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SIRE!

L'opera, che ho l'onore di consecrare alla R. M. V., or di prospetto, or di scôrcio, ora per continua narrazione, ora per sommi capi, contiene la storia della milizia in Italia dalla rovina del romano impero allo stabilimento delle milizie nazionali stabili. Dagli ordini militari longobardici e franchi al sistema feudale, dal sistema feudale alle compagnie di ventura, quasi incessante fu il progredire della cavalleria gravemente armata. La caduta delle compagnie, come diè luogo alle milizie nazionali, così segnò il punto dal quale la fanteria cominciò a ritornare in quell'onore, a cui la chiamavano le nuove armi da guerra. Da quel punto ha il suo vero principio la moderna scienza militare.

Ma la caduta delle compagnie non fu nè repentina, nè risoluta così, che non sen continuassero Vol. I.

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alcune vestigia fin quasi a noi. Nel proseguire appunto queste vestigia, nello scorrere a mano a mano i fatti militari di tanti secoli, nello spendervi attorno la maggior parte della mia gioventù (ed alcun tempo anche prima che la Maestà Vostra si degnasse ascrivermi all'onorevole Corpo degli Ingegneri, nel quale mi reputo a pregio di militare), il pensiero sorgeva, e la speranza confermavasi in me di rivolgere poi l'animo maturato da quegli studii ad altri studii più direttamente giovevoli alla patria mia.

Molti grandi fatti di guerra vide la presente età: molti preziosi lavori ne scaturirono. Chi accumulo materiali alla disamina delle operazioni militari, chi le narrò, chi le discusse, chi s'industriò di ridurre queste analisi a sistemi, chi dalle osservazioni e dagli studii proprii è altrui tentò di ricavare i principii più ovvii della scienza, e con molta lode restringerli a brevi capi. S'aggiungano le parziali descrizioni d'assedii, di campagne, di ordinamenti; le speciali indagini sopra la natura di ciascun'arma, sopra il mutuo loro soccorso, sopra le leve, le rimonte, e la istruzione prima e seconda degli eserciti: s'aggiungano i trattati particolari sulle ricognizioni, sui ponti, sull'arte dell'ingegnere e dell'artigliere, sul servizio sanitario, sugli

sbarchi, sulle ritirate, sulle marcie: s'aggiungano le nobili fatiche intorno l'arte militare anteriore al 1789, gli utilissimi lavori geodetici, i perfezionamenti introdotti (nè in ciò il Piemonte, per Vostra mercè, rimase addietro di qualsiasi nazione) nella tattica, nell'armamento, nell'amministrazione; i quali perfezionamenti resero necessario di investigare e discutere d'ogni cosa le ragioni.

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Ora che si gran congerie di fatti, d'analisi, di teorie sta in pronto, un gravissimo disegno rimarrebbe a compiersi. — Riesaminare i fatti, riunirli, classificarli; dedurne principii ovvii e fecondi; cercare nelle guerre passate i motivi degli ordini presenti; cercarvi le regole della tattica, le fondamenta della strategia; stabilir fermi nomi a chiare idee; approssimare lo studio quanto più sia possibile all'applicazione pratica; rifondere in un corpo di dottrina il meglio di que❜lavori parziali; coordinarla ai precetti dell'alta amministrazione militare; infine riassumere questa mole di studii sia in parecchi trattati, sia in una serie di scuole saviamente collegate: ecco l'impresa che, quando fosse nobilmente fornita, potrebbe mutare l'aspetto di più di un esercito europeo!

Forse la presente età, troppo vicina a'grandi

avvenimenti trascorsi, dovrà trasmettere alla generazione avvenire questo grande lavoro. Pur il compierne anche una piccola parte dovrebbe parere già opera sufficiente a soddisfare i desiderii di qualunque animo amantissimo del pubblico bene: massime se le proprie fatiche conseguissero l'intento di aprire ai giovani uffiziali eziandio in tempo di pace un vasto campo dove studiare e perfezionarsi, e di preparare con immenso vantaggio allo Stato una scuola perenne di ottimi uomini di guerra.

Non so se le condizioni future della mia vita concederanmi di proseguire in cotesta strada, verso cui la natura de'miei studii mi conduceva: non so se concederanmi di arrecare, giusta il mio vivo desiderio, qualche pietra al grande edifizio d'una Scuola generale della guerra. In ogni caso supplico l'alta Benignità della M. V. a degnarsi di accogliere quest'opera mia, come una debole testimonianza del mio buon volere.

Sono, o Sire,

Della S. R. M. V.

Divoto servitore e fedel suddito

ERCOLE RICOTTI.

A' LETTORI

Allorchè fra mezzo a'disordini intestini de Comuni italiani s'innalzò sotto altre sembianze la tirannide di un solo, una grave mutazione avvenne altresì nella milizia. Le bande cittadine, quasi fossero inutile segno di un governo e di costumi trapassati, sparirono affatto; e que'venturieri prezzolati, ch'erano stati stromento principale a introdurre la novella signoria, sottentrarono ad esse. In breve il fatale esempio essendosi dilatato anche alle poche città rimaste libere, nessune altre armi restarono in Italia fuor delle mercenarie.

I primi venturieri assoldavansi a parte a parte, sia che fossero Italiani pullulati dalla confusione degli ordini sociali, sia che qualche calata di re o d'imperatore, o alcuna guerra, od altro accidente li avesse condotti fra noi. Crebbe il numero loro a misura dell'ignavia nostra; ne crebbe insieme col numero l'audacia. Infine, quando nelle proprie mani videro ridotte le sorti della contrada, pensarono a quello, a cui penserà sempre il potente sfrenato verso il debole improvvido. Unironsi, e dall'unione ricavarono forze ed intenti

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