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sentire in Europa fino allo stabilimento della odierna coscrizione, e vi si fanno sentire tuttavia là dove la coscrizione non ha sbandito ogni altro modo di formare gli eserciti; e noi le proseguimmo nello esame delle milizie di levata venute dopo alle compagnie, e degli Svizzeri e dei Tedeschi al soldo, e degli ingegneri, e dei bombardieri soliti a passare per mercede da un servizio all'altro, e nella esposizione di molti usi e costumi militari. L'altra serie di ricerche ci condusse ad investigare gli effetti delle compagnie di ventura in generale sopra le sorti dell'Italia, sopra la natura de' suoi reggimenti, sopra le vicende, la felicità, la morale pubblica e privata de' suoi abitatori. Ricerche difficili; poichè non un fatto, ma solo una congerie di fatti basta a soddisfarvi; nè sovente lo storico può allegare al lettore della propria asserzione altra migliore ragione che la coscienza.

Allargato a questo modo il campo delle nostre ricerche, esse vennero naturalmente ad abbracciare pel tratto di 12 secoli le vicende generali della milizia, dalla caduta cioè dell'impero romano alla instituzione delle odierne milizie. La storia delle compagnie di ventura ne forma la parte centrale e precipua: le vicende della milizia dalla invasione de' Longobardi alla rovina dei Comuni ne costituiscono come l'introduzione: gli ordinamenti della milizia posteriore alle compagnie ne compongono come la conclusione.

Ora la storia d'una milizia puossi studiare dal lato dell'arte, e dal lato delle instituzioni. Dal lato dell'arte le vicende della milizia nel medio evo debbono sembrare sterili (e tali realmente sono per rispetto a noi), sol che si ponga mente alla enorme differenza degli strumenti adoperati in guerra allora e adesso. Dal lato delle instituzioni al contrario, sono esse molto degne di seria considerazione; avvegnachè lo stato della milizia tanto più pienamente esprime lo stato della nazione, quanto meno questa è discosta dalla barbarie. E per vero dire, allorchè la necessità mette le armi in pugno ad ogni uomo; allorchè l'amministrazione, la giustizia, la guerra, la religione in una sola mano sono strette, la storia della milizia è la storia della nazione. Quando vedrai l'una disgiunta dall'altra, molti progressi avrà già fatto la civiltà. Pur, come lo stato naturale delle genti è la pace, così il fondamento d'ogni milizia sarà sempre la nazione: il bilanciare giustamente i rapporti che l'una debbe avere coll'altra, senza che i pensieri della guerra futura sfruttino i benefizii della pace presente, sarà ognora difficilissimo problema. A sciorre questo problema altri termini di paragone non si hanno che nel passato. Ognun vede adunque di qual momento ne debba essere lo studio, allorquando esso può somministrare in chiare masse i risultati delle instituzioni militari di molti secoli. Oltre la parte militare e politica, altre consi

derazioni non meno importanti, ma più generali, epperciò appunto di più durevole ammaestramento, rimanevano a svolgersi. Quello stimolo che riuniva numerose schiere di armati a vendere a caro prezzo il proprio sangue, e, fatto di tutti insieme un solo proposito, a preparare ora in servigio, ora in danno della società una mole terribile di forze, quello stimolo non era già il prodotto del caso (non potendo essere prodotto del caso qualsiasi causa che operi per secoli e sopra intieri popoli), ma era bensì la manifestazione di due principii, a mantenere i quali ogni cosa concorreva nel medio evo. Le invasioni de' Barbari, le crociate, i nuovi culti, la feudalità, i Comuni, molte antiche idee avevano distrutto, molte nuove avevano sparso confusamente, infinite messo a contrasto le une colle altre. L'individuo non trovando nelle leggi, nei costumi, nelle credenze, nella comune civiltà di tutto il corpo della nazione un bastevole appoggio al suo operare e pensare, era costretto a ricercarlo in se medesimo. Di qui la mancanza quasi assoluta di principii generali atti a conformare nella pratica le une alle altre le individuali esistenze: di qui l'umano perfezionamento abbandonato al capriccio di privati intenti.

Ma per poco che ei procedesse innanzi, l'uomo non tardava ad accorgersi della debilità dei personali suoi sforzi. Comuni necessità, comuni intenti ravvicinavano allora molti individui, i quali,

non rinvenendo nella ordinaria società sufficienti cautele alla propria esistenza, studiavano di procacciarsele in una società fattizia da essi medesimi istituita. Il primo stato di cose generava il principio o spirito d'individualità e di ventura; dal secondo derivava lo spirito d'associazione: d'entrambi il medio evo fu teatro: d'entrambi furono effetto e segno il più potente le compagnie di

ventura.

Sotto questo aspetto la storia di esse compagnie, proseguita nelle sue conseguenze morali, può essere di non lieve importanza, e, fatta astrazione da' fatti e da tutti gli accidenti, può aggiugnere qualche linea alla storia eterna e generale della umanità. Di tanto maggiore importanza poi debbono essere coteste disamine pei popoli italiani, quantochè tali sieno state le condizioni della nostra civiltà, che la sua grandezza vogliasi, anziche dalle masse e da'fatti politici, ricavare dagli individui e dal vivere civile.

Premesse queste poche parole intorno allo scopo del presente lavoro, diremo alcun che del suo ordine. Esso venne distribuito in sette parti. La prima (Introduzione) discorre i fatti e le instituzioni anteriori alle compagnie di ventura. Comincia dal descrivere in poche pagine la costituzione militare de'Longobardi e de'Franchi; poscia, discussa l'origine del sistema feudale, ne esamina l'interna orditura specialmente sotto l'aspetto

politico e militare, e considerandone gli abusi e la decadenza, si fa strada ad indicare le prime traccie de'mercenarii in Italia (cap. 1. 11). Il terzo capitolo è tutto speso intorno ai primi venturieri apparsi nella Penisola, e brevemente narra delle scorrerie degli Ungheri e de' Saraceni, e delle conquiste e degli ordini militari de' Normanni. Segue l'esame della milizia de' Comuni (cap, IV): e ne compie il quadro il racconto particolarizzato della spedizione intrapresa da' Fiorentini contro Siena prima della fatal battaglia di Monteaperti.

Ma breve fu la gloria delle milizie de' Comuni. Caddero elleno insieme colla forma di governo della quale erano sostegno. De' ricchi cittadini, già nerbo precipuo degli eserciti, altri morirono nelle battaglie intestine, altri andarono in esiglio lontano dalla patria. Da ciò due mali scaturirono : poichè e nelle città spoglie di difensori sorse un assoluto uopo di estranei aiuti, e cotesti fuorusciti, avvezzi all'armi, l'armi per mestiero abbracciarono. Frattanto una instituzione, nata quasi a un tempo colla indipendenza de' Comuni, non solo vi nutriva il bisogno e l'esempio di forze mercenarie, ma or di nascoso ora in palese si valeva di queste per innalzarvi la tirannide. Accennar vogliamo all'ufficio di podestà e capitano. Affine di mettere in piena luce i mezzi via via impiegati dalla nobiltà feudale del contado per procacciarsi questi

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