 42.

« IndietroContinua »